Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 16 - 30 agosto 1908

RIVISTA POPOLARE 445 tempo di vivere, non si trova quello di amare. L' amore sentimentale è svalutato presso la gente seria o reputata tale. Tutto opgidì essendo quotato, ridotto a tarifia, pesato al più giusto peso dell' interesse e delle ambizioni, la donna - com pagna legale o illegittima - non rappresenta che un valore proporzionato al suo grado di utilità pratica. Per l'arrivista è un capitale. Per l'uomo di mondo un sem · plice oggetto di lusso ed una riproduttrice .della razza. Per il borghese un'utile massaia. Per il commerciante un intenden•e integro. Per il piccolo snob una vanità rappresentativa. Per lo sportman una ingombrante nullità. Solo qualche poeta in ritardo si ostina cavallerescamente a deificare la donna. Col suo istinto sicuro la donna ha da molto tempo presentita la sua diminuzione ma senza volervisi rassegnare. Essa s'imagina ancora di s;ntetizzare le aspirazioni dell 'u,omo e non si risolve a servirgli solamente da capriccio passeggero ... Per.suasa dalla giustezza delle sue rivendicazioni la donna moderna meglio armata per la lotta che le sue antenate stanca della passiva rassegnazione, si getta audacemente nella. quoti diana battaglia d'interesse. Imperiosamente reclama dall'uomo, per lottare a armi uguali le libertà civili che egli le' ha negato. Non essendo più l'Idolo sarà la Rivale. Sognando una superiorità più effettiva di quella dei suoi .vezzi , essa si erge un piedistallo di brevetti di di plomi, ·ai quali sacrifica la sua seduzione migliore. Il movimento feminista non h1 nulla d'universale. Mai ladonna felice, amata, avra l'idea d' insorgere contro un giogo che è il suo bene più delizioso. Esso guadagna terreno fra quelle inadatte della vita che o tare costituzionali o speciali circostanze hanno impedito di trovar posto al sole della civiltà. • A questo contingente di spostate bisogna aggiungere quello delle mal maritate,. povere creature che conoscono dell'uomo solo la tirannia. Così la scissione si è operata. La donna non è più la vittima, ma l'avversaria che solleva le catene di una secolare schiavitù. Oramai l'uomo la incontrerà ostile, diffiden:e, aggressiva, seguendolo, ostacolandolo, sorpassandolo anche ogni volta che sarà possibile. Già ha conquistato parecchie •libertà legali ed ogni grorno registra una nuova vittoria. Una sola in.Jipendenza le manca ancora, la libertà dell'amore. Eternamente contro i suoi dcsi. deri sorgerà l' invincibile ostacolo ddle conseguenze di cui sarebbe la vittima immediata e che progressivamente tra scine. rebbe la rovina dt:lle società per la dissociazione del loro fondamentale elemento : la famiglia. Senza dubbio essa considera questa ineluttabile legge di n11tura come un' ingiustizia : ma invano es~a spererà 'di sfµggirvi. L'implacabile logica dei fatti non si può combattere coi sogni ed i discorsi. Nulla le serve praticamente l' inebriarsi delle parole colle quali la culla il Femìnismo. Queste parol~ vaghe, dal senso indeterminato sono sempre state possenti leve sulle mentalità primitive , folle o donne. Sarebbe bene aprir loro gli occhi per dimostrare che nelle unioni libere in cui l'uomo ha tutto da guadagnare esse avranno tutto da perdere. Quale è dunque in definitiva la parte rappresentata dal feminismo? Non si potrebbe contestargli I' utilità di avere liberata la donna dati' asservimento divenuto illogico ed ingiusto nella nostra epoca; quella anche di sviluppare, aprendo più v:1sti orizzonti di attività, lo spirito d'iniziativa del quale essa era sprovvista. Ai codici ammuffiti in cui l' uomo accumula va la interminabile lista dei suoi diritti, ii Feminismo avrà segnata la pagina della donna. Il