RIVISTA POPOLARE DI Politica, Lettere e Socia I i Uirettor~: Prof. NAPOLliJON11J COLAJANNI (Deputato al Par1amento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni m ~se Italia: anno lire 6; semestre lire 3,50 -- }Jstero: anno lire b; semestre lire 4,50 Un numero separato Cent. :10 t\mministrazione: Corso Vitt01·io Emnnuele, n. 0 115 - NAPOLI A11110 ..XIV-Num.15 ABBONAMENTO POSTALE Uoma, 15 Agosto 1908 SOMMARIO: Gli avvt,n1menLI e ~li nornlnl: Oott. N. Colajanni: Antonio Di Rudinì - Noi: I nostri rappresentanti all'es ero - Per la educazione politica in Sicilia e nel Mezzogiorno - Il s;ndacalismo e lo sc:opero generale in Francia ... come in Italia - Gli amministratori decorativi ... - Quando nacque Giuseppe Mazzini? - Il Regro lotto intan - gibile 0ggi come sotto i Borboni - C0mmendatori, proletari e magistratura - Ancora della rivoluzione Turca -- Giustino Fortunato - Corruzione nelle alte sfere e complicità giudiziarie - Avventura Africana? - Arturo Catelanl: Per un'accusa inpiuta - Augusto Graziani : Domenico Zanichelli - Giacinto Francia: Verso l' Antropoli (Una profezia di Giovanni Bovio) - Dott. Antonio Sergi: Il problema sanitario in Calabria - Oliviero Zuccarinl : Il socialismo ed il problema della miseria - Angelo Crespi: Una st:duta della Camera dei Comuni - Dott. Tommaso Sorricchio: La politica dei cosumatori - le.i vista delle IU v1stie: li cotratto coliettivo in Germania e in Italia - (L' Economiste Jrançais) - L'assicurazione contro la disoccupazione in Danimarca (The lnternatìonal) - L'elezione presidenziale negli Stati Uniti (L' economiste .français) - Le pensioni sociali in lnghilterr, e in Francia ( Re11ue p-· !itique et parlamentaire) - La rivolta dell<! denne (Co--temporary 'Review) - Recensioni. Facciamo vivissima preghiera a tutti gli abbonati che non ancora hanno pagato l'abbonamento, di volerlo fare colla massima sollecitudine. Dirigere, fino a tutto ottobre, lettere e ~glia al Dott. Napoleone Colajanni, Castrogiovanni (Sicilia). GLI ft VVENI/1.ENTI e GLI UOMINI An..ton..io Di R.udln..i Rettitudine nella vita; coraggio personale pro-~ 1provocandolo a parlare di Crispi e di Re Umberto I, vato e senz,1 jattanza; bontà di animo, alieno sém- ~le due persone che per la levatura o per l'alta popre dal dispettuccio volgare è della premeditata mali- •sizione nella politica, soprastavano agli altri. L' agnità; L1rga coltura moderna alimenta.ta da un ar- nimo suo ad entrambi non favorevole, allora si fa. <lente desiderio di apprendere continuamente; since- ceva palese più che colle parole aspre o coi giudizi rità di convinzioni e tenacia di propositi velate dalle severi, coi sorrisi pieni di amarezza, colle reticenze concessioni , cui si sentiva costretto dalle esigenze significative, con qualche scrollatina di spalle, che del pubblico interesse e della dimostrazione della loro valeva una requisitoria. nòn rispontenza ai fatti ed alla realtà; riflessivo più La differenza del temperamento e della educache impulsivo che lo faceva parere lento all'azione, zione fra lui e altri uomini politici avvertivasi soperchè di ogni azione, che più gli stava a cuore, pratutto da chi aveya dimestichezza con lui e con esaminava i lati manchevoli e gl' inconvenienti; Francesco Crispi , provocando volta a volta il giufacilìtà di parola ed attrattiva di elegante causeur dizio dell'uno e dell' altro. Crispi che odiava Di nelle private conversaziom; garbatezza e signorilità Rudini ne parlava con una violenza di linguaggio, di modi, che imponevano sempre, anche nella in- che disgustava anche i suoi ammiratori. Dal martimità più stretta, il rispetto a quanti l' avvicina- chese di Rudini contro Crispi, che poco amava e · vano; scarsissimo odio verso i nemici e non entu- meno stimava, non si sentivano che parole rivelanti siastico, ma saldo, sentimento di amicizia, rivelati più che altro il dissenso da un avversario , che si sempre con misura, si da lasciare incerti sut1a loro sapeva implacabile. esistenza quanti- con I ui s' in trattenevano e degli La saldezza delle convinzioni, che costituì vano I.i amici e dei nemici ; studioso con coscienza degli sua grande direttiva politica, misconosciuta dai molti, uomini e delle cose e degli uni e delle altre , per che lo credevano fiacco ed irresoluto, sopratutto quanto ad ùn uomo è dato, giudice equanime; di- bisogna desumerla dal suo pensiero e dalla sua sdegnoso d' intrighi e di espedienti volgari per rag- azione nelle questio_ni, che di quelle convinzioni per giungere un fine politico, che a lui sembrava ot- lui e per qualunque politico italiano contemporatimo; - questi i tratti che costituivano il tondo e la neo, costituivano i cap=--: 1r1i. forma essenziali del carattere di Antonio Di Rudini. Queste qualità armonicamente connesse sarebbero riu ,..: e più utili al paese ed avrebbero dato alla sua vita una improtJ a più appariscente se egli fosse sta o più ambizioso e se non fossero state velate tutte da un certo scetticismo , che lo faceva sembrare orgoglioso. Per apprendere in quaii modi e in quale misura egli potesse noll stimare più che odiare, bisog-oava apprenderlo, quando si godeva della sua fiducia, + Antonio Di Rudinì piu che del princ1 10 monarchico, era caloroso propugnatore del regime rappresentativo; il primo subordinava al secondo. D' onde in lui una certa indifferenza tra la repubblica e la monarchia; questa servi con dignità e senza cortigianeria ; alla prima si sarebbe adattato di buona voglia. Se nel 1898 violò cogli stati di assedio le buone norme del regime rappresentivo-
394 RIVISTA POPOLARE e controfirmò i relativi decreti Giuseppe Zanardelli, che di esso non potè mai essere considerato come un tiepido sostenitore - vi fu indotto da quelle che a lui parvero supreme necessid, indotto a ciò dalle notizie mendaci che le autorità locali gli fecero pervenire e - perchè nascondere questa sua debolezza? - sospinto dalla paura di essere giudicato inferiore a Crispi nella energia. Passo sopra alle simpatie verso il liberalismo nella politica economica, che alla stregua· della realtà egli fece sempre tacere, e mi fermo invece sulla decisa antipatia verso la politica coloniale - almeno verso quella politica coloniale, che la fatalità e gli errori dei governanti imposero malauguratament~ all' Itali:1. Dell:t sua antipatia verso la politica coloniale si ebbe un primo indizio nella facilita colla quale dispose la Inchiesta governativa sull'Africa-in seguito alla mia mozione per una Inchiesta parlament.tre, suggeritami dai delitti del Livraghismo. Nel secondo ministero che fu un prodotto della disfatta di Adua, i suoi intendimenti manifestò più apertamente colla cessione di Cassala, colla pace conchiusa con Menelik, colla scelta di Mar• tini a governatore dell'Eritrea; scelta ch'era una ga• ranzia di una politica pacifica e non animata dal maligno spirito