Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 17 - 15 settembre 1908

RIVISTA POPOLARE 469 e quanti guai sotto Ìe voite dei nbstri cranii ! Forse per questo, anzi certamente per questo, o~·a a noi, chi già un po' calvo, chi già un po' grigio, il buon Vassallo non pare più così ameno, così spiritoso, così brillante come una volta ; forse ·anche, anzi certamente, ora che Gandolin è morto, le sue facezie a noi che l'abbiam conosciuto vivo, ci fanno piuttosto pena che ilarità: io, almeno, sento qualcosa, se non di macabro, ct:rto di triste assai, nelle sue frequenti risate; non riesco a dimenticarmi che questa Parigi e questa Esposizione che egli ci descrive di scorcio ed in burla, son cose morte, esse pure, e da un gran pezzo, come quel primo fiore di gioventù, nel quale ne leggevamo le meraviglie su pei giornali ; e ogni voglia di ridere anch' io, sia pure per s~mplice compiacenza , m' abbandona del tutto. Povero Gandolin ! Hanno fatto bene, del resto , gli editori, a ristamparlo e a farlo rivivere ancora, quasi, su queste pagine argute, scintillanti, e non sempre così leggère come appariscono a prima vista ; hanno fatto un' opera buona, e per lui, e per noi, a molti dei quali (un po' meno nervosi di me) qualche ora avran pure ridata dei tempi loro più spensierati e più gai, ed infine pei giovanissimi, che gai e spen - sierati ancora normalmente, rideranno forse come ridemmo • noi, e , distratti per un momento dalle pandette o dai logaritmi o dai fibrolipomi faran fir.almente _un po' di buon sangue. * Ma torniamo alle signore : eccone \..n' altra, Alba Cinzia C&ldl, che mostra, in prosa ed in versi, quella tale unghia leonina di cui ai parlava poc' anzi. L'opera di prosa riguarda LA SATIRA. CIVILEDELPARINIE DELGIUSTI (Torino, Baravalle e Falconieri), e raccoglie una serie di letture tenute recentemente all' Università Popolare di Cesena : naturalmente, si adatta, nella scelta della materia e nel colorito della forma, ali' uditorio molto eterogeneo e quindi difficile, per cui fu pensata e scritta : ma appunto in tale adattamento è il suo pregio maggiore, è la miglior prova del fine intuito e del raro valore de I_ l' autrice, la quale è riuscita a serbare ali' alta nobiltà de I soggetto tutta la nobiltà di parola che gli si conviene, senza trascendere mai in quelle troppo eccelse atmosfere spirituali ove i più non avrebbero avuto ala da seguirla; essa ha saputo comprendere subito quel buono e gagliardo popolo di Romagna, eosì entusiasta e così intransigente, così facile a persuadere e così impossibile a dominare; ed è bastato questo, s'intende, per esser da lui essa pure subito intesa e compresa perfettamente, e petchè le sue lezioni, in cui, attraverso al lucido prisma d'un'anima femminile delle riù ardenti e delle più pure insieme, son passati interi i due grandi momenti di storia e di poesia , di morale e di politica , di patria e di umanità, fossero ascoltate con religiosa attenzione , con ammirazione devota : io stesso , leggendo , sognavo di essere là , confuso tra la folla, intento, dimentico d' ogni ahra cosa , a rivivere,. l' un dopo'l' altro, il secolo dei miei nonni e quello dei mie 1 genitori, che rivivevanno nella viva parola della signora Caldi : la quale (è bene che si sappia anche dai non eruditi) era già autrice, in prosa, d' uno studio serissimo su « La dbnna come elemento etico; ed estetico dell'epopea omerica n e d'un grande ed austero volume, che molti illustri cattedratici sarebbero onorati di aver saputo comporre , su II La poesia civilt: ndla Commedia di Dante , . * E i versi ? Non sono i primi neppur questi : io ho letto di Alba Cim:ia, già dieci o dodici anni or sono , se non erro, 1 La Sposa dei Cantici , ; e poi, • Odi civili , ; e poi « Pan - theon n ; ~ sicchè ora, ricevendo queste VOCI DEI LARI, sapevo già,'malgrado gli ostinati e, come sempre, spiegabilissimi silenzi della critica giornalaja, che avrei letto non solo dei versi fatti bene, ma_della~poesia