RIVISTA POPOLARE 261 esser dichiarati vincitori, occorre almeno il 7, bisogna cioè raggiunger 189 punti: se si ha 6, si arriva cioè ai 162, si è dichiarati idonei e si posson ottener supplenze temporanee , non posti di ruolo dei quali è sempre messo a coneorso un numero limitatissimo. Per queste disposizioni regolamentari s'accesero lo scorso anno vivaci discussioni, e son state rinfocolate dalle recenti esperienze: il ministero ha chiesto alle commissioni qual frutto esse abbian portato. Prima che lo dica no i commissari, l' han detto in tanto gli interessati e qualche osservatore; a quanto pare i commiss11ri poi. prima di riferirne ufficialmente, si son lasciati sfuggire - se pur non vengon da altra fonte - alcune indiscrezioni che faranno il giro della stampa; i babbi gli scolari, le tenere mammine, i buoni vecchi nonni indulgenti potranno così godersela un mondo agli spropo~iti madornali, commentati in famiglia, dei professori bocciati: oggi a me, domani a te. Dopo i tanti tormenti inflitti dal rigore dell'insegnante, la giustizia distributiva offre ai colpiti il sollievo di una strage di professori concorrenti, con relativa pubblicazione illustrazione e commento delle cas:ronerie dei loro compiti d'esame. E non son poche nè piccole: un professore di storia, a mo' d'esempio, parlando di Cavour ha trovato modo di dire che nel 49 fra Italia ed Austria fu conclusa una tregua di IO anni, allo spirar della quale, orologio alla mano, nel 59 la guerra fu ripresa; un altro vede il più gran merito di Cavour nell'aver fatto combattere insieme Austria e Italia in Crimea ... Questo per conseguir una cattedra di storia nei Licei; per una di ginn~sio inferiore - le togliamo dal saggio offerto dal Nlarr_occo - un professore o dottore in lettere ha trac;formato le « Antiquitates italieae Medii Aevi 1>, ingannato da un'abbreviazione, in un' Antologia italiana del Medio Evo: un altro cita una lettera del Tasso ... ad Angelo Solerti: un altro fa leggere al Tasso la Messiade del Klopstoek - e si serva di quel periodico chi se ne ingolosisca, che troverà altre ghiottornie. Si proclama il fallimento della coltura universitaria: ciò rientra nella complessa questione delle riforme da apportarsi alla scuola media e superiore, in ispecie alle scuole di magistero unite ai corsi universitari. accusate già di non dare alcuna preparazione pedagogica ai futuri insegnanti. Ma la didattica passa in seconda linea; manca, dicono, la dottrina. La questione , ripeto , è complessa, e. non si risolve davvero declamando sulla miseria dei titoli ufficiali, dell'insegnamento universitario, e prendendosela colla dea Erudizione che fa sprezzare o trasçurarc i divini impulsi dello spirito. No: non sono davvero coteste declamazioni che offriranno un rimedio: esso ci è dato, invece, dalla riflessione, dagli studi seri, coscienziosi, dai fecondi dibattiti iniziati dagli insegnanti stessi. Una benemerita rivista di problemi educativi~ i Nuovi doveri, pubblicava appunto tre articoli densi ed esaurienti del prof. Gentile sull'argomento - considerato anche in rapporto ai resultati dei concorsi - e le conclusioni, si accettino o no, son di ben altro peso ed importanza che l' articolo del Marr_occo. Escludendo i corsi di coltura generale, che falserebbero l' indole degli studi universitari senza risponder alle esigenze dell' insegnamento, e le scuole normali di metodi , il Gentile insiste sulla necessità di riformare radicalmente le presenti scuole di Magistero, e conclude doversi aspettar la preparazione della coltura dell'insegnante dal lavoro scientifìco, speciale, tecnico dell'Università, e la preparazione didattica dagli studi filosofici da assegnarsi non solo alla facoltà di lettere ma anche a quella di scienza. Facendo giustamente