della revanche, come i fatti dimostrarono. L'articolo della Nuova Antoloiia sul libro di Lord Cromcr, infine, rivelò intero l'animo suo avverso alla disgraziata avventura africana ; articolo, che ha potuto suggerire uno sciocco giudizio ad • un clown parlamentare, ma che risponde pienamente a verità ed agli interessi reali del nostro paese. Nè si parli di contraddizione da certi critici facili e leggeri, che avrebbero voluto, che egli avesse abbandonato definitivamente la colonia giacchè era convinto che essa era di danno e non di giovamento. Costoro di_menticarono che anche oggi tra i più convinti avversari della politica coloniale se si venisse ad un referendum ben pochi voterebbero per l'abbandono della colonia, perchè al danno materiale presente contrappongono il danno_ morale maggiore che da tale atto v~rrebbe. E se la politica prudente di Di Rudinì suscitò aspre critiche , una più radicale che fosse arrivata all'abbandono a•;rebbe dato buon Qiuoco ai auerra- •J b fondai, che avrebbero ricondotto sugli scudi Crispi con nocumento infinitamente maggiore della cosa pubblica. La politica coloniale, poi, ha servito come pietra di paragone tra Di Rudinì e Crispi nel modo di intendere il regime rappresentativo. Crispi voleva richiamare Barattieri dall'Africa, ma subi la volontà di Umberto 1 ° e lasciandolo in Africa assunse la sua grande parte di responsabilità nel disastro di Abba Ca rima. Umberto 1. 0 rifiuta vasi di firmare il trattato di pace con Menelik, ma Di Rudinì rimase fermo al suo posto e finì coll' imporgli l' atto di cui costituzionalmente rispondeva il ministero, ponendogli, di fatto, il dilemma : o venire nella grave determinazione di licenziare di sua autorità il ministero, o di firmare ]'atto che il ministero gli sottoponeva e di cui costituzionalmente assumeva la responsabilità. Antonio Di Rudinì della vecchia destra di Sella e di Spaventa aveva preso un caposaldo: quello della supremazia del potere civi le sulla Chiesa che rispondeva ai suoi senti men ti di anticlericalismo, tanto profondo e sano quanto meno teatralmente affermato. Quanti lo conoscevano davvicino non si sorpresero del suo ordine del giorno e del suo voto sul l' insegnamento religioso e non sospettarono menomamente che l' uno e l' altro gli fossero stati suggeriti da quella volg:tre schermaglia parla men tare, che mira alla conquista del potere, che sapeva assumere qùando le condizioni parlamentari a lui lo conferivano; ma che non ricercò mai creando artificio..: samente le com bina1.ioni, che a lui dovevano farlo pervenire. Della sua credenza nella superiorità dello Stato laico sul potere ecclesiastico si ebbe prova recente in occasione delle dimissioni di Prinetti nel suo secondo ministero , alle quali non furono estranee le relazioni e le visite scambiate tra il ministro lombardo e l'arcivescovo di Milano. Poi venne il suo telegramma al depuuto Rota-il famoso telegramma di 'Bergamo-; il quale se rimase senza risposta o meglio se la risposta andò a Giolitti e non a -:hi lo aveva invi~ito, più che altro dimostra, che Di H.udini si era sbagliato credendo il Rota un anticlericale, mentre egli era semplicemente un clericale che si differenziava dal suo avversario nel desiderio ardente di fare atto di servilismo ministeriale. La prov:1 decisiva della sincerid e nobilta del suo anticlericalismo la dette nel momento supremo in cui l'uomo fa getto <li ogni infingimento e si rivela rigorosamente qu:1l' è. Ebbene in tale·---momento supremo, e quando era conscio del la im minenza della morte, egli respinse con tutta la serietà . e la garbateua, che gli erano consuete, i cosi detti conforti della religione. • Con ciò egli dette una lezione solenne di carattere a molti mangiapreti da strapazzo , che in fin di vita per paura dell' al di là o per b:-isse convenienze rinnegano tutto il loro passato. E l-Ome fu commovente , nobile ed istruttivo il dialogo breve e solenne tra il morente e l'impor• tuno prete che credette; in extremis di poter prendere possesso del.l'anima sua ! A Monsignor Beccaria, che glieli offriva e che quasi gli faceva comprendere che l'offerta venh·a consigliata dal Re, egli rispose con forza : « Per questo ella non può esser venuto, perchè non richiesto !... Coi miei precedenti , alla mia età, in un istante come questo non si rinunzia ai propri crnvincirnenti .... ». Il punto (ulminante. delle convinzioni politiche , dell'on. Di Rudini, infine 1 veniva r:Lppresentato dal suo ardente :1more per l'unità della n:12ione, del suo alto sentimellto deib italianita. Iniziò la sua vit,1 politica affermando tale sentimento tr:1 i pericoli delle fucilate di Palermo e ad esso tutto avrebbe sacrificato. ~icchè, se non fossero state realmente pronunziate le p:1role che negli ultimi momenti, tra un deliquio e l'altro, gli sonn state messe in boe• ca, sulla patria gra11de, sul conforto che sentiva sa• pendo di morire quando l'Italia era divenuta. grande, certo è che esse rispondevano meravigliosamente ai suoi desideri, ai suoi voti , al suo intimo pensiero e ne riassumevano la vita. Questo credo di potere affermare serenamente sull' uomo, eh' è scomparso e col quale mi sono intrattenuto moltissime .rolte nelle più svariate occasioni e nella più schietta intimità ... Il giudizio mio complessivamente favorevole allo scomparso uomo di· stato scaturisce dallo esame dei
RIVISTA POPOLARE 395 fatti ; perciò si e imposto nel .giornalismo italiano con una un:inimità r:ira, che va dal Corriere ddla St'ra a Francesco Ciccotti nell'Avanti tra i socialisti, ad Arturo La briola nel Pungolo tra i sindacalisti-; unanimità che non può essere rotta dal contrario avviso di politici lillipuziani ... e peggio. Di Rudini si aflerma, che passò senza lasciare un a grande traccia. Ed è vero. Ma occorrono le situazioni favorevoli, perchè facciano le grandi cose; ed egli non le ebbe mai t:ili. La sua azione, poi, era inceppata da una intrinseca e irrimediabile contraddizione : la politica e i suoi precedenti lo avevano materialmente iucl1iodato all'Estrema destra e il suo spirito a preferenza era in comunione cogli uomini di Estrema sinistra. Ma nulla avrei da rimproverare ad Antonio Di Rudini ministro ? A parte il malaugurato 1898, sul quale all'ind_omani dei dolorosi avveni1renti ho pubblicato un libro (Tumulti e reazione), che non mi costringe ora a ricredermi ed a correggermi, non potei approvare nel suo primo ministero le misere riduzioni nello assegno alle scuole italiane all'estero, ch'erano state una idea geniale di Crispi ; e nel secondo la sua separazione dal Ricotti nella quistione delle spese militari. Ciò detto con lealtà mi sia permesso ora di riferire alcuni ricordi personali ed alcune mie impressioni, che servono a I umeggiare la sua figura e gli avvenimenti nei quali direttamente e inderattamente fu impegnata la sua persona. + 1866. - 