RIVISTA POPOLARE 363 forte immigrazione , la quale esercitò una decisiva influenza nell'assetto economico e sociale di quel paese. Oggi la popolazione complessiva dell' Australia è di circa quattro milioni , di cui 1 ,8000,000 donne , di modo che un certo equilibrio tra i due stssi si è stabilito; mentre per lungo tempo ebbe a lamentarsi una forte eccedenza di uomini sulle femmine. La produzione si divide in tre parti ben distinte : miniere, agricoltura e allevamento di bestiame. Oggi si fanno degli sforzi per diminuire la congestione urbana, cioè il soverchio aglomeramento nelle città, e di conferire maggiore auto11omia alla vita rurale. Si è pure cercato di dare una certa solidarietà economica istituendo, nel 1900, la Federazione australiana. Essa fu preparata da sir Henry Parkes, primo ministro della Nuova-Galles del sud. Nella nuova costituzione, il potere esecutivo appar - tiene, di fatto, non al governatore generale, che è una personalità decorativa , ma bensì ad un ministero responsanbi!e dinanzi alle Camere. A rigore, la madre patria dovrebbe ser- '!ire d' intermediario tra le nazioni forestiere e l'Australia, ma questo obbligo non sempre è osservato; così nella questione Nuove Ebridi il governo inglese rimase in seconda linea. Come in tutti gli organismi sociali, presto delle divisioni si determinarono nella società australiana. Verso il 1880 , sorse il labour party, il quale non tardò ad imporsi ai partiti bor - ghesi. Al principio della nuova costituzione politici!, fu i I solo partito che scese in campo con una forte organizzazione e con una grande combattività. Il suo programma, fondato dalle esagerazioni, si limita alla riduzione delle ore di lavoro e al miglioramento dei salari. Per raggiungere quest'ultimo fine, si dovette limitare la concorrenza dei lavoratori forestieri, specie quelli di colore. La potenza del labnur-party fece sì che mentre il governo australiano si trovava nell' impossibilità di regolare il debito pubblico , la difesa navale , ecc. , invece gli operai riuscivano ad imporre l'arbitrato obbligatorio, i divieti all'immigrazione, la proibizione ali' entrata delle macchine americane ecc. Ma il labour party voleva andare ancora più in là; esso si proponeva dì nazionalizzare i sindacati indu - striali, obbligando le banche ad un prestito apposito. Voleva anche impedire agi' imprenditori l'impiego dei lavoratori che non appartenessero ai sindacati operai. , Il signor Watson, l'abilissimo condottiero del Labour party fu l'arbitro tra due partiti borghesi quasi uguali per numero. Da questa situazione di cose vennero fuori molte riforme socialiste ed anche un forte numero di malcontenti. Ma quando il Watson venne chiamato al governo , le difficoltà crebbero per lui ; ad ogni modo , egli riuscì ad attenuare le intransigenze comuniste dei suoi compagni di fede e a stringere al. lenza coi partiti borghesi. I fatti aveano dimostrato che I' esperimento socialista non avea migliorata molto la vita degli operai, i salari erano aumentati, è vero ma erano saliti anche i prezzi di tutte le merci. Tutti si erano accorti che bisognava dare l'ostracismo nè al capitale nè ai lavoratori stranieri, perchè l' uno e gli altri erano indispensabili all'avvenire ddl' Australia. I dissensi presto si manifestarono e le elezioni federali del 1906 partorirono alcuni gruppi parlamentari che resero più difficile il governo e meno semplice la politica. Fatto è che i legami feJerativi non sono ancora solidi e stabili. Il Queensland , per esempio , colonia quasi tropicale , si lagna di non potere importare la mano d' opera gialla, così utile alle sue piantagioni. L' Australia occidentale reclama la costruzione di una linea ferrata transcontinentale. I debiti de ile varie colonie non sono unificati, e molti altri problemi restano insoluti, provocando dissidi