330 RIVISTA POPOLARE financo tradurre gli oratori che aveano fatto votar delle leggi contrarie all'interesse generale. In Francia, sotto l'antico regime, l' indipendenza della ma - gistratura era assoluta, tanto che il Tocquevil!e potè dire che che • in nessun paese d'Europa i tribunali erano altrettanto indipendenti, lo stesso monarca non avea nessun potere sui giudici, poichè non potea nè revocarli, nè trasferirli, nè promoverli >>. L' indipendenza della magistratura è un ostacolo contro il dispotismo del principe, ed è pure utile nelle Repubbliche, poichè può frenare gli eccessi del potere esecutivo e del potere legislativo. Contro gli eccessi dd potere esecutivo è possibile il ricorso dinanzi il Consiglio di Stato. Perchè, dunque, non rendere possibile il ricorso dinanzi al potere giudiziario contro gli eccessi del potere legislativo? Perchè una corte suprema non possa essere incaricata di esaminare se le le~gi volute dal Parlamento sono conformi o non alla Costituzione? In una Repubblka, più ancora di una Monarchia, è necessario porre i diritti individuali sotto la tutela di una magistratura indipendente, che non accetta nè gli orJini del potere esecutivo, nè i desideri d'una fuggevole maggioranza parlamentare. Al di sopra delle passioni dei partiti dev'esserci la giustizia, una giustizia uguale per tutti, serena, imparziale, dinanzi alla quale si piegano le collere politiche. Bene dunque hanno operato gli Stati- Uniti, l'Argentina, il Messico e il Brasile istituendo questa Suprema Corte di Giustizia, che impone dei limiti al potere legislativo. La Corte suprema degli Stati-Uniti è considerata dal Boutry come « una delle invenzioni più originali, più inattese e più ammirabili che ricordi la storia del diritto pubblico ». Anche Tocqueville obbe a dire che questo Istituto (( una delle più efficaci barriere contro la tirannia delle assemblee politiche ». Saviamente ha opers.to anche la Svizzera, mediante l' istituzione del Referendum, il quale, per altra via, limita l' onnipotenza legislativa. Credono alcuni che il potere giudiziario, incaricato di ve rificare la validità delle leggi, entrerebbe in conflìtto col potere legislativo, rinnovando sotto altra forma, le antiche lotte tra il Parlameato e Monarca. Tali preoccupazioni non ha ragione d'essere, i tempi sono ora mutati, il controllo giudiziario può esercitarsi senza conflitto. La Corte suprema degli StatiUniti, per esempio, si è appartata dalle lotte politiche, è rimasta nella sfera del pure diritto e non ha dato mai appiglio a contrasti pericolosi. La libertà politica non sarà mai compromessa dalla giustizia. I magistrati, amici della pace, della misura e della conciliazione sono indotti a limitare il toro potere, non ad esagerarlo. E' un errore credere che i deputati sieno il popolo; ma in questo errore non sono caduti mai gli americani. I deputati, come i giudici, sono. dei mandatari: tanto gli uni quanto gli altri debbono rispettare la Costituzione, che garantisce la sovranità popolare. I legislatori, come gli altri cittadini, sono tenuti ad osservare la legalità. La Suprema Corte di Giustizia, anche nei paesi d' Europa, potrebbe rendere ottimi servizi. (Revue politique et parlamentaire) Giugno 1908. ♦ Sul conflitto agrario dt Parma - Il conflitto che ormai da lungo tempo, si svolge nella provincia di Parma non è un conflitto agrario poichè le cause confessate della controversia sarebbero di entità troppo inferiore alla durata della lotta ed alle conseguenze di vario ordine che essa presenta. Tra le condizioni dell'ultimo concordato e quelle che domandano oggi i contadini vi è così poco differenza da non potersi dire giustificato I' atteggiamento delle due parti mentre i danni degli uni e degli altri vanno necessariamente accumu• landosi. Temiamo assai che i proprietari, i quali dimostrano tanta efficacia, non si sieno resi conto del lato psicologico e non abbiano voluto penetrare abbastanza nell'animo dei contadini. Quando