Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 14 - 31 luglio 1908

380 R l V I STA P U PO L A"K 1::. La gran battaglia portata dal re Valerano contro Forregina ovvero il finto dudlo d1 Orlando e Rinaldo. L'arrivo di Rinaldo al castello di Rocca Alda e suo incontro con i paladini ovvero l'assalto dato da Valerano contro cinque paladini. L'arrivo di Aldobello e Troiano in difesa di Orlando e Rinaldo ovvero la morte di Valeriano ucciso da Orlando. L'arrivo di Orlando e Rinaldo e Grifonetto a Parigi ovvero la prigionia di Falserone e la morte del fiero Pirronte. Il gran consiglio di Chiarione e Durante per portare guerra a Parigi ovvero le grandi battaglie fatte da Troiano in lllia. Il terribile tradimento fatto da Gano di Maganza ovvero la condanna di morte di Aldobello liberato da Aldabella. La prigionia di Gano, Astolfo, Oliviero ed il Danese ovvero le bravure di Aldobello contro Dura stante. E palate belle menaté da doie mamme e doie figlie senza conoscerse ovvero n' appicciche dinta a vicaria fatto da lo verdomariello o core bello d'Antonio e Santo. Il tradimento di Preziosa contro Maria Varrile e salvata da sua figlia Mariella senza conoscersc ovvero le avventure di Antoni" di Santo e suoi compagni nella casa del barone del Balzo. Il progetto di Grazia di Santo per salvare o Verdumariello e salvata da sua figlia Mariella. Il tradimento della baronessa del Balzo e l' arresto di Antonio di Santo e suoi compagni ovvero una scena cc,mmovcnte tra madre e figlia. La salvezza di Antonio di Santo e suoi compagni ovvero una vendetta da brigante. La fuga do verdomariello do carcere e Parete e sua disgrazia ovvero le avventure di Antonio di Santo o core e Mariella. Antonio di Santo. 11 tradimento o Zuccariello e l'arresto di Peppe Russo ovvero la salvezza di Angelo del Duca fatta di Antonio di Santo e la· morte di Maria Varrile. L'attacco dato fra turchi e Cristiani al regno della stella ovvero la morte di Anmigi di Chiaromonte avvelenato per mezzo di una sciarpa. La gran battaglia portata da Drusiano in Barcellona ovvero la giostra ordinata dal re di Spagna ed il tradimento di Aldamaro e Corrado. Dai cartelloni dei teatri di marionette Sehietti e gagliat1di L' Italia col suo popolo di agricoltori, fra il Lazio, e il Sannio, fra la Sabina e l' Etruria, costituì la civiltà. Che avvenne poi nei secoli? I campi furono deserti, gli acquedotti restarono in secco, l' Agro inseminato, l' agricoltore tenuto a vile. Rattrippiti negli immondi trivii medievali, all'ombra di templi, di conventi, di torri, piegati a tutti i gioghi, il nost~o .animo piccolo fu pieno di vanità, di mali pens1en .... Non vi meravigliate dunque, se siamo un po' gonfi, un po' perfidi, un po' perdigiorni. Ed ereditammo dal Medioevo parecchia giulleria: o romana serietà ! Fra le ragioni della vita e la nostra condotta guanti qui pro quo ci tengono a bada, ci opprimono, ci sciupano! Fuori della forza centipreta d'un grande amore, d' un gran lavoro superiore, noi corpuscoli viventi siamo proiettati nel vuoto infinito delle chiacchiere e degli intrighi . Ed amiamo la patria d'un amore freddo, scioperato, discorde. Le personalità, quali comete, si allungano, si travestono, si disgregano, vaniscono. Ritempriamoci, discipliniamoci, consolidiamo le personalità, consolidiamo l' unità. Il luogo e le circostanze più adatte per questi accordi profondi sono i monti, le valli, l'agricoltura: usciamo all'aperto. Nel misero girone cittadino troppo abusammo ; e nacquero troppi dissidi. ln Germania, in Svizzera già s'istituiscono scuole silvestri per insegnare agli uomini a vivere la vita, imperocchè essi sono in tutt'altre faccende affaccendati I La campagna noi l'amiamo punto o poco u Tibullo amava la campagna e la vita campestre, di un amore che noi italiani moderni siamo poco atti a valutare. Tibullo in campagna mette mano alla zappa, all'aratro, nè teme di farsi le vesciche». Carducci. 