11 nome Di Rudini risuono alle mie orecchie la prima volta mentre mi trovavo in Lombardia, a Nuvolento, tra i garibaldini reduci dal Tirolo. I giornali ce lo presentarono come combattente col fucile in mano contro i clericali, che in Settembre a Paiermo volevano tentare uno ,forzo armato in pro della reazione. In quel momento e in quello ambiente non poteva quindi, che riuscirmi simpatico. La mia prima impressione, però erasi modificata, in forza dell'azione che un altro ambiente sociale aveva esercitata sull'animo mio. In Sicilia, infatti, erano pochissimi coloro , che gli perdonavano il fatto di essersi battuto contro i propri concittadini in difesa dell' unid nazionale; in Sicilia allora, come forse a,1che adesso, qualunque ribelle appariva sacro ed erano qualificati come sbirri quanti ai ribelli si opponevano. . Non nego che al i11utamen to di giudizio ero anche venuto per le voci apparse sul luogo sul moto di Palermo del 1866, che non più clericale, ma repubblicano e precocemente socialista lodesignavanosi aftermava, infatti , che Saverio Friscia vi avesse avuto parte; ciò che l'amico carissimo, che dopo molti anni conobbi e che fu, insieme a Fanelli, il primo deputato socialista nel Parbmepto italiano, non mi confermò mai. Crispi e i suoi amici soffiavano nel fuoco per consolidare tra i sicili:rni la grande impopolarità di cui era circondato il suo nome; ed io finii col credere come quasi tutti i siciliani, che Di Rudini fosse un reazionario, un iguorante , un orgoglioso aristocratico. 1869.- Il mio arresto per cospirazione repubblicana avvenuto in Napoli in Febbraio 1869, mentre egli n'era il Prefetto, non poteva che accrescere la mi~ antipatia per Di Rudinì. La sua entrata nel ministero Menabrea, il ministero cosidetto di Santa Caterina, non poteva che confermarmi nelle opinione che egli fosse un fiero reazionario. 1891. - Seguii con scarsa attenzione l'opera politica del Di R udini sino al giorno in cui fui nominato deputato (1890). , Poco dopo in seguito al voto del 31 Gennaio, quello delle Sante Memorie, che rovesciò il ministero Crispi, il governo pervenne per la prima volta nelle sue mani ; tutta l' Rstrema sinistra, me compreso, come reazione contro Crispi ch'era dalla medesima cordialmente detestato, l'accolse con benevola diffidenza. Ebbi allora occasione di avvicinarlo sia • quando presentai l'accennata mozione per l'inchiesta africana, sia quando svolsi l'altra sul nuovo catasto · e cominciai a convincermi anzitutto che egli era ben diverso da quello che intellettualmente credevo che fosse e potei sin da allora convincermi che egli portasse un grande amore per la Sicilia per la quale sperava di poter fare qualche cosa di utile; e di essa e dei suoi interessi s'intrattenne ripetutamente con Pantano e con me. Quando lo seppi in ottimi rapporti con Cavalfotti e con Pantano mi persuasi che non doveva essere quel reazionario che immaginavo. Comunque le voci corse allora di un flirt troppo politico e con Cavallotti e con Pantano, m' indussero aq aprire una campagna nell'Isola, che dirigevo in Pa. lermo e nelle quale pur trattando con riguardo il Di Rudini com batteva viva mento la ipotesi di una entrata dei due deputati dell'Estrema, ancora non divisa nei suoi tre gruppi attu:lli, nel ministero da lui presieduto. Il pugilato avvenuto alla Camera, e descritto esattamente da Lodi nella Vita, non intiepidi, che per un momento i rapporti di Cavallotti e del1' Estrema con Di Ru<lini , che aveva rinnovata la Triplice. 1892. - Le rel~zioni person:1li tra me e Di Ru. <lini si erano fatte abbastanza cordiali nei due anni corsi d;tlla mia prima elezione alle rivelazioni sulla Banca Romana e la stima, che m'inspirava quando da Mafki Panta leoni r:cevetti Li copia della Inchiesta Biagini, prima di decidermi ·a parlarne, m' indusse a consigli:1rmi con due soli parlamentari, con Bovio e con Di Rudini,-Pantano che mi assisteva sempre fraternamente era caduto nelle elezioni generali del 1892.-Si sapeva nella Camera, che io doveva fare delle- rivelazioni; ma la grande maggioranza dei colleghi della Camer,1 mettevano in canzonatura, i J-egrtti del mio plico. Confesso che non ~ra piccola la perplessità mia; ma fu decisivo l'incoraggiamento che mi venne da Di Rudini. Poscia quando seppi, che tu Gaetano Mosca a consigliare il mio nome a Pantaleoni, conoscendo le intimissime relazìoni del .Nfosca ·coll'ex Presidente del Consiglio, mi spiegai I' approvazione che mi venne da quest' ultimo al grave p:tsso che stavo per dare. Durante la mia non breve campagna sulla Banca rom:i.na il Di Rudini ebbe per me una missiva, che egli stesso _enunziandomela, qualificò strana. Avendo io chiesto alla Camer;1 i nomi degli azionisti e dei correntisti della famosa 'Banca Tiberina si era sospett:uo , e con ragione , che io volessi colpire l'amministrazione di Casa Reale per iscoprirç le prove che i famosi soccorsi della Banca
396 RIVISTA POPOLARE Nazionale alla Tiberina e agli altri istituti analoghi nel 1889 erano stati concessi per impedirne il fallimento e la perdita consecutiva di Casa Reale. Umberto 1 °, per distrurre i sospetti , per mezzo del Di Rudinì mi proponeva visione dei libri e dei conti di Casa Reale; offerta che, com'era naturale, declinai. Di che , dopo la mia recisa risposta , lo stesso Di Rudinì mi lodò. 1893.-Caduto l'on. Giolitti, in seguito alla lettura della Relazione del Comitato dei Sette, e mentre imperversava in Sicilia la tormenta dei Fasci, ven• ne i11 mente a Crispi, che in quel movimento vedeva lo zampino della Francia , di costituire un ministero, in cui dovevano entrare uomini delle diverse parti politiche. E voleva che con lui entrassero Di Rudini , Cavallotti ed anche io. Allora il Di Rudini , forse più per esplorare l' animo mio .::he per prendere consiglio dalla mia decisione , in una lunghissima conversazione peripatetica in Piazza Montecitorio nei primi di Dicembre 1893 mi disse che egli avrebbe accettato di far parte del Ministero Crispi se anche io mi tosse deciso ad entrarvi. 11 mio rifiuto per ragioni politiche ineliminabili non poteva c:he essere reciso ; ed anche lui si decise per la negativa, sapratutto perchè non vedeva da parte della Francia alcun pericolo e non scorgéva quindi la necessita di costituire un grande ministero senza colore politico, ma con carattere prettamente nazionale. 