382 RIVISTA POPOLARE ~TB~~ON~Nl ~BTTBRfffil XXXVII. La follia di Gesù- Nuove lettere dello Zola - Fecondità - Lussuria - Il problema sessuale-Le idee d'un positivistaLa scultura romana del Trecento - La storia della musicaRicerche sull' Italia antica - De Amicis in Sicilia - Ricordi di coliegio - L'idioma gentile - I versi di Malagodi. « Senza tener conto dei dogmi , dei pregiudizi , delle idee convenute, dell'insegnamento ufficiale, dell' opinione comune, basandomi unica~ente sui dati degli storici ortodossi, che con evidente buona fede , ci hanno serbato , senza comprenderne la natura, gran copia di fatti reali, io ho tentato di applicare a Gesù di Giusep;,e il metodo delle scienze naturali, di stabilire almeno in parte la sua osservazione clinica. Nato fra il Mediterraneo ed il lago di Tiberiade , in fondo ad una provincia montuosa, boschiva, mezzo deserta, mezzo selvaggia, in un paese vinicolo ed in un tempo nel qnalè l'alcoolismo infieriva tra il popolo ebreo, in un borgo sperduto i cui abitanti er~n presi in burletta dai cittadini; figlio d' u.n pio falegname e d'una devota donnina di casa, fratello a un asceta rattratto e meschino, che, suggestionato da lui, divenne a sua volta capo di setta e pagò con la vita il suo fanatismo, cugino germano d' un altro .capo di setta che fer,e la fine medesima, prozìo di bifolchi la cui ingenuità ed impotenza destarono il compatimento dei romani. , e annoverante fra i tredici suoi famigliari non meno di sette mistici; piccolo di statura e di peso, delicato di costituzione, sc,ggetto d'un lungo accesso di sitiofobia (orrore del cibo, digiuno) e d'un attacco d'angoscia complicato d'ematidrose (sudore sanguigno), morto sulla croce, prima che di spasimo , per sincope facilitata dall' esistenza d' una espansione pleuritica probabilmente d' origine tuberco - Iosa; affetto da idee d'eunuchismo (beati qui se castraverunt i?: nomine Domini), d' edipismo ( accecamento volo:1tario) e d' amputszione manuale, rivelatrici d'ardenti bisogni, se non addirittura di perversioni sessuali, e d'altra parte sterile, Gesù di Giuseppe ci apparisce come un degenerato fisico e mentale ». Così l'illustre dottor Binet-Sanglé, professore alla scuola di Psicologia di Parigi, autore già di vasti ed originalissimi studì sui profeti ebrei , sulle cure miracolose di Cristo , sulle leggi psicofisiologiche dello sviluppo delle religioni, riassume e conclude la sua nuova magnifica opera LA FOLIEDE .JEsus, (Paris, Maloìne éditeur), nella quale, come si vede, egli studia l'eredità, la costituzione, la fisiologia, del fondatore della religione dei nostri padri .... o almeno delle nostre madri; promettendo, n pari tempo, di ricercarne in un seco'ndo lavoro , le cono scenze , le idee , il delirio , le allucinazioni , e in un terzo le emozioni , i ser.timenti , gli atti , la prdicazione : « Si vedrà allora », egli dice, (( a quale alienato tipko, classico, evidente, l' umanità ha sagrificato , per venti secoli , tanta arte , tanta energia, tanta felicità, tante vite I » Ora, a me preme anzitutto di accertare i lettori, che questo libro, estremamente interessante e profondamente convincente, non è pensato nè scritto affatto con spirito settario di propaganda atea od irreligiosa: è un lavoro di una serenità e d'una obbiettività assolute; è fatto come se una fede cristiana e un pe.rtito cattolico non esistessero e .non fossero esistiti mai, oppure fossero esisti~ì solo in luoghi e in tempi remotissimi, e aventi quindi per noi un valore ed un'importanza esclusivamente storici e scientifici; e i .iati e le prove vi sono infatti raccolti, vagliati, interpretati, fatti convergere in conclusioni così precise e luminose , che la serietà e la buona fode dello studioso ne risultano superiori a ogni critica ; molte pagine, infine, com e quelle, tragiche e sublimi, sulle ultime ore del Martire, sono anche, oltrechè di scienza, opere d'arte d'una potenza e d'una novità tali , che lasciano