RIVISTA POPOLARE In quale rapporto è stato l'esercito con la vita di nostra gente , che in mezzo socolo ha saputo compiere il miracolo della rinascita e portarsi all' altezza delle nazioni più progredite ? In nessuno. Dopo le fiammate d'entusiasmo che unificarono la patria, si lasciò che I' esercito s' irrigidisse in una forma fossile , come un vecchio chiostro, isolato nella vita, a-.sente dalla lotta, salmodiante le sue attività jeratiche, verso l'irrealtà. Sui frontoni delle caserme si erse lo spauracchio del tecni cismo e s' incrostò la burbanza sonante e vuota, figlia legittima del feudalismo, non ancora scomparso. Per uno strano fenomeno umano, che trova la sua rispondenza nelle teorie sociologiche del Tarde, ogni gallonato anche di umili natali, credette e crede di chiudere, entno la giubba abbottonata, un cuore feudale e, sbaffando a guancie piene la potenza del suo fiato, ancora vien novellando delle sue bravure, a noi che sappiamo i doveri nuovi della civiltà e che nella elevazione del popolo sentiamo la grandezza della patria. Così non reca meraviglia se un'accolta di giovinezza, chiamate dalla legge a costituire una forza, verso cui si è legati, per la letter:a e per lo spirito dei regolamenti, da una somma di doveri e da nessun diritto, per uua infatuazione di barbarismo, si sia stati tratti a considerare un feudo, e, per un 'angustia di concezione, a soffocare netl' amplesso partigiano e geloso del proprio affetto ; immiserendo in ambi i casi il concetto e la funzione dell'esercito, che è grande quanto la patria, di cui riflette e ~ concreta le molteplici attitudini e serregge e destini. E la disciplina , eh' è magnifica adesione di spiriti e cemento di forze, s'è invilita a pu~tellar miserie, a far dariparo e salvaguardia a piccole anime, dà' strum~nto d' ira i sferza d' ingiustizia. Tutto ciò ha impedito che nell'esercito si raggiungesse la vigoria cosciente <l.lela piena virilità. Ma la storia da un pezzo ha invertito i suoi valori. L'uomo che s' era affannato , nei secoli , a cercare fuori della vita la ragione del suo moto e del suo equilibrio sociale, dopo essersi tormentato in vane fantasticherie, rivolse entro se i lumi della sua indagine e in sè trovò , nella sua individualità psichica , nel suo raziocinio nel suo senso di giustizia la particella prima che compone l'ente sociale. Particella prima che si completa e si equilibria in nuclei sempre maggiori selezionando una scala di valori che s' inalza , colonna di luce , verso la serenità della giustizia e i sentieri inesplorati dell'avvenire. Quest' invertimento di concezione, che rivoluzionò la storia, si ripercorse negli eserciti , costituiti ormai di cittadini e non più di soldatesche· di ventura, e saldò la leva del progresso umana nella linea maestra della loro architettura : la disciplina. La disciplina non più scende dal!' alto, in nome di principi mistici, trascendenti i limiti e le nozioni della vita, ma, avendo il suo perno nella coscienza, sale, in armonia di consentimento, verso colui che emerge, e più accog;ie in sè di valoro umano, e più provoca e suscita d'estimazione e di fiducia, e più degriatamente inpersona il principio che informa la legge. A questa condizione la disciplina s' incarna nella gerarchia ; se questa condizione viene a mancare, l' armonia si rompe, gli spiriti si svincolano e si isolano ; I' aridità di un vincolo formale non può essere che catena, e tormento insieme. Nella storia non si torna indietro. L'esercito, ch'è la mas1Sima istituzione nazionale, in cm si concreta il nostro paese democratico, figlio della rivoluzione deve sentire ed accogliere l'alito potente che viene dal pae e. Democratico l'esercito è nella legge, tale deve diventare nel costume. Non ignoro : serpeggia tuttora fra noi la nostalgia ~el vecchio regime e la tenerezza degli eserciti feudali. La società feudale era , fedele alle origini , tutto un esercito accampato nella vita. La disciplina era