1894. - Come governasse Crispi nel suo secondo ministero, ch'ebbe, però il merito di aver preso Sonnino, che colla crudeltà tassato ria completò l'opera precedente del ministero della lesina, salvando la finanza italiana , tutti sanno, e tutti ricordano il voto dei primi di Dicembre 1894, che pose la quistione morale contro Crispi. La sera stessa del voto, che mise in minoranza il ministero per sei voti, verso le 8 pomeridiane mi _portai alla Camera, che in quell'ora era deserta, e nel sito dove si affiggono i telegrammi della Stefani ne vidi uno lunghissimo. Il compianto Saverio Fazio che mi accompagnava, lo lesse per ~l primo e, sbalordito, m' invitò a leggerlo anche 10. Non so se in me fu più viva l'indignazione e più forte lo sbalordimento. Certo è che il mio primo pensiero fu di correre da Di Rudini. Egli, sorpreso, della insolita mia visita - mai avevo posto piede in casa sua - mi accolse cortesemente in un salottino nel quale prendeva il cafl:èinsieme alla figlia. Agitatissimo gli esposi il motivo della mia presenza in casa sua a quell'ora; incompostamente gli rilerii un sunto della famigerata relazione Crispi sulla chiusura della sessione , che preludeva allo scioglimento della Camera. . Rimasi mortificato dell'accoglienza fattamidi primo acchito. Egli con uno dei suoi migliori sorrisi che sembravano canzonatorii in certi momenti dubitò della mia attenzione nel leggere e maggi~rmente della mia memoria ed attitudine nel riferire: cc Senta , egli mi disse , credo capace l' on. Crispi di qualunque errore e di qualunque violenza, ma non di avere fatta una_ relazione nei sensi da lei espostimi. Del resto, ag~m?s~, per quanto il Re lo ritenga aggiogato al Crispt, io son certo che Umberto 1. 0 non vorrà coprire della sua persona quella di Crispi attaccato nell' onore ». Ma a togliermi dall'imbarazzo in cui mi poneva l' incredulità del mio interlocutore sopraggiunse un cameriere che gli portava La Tribuna allora uscita. Entrambi cercammo subito se c'era la Relazione; e c'era infatti in prima pagina. A misura che Di Rudini la leggeva si scorgeva che egli era in preda ad una agitazione crescente. Non lo vidi mai cosi turbato, egli che di solito ci teneva a mostrarsi in1passibile, cd a lettura finita con parole brevi dopo avere più volte ripetuto: E' grave I è ;:rave assai I ed avermi chiesto scusa della incredulità sua, mi strinse la mano e tutto il suo pensiero lo riassunse conchiudendo : Qualche cosa si deve fare. Occorre una solenne protesta. La stessa sera, della mia visita a Di Rudinì parlai con Cavallotti, col quale coabitavo in Piaz1.a Randanini. Egli che era fuori della grazia di Dio, approvò il passo da me fatto e si mostrò lietissimo delle intenzioni mostrate da Di Rudini: Lascia fare a me, egli mi disse ; domani cominceremo una gran_de battaglia . L'indomani, infatti, egli si dette anima e corpo per avvicinare uomini verso i quali serbava rancori giustificati, per metterli tutti d' accordo passando sopra ogni dissenso e facendo tacere tutti i risentimenti; e furono presi gli accordi per la famosa riunione della Sala Rossa , colla quale cominciò la battaglia per la questione morale. 1896. - Dissi che sin dal suo primo ministetò egli a Pantano, a me e forse ed altri aveva mostrato l' intenzione e il desiderio di fare qualche cosa di bene per la Sicilia ; e appena costituito il secondo suo ministero, pel tramitf di Ricotti, ci tipetè i suoi proponimenti. Alle parole corrisposero subito i fatti: nei primi di luglio con decreto-legge approvò la costituzione della Società Anglo-sicula, che assicurò la prosperità dell' industria zolfifera per un decennio e prese l'impegno, mantenuto, di farlo approvare dalla Camera. Per la Sicilia , dov' erano recenti i ricordi di un Commissario Militare, colle migliori intenzioni del mondo propose e fece accettare la istituzione del Regio Commissario straordinario Civile, che fece del bene, e che di più avrebbe potuto farne, se il Cod ronchi non si fosse lasciato assorbire dalla sua passione di parte e dalle meschine lotte elettorali, adoperando metodi detestabili e detestati, che si erano sempre adoperati nell' isola e in tutto il mezzogiorno. Ma in quel suo secondo Ministero i propositi liberali furono riafl:ermati e consacrati dai fatti. Per consiglio ed ispirazione di Pantano presentò e tece passare la legge sul sindaco elettivo in tutti i Comuni; presentò il disegno dalle apparenze modeste, ma di tanto interesse economico e sociale pel mezzogiorno e per la Sicilia, sulla costituzione delle frazioni rurali e a quanti dell'Estrema lo avvicinarono ali.ora manifestava il fermo proponimento di in novazioni legislative radicali poli tiche e soc.iali. Non poteva contare sulla Ca mera fatta da Crispi a somiglianza ed immagine sua nelle elezioni generali del 1895 e .si preparava a convocare di nuovo i Comizi di pieno. accordo con Cavallotti , che si apparecchiava, quasi, a farla da capo della maggioranza. Dell'accordo pieno in tutto e su tutto qui stesso pubblicai un documento ineccepibile: la lettera di Cavallotti; parecchie altre sullo stesso tono e forse più penetranti potrebbero pubblicarle Carlo Romussi ed Emilio Giampietro. Dopo sopraggiunse la tempesta sanguinosa del 1898 ; e allora con infinita amarezza egli si senti 4
RIVISTA POPOLARE 397 riproverare da Sonnino e da Fortis in piena Camera di avere tradito la monarchia e di averla consegnata nelle mani di Cavallotti, rimprovero ripetuto più sconciamente in un opuscolo anonimo, che fu diffuso a Roma a migliaia di copie e nel quale si faceva grave colpa al Re di avere affidato il governo a chi si preparava a farla da Ruiz Zo- -rilla. Le accuse sulle sue responsabilità pe· fatti del 1898 si ripeterono sempre con inesorabile costanza dalla parte radicale e repubblicana sopratutto. Ed a me, che contro amici carlssimi politici e personali , ne assunsi la parziale difesa , manifestò con effusione: la riconoscenza, ma disdegnò sempre di ditendersi e di polemizzare. Pel disdegno che arrivava al di- .sgusto all'accusa di voler tradire la monarchia non volle rispondere trionfalmente facendo appello alla lettera di Cavallotti pubblicata dalla 'R..,ivistapopolare, nella quale l'indimenticabile politico della democrazia apertamente si staccava da Bovio e da lmbriani e pel metodo e pei. fini, che questi ultimi volevano conseguire. A chi gli suggeriva, la difesa, quasi sempre egli serenamente rispondeva : A 1'1lebasta la coscienza di non avere nulla da rimproverarmi. 1908. - Un ,ultimo ricordo personale, che 1ttesta sempre più e meglio quali fossero i suoi sentimenti unitari e italiani. Era cominciata l' agitazione Pro Nasi in Sicilia. Alcuni suoi elettori da Caccamo gli avevano telegrafato di assumerne le difese. Egli sdegnato da questo atto, che giudicava una sconvenienza ed una aberrazione, chiamatomi in disparte mi fece leggere quel telegramma. Senza dargli tempo a commentarlo gli feci leggere , alla presenza dell' on. Di Trabia, pienamente concorde con me, ciò che avevo risposto ad alcuni amici elettori di Villarosa , che mi avevano fatto analoga proposta. Egli allora commosso mi abbracciò con una effusio.ne di cui noq, lo credevo capace e rispose ai su~i ~lettori di éaccamo in modo perfettamente conforme al mio. N()n si può, non si deve transir.ere concludeva, con un movimento che, certamente contro le intenzioni dell'on. Nasi, puj riuscire agli stessi dolorosi avvenimenti del 1866 I DoTT. NAPOLEONE CoLAJANNI + 1 nostri rappresentanti ~ll'estero.