Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 14 - 31 luglio 1908

370 RIVISTA POPOLARE alla scuola , mantenendosi nel campo della critica dotta e serena I E qu!lnti professori credi tu che, in tutta Italia,· fa cessero quel che fecero i sessantotto di Berlino pel CftSO Arons? Uno solo! Vero è che quest'uno si chiamava G. I. Ascoli, e voleva bene tutti gli altri. Ma era uno ! E quando 1· umile sottoscritto, privato nel 1898 della cattedra che aveva tenuta con onore sette anni, chiese la libera docenza , tro ,ò la più ostinata resistenza nel Consiglio Superiore dell' istruzicne e l'opposizione venne sopratutto da tali, che non sono nè il Mommson nè il Vircho'w-oh, tutt'altro!- ma che hanno scappellate a dritta e a sinistra, come non ne ebbero nè il Mommsen, nè il Virchow I Tante altre cose potrei aggiungere se ne valesse la pena , e se non mi ripugnasse scendl.!re a particolari personali. Che se - lo rilevo purchè tu lo rilevi - tu repubblicano _ sci stato chiamato alla cattedra senza concorso - non dico senza merito - e io son tornato dopo il successo di VbfÌ concorsi regio prcfessore, la ragione è molto _più complessa. L'Italia è un paese fiacco dove non d sa volere nè il bene nè il mah:; la tu.a repubblica non fa paura a 11essuno; e col socialismo il Governo gioca a rimpiattarello; e pc I momento non c'è convenienza a sollevare_ quel· po' di rumore che forse verrebbe anche dalla rimozione di un professore. Ma se domani il Governo o una cricca politica vi avranno la loro convenienza, troveranno dieci, venti, cinquanta prc,fessori di - sposti a servirli come li hanno trovati i1·,altra occasione. Ex facto oritur jus, dicono i tuoi colleghi giuristi ; ed è sui fatti che si deve ragionare. Cerca , dunque , di assodarli prima di oplnare; e senza rancore credimi. Aff.mo Ettore Ciccotti Non sono uso a. sofisticare - potrebbe dire altrettanto l' amico Ciccotti ?-; perciò non solo pubblico integralmente, senza nemmeno togliere qualche accenno ad insinuazioni contro di me, la lettera ; ma vi aggiungo queste dichiarazioni esplicite: Confesso che avevo dimenticato completamente il caso suo, q11autunque mi pare che sia una eccezione, se lo avessi ricordato ne avrei tenuto conto per stigmatizazrlo ; e confrsso che ho avuto torto nel porre la domanda , che posi. sui professori senza studenti. Accetto il consiglio che mi da. e alla riapertura della Camera presenterò analoga interrogazione sugli studenti senza professori, che fanno i I paio con i professori senza studenti. E se me ne dimenticassi lo prego di rinfrescarmi la memoria. E giacché sono alle confessioni sugli errori da me commessi dichiaro che errai nel giudicare del caso del Prof. Valente in base ad un frammento della sua lettera. Egli aveva, infatti, biasimato il voto della Camera. sul progetto d1 ,._.iglioramento economico dei professori. Questa. dicbia1. 21:>ne faccio tanto più volentieri in quanto il Prof. Valente ignora il mio articolo e sul1' errore ha richiamato la mia. attenzione un comune amico, il Prof. Coletti. N. C. Il modernismo socialista Lo stelloncino consacrato a quell' incosciente, che scrive ed agisce in nome della Federazione degli Impiegati civili di Milano e che dava smentite umoristicamente sdegnose a chi era in condizione di sorprenderlo colle mani nel sacco, ha prodotto una enorme impressione. Si sapeva che certe imprudenti armeggioni facevano sconvenienti pressioni sui deputati in ogni occasione per soddisfare i propri interessi; ma nessuno credeva che si potesse arrivare al ricatto. Dalla lettera del 'Nurra risulta all' evidenza che si vuol fare della politica il più basso contratto di com• pra vendita del proprio voto e della propria influenza. Io credo che tanta sfacciataggine non si sia vista che nelle peggiori organizzazioni elettorali di America e nei famosi Comitati - i Caucus - che dirigono le campagne elettorali di oltre Atlantico e che devono essere completate dallo spoil system in caso di successo. Il grave documento che venne pubblicato dalla Rivista nel numero precedente dà la misura del1' abbassamento morale di chi parla e