Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 17 - 15 settembre 1908

472 RIVISTA Ma -come mai il governo si è accorto così tardi che ciò av• veniva da molto tempo? E perchè si è ferro-sto a questo pri• mo provvedimento e non è anfato oltre, cioè non ha allontanato dalla Borsa del Lavoro di Parigi i Sindacati illegalmente costituiti a quegli altri che predicand la guerra sociale. La legge ammette e quindi riconosce i SiNdacati, ma esige che essi abbiano esclusivamente per oggetto lo studio· e la difesa degli interessi economici~, industriali e commerciali ed agricoli , . Ora bisogna rientrare nella legge, bisogna esigere cioè che le Borse di Lavoro e i Sindacati applichino una semplice funzione professionale ed economica. E le Unioni dei Sindacati debbono alla lor volt~ restare sottomesse alle stesse regole dei Sindacati. In una circolare del 26 agosto 1884, Waldeck-Rousseau , ministro delJ'interno, infiorò della sua abituale ironia il • pericolo ipotetico d'una federazione antisociale di tutti i lavoratori ». Ebbene appena dopo un quarto di secolo quel pericolo si è manifestato. Fatto è che le leggi restano inefficaci senza una buona igiene sociale. Ora l' igiene sociale in Francia, da dodici anni a questa parte si è mantenuta molto difettosa. Per fortuna, il popolo stesso comincia a reagire contro l'anarchia: Intanto, non bisogna dimenticare che i sindacati operai non raccolgono che 836 mila membri sopra 6 milioni di oper~i industriali. È bene pure ricordare il voto dei minatori della Loira con cui si rifiutò di accogliere una risol1:1zionedi sciopero. Lo stesso fecero poco dopo i panettieri di Parigi. Il Parlamento Francese è avido di riforme. Che esso possa presto riformar la legge sui sindacati )rofessionali, al fine di donare all'interesse pubblico e alla libertà individuale le garanzie a cui hanno diritto. (L' Economiste Francais. 15 a - gosto 1908). ♦ Riccardo Dalla Volta: A proposito del pr:mo con• gresso internazionale del libero scambio~- I temi discussi furono vari e tra gli altri questi: gli effetti del libero scambio sulle relazioni internazionali - la moralità politica in relazione alle tariffe doganali e allo sviluppo nello stato di intere-.si protetti - i dazi protettivi dal punto di vista del bi - lancio - l'utilità presente dei trattati di commercio - la istituzione di un comitato internaLionale permanente per promuo vere il libero scambio. Pel vigore delle argomentazioni , per l'eloquenza degli oratori e per l'abbondanza dei fatti riferiti i congre,so di Londra ha dimostrato che il libero scambio ha tuttora animosi e valentissimi difensori. Uomini n:>ti nel campo acientifico come Brentano, Lotz, Bastable , Summer, e conosciuti nella stampa o nel mondo degli affari, come per Guyot, Piercè, Barth, Gothein, Strauss, Martin e molti altri di ogni nazione han portato il contributo alla loro dottrina e alla loro ·esperienza alla trattazione di argomenti di utilità immediata. Quello relativo ai trattati di commercio è riuscito interessante tiHimo. Intorno ad esso il prof. Arndt di Berlino e Ive~ Guyot 'l'iferirono dottamente, suscitando una discussione _che rivelò 'Come non tutti giudicassero egualmente l'utilità dei trattati. :La qual cosa si può comprendere facilmente riflettendo che ·ì trattati rappresentano una transazione coi principii del libero scambio, la quale non· può riuscire gradita a tutti. Ma, pur troppo, pei paesi del continente d'Europa la politica dei trattati di commercio è la sola possibile in questo momento; e dobbiamo augurarci che esstl abbia larga applicazione, venendo così ad attenuare l'asprezza ed i danni delle tariffe autonome, quasi tutte protezioniste ad oltré.oza. Il protezionismo è dovunque trionfante. Il progresso doveva consistere nell'applicare il principio dell' uguàglianza civile e gi~rid:ca, nell'aboiire