-ln altra parte della H.tvista si fa menzione del la sua poca corretta condotta di Consoli e di funzionari italiani nel nord America che col loro contegno acccreditano la voce che Raffaele Palizzolo sia andato negli Stati Uniti quale 'rappresentante del gove1·no con la missione di combattervi la Mano Nera (1). Altra volta ci occupammo della delicatezza del Sal vago Raggi, denunziato a suo tempo dall'amico Mira.belli, che in Cina si fece liquidare danni per una somma molto maggiore del reale ..... Il governo italiano di tanta delicatezza lo ricompensò mandandolo a governare l' Eritrea. Forse perchè là. non ci sono cinesi, ma abissini, che prendono milioni, ma non ne danno? ... Poi venne la volta del capitano Cieco di Cola, che alla Corte di Re Menel:k ne fece tante da essere promosso rappresentante del Re d'Italia presso il Re del Siam. Forse perchè quel regno essendo molto lontano (1) L'articolo, cui qui si allude per le esigenze dello spazio è stato rimandato al prossimo numero. La Reda{ione non si potranno avei:e notizie delle nuove gesta che potrà compiervi il chiarissimo signor capitano? Ora è la volta del Marchese I ·nperial.i ambasciatore Italiano a Costantinopoli verao il quale la Colonia ha fatto ripetute ed eloquenti manifestazioni di avve_rsic.ne. A lui non si possono rimproverare indelicatezze com~ qnelle cominesse dal Cieco di Cola; Ma dal punto di vista politico ha commesso errore più grosso: dopo la proclamazione della Costituzione in Turchia, ha reso inviso il nome italiano favorendo la fuga di Selim Melhamè, un ministro odiato e disprezzato dai giovani turchi come un grande ladro e di cui La Revue di J ean Finot ba narrato vita e miracoli. E Solim Melhamè percorre ora l' Italia godendosi . da gran signore il frutto delle sue oneste fatiche. Vico Mantegazza, che conosce tanto benel'Oriente,sulla Nazione di Firenze ha strigliato per bene il Marchese· Imperiali dimostrando, che la giustificazione del cenna to favoreggiamento non si regge; ed egli ha pure deplorato che gli ufficiali italiani a Costantinopoli inviativi a richiesta dal St1ltano non vi abbiano altra mansione se non quella di correre a piedi dietro la carrozza di Abdul Hamid, il grande assassino-come venne chiamato e, come rimane anche dopo la seconda proclamazione della costituzione - quando ritorna dal Selamlik. Più delicata è la posizione di qualcuno di tali ufficiali perchè legato da parentela al ministro, di cui l'ambasciatore ha favorito la fuga. Ma tali ufficiali hanno avvertito le difficoltà in cui essi si trovano nella Giovane Turchia e, si dice, che ritornano in patria. Meno male ! Ritornino pure; ma non regge la difesa che di loro ha fatto il Giornale d'Italia. Pbrcbè gli ufficiali francesi e tedesohi facendola da Turchi hanno fatto rapida e lucrosa carriera approveremo noi gli ufficiali italiani, che li hanno imitati? Gli .atti sconvenienti rimangono tali , anche se da molti commessi. Possiamo pretendere che il nome d'Italia sia rispettato quando gli ambasciatori italiani favoreggiano la fuga dei grandi ladroni; quando i nostri ufficiali servono da lacchè al più grande briccone coronato; quando i consoli italiani si sdilinquiscono dinanzi a Raffaele Palizzolo? + Per la educazione politica in Sicilia e nel 1''lezzoglorno.- Questo è i1 titolo identico di uno stelloncino che pubblicammo nel N. del 31 maggio. Allora protestammo contro le voci eh' erano a noi pervenute d' indebite ingerenze del Prefetto di Trapani , Anceschi, iu favore della candidatura Saporito nel Collegio di Castel vetra.no. Stigmatizzammo quelle ingerenze da un doppio punto di vista, uno d' indole genera.le ~ l'altro, per cosi dire, specifico e particolare; ma in questo momento più importante del primo. Se vere quelle ingerenze, dicevamo, si falsa il carattere del regime rappresentativo , non si fa la educazione politica di quelle regioni , che ne hanno tanto bisogno. Questo l'aspetto generale. L' interesse particolare e rilevantissimo emerge dal la circostanza che l'appoggio illecito prestato -dal Prefetto alla candidatura Saporito serve meravigliosamente a ribadire la convinzione nei Nasiani di buona fede, cioè nella massa del popolo, che Nasi è vittima dell' odio politico di Giolitti ; che il processo contro il primo non fu che una sopraffazione ed una persecuzione politica. Dalla parte del Prefetto non ci venne alcuna smentita· ma da alcuni partigiani dell'on. Saporito e nostri ami~i personali ci vennero assicurazioni calorose contro le voci da noi racco I te. Dichiariamo francamente, che saremmo stati lietissimi se ci si fosse dimostrato che ci eravamo ingannati. Ma è sopraggiunto un fatto mostruoso e inverosimile, ma che sinora non ha ricevuto alcuna amen~
398 RÌVISTA PòPOLARE tita, che dà un carattere stra.ordina.rio di veridicità alle voci da noi raccolte. Il fatto lo abbiamo appreso da corrispondenze da Trapani al Giornale di Sicilia ed all' Ora di Palermo e· da un articolo del Corriere di Catania - tre giornali di colore diverso, che nulla di comune hanno tra loro. Il fatto è que3to ed ha bisogno di una premessa. Si premette che t.lla riuscita dell' on. Saporito si giudica indispensabile il ooncorso degli elettori di Campobello di Mazzara, dove spadroneggia certo Dottore Giuseppe Accardi, che gode fama di essere un avvArsario del deputato per Castelvetrano. Si dice che il Prefetto di Trapani, che non dovrebbe preoccuvarsi della sorte di alcun deputato - molto meno di quella dell' on. Saporito per le gravi ragioni esposte - invece si sia dato tanto da fare da convincere il Dott. Accardi - con quali argomenti 1-a sottoscrivere un concordato col ::,indaco di Castelvetrano, col quale l' Accardi, Sindaco di Campobello, promette il suo appoggio all' on. Saporito nelle future elezioni generali. E il concordato è stato sottoscritto, secondo i tre citati giornali , alla presenza del P1·efetto AnceschiI Il caso crediamo che sia del tutto nuovo, ma per quanto nuovo altrettanto obbrobrioso. L'ingerenza del rappresentante dol governo non si sarebbe mai mani• festata con tanta sfacciataggine e con tanta impudenza. 