Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 13 - 15 luglio 1908

RIVISTA POPOLARE 353 vegetali, l'ingestione talvolta eccessiva di bevande-alcooliche di qualità scadente, l' insufficienza di ventilazione, di aria e cti luce nelle fattorie e nei dormitori , il lavoro lungo e faticoso, la vita tumultuosa e rumorosa delle grandi città americane sono tutti fattori patogeni nuovi, che dànno origine a nuove malattie. Ciò è anche più vero per le povere donne, per dir così, inurbate, lo quali, contro le loro abitudini , sono costrette a lavorare per lunghe ore seduto e curve nelle shops, o restano confinate tutto il sauto giorno in quei vasi di Pandora, che vanno sotto il nome di tenement house, veri alveari umani vivai d'ogni peste e d'ogni degradazione. Indi le frequenti oligoemia, le malattie uterine, gli aborti , i parti prematori , le distocie, le infezioni , i tumori, le cachessie di varia natura. Ed i loro bimbi nati deboli ed impropriamente allevati danno uno spaventovole contributo alle malattie costituzionali dell'infanzia, massime alla tubercolosi ed al rachitismo. A queste cause morbigene si aggiunge la disseminazione dei germi infettivi per contagio reso più facile dalla densità della popolazione e per mezzo dol latte. In una interessante relazione recentemente compiìata dal Laboratorio Nazionale d'igiene per ordine del Presidente Roosevelt il Dottor Wyman nota fra l'altro che la incontestabile diminuzione gradualo della mortalità non si avvera punto pei bambini, le cui vite sono mietute per lo più dai morbi gastro-intostinali, che, secondo i dati forniti dal Dottor Eager , sono quasi tutte causate dal latte impuro. Cinquècento epidemie localizzate di tifoide, scarlattina, difterite, e pseudo-difterite furono evidentemente originate dalla diffusione dei microbi patogeni per mezzo del latte. E tralascio ,di discorrere delle i ntossicaziòni e delle mahittie professionali, nonchè dei numarosi infortuni sul lavoro ' che spezzano, accorciano, o, quanto meno, rendono penosa l'esistenza a molti disgraziati. In un articolo apparso di reccnto sulla « North American Review > il Signor Charles F. Speare, nol rilevare, con evi - dente amaritudine, che gli emigrati italiani spedirono nello scorso anno in patria circa settanta milioni di dollari - più di qualunque n 1 t: :, 1.nzionalità - ossP-rva che e il processo di auto-essiccamento al quale essi si sottopongono per accumulare risparmi , la·rnrando talvolta oltre le loro forze o vivendo animalescamente , è· estremamente dannoso a loro stessi >. Ed è vero; ma non è men vero che in questo paese la vita umana , soprattutto quando si tratti di operai stranieri, è tenuta in non cale. L' American Institute of Mining Engineers di New York nel suo rapporto annuale ci informa che in dieci stati e territori dell' Unione Nord-Americana le morti accidentali nelle miniere carbonifere pel 1907 sono aumentate del venti per cento sull'anno precedente, senza contare i disastri accaduti nel dicembre scorso, che farebbero ascendere l'aumento al 50 per cento, e senza dire che gl' infortuni non seguiti da morto sono cresciuti del 57 per cento. Molti dì questi disastri, per opinione di persone competenti , potrebboro essere evitati , perchè dovuti in gran parte a negligenza ed imprevidenza, c0me ha potuto constatare l' ingegnere francese Taffanel , inviato qui dal suo governo per investigare le cause del disastro di Monongah in Pensilvania. e In altri paesi, scrive in proposito un giornale bostoniano, gl' infortuni si verificano in numero assai minore , perchè i governi esteri studiano continuamente i mezzi per prevenirli. I lavori minerari dovrebbero nei ri- ' guardi della sicurezza della vita umana , essere elevati a livello di quelli stranieri. La vita umana non dovrebbe avere da noi minor valore che altrove ; ma pare che realmente sia meno apprezzata•. Così l' autorevole periodico americano, ed io nel sottoscrivere pienamente il severo giu dizio , esprimo l' augurio che i rappresentanti del governo italiano in questo paese esercitine una enorgica azione di tutela a pro dei minatori nostri connazionali. Veniamo ora ad esaminare brevemente quella che io chiamo deformazione della psiche dell'emigrato italiano. Ho già precedentementl-) notato che i mutamenti e le al• terazioni che il nuovo ambiente arreca alla personalità del'- 1' emigrato italiano sono superficiali e, più che distruggere ne coprono le qualità originarie, e talvolta ne sviluppano le facoltà o ne fomentano i vizi latenti. Così questa personalità, in110vata anzichè trasformata, sotto un certo punto di vista presenta un aspetto paradossale , che non di rado lascia vedere il grottesco. Somiglia un po' a chi ad ogni costo voglia indossare un vestito che non beuo gli si attaglia, e che, esagerando i difetti del suo corpo, ne guasti lo linee caratteristiche e ne i ncoppi i movimeati. La vita intensa americana, la sete vivissima del dollaro, la febbre dell'arrivismo, l'ossessione della rapidità in ogni fase della vita ed iu ogni episodio dell'esistenza, negli affari uome nella sodJisfazlOue dei bisogni thiologici, assilll:l., punge, tortura il nostro operaio non uso a questo turbinio, lo disorienta e ne àeforma l' auima inconsapevolmente. Così, mentre egli acquista maggiore attività e maggiore agilità, diveuta avido, sospettoso, eccitabile, nervoso. In questa atmosfera di libertà e di eguaglianza egli, che ha rudimentale il senso della valutazione , si lascia facilrnrnte ubbriacare dal successo anche 0fimero ed apparento, e diventa goffamente vanesio. La ricchezza rapidamente ed inopinatamente a0quistata lo rende orgoglioso , e pone in maggior rilievo la sua rustica origine. I guanti, la redingote, il cappello a staio ed il solitario sfolgorante sguaiatamente sul petto insaldato non Yalgono a coprire così la ruvidezza delle membra come l' ignoranza e la rnlgarità dell' anima. Questi ex-cavalieri della vanga e del piccone pensano che il danaro malamente accumulato sia per loro la chiave magica che aprirà tutti gli usci, l' ascensore che li eleverà a vertiginosa altezza così da dominare tutti gli squattrinati. La loro ambizione non ha limiti. Pagano profumatamente gli arruffoni che fanno balenare ai loro occhi la sporanza di una croce ; aprono la borsa ai giornalisti per far inserire nelle gazzette le loro biografie illustrate, e vanno in visibilio nel vedere il loro ritratto ed il loro nome stampato in maiuscoletto con contorno di lodi bugiarde comprate ad! un tanto la linea. Sono sempre i primi a farsi avanti in tutte le solennità coloniali , ornato il putto di ciondoli e nastri multicolori, o infagottati in goffe dhise militari. Partecipano con eguale disinvoltura o magari nello stessò giorno alla commemorazione di Giordano Bruno ed alla festa della Madonna del Carmine. Spendono con rivoltante ostentazione il loro danaro nei bars come nelle chiese, nelle opere filantroµiche come nelle sottoscrizioni per libera·re pericolosi malviventi dalla galera o dal patibolo. Se devono pagare dieci soldi, vi cacciano sotto il naso una manciata di biglietti di banca tratti da una saccoccia dei pantaloni come per dirvi: « Guarda ; ne ho tanti che non mi curo manco di contarli • . E bisogna sentirli pronunziare i discorsi (gli spicci dicono

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