11 lavoro dei campi dà gioia e salute, forza ed ingegno, arricchisce, rigenera un popolo. Il mal cittadino ci fiaccò, ottuse i nostri sensi, c'interdisse le voluttà migliori della vita. L'amenità delle colline, lo splendore dei cieli, il murmure delle fontane, il sole, l'aria dei campi non sono per noi. Ai campi, ai campi! Prima che il capitale, bisogna trarre gli spiriti verso la campagna. Noi amiamo la campagna un poco, con l'aggiunta del correttivo, la donna o l'osteria, la baldoria o il bon ton, oziandio. spettegolando. Ma la campagna schietta non va; la tranquilla opra dei campi, il governo delle bestie, la cm a della stalla, ohibò il puzzo della stalla !, non va non va. La divina agricoltura noi non la comprendiamo. Il ciabaUino presume davanti all' uomo dei campi ; brutto segno, secondo me. E' avvenuto un « inciabattimento )) del nostro spirito. I buoni sentimenti tanto hanno perduto in vigoria, quanto in semplicità; e si sono coperti di gonfiezze e di porri, di schianze e d'i mpetigini. Guardate gli amori degli uomini. In natura l' amore .è tutto insieme tisico e spirituale, dolce e forte, limpido e ristorante come un bicchiere di quel buono. Ma fu adulterato con l' avariza e con metafisica, impacciato coi paraventi e coi sacramenti, fomentato con lunghe mcditp.zioni sensuali e sentimen tali, distillato coi romanzeschi lambicchi ; e siam riusciti alle enormità e al disamore. I tìgli vengono così così. Gli uomini non sono mica dei piccioni o cavalli, i quali, mediante geni ali accoppiamenti, danno prodottì splendidi, perfetti. Noi siamo uomini, ed è un affar serio ; assassiniamo l'amore, perpetriamo incrociamenti da pentirsene. Rileggete « La scritta• di Giu-;eppe Giusti. Schietti si ha da essere ; oggi la schiettezza è in ribasso; tutti furbi ; ma gli aggirati siamo noi. Il mestiere della vita va fatto con una certa buona fede; ma gli uomini ed i popoli mediocri si butno all'imbroglio, dicono, disdicono, fanno, non fanno, sudano quattro camicie, per avere la peggio. C' è una furberia superiore, il lavoro, un macchiaveWsmo più squisito, la verità. Vedo spesso inghebbiare la gente di buone ragioni, di ottimi argomenti, di forti sillogismi, di care illazioni. - Che c'è di nuovoc - Oh nulla; noi ci turlupiniamo, ci b...enediciamo l'un l'altro, come diceva quel cardinale. Spesso ascolto a bocca aperta dialettiche scintillanti come cristalli di Murano, logiche fine come vasi di Sevres, discorsi confortanti come cataplasmi, parole calde come beve: oni. Ed eleganze, e graziosità e sfrinquellamenti e bons mots infiorano il nostro banchetto ... dei fichi secchi. La saccenteria scusa il buon senso, la scienza scusa la serietà. Impera l'arte di darla ad intendere, arte nobilissima che ti solleva dallo stupido, volevo dire dall'uomo giusto, che ti distingue dall'imbecille, volevo dire dall'uomo dì cuore. Ai campi ai campi! al nobile esercizio dell'aratro e della vanga. Accostiamoci divotamente alla madre terra; facciamo che il duro orecchio accolga il suono della materna voce e ne intenta il solenne ammonimento. Fate osservazione: in campagna l' alcoolista gradatamente scorda i bicchierini, l'impostore si vergogna, il furioso si rasserena. La rustica famiglia delle erbe e degli animali ci accoglie con tenera semplicità, e con suggestione irresistibile ci risana, ci placa, ci corregge. L'uomo, animale campagnuolo, si rifà nei campi

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