11 fatto appena venne conosciuto suscitò una legittima e vi va indignazione e tutti i circoli socih-listi della provincia di Tra pani , nonchè alcuni monarchici di Mazzara del Vallo hanno pubblicato vibratissimi ordini del giorno contro il Prefetto Anceschi e contro il governo che lo tiene a· Trapani. che ha consumato un atto , che essi qualificano giustamente come un ricatto politicò. Noi-·ci associamo pienamente alla loro protf'sta; però sentiamo il dovere di aggiungere che la condotta del Dott. Accardi non ci sembra meno biasimevole di quella dell' Anceschi; forse lo è di più. Il Sindaco di Campobello ha dato prova: o di basso servilismo se manterrà; o di laida slealtà se innanzi al Prefetto ha fatto una promessa che non intende mantenere. Se le autorità politiche corrompono il mezzogiorno anzichè farne la educazione colle loro prepotenze e colle loro seduzioni; non fanno opera migliore i cittadini, che danno spettacolo triste di vigliaccheria. Questa loro vigliaccheria· rende audaci i primi e rende possibile una loro ingerenza, che essi non si permetterebbero mai nel settentrione d'Italia. Verrà qualche rt,ttitìca? Verrà una smentita? Vorremmo sperarlo ; ma non l' osiamo. Se non venisse, l'on. Giolitti, mantenendo l'Anceschi a Trapani, commetterebbe un grave errore e assumerebbe tutta intera la responsabilità dei ricatti compiuti dal suo funzionario. ,._ + Il slndaoaliamo e lo sciopero generale in Francia .... come in Italia. - A Vigneux c'è stato un massacro di lavoratori come in Italia. Le cause che lo hanno determinato sono state identiche a quelle che furono iu azione in Italia: Come in Italia, in Francia i sindacalisti hanno proclamato lo sciopero generale per un giorno a Parigi; e lo sciopero generale fu uu mezzo fiasco, se non un fiasco completo. Le stesse caude e gli stessi metodi producono gli stessi effetti da per tutto. All'indomani dello sciopero generale la Federazione della Senna rivolgeva un violenti::1::1imoappello all' Opinione pubblica, in. cui erano questi tratti caretteristiei: e Molti overai sono stati uccisi nelle vie di Villee nenve Saint - Georget1 dai soldati eccitati dai loro capi•. e In presenza di questo dramma ;spa.ventevole -:;oi e siete, per la m1~gior pute, ,~im\ iti in lift H' nt. e od ostili! •. e Dei segretari di sindacati, dei rappresentanti delle « organizzazioni operaie, nei quali i loro compagni e avevano risposta la loro fiducia, sono state arbitrae riamente arrestati, imprigionati, processati, senza e fondate accuse • .... e E molti fra. voi hanno approvato queste scandac lose violazioni della libertà individuale l •. e In segno di protesta contro questi atti iniqui e e contro questi reati, i lavoratori organizzati hanno e sospeso il lavoro;. essi hanno rifiutato, un giorno, e alla società matrigna, il lavoro che la fa vivere ... « E voi avete sogghignato, avete criticato, senza « voler comprendere>. (Humanitè 6 Agosto). I sindaca.listi rivoluzionari francesi così hanno ufficialmente riconosciuto che l'opinione pubblica è loro contraria. Ma prima del massacro ultimo, un altro giornale sindacalista aveva fatto con dolore la stessa confessione. L'avevano rilevato gli scrittori del Socialisme del Marxista ortodos::10Gue::1te per condannare il rivoluzionarismo sindacalista e consigliare un diverso metodo avvertendo che gli scioperi rontinui e gli appelli frequenti alla violenza avevano finito per rendel'opinione pubblica contrai::.ia.a loro. Come in Italia nel 1904:..... E con questa ultima constatazione noi potremmo terminare; ma non possiamo tacere su Ila contraddizione dell'Avanti I Questo che combatte i sindacalisti rivoluzionari in Italia, ha difeso i sindacalisti rivoluzionari in Francia .... Eppure in Francia dove si gode una grande libertà e vige il suffragio universale la violenza. rivoluzionaria è assai meno giustificabile che in Italia .... Che ne dice l'amico Morgari, che ~altra volta con corag~io pari alla rettitudine ed alla logica, afferrò il toro per le corna in Italia? Sono più paurose le corna del toro francese ? • Gli amministratori decorativi .... --I giornali i:ti sono oc,mpati del Senatore Alcòo Md.ssarucci accusato di Bancarotta fraudolenta. Il Senatore si dichiara innocente e di sapere poco meno che nulla del fallimento dell'Istituto Italiano di Assictt,razioni sulla vita ed ammortamento fondiario. Può darsi benissimo che egli sia real ,nente innocente. Ma noi non intendiamo occuparci dell'accusa che su di lui pesa; vogliamo invece rilevare c~e nel Consiglio di Amministratore oltre il Senatore Massarucci ne facevano parte un altro senatore Augusto Baccelli (defunto), e diversi marchesi, commendatori, c«valieri, dottori, professori ecc. Rileviamo tale circostanza perchè è invalsa la pessima abitudine di sceo-liere alle varie cariche delle o società per azioni-specialmente se predestinate a tallire - dei nomi rimbombanti di senatori, marchesi, conti ecc. che nulla sa.uno delle società lasciate nelle mani d' imbroglioni fondatori e direttori e che accettano l' incarico o per vanità sciocca o per ricavarne l'importo dei gettoni di presenza o di qualche emolumento fisso. Noi sappiamo di un senatore che s'intendeva molto di cavalleria, ma che pur essendo un galantuomo fio-urava in molti consigli di amministrazione ' o l • di Società per azioni senza che sapesse una so ~ virgola di economia, d'industria, di commercio , d1 amministrazione ..... Il milionario duca di Ceri, l'erede del Principe Torlonia, non fio-urava tra i Censori della B:inca H.omana ? Col suo no~e non copriva tutte le brutture condite di patriarcale ingenuità. di Bernardo T1:1.nlongo? Ora noi deploriamo t1.ltamenle questa mala abitudine negli uom~ni p0litici e nei blaHonati che ci tengono al loro buou nome di fare parte del ,:_Consigliodi amministrazione in modo esclusivamente decorativo e senza.
RI\tISTA POPOLAR E 399 prendere alcuna parte effettiva alla ge3tione dell' azienda. Essi, anche senza volerlo, si prestano alla per - petrazione di mo!te truffe perchè coi loro nomi , che figurano nei manifesti, nelle circolari e nei titoli delle azi_oni , contribuiscono ad ingannare i merE azionisti. Qualche volta poi pagano coi processi e colla vergogna che da essi a loro viene. Allora accampano la loro buona fede ; ma in buona coscienza essi ricevono ciò che hanno meritato. + Quando nacque Giuseppe iHazzlnl? - Un bravo giovane uegli l::lt.:ontgtiorni wandò &.11a Rivista un buon ~rticolo per co:-nmemornre il prim, centenario della naseita di Giuseppe Mazzini. Gli f,, osservato; naturalmente, che egli arrivava in ritardo di tre anni .. Lo scrittore accettò la osservazione; ma rispose con questa lettera, che ci piace riprodurre, onde far conoscere con quale deplorevole leggerezza seri vano uomini che vanno per la maggiore, di un colf s::io di ieri : di Giuseppe Mazzini: e Gra:t.ie anzitutto.della cortese sollecitndine cori cui Ella. ha risposto. L'errore mi ha procacciato nn suo autografo: qnindi dopo tut.to non sono scontento d'avere lavorato per scrivere q:1e~le poch ➔ cose su Mazzini. « Ma io voglio a mia disco!pa addurre qn.alche ragione. Non so da chi 1m giovane debba apprendere quando è nato G. l\!azzi11i. Giacchè: G. Venturi: Storia dellri letteratura Italirrna, pa!;, 250 dice ..... G. Mazzini (1808-1872) - Torraca: Let• teratura ]tal. Sec. XIX, pag-. G24 dice ...... l\Iazzini nacque ir 28 giugno 1808-Mestica: Letter. italiana, Voi. III pag. 635 dice..... G. l\1aizini 7 nato il 2:2 gi11gno 