Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 16 - 30 agosto 1908

426 RIVISTA POPOLARE dove non vi sono i compensi industriali esistenti oltre la Manica, il disastro dell'agricoltura rappresenterebbe un disastro della economia generale, nel quale sarebbe coinvolto circa il 50 °/ 0 della popolazione totale cÌ1e dell'agricoltura vive. Ma io non ho mai creduto a quello che l' onorevole Luzz atti nel suo linguaggio immaginoso chiamo da recente il diritto divino del dazio; sostenni e sostengo invece che la ragione economica e la ragione politica possono iudurre all' abolizione, o alla riduzione o alla sospensione del dazio. In questo momento se la ragione economica non sola non consiglierebbe l'abolizione o la sospensione del dazio, basterebbe a consigliarlo la ragione politica. I dati di fatto parlano chiaro. • La ragione economica oggi non sarebbe contraria alb riduziocé del dazio. Questo, infatti, mira a mantenere il prezzo del grnno a tale altezza da re:iderne rimunerativa la coltura nella media delle terre italiane ; e si ritiene che tale prezzo si aggira attorno alle lire 24 o 25 al più. Ora la media del prezzo del grano in Italia da due anni in quà oscilla tra 26 e 28 lire. Ma questa è la media ufficiale, quella cioè che vien data dal Bollettino settùnanale pubblicato dalla Direzione generale dell'agrkoltura (ministero di agricoltura, industria e commercio); ed. è una tnedia falsa. Le medie presentano gnlvi inconvenienti, perchè spesso risultano da termini molto distanti tra loro. Rispondono, però, a cer-ti fini e rendono dei reali servizi quando a costituirle si fanno entrare tutti i termini, tutti gli elementi del fenomeno, che devono rappresentare. In Italia avviene questo strano ·tatto : il Ministero di agricoltura annunzia il prezzo medio del frumento sui mercati del Regno e lascia supporre che tale prezzo medio sia la risultante di tutti i mercati del Regno. _Invece la media è presa sui prezzi dei mercati della sola Alta Italia. La media ufficiale è una media statisticamente ed economicamente falsa I Segnalai il grave sconcio rispondendo nel oiugno_ scorso ':l ministro delle Finanze svolg;ndo la rnterrogaz10ne, colla quale invitavo il ministero a farsi autorizzare dal Parlamento a sospendere il dazio sul grano qualora il prezzo si elevasse di molto. Interrogazione identica avevo presentato nel 1907. Che io mi apponessi al vero denunziando il pericolo di un soverchio elevamento del prezzo del prezioso cereale lo provò il fatto che il succennato 'Bollettino nell'autunno 1907 e nell'inverno e nella primavera 1908 annunziò prc:zzi medii che oscillarono tra lire 28 e 31 al quintale. Èd erano medie false quelle di allora come lo sono quelle di adesso. Allora, infatti, nelle Puolie e in Sicilia il prezzo arrivava sino a lire 35 il 0 quintalel f\dess?, .mentre il 'Bollettino ségna un prezzo me- ?10 d1 lire 25 e 26, nelle succennate due regioni 11 prezzo reale é di lire 31 circa. Se il 'Bollettino tenesse conto, come assolutamente dovrebbe - e su di ciò richiamo formalmente l' attenzione del Ministro di agricoltura e commercio - dei prezzi di tutti i mercati del Regno e non di quello di una sola metà, allora avrebbe dovuto segnare un prezzo medio di lire 31,50; oggi segnerebbe quello di almeno lire 28. Che la media ufficiale fosse falsa lo dissi al Ministro, che mi assicurava colle sue notizie sull' altezza del prezzo; che fosse falsa me lo confermò il comm. Siemoni. Il quale a propria giustificazione mi disse che non sapevasi d' onde attingere le notizie sui prezzi dei mercati del mezzogiorno e della Sicilia !... Ma in Sicilia e nel mezzogiorno non esistono Camere di commercio, Comizi agrari, Sindaci, Intendenti di Finanza, e Prefetti, che possono darle? La conoscenza diretta che avevo sui prezzi reali delle regioni. del mezzogiorno e della Sicilia , che avrebbero dovuto contribuire a formare la media trovava piena confernu, nel prezzo che il 'Bol~ lettino indica da oltre un anno pei grani esteri; prezzo che oscilla attorno a lire 32 il quintale. Questo prezzo assai più elevato di quello medio dei frumenti dell'Alta Italia non avrebbe potuto mantenersi se non ci fossero state le circostanze favorevoli al suo mantenimento. Quali siano queste circostanze è presto detto ; i frumenti esteri che s'importano in Italia al prezio di lire 24,50, che sul mercato si elevano a lire 32 coll'aggiunzione del dazio, sono di qualità superiore e servono specialmente per la produzione delle paste; ora i frumenti di Sicilia, delle Puglie e di altre regioni del mezzogiorno sono di qualità presso a poco identica a quella dei grani duri stranieri importati. D' onde la piccolissima differenza sul prezzo dei grani esteri (L. 32) e q,uelli indigeni del mezzogiorno e della Sicilia (L. 31). Come si mantiene, poi, la enorme differenza per i grani indigeni tra i mercati settentrionali e quelli meridionali? Forse nel mezzogiorno e in Sicilia non si adatterebbero a mangiare pane di grani teneri? Niente aflatfo. Le ragioni sono diverse e si riducono a quelle generali che producono tante differenze tra Nord e Sud. La geografia prima di tutto rende difficile in Italia la formazione di un mercato unico. Le distanze considerevoli tra un estremo e l' altro della penisola , tra il Veneto e la Sicilia, potrebbero essere corrette da un sapiente regime di tariffe ferroviarie; ma noi sappiamo dall'articolo del Di Salvo ( Rivista Popolare N. 12) che le tariffe italiane agiscono in senso inverso_; ad aggravare , cioè , le conseguenze delle grandi distanze. (Una parentesi; quando verrà l'articolo promessomi dall' amico e colle·ga Maggiorino Ferraris su la vitale quistione delle tariffe ferroviarie e marittime?) D' onde questa terribile sperequazione nei prezzi; il vino nel Mezzogiorno non si trova da vendere a L. 5 l' ettolitro , mentre nel Settentrione in gran parte lo si è venduto a L. 15 almeno; il frumento che nel settentrione vale L. 25 il quintale nel Mezzogiorno non si può acquistare a meno di L. 31. Il mezzogiorno e la Sicilia quindi rest1no vittime della doppia crisi : del prezzo vilissimo del vino e di quello assai alto del frumento; crisi che potrebbe essere e dovrebbe essere attenuata e perequata se l'Italia fosse una nazione veramente e saldamente unit:-i. La ragione economica, adunque, non è contraria alla misura. che consiglio oggi, senza convertirmi, come afferma qualche giornale, ma mantenendomi sul terreno sperimen tale sul quale mi posi nel 1901, perchè anche senza dazio il prezzo del frumento rimarrebbe remuneratore. La ragionè poli-

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