intimamente sentita. Son poche pagine, stavolta : un sempiice saggio d'un libro futuro, tutto p1::uetrato, si vede fin d'ora, di nostalgici sensi paesani, e dedicato, come le poche rime che quì riporto perchè il lettore ne giudichi da sè stesso, alla memoria del vecchio padre : un valentuomo ottuagenario, che serbava ancora integra fino a ieri I' antica anima valtellinese, immutabile come la terra aspra e breve, ombrata di alti monti, corsa dall'Adda cerulo e candido, ove egli àveva trascorsa, laboriosa e<i onesta, tutta la vita. Ma ecco le rime : (cito a memoria, e non garantisco la precisione assoluta d' ogni parola): << Batte al tuo lare, a sera, il cuor de' figli, del verno, o Padre, invan tra l'alte brume: non più l' attendi dai dìversi esigli, pago tra il fuoco e il vino, ospite e nume. Nè , ridendo i sereni occhi tra i cigli , quale d'astro all'occaso il dolce lume, alto il bicchier, del vin nuovo i vermigli sorrisi scruti, e le ferventi schiume. Non 11 pio salcio a te guardi i profondi riposi; amor de' buoni anni, la vite fantasmi induca al sonno tuo giocondo ; gocce di pianto tremule colori nel sole, e ai venti ondeggi ella; e il tuo mite spirto del giugno ai tardi vespri odori , . E' lo stesso concetto pagano ed epicureo d'un sonetto del Guerrini; ,:na quello, parlando di sè vivo, scherza anche in tema di morte; la Caldi, invece, rammennmdo il padre morto da poco, ha un pensiero sereno sì, ma mesto ed austero. Domenico Santoro al suo volume di PAGINESPARSE Dl STORIA. ALVITANA(Chieti, Jecco editore) appone questa epigrafe car-: ducciana: , Per far compiuta e vera la nostra storia nazionale, ci bisogna rifar prima, o finir di rifare, le storie particolari, raccogliere o finir di raccogliere tutti i monumenti dei nostri comuni,· ognun dei quali fu uno atato li. Non saprei come meglio qualificare, spiegare, lodare l'opera dd Santoro, se.non prorrio con queste stesse parole; egli si propose infatti di salvare appunto dall'oblio, prima che il tempo, l'incuria o le vicende le travolgessero irrimediabilmente, te poche e frammentarie memorie che restano delle varie signorie feudali succedutesi al suo paese, dalla fine del secolo XUia quella del XVHI : i D' Aquino, i Cantelmo, i Borgia, i Navarro, i Cardona, i Gallio, i Carafa ; e , non risparmiando pazienza e fatica, tenacia ed amore, e seguendo non solo il concetto ma il metodo del grande Maestro comune, quello della più scrupolosa obbiettività, è riuscito a trarre, da poche carte da cui sei secoli fortunosissimi avevano ormai strappato il più ed il meglio, se non altro la fisionomia generale, i tratti caratteristici, l' anima profonda di luoghi, di tempi, di persone, ignoti purtroppo, o non noti vagamente se non di nome, alla gran maggioranza anche degli studiosi. * E, per affinità di soggetti co~ questi ultimi li~ri stellonci• nati , annunzio qui ora tre opuscoli degni di nota : IL BORGHESISMDOELMANZON(IMilano, ed. della I Critica Sociale •), di Ferruccio Botti : interessantissima analisi dell' uomo attraverso l 'opel:a sua più celebrata, 1 I Promessi Sposi li: detl' uomo granJe ma non grandissimo, superiore ma non sommo, di mirabile ingegno ma non veramente di genio, espressione perfetta del suo paese, dd suo tempo , del suo ceto , ma non precursore di tempi nuovi, non profeta di un mondo futuro; non apostolo di più fulgenti ideali. Poi : ALBORI DI MODERNITÀnel De vulgari eloquentia, dello stesso Ferruccio Botti (Cappelli, Rocca, S. Casciano) clie è quasi, si vede anche dal titolo, il reciproco dell' altro opu • scolo: e si capisce: Dante sta, colosso di bronzo e d'oro, tra i due evi come un divino Giano bifronte : e l' un volto guarda il passato, ed è il Dante aristotelico e patristico, il Dante partigiano e conservatore, il Dante oscuro e violento; e l'altro YOlto guarda il _futuro, d è i\ Dante che sente la patria e l'umanità, il Dante che predice i destini della scienza e dell'arte,

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