Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 16 - 30 agosto 1908

RIVISTA POPOLARE 429 gravi alle famiglie degli uccisi, dei feriti, degli imprigionati e travolsero miseramente il ministero, di cui egli era magna pars. Perchè, riabilitandosi dell' errore del 1898 , non prende lui l'iniziativa della proposta della sospensione del dazio ? A prenderla coadiuvano le opinioni manifesta te contro il dazio , che non considera di diritto divino e la intenzione che gli viene attribuita di atteggiarsi a successore di Di Rudinì - intenzione, cui credo poco conoscendo la modestia del1' an;mo dell' on. Luzzatti e lo scarso coraggio di assumere delle grandi responsabilità di governo. Ma se tale ambizione gli si è suscitata nell'animo quale occasione migliore di dare una grande piattaforma al suo futuro partito, proponendo la sospensione a tempo indeterminato del dazio sul grano? Per due volte , senza illudermi sul risultato, ho ubbidito alla mia <:;oscienza ed ho proposto tale misura. Non sono riuscito. E si capisce che cosi doveva essere. Io sono un galantuomo, che non vuole e non può essere ministro ; che parla ed agisce senza secondi fini personali o di gruppi, nel solo interesse della grande collettività nazionale. Perciò attorno a me non ci sono e non ci possono essere partiti, gruppi, camorre, che mi sorreggano, perciò più per deridermi che per farmi onore , mi chiamano un solitario, un selvaggio la cui voce non trova eco e che mi agito nella impotenza. E tutto ciò è verissimo. Interamente diverse sono le condizioni nelle quali si trova l'on. Luzzatti; ed io sono sicurissimo, che se egli domani proponesse formalmente la sospensione del dazio, la proposta avrebbe diverso risultato delle mie o di quelle che potrebbero avere le mozioni dei socialisti e dei repubblicani. Roberto Peel era un conservatore come lui; .Roberto Peel era un eminente finanziere comt lui. Non lo seduce l'esempio che gli viene . dal grande statista inglese ? · DoTT. NAP. CoLAJANNI LarifordmeallSacuomlaedia ci) ✓ Nel luglio del 1906, scrivendo -per questa stessa Ri·vista due articoli sulla Riforma dell'istruzione media (2), esprimevo malinconicamente il timore che anche ai lavori della Commissione Reale, nominata il 19 novembre dell'anno precedente dal Ministro Bianchi per l' ordina.mento degli studi secondari in Italia , fosse serbata la medesima sorte che a quelli della Commissione parlamentare del 1871, della quale nessuno mai potè conoscere le conclusioni e le proposte. E pur troppo quel dubbio, appena formulato, cominciò a divenire realtà. La Commissione Reale si era. posta all'opera con ardore , aprendo una vera inchiesta e proponendo un questionario anche troppo minuto; ma dalla sua costi- (1) È questo il titolo di uno splendido libro di cinquecento ragine, pubblicato dai professori A. Galletti e G. Salvemini con prefazione di G. Vitelli e uscito di recente alla luce a Palermo coi tipi di R. Sandron. (2) Furono pubblicati nei numeri r4 e 15, anno XH, della Rivista Popolare. tuzione era decorso anche meno di un anno, quando àue fatti quasi contemporanei ne paralizzarono le forze e potremmo anche dire che la sfasciarono. Il coltello di un pazzo sanguinario troncava improvvisamente la vita del più giovane dei suoi membri, di Giovanni Rossi, che ardentemente cercava di spingerla per una via n11ovA.i,n aperta opposizi---necon quella seguita ia Italia fin qui nell'istruzione secondaria. E intanto nel seno stesso della Commissione la crisi, già da più mesi latente , scoppiava ad un tratto, e la questione della scuola unica di grado inferiore con o senza latino forniva occasione di dimettersi prima al Vitelli, ossia al rappreseutante più forte, più dotto e riù tenace della antica tradizione scolastica e del classicismo, poi al Galletti e al Salvemini. Dopo d'allora la Commissione tirò innanzi alla meglio; colmati i vuoti prodotti dalla morte e da dimissioni, essa eseguì o fP,ce eseguire gli spogli del_le risposte date al questiona_rio e tenne saltuariamente riunioni; ma nè del risultato delle sue indagini e dei suoi studi, nè del le proposte che intende di fare , nient' altro è trapelato al di fuori, tranne quel poco che, a lnngui intervalli di tempo, ne van pubblicando i giornali. Q11ando sull' inerzia della Commissione i lamenti si fanno più vivi, quando si grida più forte allo spreco di danaro per tenerla in piedi, ecco apparire su per i periodici grandi e piccini e diffondersi per opera dei corrispondenti e delle agenzie qualche notizia sullo stato dei lavori e dichiararsi già pronti per le stampe e magari composti e corretti programmi e schemi di leggi o regolamenti e relazioni, che viceversa non com- . . paiono mai. Finora nn solo atto importante e positivo la Commissioue Reale ha compiuto, ma certo senza volerlo, ed anzi contro sua voglia : quello di determinare i suoi membri dimissionari alla pubblicazione di un'opera, che è destinata a sollevare utili dibattiti e discussioni feconde in quanti provano interesse per la scuola e per la cultura. Mentre la Commissione , come fa, si tace, il Galletti e il Salvemini continuarono gli studi e le ricerche per conto loro, ed ora gli uni e le altre fanno conoscere al pubblico, presentando proposte concrete, • da cui si potrà dissentire, ma che nessuno dirà non siano seriamente pensate e frutto di lunghe ricerche e di meditazioni larghe e profonde. Agli studiosi il Galletti e il Sai vernini sono ormai noti da un pezzo: il primo sopratutto• come critico di arte acuto e geniale , poeta insieme ed erudito , ed i secondo come profondo ricercatore del le cause che determinano i fatti storici e •colto e versatile e 'nella polemica ardente e battagliero. Ora tuttavia essi appariscono sotto una luce affatto nuova, e, dando una - solenne smentita a quanti, pur-ammirandone l'ingegno trovarono strana la loro nomina a far parte di una Commissione per lavori a cui non si sapeva che prima d'allora si fossero mai dedicati , si mostrano ad un tratto padroni di tutto il vasto problema dell'istruzione media e capaci d'illuminare la via e d'esser di guida perfino a quella Commissione che era chiamata a risolverlo.

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