Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 15 - 15 agosto 1908

396 RIVISTA POPOLARE Nazionale alla Tiberina e agli altri istituti analoghi nel 1889 erano stati concessi per impedirne il fallimento e la perdita consecutiva di Casa Reale. Umberto 1 °, per distrurre i sospetti , per mezzo del Di Rudinì mi proponeva visione dei libri e dei conti di Casa Reale; offerta che, com'era naturale, declinai. Di che , dopo la mia recisa risposta , lo stesso Di Rudinì mi lodò. 1893.-Caduto l'on. Giolitti, in seguito alla lettura della Relazione del Comitato dei Sette, e mentre imperversava in Sicilia la tormenta dei Fasci, ven• ne i11 mente a Crispi, che in quel movimento vedeva lo zampino della Francia , di costituire un ministero, in cui dovevano entrare uomini delle diverse parti politiche. E voleva che con lui entrassero Di Rudini , Cavallotti ed anche io. Allora il Di Rudini , forse più per esplorare l' animo mio .::he per prendere consiglio dalla mia decisione , in una lunghissima conversazione peripatetica in Piazza Montecitorio nei primi di Dicembre 1893 mi disse che egli avrebbe accettato di far parte del Ministero Crispi se anche io mi tosse deciso ad entrarvi. 11 mio rifiuto per ragioni politiche ineliminabili non poteva c:he essere reciso ; ed anche lui si decise per la negativa, sapratutto perchè non vedeva da parte della Francia alcun pericolo e non scorgéva quindi la necessita di costituire un grande ministero senza colore politico, ma con carattere prettamente nazionale. 1894. - Come governasse Crispi nel suo secondo ministero, ch'ebbe, però il merito di aver preso Sonnino, che colla crudeltà tassato ria completò l'opera precedente del ministero della lesina, salvando la finanza italiana , tutti sanno, e tutti ricordano il voto dei primi di Dicembre 1894, che pose la quistione morale contro Crispi. La sera stessa del voto, che mise in minoranza il ministero per sei voti, verso le 8 pomeridiane mi _portai alla Camera, che in quell'ora era deserta, e nel sito dove si affiggono i telegrammi della Stefani ne vidi uno lunghissimo. Il compianto Saverio Fazio che mi accompagnava, lo lesse per ~l primo e, sbalordito, m' invitò a leggerlo anche 10. Non so se in me fu più viva l'indignazione e più forte lo sbalordimento. Certo è che il mio primo pensiero fu di correre da Di Rudini. Egli, sorpreso, della insolita mia visita - mai avevo posto piede in casa sua - mi accolse cortesemente in un salottino nel quale prendeva il cafl:èinsieme alla figlia. Agitatissimo gli esposi il motivo della mia presenza in casa sua a quell'ora; incompostamente gli rilerii un sunto della famigerata relazione Crispi sulla chiusura della sessione , che preludeva allo scioglimento della Camera. . Rimasi mortificato dell'accoglienza fattamidi primo acchito. Egli con uno dei suoi migliori sorrisi che sembravano canzonatorii in certi momenti dubitò della mia attenzione nel leggere e maggi~rmente della mia memoria ed attitudine nel riferire: cc Senta , egli mi disse , credo capace l' on. Crispi di qualunque errore e di qualunque violenza, ma non di avere fatta una_ relazione nei sensi da lei espostimi. Del resto, ag~m?s~, per quanto il Re lo ritenga aggiogato al Crispt, io son certo che Umberto 1. 0 non vorrà coprire della sua persona quella di Crispi attaccato nell' onore ». Ma a togliermi dall'imbarazzo in cui mi poneva l' incredulità del mio interlocutore sopraggiunse un cameriere che gli portava La Tribuna allora uscita. Entrambi cercammo subito se c'era la Relazione; e c'era infatti in prima pagina. A misura che Di Rudini la leggeva si scorgeva che egli era in preda ad una agitazione crescente. Non lo vidi mai cosi turbato, egli che di solito ci teneva a mostrarsi in1passibile, cd a lettura finita con parole brevi dopo avere più volte ripetuto: E' grave I è ;:rave assai I ed avermi chiesto scusa della incredulità sua, mi strinse la mano e tutto il suo pensiero lo riassunse conchiudendo : Qualche cosa si deve fare. Occorre una solenne protesta. La stessa sera, della mia visita a Di Rudinì parlai con Cavallotti, col quale coabitavo in Piaz1.a Randanini. Egli che era fuori della grazia di Dio, approvò il passo da me fatto e si mostrò lietissimo delle intenzioni mostrate da Di Rudini: Lascia fare a me, egli mi disse ; domani cominceremo una gran_de battaglia . L'indomani, infatti, egli si dette anima e corpo per avvicinare uomini verso i quali serbava rancori giustificati, per metterli tutti d' accordo passando sopra ogni dissenso e facendo tacere tutti i risentimenti; e furono presi gli accordi per la famosa riunione della Sala Rossa , colla quale cominciò la battaglia per la questione morale. 1896. - Dissi che sin dal suo primo ministetò egli a Pantano, a me e forse ed altri aveva mostrato l' intenzione e il desiderio di fare qualche cosa di bene per la Sicilia ; e appena costituito il secondo suo ministero, pel tramitf di Ricotti, ci tipetè i suoi proponimenti. Alle parole corrisposero subito i fatti: nei primi di luglio con decreto-legge approvò la costituzione della Società Anglo-sicula, che assicurò la prosperità dell' industria zolfifera per un decennio e prese l'impegno, mantenuto, di farlo approvare dalla Camera. Per la Sicilia , dov' erano recenti i ricordi di un Commissario Militare, colle migliori intenzioni del mondo propose e fece accettare la istituzione del Regio Commissario straordinario Civile, che fece del bene, e che di più avrebbe potuto farne, se il Cod ronchi non si fosse lasciato assorbire dalla sua passione di parte e dalle meschine lotte elettorali, adoperando metodi detestabili e detestati, che si erano sempre adoperati nell' isola e in tutto il mezzogiorno. Ma in quel suo secondo Ministero i propositi liberali furono riafl:ermati e consacrati dai fatti. Per consiglio ed ispirazione di Pantano presentò e tece passare la legge sul sindaco elettivo in tutti i Comuni; presentò il disegno dalle apparenze modeste, ma di tanto interesse economico e sociale pel mezzogiorno e per la Sicilia, sulla costituzione delle frazioni rurali e a quanti dell'Estrema lo avvicinarono ali.ora manifestava il fermo proponimento di in novazioni legislative radicali poli tiche e soc.iali. Non poteva contare sulla Ca mera fatta da Crispi a somiglianza ed immagine sua nelle elezioni generali del 1895 e .si preparava a convocare di nuovo i Comizi di pieno. accordo con Cavallotti , che si apparecchiava, quasi, a farla da capo della maggioranza. Dell'accordo pieno in tutto e su tutto qui stesso pubblicai un documento ineccepibile: la lettera di Cavallotti; parecchie altre sullo stesso tono e forse più penetranti potrebbero pubblicarle Carlo Romussi ed Emilio Giampietro. Dopo sopraggiunse la tempesta sanguinosa del 1898 ; e allora con infinita amarezza egli si senti 4

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==