• RIVISTA POPOLARE 411 ma non possiamo pretendere - senza cadere nel peggio - di violare le leggi dell'universo. Certamente non hanno tutti i torti i socialisti quando fanno dipendere la miseria dell'espropriazione di certi individui a profitto di certi altri; ma essi sono in errore quando confondono nella stessa persona il capitalista e lo spogliatore Evidentemente si può essere capitalisti senza essere spogliatori e si può essere spogliatori senza essere capitalisti, e solo la malafede o l" ignoranza completa dei fatti economici può permettere questa confusione. Non sono poi nel vero quando essi nei rapporti tra ca'- pitale e lavoro vogliono vedere un antagonismo irriducibile. Invece il capitale ed il lavoro sono uniti come l'anima e il corpo, non potendo l'uno senza l'altro procurare alcun godimento. Il lavoro senza capitale non p.uò trasformare l'ambiente (quindi dare benessere), come il capitale non può essere utile nè procurare alcuna rendita, se non è impiegato per mezzo del lavoro. E male fanno i socialisti a creare su questo preteso antagonismo quello tra capitalisti e lavoratori ed a diffondere l' idea che la lotta di classe possa essere utile al proletariato. Nessun principio è meno vero di questo, esso equivale al dire che quanto più ferite si faranno gli uomini, tanto più sani saranno e che quando ci saremo tagliati scambievol-. mente le gambe cammineremo meglio. Quest'idea che la prosperità generale possa venire dalla discussione, è la negazione dei più elementari fenomeni vitali. Intanto il diffondersi di questa idea farà sempre dell'industria un mestiere penoso e pericoloso che molti eviteranno, il numero delle intraprese diminuirà e si rallenterà l'aumento della ricchezza. Siccome ciascuno si reputa fortunato - nei momenti di agitazione - se può conservare quello che ha e non si cura dei miglioramenti così anche lo spirito inventivo s'indebolisce. Molti perfezionamenti nelle macchine dovuti alla costante collaborazione degii operai cogli _ingegneri cessano poi che questi si considerano come nemici. Eppure sono questi perfezionamenti che rendono possibile il basso prezzo degli articoli di consumo. Il prinr.:ipio della lotta di classe è un principio chimerico inventato, solo, pei bisogni di una falsa teoria. Nel campo economico non esistono, e non possono esistere classi - giacchè classe è termine politico e solamente politico. Non v'è un criterio, oggettivo, scientifico, esatto per indicare le linee di separazione ed ogni distinzione di classe, nel campo economico, è affatto impossibile. Nelle nostre società le fortune formano una catena ininterrotta dall'ultimo mendicante al maggior miliardario, e le linee di separazione che si vorrebbero stabilire fra le differenti categorie sono puramente soggettive e arbitrarie. Le condizioni umane sono più mobili delle onde oceaniche e per conseguenza è del tutta vana la pretesa di distinguere gli uomini in classi economiche. E' assurdo, dunque, parlar di lotta tra due eserciti che non esistono; se non vi sono classi economiche non possono esservi lotte economiche. Ma anche se esistessero classi economiche non ne conseguirebbe che fosse necessaria ed inevitabile . la lotta fra loro. L' idea che la ricchezza non si possa ottenere se non per mezzo di un a lotta, proviene dal confondere grossolanamente la ricchezza con una cosa od un insieme di cose, e dal credere che questo insieme sia una quantità determinata e immutabile. La ricchezza è estensibile e quindi operaio e padrone possono arricchire simultaneamente; lungi dall'avere bisogno di lottare l' uno contro l' altro hanno invece bisognò di allearsi perchè il guadagno del padrone rende possibile quello dell'operaio e viceversa. Ogni individuo che guadagna denaro in modo onesto è un benefattore di tutti i suoi simili, giacchè guadagnare significa produrre, significa adattare il pianeta alle convenienza degli uomini, significa passare da una minor somma di godimento ad una maggiore. Non c'è dunque nessun antagonismo tra capitale e lavoro, ma se anche questo antagonismo fosse veramente conforme alla natura delle cose non sarebbe certo il socialismo che potrebbe liberarcene. Esso non può sopprimere il capitale, può solamente trasferirne la gestione allo stato. Ora se l' antagonismo è conforme alla natura delle cose, si manifesterà tra gli agenti dello Stato e i lavoratori, proprio come ora si manifesta fra padroni e operai; giacchè un fatto naturale non può essere soppresso anche se è trasportato fra due differenti categorie d' individui. Uno dei mezzi preferiti dagli operai per conseguire maggiore benessere o per lottare contro il capitale, come dicono i socialisti, è lo sciopero. E' quest'arma veramente efficace per conseguire lo scopo desiderato ? No: dice Novicow. La prima prova che gli scioperi non possono migliorare le condizioni delle classi diseredate è che essi costituiscono una perdita di tempo. Ogni sciopero diminuisce la ricchezza generale; e ciò danneggia gli operai anche se la loro parte, in seguito dello sciopero, diviene maggiore. Qualunque sciopero poi se per alcuni è disoccupazione volontaria è per un certo numero di operai che lavorano in opiGci i quali dall'industria ove si è scioperato traggono la materia prima, causa di disoccupazione forzata. Gli scioperi poi provocano altri mali indiretti come lo aumento di prezzo delle derrate. La produzione deve infatti in conseguenza degli scioperi diminuire e per la mancata produzione delle derrate durante la sospensione del lavoro e per i capitali che debbono distogliersi dalla produzione onde provvedere al mantenimento degli operai nel periodo dello sciopero. Se la remunerazione del ll:lvoro fosse fatta in derrate piuttosto che in moneta si vedrebbe chiaramente che la questione sociale non può essere risolta con l'aumento dei salari ma con l'abbondanza dei prodotti. Il rimedio ultimo che i socialisti propongono contro la miseria è il Collettivismo, ovvero il trasferimento dei capitali e degli istrumenti del lavoro nelle mani dello Stato. E' questo il sistema che do· vrebbe portare l'eguaglianza assoluta tra tutti gli esseri dell'umanità. Ma i socialisti non s'accor~ono che la eguaglianza nei prezzi dei servizi diseguali non si otterrà mai perchè contraria alle leggi psicologiche, e che proprietà collettiva degli strumenti di lavoro e ricchezza non sono sinonimi. Lo Stato non può risolvere il problema della miseria - esso avrà un bel distribuire, in parti il più possibilmente uguali, la ricchezza sociale, ma esso non potrà aumentare il numerò degli oggetti utili che il genere umano ritrae dalla terra , giacchè esso toglierebbe quello stimolo all'attività ed alla solerzia che è lo interesse individuale, giacchè esso instaurerebbe un mondo di soli impiegati aumentando il numero dei parassiti che vivono alle spalle della società. Le imprese socializzate saranno amministrate da persone che· non vi avranno interesse individuale. La subora.inazione gerarchica; la mancanza assoluta di iniziativa individuale rallenteranno e, forse, arresteranno il progresso nella produzione. Non è a caso che un'impresa privata dà maggior g-uadagno (e quindi più reddito) di un'impresa collettiva, una impresa di azionisti più di un'impresa municipale più di un'impresa di Stato. Nè va dimenticato che un errore di produzione nella società collettivista
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