RIVISTA POPOLARE 331 [} pensiero quindi di costituire associazioni di proprietari che approfittino del primo caso che si presenta per fare esercizio di autorità, di forza, e di resistenza, è spiegabilissimo, sebbene si possa pensare che i proprietari, specie i più ricchi, sieno in grado di meglio apprezzare l' ordine generale delle cose ed i mutamenti irrevocabili che ne derivano. E le ripetute affermazioni degli organi della Associazioni dei proprietari di voler andare sino in fondo e distruggere la potenza e prevaienza delle Leghe, deriva, precisamente da questo stato psicologico del proprietario. D'altra parte la psiche del contadino, sebbene sia più difficile leggeri·~ nella sua genuina espressione, è essa pure com• plessa. Affievolita la supina sottomissione, e la cieca obbedienza, il conta.:iino ha potuto dare uno sguardo al passato c:d ha visto che le gc:ne~azioni precedenti, dalle terre laboriosamente la v<.rate hanno ricavato sempre la stessa miseria, la stessa perenne disputa tra il necessario ed il disponibile;' nessun miglioramento o quasi nessun migliorarne nto tra le condizioni degli avi e quell~ dei nipoti; la vita sempre incerta, le esclusione di 0gni godimento persistente ... ed ecco che a poco a poco, anche ~enza odiare 11 proprietario, il contadino odia la terra matrigna, che non compensa abbastanza il suo lavoro e non esita ad abbandovarla. E dobbiamo pensare quale strazio morale, qu aie resistenza affettiva deve superare il contadino che si sente costretto a lasciare i campi da tempo immemorabile coltivati dalla sua famiglia. Il sogno del!' America lo induce a cercare lontano la fortuna che ::-.onavrebbe mai m patriu. E ::iccanlo a lui che emigra, altri contadini invece o più tenaci o più forti, tentano di ribellarsi e pensano colle Associazioni e colle Leghe di indurre i padroni a migliorare le loro condizioni, od accedono facilmente allo sciopero e persistono in esso, animati dalla speranza di una vittor;a, tanto più tentatrice quando pensa che è il contadino che tratta da pari a pari col padrone. E si arriva agli estremi : il proprietario impegnati) nel sao amor proprio cerca di prendere il contadino per fame ; il contadino esaltato dalla stessa lotta, cerca dì prendere il proprietario per la entità del danno. La lotta assume un aspetto selvaggio, solo perchè nessuna delle due parti e, n °,e e comprende la psiche dell'altra, ed ambedue sognano l'impossibile : gli uni, il ritorno al passato; gli altri, forse, a so1tituirsi al proprietario; gli uni sono autosuggestionati; gli altri sono suggestionati dai loro Capi. ... forse dagli sfruttatori di domani. Tale è fatalmente l'urto di due epoche che si incontrano e che nei violenti contatti cercano un equilibrio almeno provvisorio. (Economista 21 Giugno). ♦ Emi/ Doblin - Politica sul concordato delle tariffe e sulla lotta di classe - Nessuna obiezione ha recato tante difficoltà alla politica sul concordato delle tariffe quanto a quella, che per la comunanza d'azione con gli imprenditori del « Movimento degli operai , venisse tolto il carattere ,di « lotta di classe » e introdotta uno stato di beata armonia che non sarebbe affatto desiderabile per lo sviluppo del ·movimento degli operai. PaurosamE'nte si cercava di evitare una !f'egolizzazione delle condizioni di salario e di lavoro rer mezzo ,di vicendevole accordo; ciò che non si otteneva lottando non .aveva valore. Questo modo di vedere risultava da tutto lo sviluppo delle organinazioni operaie; finchè erano deboli met tevano ogni peso sull'agitazione avente per iscopo l'aumento .dei soci e lo schiarimento dei contrasti di classe tra gli operai e l'impresa in generale. Però col rinforzarsi delle organizzazione industrìalì crebbe il senso di responsabilità specialmente nei dirigenti e si venne alla convinzione che le associazioni operaie non potevano. limitarsi, senza pericoli del loro avvenire, ad