Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 17 - 15 settembre 1908

466 RIVISTA POPOLARE le quali mentre il mondo eurepeo usciva appena dalle barbarie, in lidi lontani lanciarono navi ed uomini, che portavano seco la fiaccola del progresso e conquistavano alla civiltà i paesi della mezzaluna. 'l,rionfali be.ttevano rotta per le rive egizione i velieri italiani, e vittoriosa fu l' espansione not:Jtra, che fece di venire il paese dei Faraoni centro d'attrazione de' mercanti europei. Noi primi a iniziare rapporti diplomatici con i principi ottomani: monumento di sapienza italiana sono quei trattati intesi a garentire agli Europei vita e averi - italiani di nome come di guise, - dico le Capitolazioni, che, dopo la nostra decadenza., la Francia volle e seppe mantenere, raccogliendo da Genova. e da Ve• nezia. il predominio pacifico del Levante, di poi contesole da.Il' Inghilterra.. Storia questa che, a ragione forma l'orgoglio nostro; ma storia vecehia, non è vero? Ebbene, possiamo ricordarne ancora un'altra, astcai recente, la. qual1:,non è meno deg.na delle nostre antiche tradizioni, una storia che in pagine memorande rammenta come l'ingegno italiano, con le sue luminose vibraz~oni in ogni campo dell'attività sociale, ha dischiuso i nuovi splendidi orizzonti all'Egitto; come il lavoro italiano, con le sue mirabili energie, ne ha compiuto la. trasformazione edilizia, commerciale, industriale, artistica ... Le orme di opera cosi feconda sono incancellabilmente impresse in quel paese ospitale, e un educatore nostro, il prof. Balboni, ne raccolse e illustrò ampiamente i documenti in tre grossi volumi (1), nei quali essa rifulge in tntta la sna multiforme estrinsecazione. Quel paese a poca distanza dall'Italia, che i predecessori di Abbas-Hilmi, attuale vicerè, andavano rigenerando e richiamando a vita novella, con magnificenza geniale, doveva sedurre il fiore dei nostri patriotti perseguitati dalla tirannia nostrana ed esotica; doveva attrarre i nostri scienziati, i nostri artisti , non compresi, nè apprezzati in patria ; doveva allettare i nostri operai sempre dominati dalla vaghezza dell'ignoto, e l'esodo per quelle rive incantate fu continuo, apportatore di morale e materiale progresso, Cosi - per dar qualche cenno fugace - italiani dis• seppelliscono dal sottosuolo le glorie dell'antico Egitto; mettono in relazione le prime leggende arabe con quelle europee ; iniziano ricerche minarologiche e viaggi ar-· diti ; dirigono imprese guerresche ; rilevano le prime carte geografiche c topografiche non che quelle geologiche del paese; e redigono le prime carte catastali. Un italiano penetrò primo nel Niam Niam ed annunziò l'esistenza del Congo , e il nome d' un italiano (del Miani) è quello che lo Spake disse d'aver trovato inciso sopra un albero a soli tre gradi. Un italiano, arenoso ma non ·vecchio, eh' io cito a titolo d'onore, il venerando Abbate-pascià, palermitano, può vantarsi d'aver sollevata la questione delle ferrovie egiziane, d'aver primo osservato le oscillazioni baro- ( r) Prof. L. A. Balboni ; Gl' Italiani nella Civiltà Egt. ,{iana del secolo XIX - Alessandria d'Egitto r906. metriche nel deserto, d'aver cooperato con altri egregi connazionali all'incremento della coltura. E i vanti dell'operosità nostra in Egitto non si fermano qui. La Commissione alessandrina creata da italiani fu il primo seme di un'autonomia amministrativa locale; sono istituzioni dovute all' intelligenza italiana la posta il servizio sanitario, la dogana, la statistica, la Cassa del Debito Pubblico, fondata dallo Scia.loia, che rimase nobilissimo esempio del disinteresse caratteristico della razza, giureconsulti nostri recano il più valido contributo alla Riforma giudiziaria ... Si deve agi' italiani il Teatro Zizzinia e la vastissima Piazza dei Consoli in Alessandria ; è creazione italiana il Teatro dell' Opera al Cairo, per miracolo di attività e d'audacia costrutto in soli sei mesi e inaugurato con le divine armonie dell'Aida; e sono conferma del nostro spirito d'iniziativa generosa gli ospedali che vanno sotto la denominazione di europei. E italiani i professionisti più merita.mente stimati (e queste sia detto a nostro decoro, anche oggidl) ; italiane le case bancarie e commerciali; italiani i cantieri e le officine dove gl' indigeni , con le arti ed i mestieri, appresero le norme del viver civile. Ho riassunto a. larghissimi tratti ciò che solo un voluminoso libro d'oro di operosità italiana, come quello del Balboni - pur non senza lacune - p11òcontenere. Tutta una pleiade d'illustri , una coorte di valorosi, una moltitudine di onesti lavoratori , con disinteresse del quale ogni concittadino può compiacersi, avevano saputo creare nella valle ubertosa del N,lo un paese improntato a quell'Italia libera, civile e fiorente che era l' aspirazione del loro cuore; un paese che dava tutte le dolci illusioni della patria , il cui pensiero preoccupava gli animi, col pungolo amaro della lontananza, addolcito dalla coscienza di operare altamente non senza speranza d'avvenire. E può dirsi che in quell'epoca l'Egitto fosse, per mirabile virtù dei nostri, l'immagine di un'Italia non lontana nel tempo, come, dopo la nostra unificazione, sembrò per alcuni lustri, la continuazione ideale della patria risorta, giacchè la vita amministrativa e quella sociale con l'intensa attività in ogni ramo, come la vita familiare in gran parte erano italiane di lingua e di tenore. Fu il tempo felice per l' italianità in Egitto , e il nostro armonioso idioma, lasciatoci in retaggio in quelle regioni dalle Repubbliche dominatrici nel Mediterraneo era insieme con i suoi esportatori, in altissimo onore: esso informava gli atti ufficiali , veniva degnamente usato alla corte dei vicerè, risuonava cou signorilità squisita nei sontuosi saloni, echeggia.va nei pubblici ritrovi, brillava nella stamp~ - anche dagl' italiani introdotta - era adoperato negli affari, nelle insegne, negli avvisi, nella denominazione delle strade generalmente preferito, generalmente diffuso e inteso. Tenne, con l'universale attività dei pacifici e coscien• ziosi fondatori delia nuova civiltà egiziana, il predominin assoluto dei cuori e delle menti, per più che mezzo secolo ; onde perfino nel 1869 il Regaldi poteva scrivere che e la nostra favella era tuttavia vigorosa

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