1805-C. Manfroni: Lezioni di Storia d' Eiiropa., Voi. III pag. 229 dice...... Mazzini nato nel 1804 - Rinaudo: Storia dei tempi moderni, pag. 284 dice ..... Mazzini 1 nato nel 1805 - Carducci: Prose scelte, (non ho presente la pag.) dice .... G. Mazzini (28 luglio 1808). Tra tanta varietà di date (co;ue se si trattasse d'11n personaggio della storia oriPntale-greca assira-babilonese) io ho scelto quella cha cr, detti più giusta , sapendo che Carducci ebbe sempre cnra di trovare date storiche esatte. Invece mi aL:corgo clie seguendo lui ho errato. Può darsi pure che si tratti di errore di stampa: ma proprio a quel punto si doveva sbagliare? Il fatto si è che quei signori , di cui sopra , sono quasi tutti professori d'Università ....... > + Il Regio J.otto intangibile oggi eone sotto 1 Borboni. - Uu llC:titL'v alibvuato lUt::HUure Jet1'artic0lo del prof. Pisani contro. il giuoco del ]ott.o e del richiamo ad esso da aoi fatto nel render conto dell'ultima interessante pubblicazione dello etesso Pisani, e disgustato dalla voce che corre della pros.-;ima istituzione di altre ruote, è andato a scavare nell'Archivio stm·ico napoletano (anno 1898. Fase. 2° pag 393) questo brano di un articolo sul lotto, che è veramente adatto per dimostrare come ad un secolo e mezzo di distanza, i tempi non sono mutati in quanto al Regio lotto, l,enchè ai Borboni siano succeduti i Savoiardi. Nell'Archivio storico, adunq ue, si seri veva dieci anni or sono: • : •.•• e E' noto che i Goudar furono espul::3ida Napoli Il 1775 ed è stata esposta varie voi te, ed anche r~cente_rnente in questo Archivio, la. ragione dell'espulsione; 11 pretesto fu tolto da un lìbro che il Goudar aveva pubblicato nel 1771 ad Amsterdam in cui si attaccava aspramente l'amministrazione del Tanucci. In ~n paragrafo egli si scagliava contro il lotto, che considerava giustamente come un ginoco d'azzardo con la differenza che e dans les autres jeux on hazarde de l'argen t de particulier à particulier: ici c'est le Gouvernement quìjoue con tre le public •. E' anzi il peggiore dei giuochi di azzardo per il génerè d.e1le peraone che vi pigliano parte: e où le Prince gagne, dan<J ce cas la su bsi~tance des pan vres est portèe a n tré::wr royal: e ù q•1elques particuliers s'enrichissent et ces sommes sont prises su1· la fortune p:rbliq11e •. _ e Un trattato completo sul lotto fu composto alcuni anni dopo da don Troiano Odazi; del q 1:ale i lettori di questo Archivio conoscono la vita nobilmente spesa e la fine miseranda. L3. sua fu, veramente, una pubblicazione di occasione, e raggiunse lo scopo che si era proposto col!' impedire che l'esercizio di questo giuoco fosse concesso in appalto ad una compagnia di cui facevano parte il Duca Serbelloni, il Marchese Ciria, Giuseppe· Brentano e il consigliere Calzabigi. Ma allargando il Ruo tema egli mostrò tutta. l'iniquità del lotto e gli influssi perniciosi che essò ha s11lbenessere pubblico e conchiuse augurandosi che le migliorate condizioni finanziarie ne avessero permesso un giorno l'abolizione l). Oguun sa come il desiderio dell'ottimo e sventurato· discepolo di A:1tonio Genovesi sia stato appagat.o. Basta scorrere uno degli elenchi delle estrazioni , pubblicati ad uso dei gillocatori che pretendono indovinare col calcolo i nu!l1eri fortunati, per vedere il continuo progre:;so avuto dall'immorale istituzione. Le estrazioni in princ:pio, cioè nel cadere del secolo XV II, si facevano due volte o al più tre volte all'anno; dal 1737 al 97 salirono a nove, e poco dopo a diciotto E curioso vedere che nel 1799 non ebbero luogo le estrazioni che cadevano al 20 gennaio e al 27 giug-no, ma fu tirata quella delF8 giugno coi numeri 23. 3, 40, 8, 74. Dal 189G si cotninciò a tirare la lotteria due voi te al mese e dal 1817 fu introdotto il sistema di tirarla ogni sabato •. « Non contento dell'esfrazioni di Napoli il volgo arrischia va i suoi denari anche su qnel le di Roma, onde per evitare il danno che' ne veniva al Fisco f11 adottato anche questo lotto nel 1774. Il Galanti faceva. ascendere ai suoi tempi a circa 760,000 ducati all'anno il beneficio che lo stato ricavava dai due lott1: in un bilancio dell1estrazione di Roma del 18 maggio 1875 si rileva che il governo napoletano guadagnò per qnella sola volta 37,771 ducati•. e La cerimonia dell'e·strazione, eh.e è tuttora per la parte che vi piglia il popolino uno degli spettacoli più caratteristici de.la città, aveva luogo nel gran salone della Gran Corte della Vicaria, coli' intervento di un'apposita giunta composta di un sovrinteudente, di un assessore, di un avvoCd.to fiscale, di un ispettore generale e di un segretario. Nel salone e nel cortile si disponeva un forte nerbJ di soldati .per tenere in freno i malintenzionati ». E la vergogna dura e si allarga I .. Il governo it~- liano non ha che una procc11pazione: eliminare la concorrenza di quelli che tengono il ghioco pie,colo ! + Commendatori, proletari e magistratu• ra. - Dunque la du pltce farsa della g1u:stt:t.U:S. ::;1 è chiusa come tutti prevedevano; assolutoria da un latodal lato dei commendatori, do·ve le colpe erano accertate e gravi - condanne df\lFaltro, dove i compiacenti magistrati ricorsero alFarresto dei tejtimoni per obbligarli a deporre, sotto giuramento, il falso. Ma si capisce - e del resto generale era l'idea ebe il proce::isoDoria. e quello pei fatti del Ge::iùfinirebbero come sono finiti - si capisce; da un lato erano commendatori , ministri, alti poliziotti; tutto un si~tema di governo portato alla gogna; dall'altro erano degli anarchici. Noi, 0be a suo tempo, abbiamo biasimato aspramente la condotta dei P.romotori dei fatti di Piazza del Gesù, noi non vogliamo neppure accettare la versione della loro innocenza nei fatti data dai proprietari : . noi s11 pponiamo vera la loro col pabilità cosi come ai magistrati è piaciuto considerarla. Ebbene anche data la loro col-