additar~ i contrasti con l'impresa, ma dovevano ottenere dei successi pratici pei loro socii. Che gli operai non potessero giungere che per mezzo di lotte accanite a un progresso economico, veniva confermato d~lla condotta degli imprenditori i q;1 ali non volevan0 ricono. scere agli operai iI diritto di decidere insieme ad essi sulle condizioni di salario e di lavoro. Soltantv dopo il congresso industriale di Francoforte l'idea della comunità delle tariffe ebbe un notevole sviluppo. Gli imprenditori furono costretti dall'opinione pubblica a riconoscere ai rappresentanti delle organizzazioni operaie eguali diritti di decisione. Questo progresso è una prova della crescente influenza e forza delle organizzazioni industriali come anche dell'aumento di cultura di frorite alle lotte brutali precedenti che danneggiavano mi• glia,a di forze e paralizzavano i migliori risultati. Sarebbe utile di esaminare quali risultati pratici gli operai seppero trarre da questo miglioramento e se ne apprezzarono convenientemente il valore. Gli appartenenti delle associazioni si possono dividere in due categorie. La prima che rappresenta la maggioranza accetta le condizioni presenti come na - turali e non fa paragoni col passato. La seconda è costituita da industriali più anziani i quali basandosi sulla loro esperienza non vedono di buon occhio i nuovi concordati sulle tariffe. Per essi la lotta di classe è un principio. Se si vuole lo sviluppo dell'idea delle tariffo, e il perfezionamento dei concordati, è necessario che vi sia una reciproca fiducia e l'onesta intenzione di appianare le differenze industriali in pieno accordo tra le parti. La continua messa in evidenza della lotte di classe è necessariamente dannosa giacchè d<!ve confermare negli imprenditori la certezza che la pace industriale può ad ogni momento essere sccssa. Le due parti hanno interesse a stabilire un periodo di tregua e gli imprenditori sono più disposti a fare concessioni materiali se possono ottenere una certa stabilità per le loro disposizioni affaristiche. Se ora ci domandiamo perchè l'asserzione della lotta di classe viene considerata come indispensabile non ci resta altra soluzione che quella di credere di potere con ciò meglio agire: Dimostrare il contrasto tra capitale e lavoro è indubbiamente un bel tema da svolgere per gli oratori ed è da rimpiangere che la tendenza di entusiasmarsi a questi discorsi « radicali , debba essere domata con grandi danni di esistenze, e che il valore di risultati ottenuti senza lotte sia tenuto in così poco conto. La causa di tutto ciò si può trovare nel fatto che gli operai non hanno ancora la perfetta coscienza dei concordati sulle tariffe. Ma siccome la creazione dei concordati è rac - comandabile per gli operai, bisogna dec.idersi a procedere conseguentemente per questa via e convincersi che anche cosi si favoriscono gli interessi della classe operaia. Ed ha maggiore merito colui che senza grandi parole, ma con l'azione pratica solleva la condizione dei suoi compagni di classe anzichè chi alludendo continuamente alla lotta di classe rende più difficile l'azione concorde delle industrie. Non è vero come vogliono gli oppositori dei concordati delle tariffe che le· lunghe tregue rendano gli operai indolenti ed inetti ad adoperarsi per i propri interessi. Siccome per fare osservare i concordati non si rischia come prima la propria esistenza perchè vi si intromettono le istanze di mediazione anche i più timidi insistono sulla loro stretta osservanza. Non si avvera neppure il fatto che l'associazione della tariffe reprima ogni coraggio di lotte. Lo svolgimento industriale come il corso della politica interna pensano a costringere l'operaio a domandare continue migliorie di salario. I concordati delle tariffe non sono d'ostacolo a questa tendenza, ma anzi .se praticamente adoperate,
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