RIVISTA POPOLARE 387 Creato per provvedere ai poveri ha dimenticato assolutamente il proprio dovere. La pretesa attuale attività negli ultimi scandali è soltanto un frenetico sforzo per nascondere anni ed anni di negligenza. Nessuno può esser più condannato dalla inchiesta per la « Legge su i pov.::ri ii del!' Utficio Go vernativo Locale. Per giudicare di quanto sia colpevJle l'Ufficio basta ricordare che a proposito dello scandalo di Poplar, uno mutile sperpero di denaro, fu richiamata l'attenzione dell'Ufficio su le irregolarità di quella amministrazione di Poplar, fu notato il· favoritismo che vi imperava , e ii danno che ne veniva, ma l' Ufficio rimase indifferente alla denunzia alle ' sollecitazioni ed alle proteste , fim:hè lo scandalo non ebbe assunto le mostruose proporzioni che tutti sanno. Se l'Ufficio avesse fatto aliora il proprio dovere di severo attivo oculato • ' ' controllore del pubblico denaro probabilmente gli scandali di West Ham e di_Mile. E ne sarebbero stati evitati. Processare, ora , piccoli commercianti ed appaltatori per danni risultanti dalla inerzia dell'Ufficio è senza alcun dubbio ' ' il più codardo 1 ipiega che un ufficio governativo può prendere per nascondere la propria colpevole negligenza. Gli amministratori andati in prigione, subiscono ora il loro giusto destino; ma qùal'è il destino dei membri dell'Ufficio Governativo locale? L'ufficio ha negletto• di vegliare, com'era suo dovere, a!la salute del paese. Il suo dovere era dì vegliare a L-he i rego - lamenti d'igiene, e su le caae fossero appli.::~ti in tutte le città. Invece ha lasciato che in certe città manufatturiere la mortalità della popoh,zione operaia salisse a due volte quella di altre città egualmente manufatturiere .. La differenza nella mortalità è dovuta soltanto alla negligenza delt' Ufficio nel sorvegliare alla applicazione dei regolamenti di igiene e salubrità pubblica. Ciò che sorprende è che apparentemente nessuno è capace di portare l'Ufficio su la linea del moderno sviluppo politico. Sieno chi si vuole i dirigenti , conservatori e liberali inditfe . rentemente, essi sembrano lasciarsi pervadere mco scientemente delle vedute dell'Ufficio stesso. Niente è stato più penoso che udire Walter Long congratularsi perchè John Burns ha mantenuto, malgrado tutto, il ger.erale sistema e piano della amministrazione. L' Ufficio è il solo degli uffici governa.tivi che non abbia riorganizati i suoi servizi e rimodernati i suoi metodi da che è stato creato. Si tollerano a questo ufficio i metodi antiquati di cinquanta anni fa; e fa davvero pena vedere come quì tutto sia stazionario mentre invece all'Ufficio del Lavoro la organizazione è in continua evoluzione e si tiene sempre al corrente dei metodi più progrediti. <:on i disoccupati l' Ufficio ha seguito. ii modo di fare più stravagante, tanto che il relatore per la legge su i disoccupati :ha dovuto dichiarare che I' Uffi..:io ha fatto tutto il possibile ,per frustrarne i benefici effetti. Gli esperimenti, proposti dalla legge di Hallesten Bay e di Laindon sono stati rovinati dal .. •l'opera dell'Ufficio. La reazione dell'Ufficio è tale che contro essa la buona volontà del governo si spunta. La legge su i disoccupati è stata creata per riparare a questo gravissimo male , ma l' Ufficio si è rifiutato di farne -qualsiasi applicazione , e dove non ha potuto rifiutarsi ha amministrato pazzamente. 