Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 17 - 15 settembre 1908

468 RIVISTA POPOLARE una volta, sposandosi legittimamente col signor Moraci, della cui lauta agiatezza aveva fin'allora approfittato nel dolce far nulla, li aveva pure e assai di buon grado scomodati, per met - tersi in regola con tutte le leggi divine cd umane ..... E quì bisogna che io mi spieghi: nessuno più radicalmnte e largamente di me ammette in chiunque, uomo o donna, questo famoso « diritto d'amare>>, e anche, s'intende bene, di cessar d' amare, e di ricominciare ad amare mutando l' oggetto del tenero sentimento magari ali' infinito; ma mi si lasci dire, che colei, come colui, che in cambio dell'amore suo riceve, oltre all'amore della persona amata, anche il pane, il tetto , i vestiti, e magari il lusso, le gioie, la condizione sociale, il lustro del nome, rict!ve troppo, e rimane in debito: e finchè non lo salda, non può, senza vergogna, vantare troppo grandi diritti. Costei, poi, come infinite altre, il marito, veramente, pare non l'avesse amato mai: e allora, Dio buono, perchè l'aveva sposato ? Per vivere a ufo alle sue spalle? Per pagar la pensione coi baci? Ma allora , che vocabolo usare , per qualificare questa donna ... di avanguardia? Questo, in linea di concetto; in linea d'arte, il piccolo romanzo, zeppo di molto rivoluzionarie, ma non altrettanto peregrine, disquisizioni dialogiche , non è invero gran che; ma l'autore ha certo dell'ingegno, e .potrà, -maturandosi d'anni e di pensieri, poggiare molto più alto: la stoffa, dico, c' è. Meno sicuramente, invece, io affermerei questo per l' IDILMIO MODERNO, o, per dir meglio, pel suo autore, Salvatore Bèsso : le otto novelle che lo compongono non sono, ai miei occhi, opera d' artista : la maggior parte hanno come scena il magnifico sfondo delle Alpi, e come personaggi gli svariatissimi tipi italiani e stranieri che ne frequentano le vie, i s.:ntieri, le foreste, le stazioni climatiche, i laghi, gli altipiani, i valichi, i ghiacciai, i rifugi, le sorgenti, le balze. Ebbene, c'era da farne un libro d'arte meraviglioso. Questa, invece , non è , certamente , I' opt!ra d' un fatuo presuntuoso come tante altre : ma non esce .dalla mediocrità : resta al livello di ciò che sì racconta poi in casa ai parenti , o al caffè agli amici , quand0 si torna in città dalle lunghe va• canze passate in viaggi ed in escursioni , un po' al mare, un po' in montagna ; e resta a quel livello, proprio , non solo per la sostanza, s'intende, ma anche per la forma, che qui non supera in rilievo, in evidenza, in colorito, in varietà, in novità, l' ordinaria conversazione della gente di medio intelletto e di comune coltura. Editrice, la S, T. E. N. Jn fatto di novelle, trovo dunque incomparabilmente superiori quelle che Carola Prosperi stampa coi tipi del Lattes di Torino, col titolo della prima, cioè PROFEZIA. Anche la Prosperi scrive con grande semplicità e naturalezza: ma è sem plicità artistica, naturalezza elaborata; il suo stile non ha solo la verità intuitiva e povera del primo venuto, ma quella ricol e profonda di chi vede al di là della superficie; non ha solo la freschezza scipita e leggera della sincerità di chiunque, ma quella .singolare ed irresistibile di chi scorge Ie cose da sè, con occhio vergine e nuovo , e di chi trova quindi, corrette o no importa poco, le forme -originali ed inedite per trasformare in immagini letterarie le proprie visioni della realtà. E' per ciò, che la Prosperi, giovanissima forse, inesperta certo ddle malizie dell'arte, apparisce tuttavia subito un' artista, anche a traverso a tutte le deficienze tecniche: perciò , dico, che essa è subito lei, e soltanto lei, e non, come tante, una scimmietta della Serao, o di Neera, o della l)eledJa, o di Jolanda; e perciò, ancora, che essa non fa, qui, alcuna professione astratta e teorica di pietismo o di ateismo, di socialismo o di. individualismo, di emancipazionismo o di