rilevare come un cattivo insegnamento nel Liceo, non rimediabile in nessun modo nei corsi universitari, sia la causa prima delle mancanze nella coltura degli insegnanti, il Gentile vede nella conquista razionale metodica della verità - e nel bisogno d' estenderla da sè, che nasce in chi non si chiuda nella sua breve cerchia di specialista, il duplice benefico affetto dell'insegnamento scientifìco speciale rettamente inteso; benefico pel sapere, in quanto questo non é cumulo di cognizioni , ma attitudine ad intendere, capacità, mente. Ma noi dissentiamo alquanto intorno al problema degli esami di concorso. Essi, a parer nostro, sono se non il migliore fra i modi di saggiare la preparazione degli insegnanti, cosa che presenterà sempre difficoltà non lievi, quello ehe presenta un maggior numero di garanzie: e maggiori ne presenterà, dopo un'opportuna riforma del regolamento che permetta una più equa distribuzione di punti. Si è scritto anche troppo, per il passato, contro la titolografia e il valutar a peso la carta stampata: il Gen~ile vede un altro possibile eccesso, non meno deplorevole, nella manualite, cioè nella continua lettura di « manuali 1> per la preparazione agli esami.' Lasciamo gli eccessi , e vediamo un po': chi si presenta per la prima volta ai concorsi, per entrare nell'insegnamento, dovrà rinvigorire la propria coltura gen.:rale e sarà - chi può negarlo ? - un bene, un primo vantaggio dovuto agli esami. Se no, dopo il liceo, coi quattro o cinque corsi universitari in mezzo, quali gravi lacune non dovrà essa presentare ? O se ne ha ancora a sufficienza ? E allora nessuna perdita di tempo, e nessun inconveniente causano gli esami. La prova scritta è efficacissima a mostrare come la mente del concorrente sia addestrata a raccogliere, sia pure in forma modesta, elementare, intorno a un dato argomento, a un dato punto del programma, le ultime o più importanti conclusioni, scoperte, affermazioni cui si é venuti nel campo della coltura: il che egli dovrà sempre fare nell'insegnamento, se non lo voglia ridurre all'annuale meccanica ripetizione d'uno scartafaccia d'appunti. O si tratta di chi, già nell' insegnamento, voglia passare da una sede ad un'altra più importante? In questo caso, la preparazione all'esame sar.ì, senza alcuna perdita di tempo ... l'insegnamento stesso: chè, ripeto, se questo non si riduee a un meccanico tran-tran, non si cristallizza ne' luogh_i comuni, nelle stereotipate esposizioni, nelle arcaiche definizioni, ma attinge sempre alle fresche e continuamente rinnovellate correnti della coltura, secondo lo schema e l' ordine provvidamente offerto dai punti e dalle esigenze fondamentali del programma, è di per sè il miglior mezzo, l' arma più adatta ad affrontare e vincere il cimento degli esami. La prova scritta non è difficile per chi abbia l'ottima abitudine dell' esercizio, fatto colla preparazione in iscritto a lezioni, del compendiare, ordinare con riassunti schermatici le proprie letture per assicurarsene i frutti , e anche , come dice il Gentile , del pensa re metodico e colla ricerca. E tale esercizio , che assicura , a chi vi si dedica con una certa continuità. l'agilità mentale necessaria e sufficiente ad ogni prova scritta, il cui tema sia davvero uno dei punti fondamentali della materia da insegnarsi - tale esercizio dico è necessario all'insegnante anche nell'infuori della preparazione ai concorsi. Vi si dovrebbe sentire eccitato da ben altri stimoli: ad ogni modo, gli esami di concorso. sotto quest'aspetto giovano non poco: e un ministro intelligente dovra conservarli per ogni ordine di concorsi. Tanto più che fra gli insegnanti entrati prima della nuova legge - fra i quali non pochi (oh anzi I)
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==