Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 16 - 30 agosto 1908

RIVISTA POPOLARh 443 Vero è che a Creta non si vuol concedere da tutti gli ar cheologi il vanto della priorità, tanto nella <iecorazione neolitica, quanto in qudla dtlla dipintura. E già saputo come la stessa decorazione trovata sui vasi neolitic. di Cnossos , si è avuta nel continente europeo, come nella penisola balcanica, nella Russia meridionale, e quindi si vorrebbe, da alcuni spe. dal mente archeologi tedeschi, ammettere la priorità nel continente. Ma è egualmente dimostrato che nell'Egitto preistorico come ha rivelato Flinders Petrie , .esisteva simile decoraiione. Così che Mackenzie crede di riunire il popolo primitivo dello Egeo al libico dell' Egitto preistorico, e quindi vi sarebbe stata una cultura originale comune fra l'Egeo e l'Egitto preistorico, per quelle relazioni che devono esservi state fin da epoche antichissime fra l'Africa e i popoli del Mediterraneo. Che la civiltà micenea sia un' importazione e una continuazione della cretese, sembra che tutti gli archeologi che accet tano l'origine insulare, l'ammettano, anche chi non l'accetta, come Ridgeway. Non è qui il luogo di dimostrare con una serie di fatti la continuazione della civiltà minoica nel conìinente greco; ma è necessario far rilevare, per I' interpretazione delle origini della civiltà ellenica, che anche questa può considerarsi come una continuazione, con nuove forme di sviluppo dell'antica cretese o preellenica ~ una rinascenza dopo la decadenza avvenuta e dovuta a movimenti di popoli. Hall sostiene con fermezza che la civiltà greca poggia ndla maggior parte interamente sopra la civiltà micenea; l'arte greca che noi conosciamo non è una nuova ispirazione , ma soltanto la discendente diretta d611a più antica arte di Micene, della preellenica tutta, aggiungo, se la micenea non è che la ultima fase della minoica. Si può affermare che fu lo stesso popolo, il quale, dopo un periodo di decadenza, avesse ripreso l'attività a rifare la civiltà antica. Noack ammette che il tempio greco •discende dal megaron miceneo. Si deve la decadenza ali' invasione dorica? Qui io non posso trattare la storia greca 1 nè estendermi molto sul fenomeno che si riferisce alle origini della civiltà ellenica, ma posso tracciare, secondo quanto risulta dai dati ofterti dall'archeologia, dall' antropologia e dall'etnologia gli avvenimenti che portarono ali' effetto finale. La civiltà minoica, iniziata, sembra , n,ella prima metà del terzo millennio a. C., si svolgeva a Creta e si propaga va nelle cui ho dato qualche idea. Nel succedersi delle varie vicende bi tale cultura classificata nei tre periodi minoici e nel miceneo continentale, ona invasione avveniva in Europa, questa è l'invasione aria e indoeuropea, di cui parlo in altre mie rpere, e che, per rispetto al tempo, po~siamo calcolare verso la prima metà del secondo millennio a. C. Le tribù che per intenderci iiremo greche o elleniche, avanzaronsi lentamente verso il sud analcgamente alle tribù che invuero l'Italia dette inesattamente italiche. Le tribù greche, come tucti gli altri Arii, erano ancora in uno stato di barbarie, come ho dimostrato in varie occasioni, inferiori quiorli e di molto ai popoli del territorio greco, ai così detti Pelasgil, di ramo: mediterraneo , e quindi dove penetra· vano portavano la distruzione e la barbarie. In questo avanzarsi si mescolavano con le tribù esistenti ,dei Pelasgi, e mentre da una parte usufruiyano della cultura .che incontravano, dall'altra introdocevano nuovi costumi, fra .cui quello della incinerazione dei morti. Trasformavano i lin • .guaggi esistenti secondo le località e i gruppi etnici ; così che .definitivamente la lingua ellenica ebbe '1u:1ttro forme principali, che furono dette dialetti, ma che furono originarie e non :formazioni posteriori. Ma il movimento più grande e più disastroso fu quello co- ® unemente denominato dei Dori, o almeno coincidente con .aso, il quale fu molto rapido