si legge nei giornali che non pochi lavoratori hanno mandato lontano i loro bambini, per essere più resistenti nella lotta impegnata, e quando si legge che qualcht! centinaio di lavoratori hanno abbandonato le terre che lavoravano e sono andati a cercare occupazione in altre provincie del Piemonte e della Lembardia, vien fatto di pensare che ben più profonda di quella che si confessa sia la causa del conflitto e che quelle moltitudini agricole si trovino in uno stato d'animo anormale non tanto determinato dall'asprezza della lotta, quanto da condizioni morali che vanno molto più in là delle apparenti cause del conflitto. Le causa remota del conflitto di Parma esistono altrove m~ non sono ancora così forti come a ?arma ; il loro studio perciò s' impone. Prima di tutto apparirebbe inesplicabile la resistenza dei proprietari, se, come si dice, si trattasse soltanto d1 una lieve percentuale di aumento di salario o di poche ore di lavoro. Ma studiando le diverse manifestazioni che in queste ultime settimane emanarono dall'Agraria, cioè dai proprietari, appare evidente che la resistenza così prolungata è ispirata proprio dalla speranza di ridurre i contadini alla completa sottomissione, e ciò non perchè esista veramente malanimo nei proprietari verso i loro contadini, ma perchè la sottomissione porterebbe con sè il discretito sulle organizzazioni, e con ciò si renderebbe il contadino, come per lo passato, pieno di reverenza e di rispetto, vero o finti, verso il proprietario. E si capisce che in questo senso un lungo processo storico abbia contribuito a rendere i proprietari di terre intolltranti alle esigenze dei nuovi tempi. 11pensiero di dover trattare con Capi delle Leghe di resistenza a tu per tu con eguali dir;tti e con pretesa eguale fLrza, deve ripugnare a gran parte dei proprietari abituati ad un diverso contegno; cioè a dettar condizioni e prescrizioni ed a non soflrire rimostranze o lamenti. Un contadino che parla di diritti, che discute sulla rimunera~ zicne del lavoro, che rifiuta di dover attribuire alla bontà o carità del padrone i mezzi per vivere quando il raccolto sia cattivo ; che nutre un vago sentimento di solidarietà coi suoi compagni ; che ha quasi il concetto della forza che deriva da questa solidarieta; che, senza abbandonare la vecchia Chie_sa, ne riconosce un' altra che è la Lega dalla quale attende tanti benefizi uns volta insperati. Tutto ciò non può a meno d: urtare fortemente contro tutto quel complesso di rapporti sottomessi rispettosi, apparentemente reverenziali, che costituivano il contadmo di pochi lustri or sono ; e non può far entrare nella mente del proprietario che il nuovo stato di cose si a definitivo. Da ciò, più o meno cosciente l'idea ciella lotta di retta, non tanto a negare i pochi miglioramenti che i contadin in un dato momento domandano, ma a :,tentare di riprendere il predominio antico e di avere le moltitudini agricole, pazienti e rassegnate. Certo non tutti i proprietari arrivano alla incc,scienza di colui che ci diceva : - come mai ? Dobbiemo pensare a difenderci contro le malattie delle piante e degli animali, doabiamo concimare largamente il terreno ; dobbiamo costruire nuove stalle e comprar macchine..... come possiamo pensare anche al contadino? - Ma certo molti sentono una ribellione - specie i proprietari più antichi-contro il contadino che da tanti anni vive su quelle terre ed o·ra si rivolta ed aggiunge esigenze ad esigenze. - Ed allri ve ne sono, i quali, senza essere sostanzialmente tiranni versi i loro contadini, amavano però fare esercizio di autorità e di arbitrio, cumpiacendosi della forzata sottomissione ed usando verso quella misera gente un linguagaspro e grossolano od anche insolente ; ed oggi provano uno stato di continua restrizione a dover frenare i loro atti e la loro lingua, perchè il contadino non è più così tollerante come lo era prima, e soprattutto non è più solo.
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