366 RIVISTA POPOLARE innocenza.; 2° sulla disonestà degli altri uomini politici e dei suoi predecessori a Ila Minerva. Evidente mente il secondo assunto non servirebbe che ad illustrare il primo; forse a sostituirlo completamente, dimostrando, però, che l'Italia ufficiale condannando lui e lasciando impuniti quelli, che fecero più e peg9;io di lui, adoperò due pesi e due misure - adoperò, cioè,_ una bilancia falsa. Con ciò verrebbe spiegato e giustificato tutto il movimento siciliano ed accreditato lo assurdo e bestiale pregi11dizio che ,:;icondannò Nunzio Nasi, solo pe1·chè s1eiliano..... Nessuno troverà da ridire sul tentativo di Nunzio Nasi di dimostrare la f)ropria innocenza; è umano, è anche doveroso il tentarlo pe_r l' onore proprio e dei propri concittadini. Si deve plaudire a q nesta intenzione, per quanto tardivamente tradotta in atto. Non è meno in tsres8ante il secondo assunto; nel qnale oltre la parte che vorrà e potrà rapprresentavi N11nzio Nasi, ce n'è nno che spetta agli Italiani tutti di promuovere e realizzare. Gli amici di Nasi, più che lui stesso, da parecchi anni hanno fatto accenni minacciosi alle responsabilità. altrui; ora vi ha accennato lui stesso. Ebbene a noi sembra che sia arrivato il momento di parlare franco ed aperto, se non si vuole dare contorno di realtà al sospetto, che quelli accenni non mirano che ari intimidire. In quest'ora solenne Nunzio Nasi, se non vuole passare per _un_volgare ricattatore, che nelle complicità degli altri cerca la. propria assoluzione, deve dire tutto quello che sa su tutto, su tuttì e contro tutti: contro gli amici e contro i nemici di ieri e di oggi. Nella verità intera da lni detta ci sarebbe un inizio salutare di rigenerazione, che potrebbe servirgli di lavacro. Ma se egli non sentirà questo dovere. devono sentirlo gl' Italiani ; deve sentirlo il Parlamento, se non lo sentirà il governo. Il Parlamento e gl' Italiani devono provare alla Sicilia, nello interesse supremo dell'Unità della nazione, che la legge è uguale per tutti: pei Siciliani e pei non Siciliani. Su questo imperativo categorico noi ci associamo completamente alla Stampa di Torino, della quale nella Rivista delle riviste pubblichiamo un articolo onesto, elevato, opportuno. Annunciamo, intanto, che in .conformità del pensiero nostro e di q nello dell' autorevole giornale di Torino l'on. Colajanni ha mandato alla Presidenza della Camera la seguente mozione: La Camera convinta che in nome de.'la giustizia e dei più alti interessi politic?'. , sia necessal'io assodare ogni sorta di responsabilità nella gestione della cosa pubblica, delibe1·adi nominare una Commissione d'inchiesta parlamentare, con ampia facoltd di fm·e indagini sull' Amministrnzwne del Ministero della Pubblica Istruzione. > Questa Inchiesta era utile ieri; è divenuta assolutamente indispensabile in seguito al fallimento dell' Inchiesta governativa. + La parola di Roberto Ardlgo sulla qulstlone unlversltarla.-In seguito a ciò cbe i:,crivomlllo nel uumero precedente della Rivista in risposta ad Arcangelo Ghisleri ed alla Ragione confessiamo che ci tormentava il dubbio di essere stati troppo severi vers l'nno verso l'altra. Ma una lettera di Roberto Ardigò indirizzata all'amico Ghisleri ci ha tranquillati, perchè ci appre::le che il grande filosofo positivista ebbe la nostra identica impressione e non la nascose al Ghisleri, che si può considerare come un suo amico e discepolo predilettocchenellaRivistarepubblicana nel 1878 comineiò a farlo conoscere largarnento al pubblico italiano p11bblicll.ndo la sua Mora.le dei positivisti. Ciò si rileva dalla lettera dell' Ardigò, che La· Ragione ha pubblicato nel N. del 18 luglio. Come sia venuta la lettera si apprende dal seguente brano del cappello che la precede : « L'illustre nostro amicc Ardigò, egli pure, nelia