e pericoli. Pure l'imperialismo di Chamberlain divide gli animi e rende più vivace le lotte. Si tratta certo di una crisi di sviluppo, la quale però merita di essere studiata, poichè riguarda una giovane società in rapidissima trasformazione (Revue politique et parlementaire, giugno). + Cary Coolidge : La politica americana. - Nel suo messaggio del 2 dicembre 1823 il presidente Monroè si compiaceva che gli Stati Uniti non avevano mai partecipato a nessuna guerra, tranne quella d'indipendenza, e soggiungeva che non trovava alcun tornaconto ad impegnare il suo paese in conflitti col l'estero. Ciò non ostante, avea introdotto in quel celebre documento una frase· di simpatia per la rivoluzione ellenica, frase che fu sola per consiglio del segretario di Stato Adams, il quale non trovò prudente d'ingerirsi nelle faccende dell'Europa. Noi, oggi, siamo molto lontani dal te'Tlpo in cui gli StatiUniti si disinteressavano di ciò che avveniva nel vecchio continente, Quando si riprodussero i massacri nell'Armenia, non poche voci si levarano per indurre il governo americano ad un in tervento diretto. Le steue voci si fecero sentire quando si trattò di proteggere gl' indigni dello Stato libero del Congo. Evidentemente , gli americani cominciano ad interessarsi di questioni che non li riguardano affatto. Sino al 1898, il Senato di \Vashington aveea dimostrata una grande ostilità contro l'espansione coloniale: rigettò financo i trattati riguardanti l'acquisto delle Antille danesi e di S. Domingo. Nel 1893, il presidente Cleveland, entrando in funzione, avea ritirato il trattato con cui si annettevano le Hawai. I principii relativi all'espansione americana erano ancora quelli del 1787, tali principii imponevano di estendere la libertà anglo sassone e di donare I' indipendenza agli Stati che sapeano governarsi da sè. Senza dubbio, questa via fu seguita smo al 1898. Ma, lungo la guerra con la Spagna , le Hawai furono annesse, per avere così una stazione navale sulla via delle Fili_r>pine. Quelle isole non ottennero il rango di Stato indipendente, e quando gl' indigeni riuscirono eletti in maggioranza, il governo mise il veto alle loro decisi, col pretesto che non eran ma - turi per il potere. Alie Filippine, il governo americano è addirittura oppressivo A Cuba fu promessa l'indipendenza, ma la proclamazione di essa si procrastina quotidianamente. L'opinione pubblica ha subìto una profonda trasformazione e nella fabbrica di tale opinione la democrazia americana non ha nulla da invidiare alla democrazia greca. Lo stesso presidente, spesso s' ispira ai peggiori principii di demagogismo. Nel 1903, per esempio, Roosevelt pronunziò a S. Francisco un discorso nel quale profetizzò gli alti destini storici del grande oceano, la cui sovranità spetterebbe aglì Stati Uniti. Si trattò di sole parole, è vero : ma non è la prima volta che le guerre si combattono per semplici intemperanze di linguaggio. La politica americana è in tal guisa mutata negli ultimi tempi da fare dire ad un ambasciatore europeo, il quale mancava da poco Washigton; ch'egli conosceva due paesi ben di· stinti: gli Stati Uniti prima della guerra con la Spagna e gli Uniti dopo tale guerra (Le mouvement socialiste giugno 1908). • E. Enriques: La riforma dell'Università italfana - Tulti sono concordi nel riconoscere che l' Università italiana si è andata sotto più aspetti elevando in un cinquan - tennio di vita nazionale. Ma non basta rilevare i ~ progressi dell'istituzione nel passato: occorre altresì che il suo modo d'attività appaia rispondente ai rinnovati bisogni. La legge fon - <lamentale dell'Università (quella del 1859) contemplò la necessità di alcune professioni tradizionali. L' ~nsegnamento superiore, dato questo difetto di origine, rande troppo rigidi
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