a lungo stupìto e turbato il lettore, qualunque sia la convinzione logica che a lettura finita glie ne rimanga. ~ Di qui alle NUOVELETTEREdi Emilio Zola (Torino, s. T. E. N.) è breve il passo: anche queste lettere sono l' espressione viva di un coraggio sereno e di una tranquilla sicurezza dì combattere per il vero , bello o brutIO , lieto o triste che esso possa parere alla gente di parte e di passione: scritte nel longum aevi spatium che va dal 1863 al 1902 , e riflettenti quindi pressochè tutta la vita e la carriera letteraria e civile del grande scrittore latino , esse conservano un' unità , una coerenza, una d;rìttura d' idee, di criterìi e di fini veramente meravigliose; l'uomo ed il romanziere, il polemista e l'amico. il cittadino e il touriste, il sociologo e il critico, vi si rivelano nella loro più schietta integrità, come ai più intimi famigliari, come ai piu cari amic,, c me ai migliori compagni di lavoro e di lotta; le lettere infatti, lunghe , espansi ve , piene di vita e di pensiero , sono indirizzate al Valabrègue, al Clarétie, al Flaubert, al Dreyfus, al Te urgueneff, l\ll'Ha)évy, all'Huysmans, al Bourget, al Capuana, al Rod , al Daudet , al Richepin, al Lockroy, al Mirbeau, al Maupassant, ai Margueritte, al Poincaré, al mio buon amico Saint-Paul , del quale ho qui varie volte annunziati volumi gagliardi ed originali: in uno di questi, appunto , quello su « Le langage interieur » è la comunicazione , qui riportata , del grande Maestro , sul tipo della sua memoria e della sua fantasia , sul suo metodo di raccogl_iere appunti dì fatto e spunti d'inspirazione pei suoi monumentali romanzi, sulla sua maniera dì pensarli, di vederli, dì crearli, di tra~cri veri i ; ebbene, tutto il resto , in maniera -diversa , e su questo stesso e su altri argomenti , è del medesimo interesse , e costituisce una lettura non meno affascinante : no.9 per nulla, c'est du Zola I * A proposito: ecco di lui anche la terza edizione italiana di FECONDITÀ(Torino, S. T. E. N.): non è, diciamolo pure subito, uno dei capolavori d'Emilio Zola: i capolavori suoi sono tutti nel grande-ciclo dei Rougon-Macquart; nelle tre Città, « Lourdes •, (< Roma », « Parigi », si accenna già vagamente la curva discendente della parabola del suo genio ; e questa si ~etermina e si accentua sempre più nei non compiuti Quattro E vangeli, di cui possediamo i tre primi, 11 Fecondità », • Lavoro ii , « Verità 11: quest'ultimo romanzo, se pure romanzo si può ancora chiamare , è, nella sua esasperante proliasità , nell' evidente partito preso, nella smania male o punto dissimulata d'intervenire e condonare in persona l' autore stesso fra le creature del suo pensiero, un'opera dì decisa e disastrosa decadenza. Non così, ancora, « Fecondità »: anche qui c'è la tesi patriottica , la finalità morale della necessità di ripopolare la Francia , e dì smettere le prudenti e reticenti manovre malthusiane; ma l' immagine è ancora ben viva , la fantasia è ancora ben calda, i personaggi sono ancora ben reali, le scene sono ancora ben evidenti: vi ricordate quella fra Matteo, che ogni anno i11grandisce col proprio lavoro illuminato ed assiduo la sua tenuta, conquistando nuovi campi feraci sulle paludi e sulle sassaje , e Marianna , la florida moglie , che ogni anno gli dona un nuovo robusto figliolo ? Sono in campagna , in giardino, ed hanno degli ospiti venuti da Parigi a trovarli : a un certo_ punto, lei dà il latte, in faccia a tutti, al suo quinto ma rmocchìo , e i parigini e le parigine la canzonano un po', e i bravi sposi son presi, l'uno per l'altro, d'una tenerezza irresistibile; e quando il piccolo, sazio, scivola giù dal grembo, e s' avvia , solo , barcollando , verso i fratellini e le sorelline maggiori che giocano, essi non vedon più nulla , e si gettano l' uno nelle braccia .:iell' altro. 11 Senza complimenti I ~ grida con giuliva ironia uno degl spettatori.
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