... RIVISTA POPOLARE 323 si determini e si compia la reazione e ripercussione accennnata dal rialzo della mercede. La legge sulle risaie, incltre, in parecchie disposi- ·zioni, si riferisce massimamente ai salariati avventizi, mentre il disegnù Niccolini ha per oggetto , non aolo nominalmenre ma di fatto, tutte le categorie dei contadini, dai salariati a giornata ai compartecipanti al prodotto, a coloro cioè che si pagano in tutto o in parte con prodotti ottenuti dal terreno padronale coltivato. Orbene, come si potrebbe applicare alla maggior parte di quest'ultima classe cii contariini la ritennta ecc. senza introdurre disposizioni nuove . ripugnanti alla tradizione e al macchinismi} del contratto? Ma si prescinda pure da tutte code~ta critiche ri • -volte al congegno della ritenuta e si ammetta che la perdita di essa possa realmente infliggersi al liworatore. Come ritenere però - io mi chieggo - che la -prospet,tiva di Fiimile perdita p?ssa trattenere il. la_voratore da11o scioperare? Lo sc10perante sa benissimo che, collo sciopero, va incontro a. costi gravissimi economici, fisici, morali. Eppure egli li affronta. perchè si ripromette un'utilità che lo compensi di tutte le perdite previste. Ora. nel calcolo di queste, il lavoratore non metterà pul'e la ccnfisca rlella ritenuta e non -opererà come Re questa. non esistesse ? Concludendo adnnque. sul disegno Niccolini, io non so trovarvi il mezzo di coartare efficacemente la vo1onts dEli contadini i quali non vogliono seg11ire le vie che il diseg:no vorrebbe loro imporre. Contro di esso si appuntano inesorabili le corna del . dilemma: o la conciliazione e l'arbitrato sono accettati volentieri dai contadini, ed allora è la volontà di costoro non già l'impoRizione verbale della legge, che fa ricorrere a. tali istituti, o questi non Rono R.Ccettati, ed allora l'imposizione legale non conta nulla per sè medesima. simile arJ nn fantoccio RpaventapassAri, di -cui gli uccelli abbiano scoperto l'inerte innocuità. Se la mia critica è giusta, resta colpito nel viso il -disegno proposto, giacchè - come si è notato-quanto esso contiene di buono è come subordinato alle disposizioni coercitive contro lo Aciopero, contro la soluzione violenta del conflitto. Si palesa colla violenza maggiore la. fragilità. della forza della legge scritta di fronte agli interessi sociali di grande ma.sse quando questi alla legge siano, ,eventualmente, antagonici e le grandi masse non abbiano altro capitale economico che quello immagazzinato nel proprio organismo. + Snello, agile, arguto come il proponente onorevole Bissclati è il disegno che da lui ci proviene. Eccolo in due parole. Gli operai delle industrie o delle campagne (chè il diseano non è esclusivo a queste ultime) non possono scioperare se prima non propongono l'arbitrato ai proprietari delle rispettive aziende. Se questi accettano l'arbitrato bene, la. sentenza. è obbligatona per ambe le parti e lo sciopero è evtato. Se essi non accettano, sarà loro 1:1emplicementeinterdetta la continuazione del lavoro nella propria azienda. Re· -sta un'altro se. Se cioè gli operai scioperano senza proporre l'arbitrato o se, dopo averlo proposto, non accettano la sentenza, allora, nel primo caso, non si applica più la proibizione ai padroni di lavorare nella propria azienda e nel secùndo caso si interdice agli operai il beneficio della citata legge proposta e pel periodo di due anni. Quale sia il valore della leg~e immaginata si scorge dalle sanzioni, il tallone di Achille di codesti tentativi di legislazione. Ai proprietari si minaccia la pena maggiore che forse sia posRibile ideare 0ontro un proprietario: il non esercizio 9-ei beni posseduti. Ai lavoratori si to~lie il di ritto di approfittare della legge proposta, si ,ninaccia vale a dire nell'altro che lo statu quo. L'on Bissola.ti spiega la trovata di codesto progetto dicendo: i proprietari vanno dicendo che essi accetterebbero sempre gli arbitrati, ebbene diamo a loro sempre a loro la possibilità di mostrare col fatto se preferiscono la pace alla guerra. A stare a siffatta motivaziPne il progetto parrebbe quasi ispirato a spirito rigidamente borghese e conservatore. Ma quale sia lo spirito si vede nella disparità. estrema, inverosimile delle sanzioni. Se i proprietari accettano di adire l'arbitrato e di seguire la sentenza, quid se poi gli operai dopo di aver fatto la proposta, adito l'arbitrato ecc., ri fi II tano di rispettare Ia sentenza emessa ? E' qui che si palesa l'assurdo. Pei pror:rie_tari c'è la terribile sanzione; per gli operai nulla, proprio nulla di grave, cosi che essi hanno sempre libertà sostanziale, se non giuridica, di opzione. accogliere o rigettare la sentenza arbitrale a seconda della maggiore utilità. E' per tutto ciò la proposta Bissolati sembra più che altro un motto di spirito. Forse per questo le si è data la gnalifica di geniale. Si è gridato che essa esprime la tendenza socialista. Ma non la tendenza. proseguibile oggi , che oggi tutto ripugna contro il progetto. Potrà considerarsi come la tendenza da prosegnirsi in un futuro e ipotetico stadio sociale, che preluda e di poco precorra. Ma allora preghiamo l'onorevole Bissolati di ritirarla oggi l'espropriazione collettivista e di ricavarla fnori per quell'epoca. Ma anche considerandola all'infuori di queste osser• vazioni, quale mai strana sanzione contro i proprietarii ha escogitato il deputato riformista. L'interdire alle aziende di produrre non è far male ai soli titolari delle aziende, ma alla società per intero e, per le prodnzioni rurali e di consumo opera.io, più vivamente alle stesHe classi lavoratrici. Avrei preferito che l'on. Bissolati; meesosi per '}nella via, avesse voluto evitare questa critica, stabilendo, ad es. che le aziende dei prop:rietari refrattari all'arbitrato fossero come momentaneamente espropriate, fossero cioè gerite per conto dello Stato. Ma, comprendo, allora il motto di spirito, in cui si riassume la proposta., sarebbe apparso troppo chiaro e avrebbe perdnto un poco della latente arguzia! L'on. Alessio, nel 1902, compilò un disegno di legge il cui e nucleo principale > consisteva nell' arbitrato obbligatorio. Il disegno attuale è, in ciò, la negazione del precedente: si sostanzia. nell'arbitrato facoltativo, facoltativo in questo senso: che le parti non ha_nno l'obbligo di adire il comitato arbitrale , pur restando
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