RIVISTA POPOLARE pensando , da par suo , quel simpatico parlamentino che è il Consiglio superiore del lavoro. Ma la dimostrazione di queste affermaziom richiederebbe almeno un numero intero della Rivista, ed io, che voglio tanto bene all' on. Colajanni, non desidero davvero di fargli pagare troppo cara la cortesia usatami di invitarmi a scrivere per lui questo frettoloso articolo. FRANCESCO CoLETTI Sulrlai~uziao~nie~li f ~rrovaia~rviiini per la Svizzera Al magistrale articolo dell'Onor. N. Colajanni sulle sperequazioni ferroviarie non avrei da interlo quire se l'egregio autore non avesse messo in dubbio l' urilità della riduzione dei noli ferroviari dei vini destinati all'esportazione nella Svizzera tanto più quando tale dubbio viene, dallo stesso autore, quasi trasformato in certezza allorchè accenna alle considerazioni che il signor Richard Block fa in un suo articolo, pure riprodotto nella Rivista e da mc letto, in proposito agli effetti più o meno utili della riduzioni ferroviarie sulle crisi del vino. Or siccome la questione dei noli ferroviarii per la Svizzera è sommamente interessante e bisogna riguardarla sotto tutt'altro punto di vista, così mi consenta, egregio signor Direttore, che io ritorni sull'argomento per delucidarlo il meglio che mi è consentito. Anzitutto il signor Richard Block esamina la quistione delle riduzioni ferroviarie, dal doppio punto di vista : della Francia, e del consumo interno; perciò le sue considerazioni sono esatte e noi, come l'onor. Colajanni, vi ci associamo pienamente. Ma, nel caso nostro, cioè dal punto di vista del mercato svizzero e della esportazione vinicola della Sicilia, la quistione è tutt'altra e merita essere illustrata anche per non dare armi in mano al Governo di continuare a rifiutare ciò che per esso costituisce il pagamento di una cambiale da lungo tempo scaduta e rrotestata. Le nostre iiLLmcrose relazioni commerciati ed agenzie nella Svizzera ci mettono in grado di conoscere quasi esattamente quel mercato vinicolo~ ivi, difatti, i vini francesi e spagnuoli, che ci fanno la masssima concorrenza, si vendono, oggidì, e sono stati, nel corso dell' anno vinicolo corrente, venduti da L. 1 a L. 2 l'ettolitro, in meno dei vini sici liani i quali, perciò battuti, non vi sono potuti, nè vi si possono esportare. L'on. Pantano, mente acutissima e che sempre, oltre il presente, ha di mira l'avvenire, corrie i grandi uomini di Stato saggi e previggenti, aveva a suo tempo, nei suoi negoziati commerciali, previsto la. concorrenza della Spagna , e fu appunto perciò che nel verbale d'impegno delle suddette riduzioni fece inserire che, allorchè sarebbe entrato in vigore il nuovo dazio svizzero sul vino di L. 8 invece di L. 3,50 a quintale, il Governo avrebbe concesso il ribasso del nolo di L. 3 per ettolitro per vincere la concorrenza dei vini spagnuoli, il che equivaleva a ridurre da 8 a 5 lire il dazio sul vino italiano nella Svizzera. Applicatosi, due o tre anni fa, il nuovo dazio doganale svizzero, l' on. Pantano, alla vigilia delle vacanze della Camera, ricordò opportunamente al1' on. Giolitti il mantenimento del!' impegno delle riduzioni ferroviarie sui vini. L' on. Giolitti rispose al solito promettendo; ma. poi, nel successivo settembre, non ·concesse che il ridicolo ribasso di 50 centesimi l'ettolitro mezzo ccntesim? a li!ro, cioè la sesta parte di q~anto si quanto s1 era impegnato. Ed allora come coda a tale misera riduzione in cauda venenum, la Direzione delle ferrovie escoiitò quella tariffa N. 11 per la quale, l' on. Colaja~ni riproducendo il nostro scritto, fece rilevare lo sfacciato privilegio in danno della Sicilia ed a totale beneficio delle regioni vinicole centrali e settentrionali. E gl' interessati siciliani, quantunque avessero rilevato il mal volere del Governo che non mantiene neppure i proprii impegni, non si sollevarono perchè, a quei tempi, gli alti prezzi del vino-tanto alti che l' Italia, anzichè esportare, allora importava vini-non avrebbero permesso anche colla riduzione dei noli di 3 lire l'ettolitro, nessuna esportazione di vino nella Svizzera. · La cosa fu messa a tacere e, salvo qualche nostra protesta, non se ne parlò più sino allo scorso autLmno. Sopravvenuta la tremenda crisi vinicola, la quìstione venne risollevata e varii deputati non ultimo l' on. Pantano, richiamarono l'attenzione del Governo sulla quistione; il Governo, al solito, fece orecchie Ja mercante. Dunque I' on. Pantano aveva di mira di vincere la concorrenza dei vini spagnuoli nella Svizzera. Attuando, ora, l'altra riduzione supplementare di L. 2,50 che con la precedente formerebbe le impegnate 3 lire l'ettolitro, nessun dubbio che i nostri vini siciliani avrebbero potuto battere vittoriosamente i vini francesi e spagnuoli che, come affermammo di sopra, vi si vendono nella Svizzera da una a due lire per ettolitro in meno dei nostri a parità di qualità e condizioni. E, risapendosi che il mercato svizzero assorbe annualmente poco più di 1,500,000 ettolitri di vini esteri, non è fuori dubbio che la Sicilia vi avrebbe potuto partecipare per oltre 200,000 ettolitri e per altrettanto le Puglie. In altri tempi, queste due regioni vi hanno esportato quantità notevoli ancora maggiori. L'utilità, quindi, è manifestamente chiara, poichè con un'esportazione di 200,000 ettolitri di vino, fa Sicilia ne avrebbe ricevuto molto sollievo non solo a beneficio dei produttori ma anche di tutta quella classe più numerosa di gente che vive del movimento del vino e che ora facendo questo difetto, si trova alle. prese con la fame, cattiva consigliera ed incitatrice di agitazioni giustiGcate dal dritto alla vita. Certo la crisi vinicola, con c10 non si sarebbe risoluta, ma alleviata sicuramente anche pel fatto che i rimanenti vini sarebbero aumentati di prezzo di qualche paio di lire che su una produzione siciliana di 6 milioni d'ettolitri costituisce il non indifferente utile di 12 milioni di lire. Invece, ora, per la negata riduzione le cantine siciliane sono ancor piene per 3 quarti ; lo sfogo non è possibile e, quel che è peggio, non si sa come loggiare l' imminente, e per disgrazia abbondante, nuova produzione, che come primo effetto ha prodotto l'aumento di prezzi dei vasi vinari di 40 a 50 per IOO. La verità vera, poi, è che il Governo nomina commissioni ministeriali e commissioni d'inchiesta, fa belle dichiarazioni in favore del vino per rispondere alle numerose interrogazioni, interpellanze e proteste dei deputati, ma non ci dà che un pugno di mosche e non ci getta che polvere negli occhi. Il Governo mostra di cedere alle organizzazioni di classe, agli scioperi , alle minacci e, ecc. - da 5.
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