432 RIVlSTA popolari superiori, rome essi le chiamano, che siano tali da abilitare al lavoro sollecitamente produttivo i giovani destinati alle opere dei campi, alle arti manuali, ai mestieri, alle piccole industrie, al piccolo commercio, e da formare il personale inferiore per gli opifici, per le case commerciali e per i pubblici servizi (1): e, dall'altro, che vi siano scuole medie aventi fine a sè stesse per i giovani di appena mediocre agiatezza, i quali abbiano bisogno di un'utile occupazione non più tardi dei diciotto o d,ciannove anni: e che, infine, per gli alunni, « a cui le condizioni di famiglia permettono di aspirare a studi universitari attraverso una scuola d'alta c~ltura e di lunga durata>, invece d'una sola via, come ora, ne siano aperte due, perfettamente uguali nei diritti come nel fine educativo, la scuola classica e la moderna (2), precedute da un corso preparatorio (3). E bisogna vedere con quanta eloquenza dimostrino le necessità sociali della formazione di questa scuola moderna ( 4) e i vantaggi che si ritraggono dalle lingue moderne (5) e l'importanza delle loro letterature per l'educazione intellettuale e morale dei giovani (6) ! N è a ciò li spinge alcuna iconoclastia, alcun preconcetto contro la Scuola classica, ma, oltre a parecchie buone ragioni, anche il de_siderio sincero ch'essa torni davvero ad essere classica, mentre ora il classicismo è « sommerso e soffocato nella enciclopedia scientifica e moderna> (7). È tanto alto anzi in loro il concetto della scuola classica e della sua superiorità sulla moderna, che 0redono perfino (a me pare con qualche esagerazione) che essa debba continuare ad essere e la palestra degli iogegni migliori> e che di essa debbano continua.re , sempre a servirsi tutte le famiglie le quali desiderino che le men ti dei loro figli ricevano un' impronta di raffinamento e di aristocrazia intellettuale> (8). Questi che ho enumerati sono i caposaldi delle riforme volute dal Salvemini e dal Galletti, ma gli autori non escludono che in seguito anche nuove forme di scuole possano crearsi, per esempio un~ scuola semi-classica, come il Realginnasio tedesco (9) , e insistono poi che nei primi anni sia sempre possibile il passaggio dall'una all'altra delle scuole di alta cultura e da queste e finanche, per rara eccezione, dalle popolari superiori a qnelle di media cultura (10). ♦ Le parti piu importanti dell'opera, come si sarà già compreso dal nostro rapido cenno, sono quelle in cui gli autori dimostrano la necessità di trasformare le scuole tecniche in iscuole popolari e d'istituire final- (1) Qu !Ste scuole popolari superiori sarebbero di più tipi, secondo l'intento che si prefiggo,o (cfr. 3r1-3r6), ma sempre ad ogni modo dovrebbero essere scuole dt cultura, << cultura mode.,ta quanto si vuole, adattata opportunamente ai bisogni locali, ma cultura n (p. 94). (2) p. 90 9r. (3) P· 244-247 e 328. (4) p. 219-225. (5) p. 218-219. (6) p. 185-198. (7) P· 142-145. (8) p. 218. (9) p. 300-301. (10) p. 75, 103 104 e altrove. POPOLA RE mente anche fra noi la scuola moderna, notando l'importanza e l'alto valore delle letterature moderne e indicando il metodo da usare nelle varie scuole. Ma degna di pedagogisti provetti è anche la trattazione del modo di formare gl' insegnanti. Questi devono essere veramente pratici ed esperti della vita e degli affari nelle scuole popolari e superiori, epperò preparati, secondo le materie, da scuole superiori di agricoltura o di commercio ( 1), mentre le università continueranno a fornirci gli insegnanti degli istituti d'alta cultura (2) ma dopo che esse stesse si siano rinnovate, come si è già accennato, e dopo che si sia istituito nn vero tirocinio didattico. A nulla valgono infatti nè queste nè altre riforme scolastiche senza buoni docenti. Badiamo tuttavia che, anche quando gli insegnanti siano ottimamente preparati, essi devono continuare ad esser buoni, e quindi, da un lato, esser messi in condizione dì non aver bisogno d' assoggettarsi, come (r) p. 96- 102. Ecco alcÙni saggi che spigoliamo qua e là: Ponete ad insegnare matematica un uomo , (< il cui pensiero si muova continuamente ndla realtà pratica; ditegli che il suo programma è di fornire ai giovanetti del proletariato superiore e della minuta borghesia la cultura aritmetica e geometrica richiesta dalla pratica giornaliera dei commerci, dell' agricoltura, dell' industria ; e la scuola non fallirà al suo scopo ..... Lo stesso professore d'italiano non deve tssere un letterato puro: deve essere una persona pratica, la quale seri va correttamente e sappia educare gli alunni a scrivere correttamente di cose pratiche, e comprenda che l'insegnamento dell'italiano deve servire ai fini del futuro commesso di negozio, e non il futuro commesso di negozio deve servire ai fini dell'italiano ». Ma per questo occorre che egli sia « un uomo d'esperienza ; sia in grado per esempio di spiegare da quali cause è determinato il prezzo dd grano e possa capire e correggere la relazione di un supposto fattore di campagna sul raccolto del grano; possa dividere la classe in due parti, supporre che le due parti rappresentino due case di commercio che si trovano in relazione, e far .,consistere i compo,.imenti in lettere d'affari che si scambiano le due aziende i , donde la necessità che questi insegnanti siano diplomati da una scuola superiore di commercio. 1< E dalle stesse scuole ci devono essere dati gli insegnanti di lingue moderne, che non devono essere filologi, ma uomini esperti di affari , che adoperino correntement~ e correttamente la lingua straniera per gli usi della conversa• zione e della corrispondenza, e conoscano i metodi necessari 1d ottenere che gli alunni facciano altrettanto.... E sempre dalle Scuole Superiori di commercio dovrebbero uscire gli insegnanti di geografia; i quali certamente non faranno imparare agli alunni quanti metri è alto il Chilimangiarn , nè li martirizzeranno con la nomenclatura delle Alpi; ma li avvezzeranno a leggere sulle carte le linee forroviarie e impartiranno loro molta geografia economica, in modo che conoscano le prin cipali caratteristiche agricole, industriali e commerciali - non di tutto il mondo - ma della loro regione e dei paesi che con la regione hanno rapporti più intensi; e le conoscano, non per averle imparate pappagallescamente, ma per averne com prese le più fondamentali ed evidenti cause determina tric i, mutate k quali muterebbe il resto. Quanto poi alla storia di Romolo e Remo e di Odoacre e di Emanuele Filiberto, ad essa provvederemo sopprimendola senz'altro: un modesto corso di storia nazionale del secolo XIX , con speciale riguardo ai fatti economici, è più che sufficiente per una Scuola popolare come la nostra. E anche per questo insegnamento non è necessario che il professore abbia fatto la :ma tesi di laur~a sulle fonti di chi sa quale cronaca ignota, ma il corso di storia che seguono gli alunni delle Scuole superiori di commercio basterà a dare ai futuri insegnanti la preparazione neces.5aria •. (2) Anche, naturalmente, quelli di lingue moderne, i quali debbono essere in grado di attingere alle fonti ed avere una solida cultura classica. O , dopo essersi « appropriato nella scuola media il pensiero classico » devono avere sentito « per proprio conto il bisogno di conoscere. il pensiero moderno », o, « partendo dai dati della cultura moderna 1, aver sentito ~ il desiderio e la forza di risalire alla sorgente inesausta della classicità 11 (p. 201-202).
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