lealtà sua ci sc:riveva parole dolenti e di meraviglia per i nostri articoli. Subito replicammo, confidenzialmente, spiegando ciò che per i nost:i lettori non interessati a Ila guestione era per sè 3tesso chiarissimo, e cioè che la Ragione non era contraria agli aumenti di stipendio nè poteva e'>sere sospettata in proposito >>, « L'onorando uomo ci ha rt:plicato con una lettera molto cortese, ehc riproduciamo integralmente ». Ed ora ecco la. lettera dell' Ardigò, che ci pare costituisca un atto di sindacalismo teppistico assai di - verAo da que1lo della lettera del N 11rra. Non è vero amici della Ragione ? Padova, 15 luglio t 908. Caro Ghisleri, Nobilissima è la lettera che mi seri ve e conforme al bel carattere che sempre mi sono compiaciuto e mi compiaccio di riconoscerle ». E non dubito menomamente , che Ella sia avverso alla cultura superiore. Ma il giornale mi dà l'impressione che , applaudendo al voto ingiustificabile e disastroso della Camera , concorra , e indebitamente affatto, a screditare presso il pubblico la classe e l'opera dei rappresentanti della cultura superiore. . Sicuro I Vi so:10 tra i professori universitari di quelli che non fanno il loro dovere, dunque i,adano alla malo,.a tutti gli altri che, il loro dovere, lo fanno, e in modo da fare con questo onore ali' Italia. E con loro quindi vada alla malora la loro opera per la superiore cultura. E' questo il modo di favorirla e di raccomandarne la stima e l' apprezzamento al pubblico? Ma no, si dice ipocritamente. Prima riformiamo I' Università, e poi del bisogno ( pur presentemente urgentissimo) dei professori ( anche di quelli che non hanno bisogno per sovve nire alla cultura superiore della riforma, che è sempre qualche cosa di ipotetico e di utopistico) , e poi del bisogno dei professori parleremo ! Sì: I' ipotesi utopistLa della riforma universitaria in cinquant' anni non si riuscirà a cc ncretarla. E così i professori che fanno il loro dovere aspettino cinguant' anni e poi vedremo! Ma , si insi.~te ancora, la riforma bisogna aspettarla , per· chè infine adesso l' opera d1 un professore universitario (e di tutti in massa) si riduce a tre orette per poche settimane dell'anno di chiacchiere qualsiasi. Questa buffonata anche sì aggiunge; e il giornale tiene bordone. Tre orette di chiacchiere qualsiasi per poche settimane dell'anno? In insegno da cinquantasei anni.· L' in.segnare collo studio che vi si richiede mi ha sempre costato il lavoro di ben otto ore per tutti i giorni dell'anno , nessuno eccettuato. Più di duemila ore ali' anno. Ed è così in realtà, o press' a poco, l'opera del professore universitario, se si prescinde dai pochi, che mancano al loro dovere , e che devono essere chiamati all'ordine da quelli che hanno il dovere di farlo, e non che siano invece addotti a scusa della denigrazione indegna degli altri. Otto ore al giorno tutta la mia vita , e vivendo nel modo più modesto e ristretto , senza mai i mezzi per U'1 po' di svago, pur tanto necessario per riavermi dalla fatica. Ora in ultimo accarezzavo la speranza che almeno l'estremo anno della mia vita (essendo adesso nel!' ottantunesimo) potesse re· starmi da assicurarmi un loculo al cimitero. Ma no. Neanche questo mi sarà dato. Ed è così che I' Italia ha a cuore la cultura superiore ? E che il giornale rigeneratore abbia da darle ragione? Ecco l' impressione che mi lasciò il giornale e che mi ha fatto seri vere la lettera che Le ho diretto. Con tutto questo si assicuri che io Le voglio bene assai come sempre Le ho volu·to. Aff.mo Prof. Roberto Ardigò + Una bella sorpresa - Ci par di vedere i gravi diplomatici europei grattarsi le vuote e polatissirne zucche. La Costituzione in Turchia! Il movimeuto e giovane turco• trionfante I E trionfante con dichiarazione
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==