1Jei quattorJici milioni e mezzo di sterline destinate ai poveri essi hanno goduto soltanto di sette milioni e tre quarti , il resto è stato speso in cariche amministrative. Così che si può dire che 6 franchi e cinquanta dati ai poveri hanno costato 5 franchi perchè fossero dati. Tutto c·ò mena diritto alla conclusione che per aiutar!! i -disoccupati, per vegliare alle igiene delle città manufatturìere, per sovvenire alla miseria ed aI disagio delle classi lavoratrici ·è necessario non solo abolire l 1 legge su i guardiani dei poveri come si è fatro nella Legge su i disoccupati; ma altresì abolire l'ormai vecchio e dannoso sistema che prevale nel1'Ufficio Governativo Le calt:. (Contemporary Review, giugno). + Filippo Turati: Quel che Insegna uno sciopero che non esiste - Forse non fu poi tanto balordo il Padre eterno, quando volle puniti i nostri primissimi !'rogenitori della strana pretesa, ch'essi ebbero, dj voler mordere al frutto del. l'albero del bene e del male ..... Nessuna cosa, infatti, è più difficile, più insuperabile, al mon io, che questa, di voler decidere a priori che cosa sia male, in base al criterio - il solo positivo che abbiamo· - delle conseguenze che le cose produrranno in un lasso di tem1'0 un po' largo. E, il più spesso, il bene non sembra potersi conseguire che per le vie del suo eterno avversario. La ragione - almeno allo stato attuale della mentalità delle masse - non sembra poter penetrare e allignare nelle teste, se non accompagnata da scappellotti formidabili, come la buona semente non germoglia nel te"rreno se prima l'aratro spie tato non lo squarciò. Ciò non porta alla ~onseguenza che la ragione, la previsio:ie, la logica siano strumenti affatto inutili nella dinamica sociale. Se anche, come .--oi crediamo, l 'ideà, anche la più esatta, non basta, da sola, a trattenere ed a muovere gli uomini ; non perciò essa rimane estranea ai motivi della loro condotta. Fra cervello e midollo spinale vi è pure un mutuarsi continuo di influenze reciproche. E, se il solo cervello non ci dà il mo. vimento, non è perciò meno vero che una mosca senza capo cammina in modo diverso da una mosca normale. Non si può dire che la lama delle forbici non tagli, perchè, con una sola lama nelle mani, non riusciamo a tagliare. E' lecito credere e he nel campo del movimento proletario come in ogni altro, quella somma di nozioni teoriche, che, somministrate in astratto, est:rciLano così scarsa influenza sull' azione delle masse, facilitino per altro, ed accelerino, e rendano molto più fruttuosa, che altrimenti non sarebbe, l'opera dolorosa della esperienza diretta. Altro è sperimentare al lume di un'idea, altro sperimentare al buio pesto. In tondo, le teorie non sono an chesse che esperienza - esperienza già fatta e, a dir così, condensata. Queste non peregrine osservazioni fisiche ci sono suggerite dal considerare gli effetti, ormai certi, dello sciopero che agonizza nelle campagne parmensi : effetti, del resto! che chi scrive presagiva, e gli era facile il farlo, sin dagli inizi - nel suo discorso politico del 7 maggio. Dicevamo allora, fra l'altro, tra gli urli, le fischiate e le imprecazioni assordanti dei sinda.:alisti, che avevano preso d'assalto la sala : La sola questione seria e interessante per noi è ora di aa pere se le organizzazioni contadine, spingendosi, o lasciandosi trascinare, sul terreno di una lotta così ardente, senza remissione o quartiere, agiscano ,ndl' intc:resse loro proprio, dt:l proletariato, della democrazia e del paese, se il loro metodo di lotta abbia uno s.bocco qualsiasi e se perciò possa essere preso a moJello. La risposta di qualsiasi socialista, che abbia senso di responsabilità e non sia dominato dal!' ossessione catastrofica, deve essere un no, senza riserve e senza esitazioni. È chiaro infatti che da un movimento estremo di questo genere, fosse anche cento volte ripetuto (ed è cosa impossibile), non può nascere nè la rinmuia, anche parziale, dei pri • vilegi paironali, nè l'abbandono della proprietà, che del resto i contadini non sarebbero neppure preparati a gestire per loro conto. Al contrario, la minaccia prematura al diritto stesso dì proprietà ne agguerrisce la difesa e rende di gran lunga più difficile anche le graduali concessioni che, per altre vie, si potrebbero ottenere. Tutto ciò, eh~ questa lotta potrà, nella migliore ipotesi,
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