Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 15 - 15 agosto 1908

RIVISTA POPOLARE 397 riproverare da Sonnino e da Fortis in piena Camera di avere tradito la monarchia e di averla consegnata nelle mani di Cavallotti, rimprovero ripetuto più sconciamente in un opuscolo anonimo, che fu diffuso a Roma a migliaia di copie e nel quale si faceva grave colpa al Re di avere affidato il governo a chi si preparava a farla da Ruiz Zo- -rilla. Le accuse sulle sue responsabilità pe· fatti del 1898 si ripeterono sempre con inesorabile costanza dalla parte radicale e repubblicana sopratutto. Ed a me, che contro amici carlssimi politici e personali , ne assunsi la parziale difesa , manifestò con effusione: la riconoscenza, ma disdegnò sempre di ditendersi e di polemizzare. Pel disdegno che arrivava al di- .sgusto all'accusa di voler tradire la monarchia non volle rispondere trionfalmente facendo appello alla lettera di Cavallotti pubblicata dalla 'R..,ivistapopolare, nella quale l'indimenticabile politico della democrazia apertamente si staccava da Bovio e da lmbriani e pel metodo e pei. fini, che questi ultimi volevano conseguire. A chi gli suggeriva, la difesa, quasi sempre egli serenamente rispondeva : A 1'1lebasta la coscienza di non avere nulla da rimproverarmi. 1908. - Un ,ultimo ricordo personale, che 1ttesta sempre più e meglio quali fossero i suoi sentimenti unitari e italiani. Era cominciata l' agitazione Pro Nasi in Sicilia. Alcuni suoi elettori da Caccamo gli avevano telegrafato di assumerne le difese. Egli sdegnato da questo atto, che giudicava una sconvenienza ed una aberrazione, chiamatomi in disparte mi fece leggere quel telegramma. Senza dargli tempo a commentarlo gli feci leggere , alla presenza dell' on. Di Trabia, pienamente concorde con me, ciò che avevo risposto ad alcuni amici elettori di Villarosa , che mi avevano fatto analoga proposta. Egli allora commosso mi abbracciò con una effusio.ne di cui noq, lo credevo capace e rispose ai su~i ~lettori di éaccamo in modo perfettamente conforme al mio. N()n si può, non si deve transir.ere concludeva, con un movimento che, certamente contro le intenzioni dell'on. Nasi, puj riuscire agli stessi dolorosi avvenimenti del 1866 I DoTT. NAPOLEONE CoLAJANNI + 1 nostri rappresentanti ~ll'estero.-ln altra parte della H.tvista si fa menzione del la sua poca corretta condotta di Consoli e di funzionari italiani nel nord America che col loro contegno acccreditano la voce che Raffaele Palizzolo sia andato negli Stati Uniti quale 'rappresentante del gove1·no con la missione di combattervi la Mano Nera (1). Altra volta ci occupammo della delicatezza del Sal vago Raggi, denunziato a suo tempo dall'amico Mira.belli, che in Cina si fece liquidare danni per una somma molto maggiore del reale ..... Il governo italiano di tanta delicatezza lo ricompensò mandandolo a governare l' Eritrea. Forse perchè là. non ci sono cinesi, ma abissini, che prendono milioni, ma non ne danno? ... Poi venne la volta del capitano Cieco di Cola, che alla Corte di Re Menel:k ne fece tante da essere promosso rappresentante del Re d'Italia presso il Re del Siam. Forse perchè quel regno essendo molto lontano (1) L'articolo, cui qui si allude per le esigenze dello spazio è stato rimandato al prossimo numero. La Reda{ione non si potranno avei:e notizie delle nuove gesta che potrà compiervi il chiarissimo signor capitano? Ora è la volta del Marchese I ·nperial.i ambasciatore Italiano a Costantinopoli verao il quale la Colonia ha fatto ripetute ed eloquenti manifestazioni di avve_rsic.ne. A lui non si possono rimproverare indelicatezze com~ qnelle cominesse dal Cieco di Cola; Ma dal punto di vista politico ha commesso errore più grosso: dopo la proclamazione della Costituzione in Turchia, ha reso inviso il nome italiano favorendo la fuga di Selim Melhamè, un ministro odiato e disprezzato dai giovani turchi come un grande ladro e di cui La Revue di J ean Finot ba narrato vita e miracoli. E Solim Melhamè percorre ora l' Italia godendosi . da gran signore il frutto delle sue oneste fatiche. Vico Mantegazza, che conosce tanto benel'Oriente,sulla Nazione di Firenze ha strigliato per bene il Marchese· Imperiali dimostrando, che la giustificazione del cenna to favoreggiamento non si regge; ed egli ha pure deplorato che gli ufficiali italiani a Costantinopoli inviativi a richiesta dal St1ltano non vi abbiano altra mansione se non quella di correre a piedi dietro la carrozza di Abdul Hamid, il grande assassino-come venne chiamato e, come rimane anche dopo la seconda proclamazione della costituzione - quando ritorna dal Selamlik. Più delicata è la posizione di qualcuno di tali ufficiali perchè legato da parentela al ministro, di cui l'ambasciatore ha favorito la fuga. Ma tali ufficiali hanno avvertito le difficoltà in cui essi si trovano nella Giovane Turchia e, si dice, che ritornano in patria. Meno male ! Ritornino pure; ma non regge la difesa che di loro ha fatto il Giornale d'Italia. Pbrcbè gli ufficiali francesi e tedesohi facendola da Turchi hanno fatto rapida e lucrosa carriera approveremo noi gli ufficiali italiani, che li hanno imitati? Gli .atti sconvenienti rimangono tali , anche se da molti commessi. Possiamo pretendere che il nome d'Italia sia rispettato quando gli ambasciatori italiani favoreggiano la fuga dei grandi ladroni; quando i nostri ufficiali servono da lacchè al più grande briccone coronato; quando i consoli italiani si sdilinquiscono dinanzi a Raffaele Palizzolo? + Per la educazione politica in Sicilia e nel 1''lezzoglorno.- Questo è i1 titolo identico di uno stelloncino che pubblicammo nel N. del 31 maggio. Allora protestammo contro le voci eh' erano a noi pervenute d' indebite ingerenze del Prefetto di Trapani , Anceschi, iu favore della candidatura Saporito nel Collegio di Castel vetra.no. Stigmatizzammo quelle ingerenze da un doppio punto di vista, uno d' indole genera.le ~ l'altro, per cosi dire, specifico e particolare; ma in questo momento più importante del primo. Se vere quelle ingerenze, dicevamo, si falsa il carattere del regime rappresentativo , non si fa la educazione politica di quelle regioni , che ne hanno tanto bisogno. Questo l'aspetto generale. L' interesse particolare e rilevantissimo emerge dal la circostanza che l'appoggio illecito prestato -dal Prefetto alla candidatura Saporito serve meravigliosamente a ribadire la convinzione nei Nasiani di buona fede, cioè nella massa del popolo, che Nasi è vittima dell' odio politico di Giolitti ; che il processo contro il primo non fu che una sopraffazione ed una persecuzione politica. Dalla parte del Prefetto non ci venne alcuna smentita· ma da alcuni partigiani dell'on. Saporito e nostri ami~i personali ci vennero assicurazioni calorose contro le voci da noi racco I te. Dichiariamo francamente, che saremmo stati lietissimi se ci si fosse dimostrato che ci eravamo ingannati. Ma è sopraggiunto un fatto mostruoso e inverosimile, ma che sinora non ha ricevuto alcuna amen~

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