e composto di elementi vari, di Arii e di popolazioni prearie già arianizzate nella lingua, e che ormai erano unite a settentrione del continente greco, formando nazioni più o meno affini. Il movimento fu ve1·so il sitd della penisola e poi verso le isole, fra cui anche Creta. Questo movimento ario con gli elementi già assimilati del settentrione, che avevano una civiltà per influenza della civiltà insulare , portò la rovina con la distr.uzione di molte città illustri nel continente e nell'Egeo : donde la decadenza e quel periodo oscuro delL storia greca che può dirsi il medio evo della penisola. Ma quando tornò la quiete , avvenne la rinascenza, perch l il popolo dominante era sempre l' antico di stirpe mediterranea, con quel privilegio della razza che dimostrò rin dall'alba della cività in Creta e nelle isole dell'Egeo. Questa rinascenza è il risorgere dell'arte con un nuovo impulso creatore, che diede la grande civiltà ellenica, nella quale sono riprodotte sotto nuove forme le forme preelleniche. Così, a mio avviso, ebbe principio la nuova civiltà europea per propagaz:one della cultura mediterranea nel continente. Dall' angolo orientale del Mediterraneo una popolazione africana d'origine, la varietà mediterranea, bru.,a di pelle e di capelli, con la testa di forma allungata di statura mediocre, divisa in molte tribù e piccole nazioni con nomi particolari che inesattamente gli storici denominavano razze, creò le grande millenare ci viltà, la quale in principio per connessione coi po• poli libici, ebbe i caratteri afromediterranei, in seguito fu pu • ramente mediterranea , perohè, sebbene in continuo contatto con l' Egitto, mantenne caratteri propri e indipendenti , e infine subì influenze asiatiche, le quali, però, non alterarono che superficialmente i suoi caratteri originali : questa civiltà , in seguito, per diffusione di venne europea. Da quest'angolo del Mediterraneo, adunque, dobbiamo muovere per avere una storia deIle più antiche civiltà europee, e da Creta, se vogliamo avere l' interprètazione delle civiltà clas siche del Mediterraneo (Nuova Antologia 16 agosto). ♦ Baronne C. de Benoist: L'incompatibilità dei sessi. - Il persistente disaccordo tra UC1moe donna nàsce dalla loro mutua e profonda inconprensibilità psicologica. Strutture cerebrali molto dissim li stabiliscono tra loro divergenze fondamtmtali che ogni incidente della vita accentua. Più si conoscono più si dividono ; meglio si studiano meno si comprendono. L'uomo e la donna non hanno in realtà la stessa tavola dei valori ; ciò che l'uomo considera .;ome insignificante per la donna è importante: è qui tutto il problema della loro incompatibilità Con istinti tanto diversi sarebbero tanti stranitri l'uno all'altra come due individui di razza diversa se il legame della passione, per un istante, non li unisse. Considerati nella generalità della specie l'uomo e la donna presentano una serie di caratteri differenziali universalmente riprodotti ma che la razza, l' ambiente, il livello morale mo• dificano in grado diverso. In ragione stessa del suo i stinto di maschio I' uom,> riesce incostante. Una curiosità permanente un innato bisogno di conquista lo spinge a.1 allargare sempre il circolo dei suoi desideri. n valore dell'amore si ridu.;e per lui a quella di un piacere passeggi ero, senzn conseguenze: un episodio piacevole ma presto dimenticato. Nella vita· della donna invece l'amore è poco preponderante. La sua sensualità è minori! e la sua sensibilità più viva: la passione riveste in essa una forma per tuao sentimentale. Lungi dal restringersi nei precisi limiti del fatto bru~ale che essa spesso considera come secondario, le sue qualità imaginative, n~ amplificano smisu ratamente la portata. Essa lo circonda da tutto un corteggio di sottigliezze tenere, di speranze , di sogni , che restano generalmente un mondo chiuso per I' uomo. L' importanza che la donna dà ali' amore risulta prima dal

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