tradizionalismo, nè, come scuola, si dà piuttosto per idealista o per naturalista,. per cla.5sica o per romantica : si limita, come l'uccello a cantare , essa a narrare : a narrare, senz' altro fine che di narrare, come, prima, aveva osservato senz'altro fine che di osservare : perchè questo , proprio questo , è ciò che distingue e qualifica da se solo I' artista di vocazione : sentire il mondo esclusivamente, o almeno principalmente , come spettacolo; studiare la realtà, s· lo in quanto sia buon materiale di immagini estetiche, di figurazioni comunicative. Ciò non vuol dire che quel mondo, quella realtà, debbano essere necessariamente belli, lieti, logici, ideali: tutt'altro: lo spettacolo è anzi tanto più interessante, qurnto più vario ; la figurazione tanto più ricca, quanto più comprensiva di tutti gli aspetti, piacevoli o tristi, delle cose. E le novelle della Prosperi sono anzi in prevnle"za assai malinconiche : si tratta dell'oscura vita di donne e di ragazze del popolo e della borghesia, dalla fidanzata che jlrriva dopo troppo lunga attesa alle gioie del talamo e' le trcva oramai scipite, alla ragazza matura che si decide a non più aspettarle da un troppo ipotetico ed improb abik matrimonio eventuale; dalla studentina universitaria, intellettuale e misteriosa, di cui due compagni son molti diversamente innamorati, alla madre di famiglia che dopo una lunga malatl ia chirurgica all'ospt:dale ritorna al suo focolare, e trova che! tutti, nd frattempo, pur rammentandola, pure amandoia sempre, si sono abituati a fare benissimo senza di lei ... Eppure tutto ciò si legge con piacere estetico direttamente proporzionale al dispiacere sentimentale: il che vuol dire che ci si sente l'unghia del leone. Sbaglio: della lt:onessa. }f}. L'unghia del leone, del leone maschio, si sente invece nella nuova edizione (Torino, Streglio), illustrata dai rapidi e nervosi schizzi dell'autol'e stesso, Luigi Barzini, del mirabile libro suo DALL'IMPERO DEL MIKADO ALL' IMPERO DELLO ZAR: è un altro solenne momento della sua vita di giornalista geniale ed infaticabile, che qui vien fissato definitivamente in volume, dopo che noi l'abbiamo vissuto di giorno in giorno, come se fossimo stati compagni di viaggio, d'indagini e di lavoro, allo ardito corrispondente italiano; è il fantastico arcipelago disseminato pel Grande Oceano, coi suoi piccoli uomini gialli, con le sue piccanti donnine occhioblique , coi suoi cento vulcani, con le sue_ mille anime, con la sua arte miracolosa , con la sua improvvisata potenza, coi suoi segreti ma formidabili preparativi guerreschi; è il continente gelato, tutto 11settentrione dell'Asia, tutto il nord-est europeo, l'immensa pianura e l'in - terminabile monte, il deserto e la steppa, la solitudine e la metropoli, la miniera e il palazzo, il muj-'c ed il prlncipe, la miseria nera e l'opulenza fo1le; è il prologo della grande tragedia; è, prima della guerra, tutto ciò che la rende inevitabile; è, ·raccolto giorno per giorno, in una cabina o in un vagone, in una stanza di albergo o in una capanna di contadini, un tesoro di piccole osservazioni dal 'vero, di quelle che, isolate, darebbero semplici spunti di bozzettini, ma che, messe insieme, diventano un panorama geografico e storico, una sintesi morale e politica, un tutto che vale assai più e che spiega assai meglio che non dieci libri d; disquisizioni -teoriche o cento dossiers diplomatici. * Un giornalista ne chiama un altro, e due imperi suggeriscono una repubblica : ed ·eccoci alla nuova edizione, essa pure con gli schizzi originali (oh, quanto!) dell' autore, essa pure nei tipi dello Streglio, del PUPAZZETTO FRANCESE di Gandolin : un viaggio anche questo : ma più breve, più facile, più comodo, più allegro. Quanto ci abbiamo riso, infatti, troppi anni or sono, quando lo leggevamo la prima volta I E quant' acqua, poi, è pas,ata sotto i ponti della Senna ! E quante burrasche

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