RIVISTA POPOLARE 257 indiana s'è ridestata ed ora gli indiani , dicono agli inglesi, come noi italiani dicevamo agli austriaci: fuo1·i lo sfraniero I Anzi in questo sono assai più modesti di noi, poiche essi ai co,ntentano di rimanere legati all'Inghilterra quali membri di uno delle sue colonie; noi dell'Austria non ·volemmo sapere nè punto nè poco, e se le siamo, oggi, alleati è per forza di cose, non c~rto per nostra entusiastica volontà. Sarebbe dunque bene che anche in Italia, i giornalisti cominciassero a studiare un po' questo movimento, e smettessero di ripetere. stupidamente , come han fatto fin' ora, le interessate cont,roversie dei giornali inglesi. + Una difesa del protezionismo: teoria e fatti. H.accornaud1amo ai nostri amici ia lettura del primo articolo di Eduardo Thery che troveranno nella Rivista, delle riviste (Il bilancio del 'regime doganale del 1892). Cio che egli dice per la Francia cou pochissime ri• serve ~i attaglia all'Italia. + Un nuovo e Interessante libro di premio semigratuito, c· e offriamo ai lettori é la 2a Edizioue u i Delinquenza e C01·rezion.edei minorenni dell'avv. A. Guarnieri-Ventimiglia. Questo libro vinse . il conco1·sogiuridico nazionale ed è di vera e dolorosa attualità per l' incremento della delinq ueoza dei minorenni. I nostri abbonati lo riceveranno al prezzo ridotto di L. 3,70. NOI I superuomindi ell'esercito e la quistione di stomaco L'articolo pubblicato nella nostra Rivista(31 marzo) sulla questione morale nell'esercito seppe di forte agrume ai nitsciani che militano nel 7.Z,anzismo e che vollero farsi prendere come nna quintessenza privilegiata di p:ltriottismo, di scienza, di democrazia, d'italianismo ec. Risposero nella Vita, nel Resto del Carlino, nel Pensiero militare e forse in altri giornali, che a noi sono sfug~iti. Risposero irati; di pessimo umore, perchè qui si era scritto che in fondo la quistione rn.orale nell' esercito era una quistiont ... di stomaco. A parte le obbiezioni del sig. Arnaldo Ranzi altezzosette ma garbate, cui fu risposto dall' on. Colajanni nella Vita dov'erano state presentate, contro ciò che da noi venne affermato e dimostrato si sono levati principalmente un signor Manfredi, eh' è un maggiore dell'esercito ed un signor K. che non sappiamo se sia generale o caporale di cucina. Il primo scrive a premessa delle sue osservavazioni: « Nè in Germania nè in Austria alcuno scrittore « (onorevole o no) avrebbe il cattivo gusto di pa- « ragonare gli ufficiali ai fuochisti, per dire che il « fuoco, a cui sono esposti, quotidianamente que- « st'ultimi, fa più vittime tra essi di quello a cui « sono esposti eventualmente i primi; com'ebbe a « scrivere il deputato dott. Colajanni ». « Nè in Germania ne in Austria un deputato « che si rispetti oserebbe scrivere che il morale « dell'esercito dipende dallo stomaco; sarebbe per- « dere il diritto alla rispettabilità ; parlarè cosi e << passare per matto sarebbe la stessa cosa. Nè altri- « menti gli accadrebbe nella repubblicana di Francia, « ,malgrado l' « herveismo » e tante altre aberra- « zioni. Queste corbellerie, queste bestemmie si « scrivono solo in italiano a proposito dell'esercito « nostro ». Questo stesso sig. Manfredi, che probabilmente non ha mai letto un libro di Colajanni e che se lo ha letto certamente non l'ha capito, aggiunge, bontà sua « che la mancanza di log!ca è la carat- « teristica, di tutti gli scritti del Colajanni ma che << nell'articolo sulla questione morale vi è qualche cccosa di peggio che la mancanza di logica ». Si capisce cosa è il peggio: la malafede. L'altro conchiude la chiaccchiarata con queste parole: « Per conchiudere: ci associamo di tutto cuore « al voto cht l'on. Colajanni si dia la pena di leg- « gere, prima di servirsi della roba d'altri, sia per « confutarla sia per farsane puntello. Noi già sa- « pevamo fin da dieci anni fa ( ricorda l' on. Co- « lajanni la sua sommaria confutazione all'opuscolo « di Fabio Ranzi contro il Militarismo del Ferrero ?) « che l'on- Colajanni non legge gli scritti degli av- « versari che intende di vituperare ; ora sappiamo ccche non legge neppure gli scritti che vuole ono- « rare della sua approvazione. Sarà questione di << stomaco anche questa? >> C'è da sbellicarsi dalla risa e più di tutti ride l' on. Colajanni delle sciocchezze del sig. K. Alla Rivista e per essa al suo direttore si rimprovera di avere interpretato male il pensiero del Maggiore Di Giorgio. Dello stesso avviso è il Maggiore Manfredi; il quale osserva che il dottor Colajanni « si serve del libro di detto Di Giorgio, « come di un arma che noi non qualifichiamo, ma « che certo deve spiacere al Maggiore Di Giorgio « più che ad altri ». Che il modo in cui abbiamo adoperato le costa~ razioni e i giudizi del Maggiore Di Giorgio gli sia piaciuta o dispiaciuta ,l noi importa meno di nulla: Non abbiamo scritto per far cosa grata a lui. Sappiamo, però, ch'egli è tale uomo che se si fosse visto male trattato e male interpretato da noi non avrebbe esitato a farcelo s~1pere con qualche sua lettera polemica più o meno pepata. Egli non ha pdi sulla lingua e come ci attaccò vivacemente altra volta per una quistione, che non lo riguardava direttamente, ci avrebbe risposto ora con altrettanta vivacità e franchezza lodevole in una discussione nella quale personalmente è impegnato. Ma taccia o risponda; ci lodi o ci biasimi il Maggiore di Giorgio, lo ripetiamo, a noi poco importa: noi, sino a tao to che non ci si Jimostri, che siamo dal lato del torto, continueremo a sostenere quella che ci sembra la verità. + Non rilevammo subito le critiche più o meno allegre che ci furono rivolte all'indomani dalla pubblicazione nostra perchè àesideravamo prima conoscere il parere deila Commissione d' inchiesta sull'Esercito, la comparsa della cui Rebzione si annunziava imminente, sul punto più importante della cotroversia: sulla cosidetta quistione morale o quistione di stomaco. Anzitutto premettiamo che l'equivalenza fu da noi Slabilita tra l'una e l'altra in base a ciò che il Di Giorgio, un maggiore dell'esercito tenuto in grande conto dai suoi superiori, aveva rilevato dall'azione spiegata dagli ufficiali, che facevano capo al R.anzi. I quali, quando lo videro fiducioso nel generale
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