seri ve in nome della classe dei funzionari e che io vorrei augurarmi di vedere sconfessato dalla parte sana della medesima, che ritengo sia la più numerosa, ma che tace o per viltà o per amore del quieto vivere, eh' è la pàssion~ prevalente tra gl' Italiani, se pur si può adattare la parola passione a tale stato di animo. ♦ Se lo stato di animo precedentemente notato non fosse un malcomune si vedrebbe discussa e flagellata con maggiore vivacità la lettera del Nurra che vorrebbe dare la misura giùsta della sincerità politica dei funzionari, in nome dei quali egli scriveva. Ma nella capitale morale dove fu elaborato lo scandaloso tentativo di ricatto, si è levato una voce calma, ma severa, che ha apprezzato al giusto il fatto; è quella del Corriere della Sera. Il giornale di Milano, che aveva precedentemente riportato quasi intera la lettera del Segretario della Federazione e ii commento breve della Rivista nel N. •del 21 Luglio consacra al ricatto il suo articolo di fondo. Ne riproduco qualche brano. « La questione trascende l' atteggiamento e l'epistolografia di questa o di quella persona, dice Il Corriere, e involge un grll ve problema morale, di cui è necessario si renda esatto conto la pubblica opinione, in generale, e in particolare quella parte più ragionevole dei dipendenti dello Stato che pensa ancora di poter conciliare i doveri del proprio ufficio coi diritti della propria coscienza ». « Il sofisma di cui fanno largo uso gli agitatori Jegl'impiegati poggia ingannevolmente su un princifJio di libertà. Si dict:- con l'aria trionfale di chi ha a prima giunta previste e sgominate tutte le obbiezioni - che il cittadino il quale è entrato al servizio dello Stato non ha ,per questo rinunziato al diritto sacrosanto di pensare con la propria testa e di avere e di di professare quelle idee politiche che gli paiano migliori». « Il fatto è che nessuno pensa di contestare al cittadino Impiegato la libertà d'essere soda'ist~ piuttosto che clericale, o repubDlicano piuttosto che monarchico ... « Ma dalla premessa delle incoercibile libertà di pensiero alla conseguenza d'un atteggia :r. ento politico determinato, non dalla proppria coscienza, non dalla natura delle proprie opinioni, ma da un certo particolare interesse personale c'è tutto lo svolgimento, piutt0sto disinvolto, d' un sofisma immorale. Abbiamo avuto occasione di dirlo altre volte e oon ci stancheremo di ripeterlo : questo commercio di coscienze in vista d'un aumento di stipendio o d'un miglioramento di carrièra è la rivelazione d'uria decadenza del concetto di dignità che è deplorevole per le sorti d'una nazione e non può, in partico • lare essere rassicurane<.! e lusinghiero per nessun part,to. Si ) . giu lica scandalosa l'azione dell'elettore che otlre il suo voto a un candidato per danaro o per altro vantaggio person9:le e si è poi disposti a considerare con simpatia o almeno con indulgenza il tonteguo dell'elettore che promette a un ctrndi dato il suo voto a patto che questi, andando in Parla mento, sia disposto a subordinare gl' interessi generali ed essenziali d~lla mizione a quelli dell'elettore stesso o della classe a cui egli appartiene. Non occ?ri-e ddfon?ersi i~. argom~nta~ioni pe_r. dimostrare come male mtendano 1 propnt dovert e 1 propru diritti quel deputato che porta alla Camera la servitù di tali compromessi e quell'ekttore che crede ed afferma di roter mercanteggiare in tal modo il suo voto. Ogni -1,uestione Ji giustizia è in questi casi o:trepassata e non rimane in realtà, che una questione di prepotenza ». . . . « E se il sistema della prepotenza dovesse cost1tutrs1 categoricamente nella vita politica italiana, se gl' impiegati, occupandosi soltanto dei loro interessi nell'attività pubblica na zionale entrassero in un partito, come corporazione, apertamente e risolutamente, dovrebbero allora - come accAde in America e come dicono che avvenga ancora in Ispagna ·- adattarsi' a seguire nella buona e nella cattiva fortuna, le sorti del proprio p.1rtito e a sub;re nelle condizioni della carriera

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