risultato generale è nondimeno cattivo , la sua ripercussione nociva. Come tutti gli istinti rivoluzionari esso ha demolito senza riedificare, scovato il male senza apportare il rimdio messo in brutale rilievo I' incompatibilità dei sessi senza indicar loro un terreno d' intesa possibile. Da secoli la donna subiva il giogo piuaost0 dispotico del I' uomo senza sofferenza nè umiliazione, tanto questa familiale tirannia risp·ondeva al suo bisogno di tutela. Il prisma dell'amore le mascherava i legami della sua· schiavitù. Questo giogo, del resto, era più apparente che reale. Essa governava l'uomo per sua stessa debolezza e lo asserviva coi suoi vezzi tanto che l'orgoglio maschile non sospettava in essa che una debole, una disarmata. Dal giorno in cui essa, posa,do a rivale, reclamò dei diritti uguali , questa Dalila imprudente ha visto risvegliare Sansone : I' uomo è divenuto il nemico. Sul terreno del sentim~nto essa poteva restar vittoriosa, su qudlo degl' interessi doveva fatalmente cader v;nta. Il paJrone che non resisti va alla magia della sua tenerezza , si ritrova armato per la sua ribellione. Nell'aspro antsgonismo .:he poneva i due sessi uno contro l'altro la donna so~rana di cui la dolce voce incantava il mondo ha lasciato caderP il suo scettro. li suo altare è infranto, e senz1 dubbio, per sempre. Le divinità cadute non si risollevano più. ,Mercure de France). ♦ Gh. Paix Séailles: Scioperi generali e sindacalismo. - I due scioperi generali di 24 ore, annunziati rumo rosamente come le grandi manovre della rivoluzione sociale, sono finiti uno nella repressione sanguinosa di Villeneux-SaintGeorges e l'altro in un miserevole scacco. Riconosct:ndo la responsabilità che incombe sul ministro Clemenceau, devesi pur giudicare severamente la leggerezza con cui la C. G. T. ha ingaggiato una lotta senza scopo. Il lavoro serio e fecondo del gruppo sindacale della classe operaia non giustifica l'azione esteriore dei capi della C. G· T. che ha un ..::arattere spiccato di violenza voluta. Si constata identità fra i paradossi d'un spirito astratto e gli atti d'uomini d'azione. La rivoluzione viene ridotta al tema sehematico dell'azione d'una minoranza energica e risoluta, che par voglia evocare il destino di Blanqui, i cui tentativi andarono sempre falliti. Ma Blanqui aveva un ideale ed una speranza, mentre la C. G. T. non può farci credere che voglia restringere negli angusti ed incompleti limiti della vita sindacale il meccanismo complicato dalla vita moderna. Il sindacalismo ha il suo posto nella società democratica e ·può rappresentare una parte utile e benefica. Ma la C. G. T. non può giustificare l'esistenza col preoc• cu parsi troppo nel creare delle agitazioni clamorose. La teoria della minoranza attiva ed energica non è nuova: essa ha una storia ed avrà torse un avvenire, quello del cesarismo ! Infatti, ricorrendo alle peggiori violenze, la guerra sociale può preparare un colpo di stato militare; e gli operai dovrebbero comprendere il grido della borghesia impazzita, col quale • accettertbbe la sfida mustruosa: << Contro la forza-la forza! Le rivoluzioni per riuscire devono essere sostenute dall' opinione pubblica. Esse riescono a sostenere soltanto quello che in procedenza gli avversari si sono rassegnati a subire. Vi sono dei casi in cui i fucili non sparano, ed altri in cui essi sparano da soli. Lo· dimostrano le gesta dei soidati del 1 7° Villeneuve. Bouglé, nella Dépéche de Toulouse, ricordava qualche giorno fa uno studio di Jaurés sullo sciopero generale. Constatando che bisogna riuscire in principio, perchè, di versa mente, si fi·_ nisce con l'esasperare gli animi, Jaurés condannava antipata

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