ingenita, connaturale, non,avea malintesi ; si conseguiva cofla nascita il posto nella gerarchia e attorno al comandante nobilisce aleggieva uu'aura di cava( .. leresca F oesia. Disgraziatamente il sotfio della rivoluzione francese guastò l'idillio, rovesciò la simmetria dei rappporti sociali , mise in fronte a una costituzione nuova una nuovissima dichiarazione di diritto. Chi aveva parlato di eguaglianza degli uomini ? Nel corpo e nello spirito eran visibili tracce di soggezione e di asservimento di uomo a uomo. In nome di qual 'principio si rovesciav~ la realtà del fatto per lasciarsi nel campo del!' ignoto ? È _passato un secolo. L'ignoto s'è tutto illuminato di nuove faci ; dal crollo dei feudi una nuova armonia s' è ingenerata. e nuove onde umane si disegnano all'orizzonte e incalzano in nome di quella uguaglianza che sembrava utopia. La nostra vecchia terra generatrice ha grembo fecondo per tutti i suoi figli e con voce di carezza e di amore chiama i lontani alla luce della civiltà: Salute o genti umane a.ff,.,ticatel C'è ancora qualcuno che si chiude sdegnoso nel vecchio retaggio feu Jale e in virtù d'un ricordo ·e d'una attitudine mentale, rifugente dalla {realtà , vuol riprodurre nell'esercito quel che la storia ha oltrepassato e la vita ha sommerso ? Fatica spregata I Il presente non nega il passato a s9lo fatto che il passato non neghi il presente, ma se il passato s' incrosta come ostacolo il flotto umano oltrepassa e travolge. Ecco il nuovo, degnissimo compito della democrazia italiana: svincolare l'esercito dagli ultimi tentacoli della prepotenza castale e farne l'organo massimo del progresso civile. Il tecnicismo è uno spauracchio insulso. Si chieda a quanti hanno pratica di educar soldati se cogli elementi nostri non bastino poche settimane, per impartire a dovizia le cognizioni necessarie per far la guerra. L'abitu iinc alla disciplina, si dirà. La miglior disciplina sta nel lavoro ; una disciplina vuota di· lavoro diventa una crisalide insecchita. Non c'è peggior soldato di quello che trascina il suo tedio quotidiano tra la cantina e la mensa , tra uno sbuffo di sigaro e un· sbadiglio. Non e' è istruzione più deleteria di quella che si ripete nell' accidia , coli' anima assente e infastidita. Una disciplina fatta di son nolenze e di passività è più dannosa d' u:ia aperta ribellione. A questo conduce un tecnicismo amorfo che ha il suo punto di riferimento fuori della vita e la sua finalità in una ipotesi. L'esercito è fatto per la guerra? Benissimo. Ciò non giustifica che non sia anche fatto per la pace. La vita, in ogni modo, è tutta è una guerra: ogni prova è una battaglia e ogni buona riuscita è una vittoria. Nella mirabile attività in cui si svolge la vita di milioni d' italiani tutto è preparazione e cimento, cui spesso arride la vittoria. Si lfasporti fra cittadini un esercito di cittadini e si accomunino nella lietezza d'un lavoro comune. Noi abbiamo I I 5 reggimenti di fanteria, ciascuno dei quali conta 12 compagnie. Ogni compagnia ha ufficiali e istruttori propri e un numero di soldati s·-1fficienti per gareggiare , in qualunque ramo, con qualsiasi altro nucleo di giovinezze. Si apra la concorrenza e si mettono i premi. Vivere necesse est. Nell' ignavia si muore. Si teme la profazione? Non c'è profanazione che più dell'ozio o del lavoro inutile avveleni !anima. Nel prodigioso risveglio in '.cui s' infiora l'attività operosa della terza Italia non si troverà nessuno che vorrà comprendere qual tesoro di energie, inutilizzato, si contiene nell'esercito? E quale strumento benefico di civiltà potrà esso diventare, se si vince la vana utopia, ed il pretesto, del tecnicismo? Ma per vincere bisogna combattere: i nemici dell'esercito non stanno tutti al di fuori. Lo Spettatore, 2 5 Giugno. ♦ Sul congresso tndustrlale di Amburgo. - Il congresso industriale di Amburgo è stato un congresso del lavoro.
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