400 RIVISTA POPOLARE pabilità lo scandalo di questa condanna rimane enorme; enorme appunto perchè i sta a confron_tol'as~olutoria del benemerito o llF 1 .;o (oh! meffabile tene - n)"~a della e Trii ) , ~- _J·atore Doria. C'era, lo ' inaspettato subitaneo che ha sorpreso per la sua rA.- pidità ed il suo caratte~e i'op_inione_pubblica ~uropea fa ora il paio con la ri velaz10ne d1 forza e d1 prepara~ion~ che i Giapponesi diedero all'Europa nella loro s, _ t>iamo, sul reato graviiJsimo gell'umano_ commendatore la prescrizione ; la colpa grave non poteva esse1~e punita : egli, il benemerito, ha goduto dell~ ~tesso privilegio di cui godono i grassatori c~e la pohz1a-:-q uella dell'esimio commendatore Leonard1 -.- non acciuffa a tempo. Ma tutto ciò, non è che dettaglio. il fenomeno grave, il fatto che dimostra la vergognosa decadenza della magistratura nello spirito pubblico, è che tutti si aspettavano quella assolutoria, come tutti si ~spettavano quella condanna. Non perchè fosse in tutti la convinzione della innocenza. degli uni, e della colpevolezza degli altri; ma perchè gli uni, i commendato~i ~ra_noe rimangono, altra solenne vergogna - uom1m d,. p~- tere e di governo in pieno esercizio delle loro funz10m;, e gli altri, i proletari, erano uomini la cui co_ndann~ deve rappresentare una buona nota per la carr10:·a de~ magistrati. Ora questa è la negazione assoluta d1 ogm sentimento di rispetto per la giustizia e la magis~ratura. Ed è nello spirito di tutti. La magistratura 1ta~ liana, checchè faccia l'on. Orlando, non riesce a trarsi fuori dal pelago dei servizi resi al governo. . Grave danno è questo, poichè il decadere del rispetto della· magistratura nello spirito del popo~o_conduce diritti alla conclusione che poichè la gi ust1zia ha due pesi e due misure bisogna ad ogni costo essere di quelli pe' quali i pesi son lievi e late le misure, _0 avere il coraggio di farsi giustizia da se. La magistratura, in Italia, è sovversiva, è forse I' elemen~o e l'organismo più sovversivo che sia nel paese, po1chè pet sostenere il governo ed i suoi funzionari, pe:r colpire quelli che pensano diversamente da quelli che sono al potere, essa dif'ltrugge ogni fiducia in quell'organismo che dovrebbe invece essere circondato dal massimo rispetto, dalla più alta riverenza. Uno degli accusati pe' fatti del Gesù h&.d. etto: > Dovevate arrestare la guardia Quagliotti non la donna Antonini, -poichè è la guardia che ha deposto il falso: la donna ha deposto come avete voluto perchè ha avuto paura ~. Mancavano dei documenti al processa Doria, documenti importanti da.i quali poteva dipendere un diver~o esito del processo e i magistrati non li banno richiesti: i due fatti sono tipici; e sorvoliamo su gli alti magistrati che in pieno tribunale hanno fatto l'apologia dei metodi usati contro Acciarito; sorvoliamo sul commendatore Caprino, e il Tofano, sorvoliamo su i metod~ carcerarii e le facilitazioni accordate alla difesa degh uni, e negate alla difesa degli altri. Sorvoliamo su tutto: rimangono le due sentenze, rimane il sentimento che era in tutti che le due sentenze sarebbero state quelle che sono state e concludiamo : Questo è un passo di più verso il discredito asso: luto della magistratura; verso la demolizione di ogm rispetto alla giustizia nel popolo italiano. . Superfluo aggiungere che col nostro giudizio non_rntendiamo mostrare alcuna simpatia per l' Angelellli. Per I ui il massimo nostro disprèzzo. • Ancora della :rivoluziona turca. - È opportuno tornare su l'R.rgomento perché è questo, forse, il fatto saliente di questo tempo, e quel lo dal q nale avranno origine molti degli avvenimenti poiitìci degli anni futuri. La Turchia s'avvia ad a.vere una parte tutta suE>.,e non piccola, negli affari d'Europa e non più come una nazione tenuta in tutela ed obbligata a speciali riguardi dalle nazioni _Europee? ma bensi co~e organismo a se evolvente verso finalità sue proprie, con suoi metodi intenti e criterii. Questo risveglio del mondo musulmano , risveglio recente guerra contro la Russia. . . . Fatta la dovuta parte di constatazione della egoistica bestialità della diplomazia Europea , la quale tutta intesa alle proprie meschine gelosie, non si era accorta del magni fico lavoro di preparazion~ che a~da va ~ompiendo il partito dei Giovani Turchi, è utile cons1_de-: rare il fatto in se stesso e trarne quelle conclus10m che sembrano - allo stato delle cose - le sole logiche, le sole naturali. Pare ormai ben certo che il Sultano , per amore o per forza, dovrà essere· fedele alla Costituzi~ne. L' ha giurata ma più che il O'iuramento lo obbhgano alla ' b e · d • fedeltà le decisioni ed azioni rapide del om1tato 01 Giovani Turchi il qual comitato spiega efficacemente la sua azione rivoluzionaria ; rivelandosi come il vero organismo di governo che ha nelle mani le forze di tutto l'Impero. Se dunque Habd-ul_-Hamid ~olesHe essere fedifrago rischierebbe forte. d, -t~ov~rs1 presto a mal partito. Già si è parlato d1 ~b~rnaz1~ne , per _le vie di Costantinopoli si vendono 1. r1tratt1_ del leg_1ttimo erede del trono, Resciad-Effend1, e un 1mprovv1so malessere del Sultano fa anche pensare a qualcuno di quei provvedimenti ~iolenti dei_qua.li no~ si ~ m?lto alieni in Turchia e che hanno 11 dono d1 smoghere rapidamente e definitivamente i nodi più intricati. D'altra parte le truppe di Ni~zi heg, l'iniziatore della rivolt,,i. non disarmano. I capi che presero la montagna dichia;ano che essi non abbandoneranno il loro atteggiamento ostile altro che. quando sa~a:°no certi del mantenimento della costituz10ne. I favor1t1 del Sultano, •ì lùinistri concussionari, i trafficanti di posti , d' impieghi, di favori sono stat~ ~rres~ati, costretti a fuggire o fat1,1 passare a m1ghor v_1ta; sembra _d?nque poco probabile che Habd-ul-Ham1d poss_ada_rs111 gusto di vedersi spedire in dono come onorR.no G1ap_ponese, la testa di qualcuno degli attuali capi_del _mov1men~o, come già un tempo fece per quell? d1 ~1dat Pascià. Caduto il ministero di Selim Pascià, gli è succeduto Kiamil Pascià, il quale dà ai Giov~ni Turchi i. maggiori affidamenti di liberalismo, ed 1I nuovo Sc~1k-ulIslom - la più alta autorità 1~us?lmana dop_oil Sultano - Iomaledin effendi ha d1ch1arato çhe 11Corano non è contrario a che tutte le popolazioni sottomesse all'autorità del Sultano partecipino al govern~ e~ all~ amministrazione del paese. Tutto questo è rnd1ce d1 un nuovo e duraturo stato di cose. Finora, sfruttando abilmente le rivalità religiose e di razza la diplomazia europea manteneva con grande c':1ra la. confu~ione nei paesi Balcanici, e ciò a danno dei p_aes1stessi e della Turchia, e nella speranza di una, prn o meno l~ntana, possibilità di divisione del!' Impero Ott~mano_ m Eu-: ropa. Ora tutto ciò ha avuto fine. I G1ovam T_urch1 e le popolazioni hanno dichiarato nettamente d1 non tollerare più nessuna ingerenza , e nepp1~re ~essun funzionario Europeo negli affari della T_urch1a:V 1 ~ono tre nazioni direttamente lese da questa giusta r1vend1cazione dei diritti Musulmani. L'Austria, che teme ~over rinunziare alla Bosnia ed alla Erzegovina; la Germania che vede sfuggirsi d' un trat o le possibilità del protettorato su provineie dell'Asia alle quali da lungo tempo agogna; e la Russia colpita moralmente dal fatto che il Sultano si mostra meno tiranno dello Tsar, e materialmente dal fatto che ormai essa vede sfuggirsi le occasioni di tener desto ~ vivo l'a1:tagoaismo fra Bulgaria e Turchia; antagonismo che s1 confaceva perfettamente ai suoi interessi. Naturalmente Russia e Germania Eon .possono avanzare alcuna. pretesa; esse lavoravano per l'a:7venire, e le loro probabi\.ità sono d'un tratt_? sfumate: s1 ra.lle_gran~ a denti stretti, ma sono obbligate a rallegrarsi. Chi
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