412 RIVISTA POPOLARE sarebbe assai più dannoso di quello che non sia ora nelle imprese private. cc Qualunque intervento dello Stato nel campo economico produce sempre ed ovunque una conseguenza sola: dimi lluisce la proporzione d'aumento della ricchezza. Lo statismo ed il colletti vismo lungi dall'affrettare il giorno in cui ogni famiglia umana potrà godere un benessere equivalente a 10,000 lire all'anno, non fanno che ritardarlo: lungi dall' aumentare la somma dei prodotti portati sul mercato la diminuiranno e se il genere umano è miserabile ora, perchè trae dal globo una quantità insufficiente di derrate, sarà anche più misero sotto il regime collettivista perchè la quantità delle derrate sarà ridotta anche di più ». Il problema della miseria sarà risolto solo quando non si avrà più il banditismo politico ed internazionale, quando gli Stati non perseguiranno più un ideale rovinoso d'ingrandimento territoriale, ma si riuniranno tutti in una grande Federazione in cui il banditismo sarà soppresso sotto tutte le sue forme. Il problema della miseria sarà risolto solo quando la violenza che limita la libertà , che arresta lo slancio e l'iniziativa degli •individui sarà abolita. Il massimo benessere del genere umano sarà raggiunto non quando il regi me collettivista sarà successo a quello individualista, ma quando non sarà restato sulla terra un solo campo incolto, una sola miniera sfruttata. A ciò è necessaria un'era senza violenza, e appena questo stato normale della società si sarà stabilito nel mondo la questione sociale sarà risoluta. + Tutta l'opera dell'illustre econonista russo - la quale abbiamo cercato cii riasumere fedelmente nelle sue parti principali - è, come notammo in principio, ispirata ad un simpatico ottimismo. Il Novicow crede che basti· abolire la violenza perchè il problema dell'umano benessere sia risolto; e noi non oseremmo nemmeno dargli torto. Ma la pace sociale implica identità d'interesse ed invece questa identità ci sfugge, mentre come condizione fatale di tutto il creato ci si presenta lo stato di lotta: la vita stessa è lotta assidua, perenne. Finchè si agogna alla conquista del piacere sempre più elevato e si mira a raggiungere il posto migliore la lotta non può cessare. Ed oggi è, purtroppo, nella società un fremito prodigioso, una gran sete di godimento, una prepotente brama di benessere e di felicità che solleva le anime di quelle masse tino ad ora relega te negli ultimi gradini della scala sociale e che le sospinge verso l'utopia, che le affratella nelle unioni di mestiere, che le lancia alla lotta per il benessere. Nella società è, così un irresistibile contrasto di aspirazioni e di bisogni. La lotta si presenta come un bisogno atavico, e le masse lavoratrici - alle quali questo periodo di attività, di sviluppo industriale, di rapide ricchezze ha aperto sconfinati orizzonti - non sanno e non possono rinunciare all' ideale della rivoluzione che la storia impareggiabile ammaestratrice, presenta come il periodo risolutivo di ogni crisi politica e sociale. Del resto se nelle classi lavoratrici si rese se_mpre più evidente la necessità di provvedere da se stesse al proprio miglioramento ciò fu solo. in seguito ai contrasti d'interessi provocati ed acuiti da una lunga e generale politica protezionista, fu solo quando esse si convinsero dell'inanità di attendere il miglioramento delle classi dirigenti. E se µrima l'organizzazione di mestiere - presentatosi naturalment~ ai lavoratori come l' unico mezzo per conquistare un altro tenore di vita _:...a.s, sume una forma rivoluzionaria ed esercita la violenza , in seguito , poi - coll'ammaestramento dell'esperienza quotidiana - essa perde il suo primitivo carattere per esercitare forme di azione più civile e per divenire anch'esso un vero fattore di progresso e di miglioramento sociale. Giacchè, e qui contestiamo quella parte del libro che riguarda gli scioperi , il movimento operaio, anche se non ha la forza di modi- • ficare l'indirizzo dell'evoluzione sociale, pur tuttavia- ne accelera il corso e ne mitiga le asprezze del cammino. L'orgaaizzaiione operaia consente ai venditori di merce lavoro di aspettare e di differire la vendita della loro merce e di ottenere, con ciò, condizioni di vendita più vantaggiose, mette il lavoro a contatto diretto cogli strumenti di produzione; controlla l'offerta di lavoro ; raccoglie gli operai in categorie facilitando certi contratti a distanza, agevola la conoscenza dei mercati diminuendo la disoccupazione. Essa poi, più che ostacolo, è spesso propulsore di progresso industriale , esercitando quella stessa influenza che eserciterebbe sulle facoltà inventive de~li imprenditori l'abolizione del protezionismo, esso cioè costringe come osservava il Sorel - il capitalismo a ricorrere, per compensarsi, con un maggior prodotto, a mezzi tecnici più progrediti. Essa, infine, diffondendendo tra le masse la disciplina; la temperanza, la coltura contribuisce a rendere il lavoro più produttivo. E che così sia lo dimostra eloquentemente l'Inghilterra che - benchè l' organizzazione operaia vi abbia strappato i più elevati salari - è la nazione più in dustrialmente evoluta. Perciò noi non ci allarmiamo per le agitazioni operaie, ne temiamo per l'avvenire. Siamo convinti - e in ciò forse superiamo l'ottimismo del Novicow - dell'evoluzione progressiva della società verso migliori condizioni di vita, verso una minore disuguaglianza, verso una maggiore diffusione di benessere. E, poichè scopo della lotta non è quello di far soffrire gli altri ma quello di procurare a sè stessi il godimento, così crediamo anche che la lotta abbandonerà le forme di violenza, di spogliazione, di banditismo per basarsi solamente sulla superiorità dell'intelligenza e della cultura, sulla migliore organizzazione, nella disciplina più perfetta, nella maggiore attività. Cupramontana, 11 luglio 1908. OuvrnRo ZuccARlNI UnasedutdaellaCamedreaiComuni NÒn è ne da due, nè da tre, nè da dieci sedute a cui egli abbia assistito, che lo straniero è reso capace di farsi un idea approssimativa del metodo e dello spirito con cui lavora « la madre dei parlamenti >>. Oltre a ciò eh' ei vede, ei deve imparare a rendersi conto di cento forze impalpabili e non per ciò meno ma più reali di _ciò che gli si rivela a prima vista. Il miglior modo di riuscire è di conoscere qualche deputato col quale si hanno frequenti oceasioni di discusssione e alla cui nuova elezione si è fors'anche stati presenti. In tal caso si è in grado di seguire la trasformazione spirituale ch'egli a poco a poco subisce passando dall'aula di proclamazione degli eletti nella Town Hall del suo collegio a W estminser. Se poi si sono lette alcune paia di biograGé o autobiografìe di uomini politici non è difficile completare e approfondire tali impressioni. Il nuovo membro arriva ansioso dalle ultime ovazioni dei suoi elettori, già quasi certo che il seggio di Ministro del Tesoro l'attende e la presenza d'ogni cosa d'intorno sembra a bella prima incoraggiante e
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