Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 15 - 15 agosto 1908

416 RIVISTA POPOLARE La politica dei consumatori non è dunque, come afferma il Ruini, e come i:ipetono molti altri, un antitesi ed una contropposizione più vasta e più fondamentale d' interessi econowici. Essa invece è nel campo teorico un'astrazione filosofica ed un'affermazione aprioristica destinata certamente all' insuccesso dopo una breve parentesi di rumoroso dottrinarismo verbale; nel campo pratico poi questa politica potrebbe divenire un , espediente popolaristico, che sarebbe largamente sfruttato dai democratici pavidi dell'ascensione proletaria. Ma poichè questa tendenza nuova della politica dei consumatori, nonostante quanto abbiamo fin qui dettQ, si è fatta strada ed ha trovato seguaci ed ammira tori anche nelle fila del partito socialista, bisogna pur convenire che deve esservi una ragione forte che ha determinato il sorgere di essa. E la ragione infatti vi è ed è importante.· La politica dei consumatori è stata determinata dall'osservazione fatta, che i vantaggi ottenuti dai lavoratori con gli scioperi vengono neutralizzati dall'aumento del prezzo del costo dei vi veri. Questa concatenazione di fenomeni, che si è verificata oltrechè in Italia anche in Inghilterra e specialmente in Francia dove i prezzi dei generi di prima necessità sono dal 1902 al 1907, aumentati del 22, del 25 anche del 30 per cento, come si rileva delle statistiche uffi. ciali, ha resi perplessi molti soncialisti. Ed allora, come alcuni, gl'impulsivi, sono tornati all'anarchismo violento, dicendo che le solazioni catastrofiche sono legittime e necessarie, altri, i timidi, sono andati a scavare la politica dei consumatori. Noi, invece crediamo. abbia visto giusto il Vergna nini proponendo come calmiere dell'aumento del costo dei viveri la cooperativa integrale, che illustrammJ nel numero V di qnesta rivista. Alla cooper~tiva integrale proposta dal Vergnanini bisogna però apportare quelle modificazioni, che noi accennammo nell' articolo sopra citato, bisogna cioè ammettere in essa sola coloro, che siano ad un tempo produttori e consumato.ri insieme. Solo cosi essa diventerà la fortezza murata dentro la quale i lavoratori si trincereranno nei giorni di tregua per rafforzare i proprii muscoli ed affilare le proprie armi. Chiudiamo queste brevi note, affermando che la cosi detta politica dei consumatori, sorta in seguito ad uua osservazione affrettata di alcuni fenomeni sociali ed economici, ove avesse a trionfare, costituirebbe una degenerazione del movimento socialista. DoTT. TOMMASO SoRRiccmo Facciamo vivissima preghiera a tutti gli abbonati che non ancora hanno pagato l'abbona-· mento, di volerlo fare colla massima sollecitudine, per risparmiarci sensibili spese per l'invio di circolari o di mandati postali. Dirigere, fino a tutto ottobre, lettere e vaglia al Dott. Napoleone Colajanni, CASTROGIOVANNI (Sicilia). ~IVI.STA [)ELLE ~IVISTE M. Bellom : Il contratto collettivo in Germania e in Italla. Il contratto collettivo di lavoro è una intesa, per mezzo della quale uno o più gruppi d'imprenditori ed uno o più gruppi di operai determinano apriori le condizioni in base alle quali debbono stipularsi i contratti individuali di lavoro. Secondo una statistica ufficiale tedesca, il numero dei con tratti collettivi, salì in Germania, dai 3 ai 4000. I risultati furono generalment1:: buoni, tanto che tali contratti salirono ad oltre 5000 nell' anno seguente. La durata del patto varia da tre ai cinque anni, coli' obbligo di denunziarlì ,tre o sei mesi prima. Si discute ora di dare una soluzione legislativa a sim le problema. Nel febbraio del 1688, discutendosi il bilancio della Giu• stizia al Reichstag, il deputato Iunk presentò, coll'appoggio del partito nazionale liberale, una mozione incitante i governi confederati a promuovere la regolamentazione legislatisa del contratto collettivo di lavoro. Primo di allora, il 13 dicembre 1907, del partito del Centro aveva fatto approvare dalla Commissione del Bilancio una risoluzione invitante il Cancelliere : 1. 0 a riservare i lavori della marina militare alle associazioni che si conformavano alle condizioni legali d' impiego e che usavano il contratto collettivo; 2 ... a prescrivere ali' amministrazione della marina di riformare le condizioni del lavoro col concorso delle commissioni operaie. Da molte parti oggi, si chiede di conferire alle associazioni patronali ed operaie la capacità giuridica, Mancando tale capacità, le varie Associazioni non possono obbligare i propri mem · bri a rispE:ttare il contratto, nello stesso tempo, esse sfuggono alla responsabilità dei propri atti ; provocando una situazione di fatto nociva agi' interessi generali di tutto il paese. In Italia, il consiglio superiore del lavoro ha raccolti e coordinati gli elementi essenziali di una legge relativa al contratto collettivo. Secondo questo consiglio, la legge dovrebbe prescrivere le regole per la durata del patto e il termine della denunzia. L' effetto essenziale del contratto collettivo dovrebbei essere, dal punto di vista giuridico, il passaggio automatico delle sue disposizioni nei contratti individuali, i quali sarebbero nulli di pien diritto se le condizioni risultano peggiori di quelle ita • liche dai patti collertivi. La legge dovrebbe assimilare ai contratti collettivi quelli conchiusi da una maggioranza di persone riunite in assemblea, anche se non facenti parte di alcun gruppo professionale. I sindacati debitamente riconosciuti dovrebbero possedere gl'immobili necessari al loro funzionamento e disporne liberamente dei fondi costituiti dai versamenti dei loro membri. Tali versamenti sarebbero responsabili della rottura collettiva del contratto sottoscritto dai suoi membri. Questa analisi sommaria dello stato della questione in Germanis e in Italia dimostra che il problema primordiale da risolvere è quello alla responsabilità dei sindacati operai. (L' Economiste français, r .0 agosto). • Iohannes Dalhojf: L'asstcur.azione contro la disoccupazione In Danimarca. - La Danimarca si è ora schierata fra le più avanzate nazioni del mondo in fatto di politica sociale. I Danesi posseggono una legge per Ja pensione nella vecchiaia , fino dal 1891. Questa legge accorda una somma di L. 137.50 ad ogni cittadino Danese che ali' età di 60 anni non riceva i sussidii destinati ai poveri e sia incapace di guadagnarsi la vita col proprio lavoro. La legge su le As - sociazioni di Mutuo Soccorso riconosce e stabilisce l'aiuto a tutte le associazioni di Mutuo Soccorso , e questa legge ha servito di base alla Legge su la disoccupazione , che riposa aul principio dell'aiuto di Stato per le associazioni volontarie

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