i privilegi , i favori, gli sfruttamenti, siamo giunll a poco a poco a moltiplicare le forme del proPOi>otARE tezionismo, a estenderlo da ògni parte, a intensificarlo un pò da per tutto. E come l' industriale è , in molti casi; protette dalle tariffe, così l'operaio è rrotetto dalle leggi che limitano il suo lavoro, che gli accordano diritti che non reggono alla stregua dei più elementari principii giuridici, che lo pongono spesso in una condizione privilegiata. É insomma il prote,ionismo universale quello che ai è venuto determinando , e gli effetti li possiamo vedere nei bilanci- degli Stati , nella storia contemporanea dei conflitti economici. Si capisce che data questa tendenza, la quale già si è tradotta in numerosi fatti positivi, data quest'atmosfera politica e sociale, la causa del libero scambio interessi oggi meno di ieri ; susciti minori entusiasmi d'un tempo, e possa anche parere una causa per. duta. Gli uomini si sono venuti talmente abituando a ogni forma di protezionismo, hanno visto così spesso abbandonata e dileggiata da politica liberale, sono quasi inconsciamente trascinati sempre più verso una organizzazione sociale in cui lo Stato è il vero deus ex machina; che hanno perduto, in generale, l'abitudine di riflettere ai danni del protezionismo dogansle. E mentre la scienza rimane fe~ma nella sua condanna mentre gli economisti sostengono ancora i principii che stanno .a base della dottrina del libero scambio, la pratica si afferma ogni giorno più protezionista e ai estende in ogni campo di relazioni sociali. (L'Economista, 30 agosto 1908). ( Queste malinconiche riflessioni meglio non potrebbero provare che i liberisti italiani, che già erano al di fuori della realtà economica, si schierano oggi contro il progresso 10ciale. N. d. R. ♦ lves Guyot: Il problema del trasporti. - La Germania è il paese d'Europa che più si è andato alla canalizzazione. Ma parecchi Stati cercano d'emitarne l'esempio. L'Austria studia un prog~tto di un canale dal Danubio ali' Oder, che dovrebbe anche mettersi in comunicazione coll'Elba. Lii esecuz:one di questo progetto non costerà meno di 260 milioni di corone. Nel 1906 , il governo inglese nominò ._una commissione presieduta da Lord Schuttleworth, allo scopo di studiare la navigazione interna del Regno Unito. Pure gli StatiUniti si preoccupano della canalizzazione; esai hanno speso oltre sessanta milioni di lire per sistemare il corso del Miasissipì Ora sono bene impiegate le somme spese nelle vie acquee ? Negli anni che corsero dal 1890 al 1900, a Nuova Orleans, il traffico derivante dal Mississipì discese da 2,306,000 a 450 mila tonnellate; mentre .quello proveniente dalle ferrovie crebbe da 3.557,000 a G,852'000· Questa forte diminuzione nelle vie acquee si riscontra in tutto quanto il territorio dell'Unione. Si attribuisce alle vie navigabili della Germania lo sviluppo economico di essa. Certo una via fluviale come il Reno è preziosa per un paese. Ma non bisogna farsi troppe illusioni sotto quosto rigusrdo. Infatti , relativamente al complessivo commercio tedesco, troviamo çhe la partecipazione delle vie acquee è soltanto del 26 per cento invèce quella delle strade ferrate. Non pare, dunque, che i fiumi ed i canali assicurino i vantaggi economici, che alcuni vorrebbero, far credere. Ciò si deve al fatto che non sempre le tariffe delle vie acquee sono tanto basse da compensare i vantaggi di precisione e di speditezza, derivanti dall'uso delle ferrovie. Queste ultime presentano, infatti, gli inestimabili beneficii della sicurezza, della regolarità e della speditezza. Tutti, oggi, si entusiasmano per il trasporto a mezzo di via acquea. Ma è tempo di _convincersi ,che tale trasporto rappresenta un regress:>. (Revue Economique internationalè, aio• sto 1908).

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