272 RIVISTA POPOLARE Marino Moretti. LA SERENATADELLEZANHRE, lvi; Ottavio Ciulll, SERE RoMANH, con lettera prl~fazione di Giulio Orsini, Roma, edizione ddle • Vita Letteraria »; Francesco CazzaminI-Mussi, I CANTI DELL'ADOLESCENZTAo, rino, So~. Tip. Edit. Naz ; Alfio Tomaselll, EBBREZZEC, atania, editore Battiato. Tutti giovani molto, a quel eh~ pare ; ebbene, non è vero poeta, io crt:do, se non chi continua ad amar la sua musa, e ad esserne amato, e ad averne figlioli vigorosi , fino a quarant'anni d' età, per lo meno: ed io stesso, io che a venti e anche a trent' anni mi credetti poeta e stampai più volumi di versi, a quaranta ero già ben persuaso di non esserlo affatto, e mi rjjussi alla nuda prosa ... Sicchè resto, da allot a, molto dubbioso, e molto scettico, anche davanti a tutta quest' assi - dua inondazione di versi giovanili italiani : quanti , e quali, avranno mai un domani? Io lascio dunque la briga di dare un giudizio su questi signori, a chi potrà e vorrà scri!erne quand'essi avranno compiuto l'ottavo lustro; fin ch'essi sono fra i quindici e i venticinque, il giudice competente, il giudice naturale, è il professore di lettere del liceo , o quello, più illustre e grave, ma sempre professore, dell'universalità: perchè la materia del giudizio, per quanto non proprio scolastica, sa sempre, più o meno, di còmpito, e va guardata da un punto di vista speciale, e quasi direi un po' pedagogico , e in ogni modo diverso affatto da qnesto nostro, giornalistico, che è quello, d~ll' essere, non quello del divenire. ~ M'è uscito poc'anzi dalla penna , a proposito del « Terzo Peccato » , che fu senza dubbio il suo, e m'è uscito senza significato alcuno di antipatia nè d'ostilità, il nome tristemente famoso di Linda Murri : l'avevo in mente, infatti, avvivato dalla sua parlante ed intensa immagine e dalla recente rievocazione di tutto il suo tragico romanzo d' amore e di dolore, per la lettura, fatta in questi medesimi giorni, d'un altro grosbo volume che la riguarda : LA VERITÀSUL PROCESS.O.. ecc., di Karl Federn, con prefazione di Bjoernstierne Bjoernson (Bari, Laterza), ornato d'un ritratto profondamente psicologico,· dagli occhi passionali e dalla bocca amara, che è tutto, esso solo, un poema. E ne parlo qui , di questo volume , precisamente a questo titolo, perchè, sia quel che si vuole il soggetto , il movente, il fine, essendo scritto da un letterato (e che letterato I) è in dubbiamente, e fors'anche -a malgrado suo, un'opera d'arte: e come tale merita di ei-sere letta anche da chi di questo eterno affare Murri Bonmartini non ha ormai più tempo nè voglia di occuparsi: bisogna ben rammentare , che dopo tutte le invadenti ed interminabili ed asfissianti cronache e polemiche sul delitto, sull'istruttoria e sul processo, noi avevamo già subìta tutta una biblioteca di libri successivi pro e contro gl' imputati, i condannati, i sospettati, la vittima, anzi le vittime : il libro di Bianchi, qaello dei Lombroso-Ferrero, quello della MacinaGervasio, quello dei difensori Gottardi , Vece bini, Berenini e Cavaglià, quello dell 'avv. Nasi, quello di Sighele, quello di Rastignac, quello del dott. Casalini, quello del Tazzari, eccetera, eccetera I l)'altra parte, è innegabile che dal processo e dal verdetto di Torino, nè la verità del fosco dramma è uscita chiara e lampante , nè la coscienza pubblica è stata soddisfatta e acchetata: e che quindi, finchè resta anche un minimo d 1bbio che qualche innocente sia stato colpito , e che qualche birbante si goda in suo luogo la libertà, la luce, l'onore, la vita, non è male, anzi è bene che l'agitazione continui, e il dibattito duri. Per conto mio , non ho opinioni personali da formu'are, se non queste, che trascendono i limiti della questione odierna, ma che come da altre infinite, ne ~mcrgono limpi-' dissime, e cioè : che ae non si trattasse di gente dotata di larga notorietà scientifica e politica, di ricco censo e di aderenze aristocratiche , nessuno si agiterebbe tanto per sottrarla alla loro sorte, per quanto ingiusta ; e ciò è assai triste, come fu triste e amaro per me il pensarvi anche a proposito dcli' affare Dreyfus ; inoltre, che il verdetto dei giurati, così assurdo e così cretino da non potersi in nessun modo giustificare da qualsivoglia punto di vista, dimostra, insieme con infiniti altr! consimili, a che pericoli spaventevoli sia sempre e&,J0Sto ogni galantuomo cui tocchi una volta in vita la disgrazia di trovarsi immischiato, sia pur vagamente, per caso, per coincidenza fortuita, in un imbroglio qualsiasi ; infine, (delenda Carthago I) che all' istituto del matrimonio e della famiglia occorre ed urge una riforma rad,calissima , una instauratio ab imis, della quale il divorzio, amplissimamente facilitato, non dovrebb 'essere che il primo e più im·mediato avviamento. * Che salto, da questo libro di terribile realtà a quelli di fantasia di cui devo ora parlare, e che dalla realtà non derivano se non in modo indiretto I I CONQUISTATORIDI ROMA.,di Giuseppe Caste lii ( Torino , Soc. Tip. Ed. Nazionale) sono un rifacimento, quasi, del « Rome • d'Emilio Zola, da un altro e, nell' intenzione, più alto punto di vieta : quello d' una supposta evoluzione ed elevazione morale e sociale della Città Eterna dalla baraonda e dalla curèe che succeasro immediatamenté alla presa di possesso della capitale naturale d'Italia nel '70, fino ad un anno non preciseto del secolo attuale. Ma a me , francamente , questo romanzo non è piaciuto : perchè, in fondo, non è un romanzo: è un seguito interminabile di prediche e di considerazioni, ora messe in bocca a que• sto od a quel rersonaggio, ora più apertamente tirate giù in persona prima dall'autore medesimo; la trama non é che un pretesto per far della propaganda, sia pur patriottica e umanitaria , ma ingenua e poco men che scolastica ; insomma, dello Zola, sì; ma dello Zola dell'ultima e meno artistica maniera, dello Zola della decadenza , dello Zola guasto e.i estenuato dalle lotte gloriose per la verità e per la giustizia, onde egli uscì ingigandito come cittadino ma finito come romanziere ... * Più facile, perchè preceduto da quello del massimo giudice, del sommo critico, dell'onnipotente mecenate, il pubblico, sarà il mio giudizio su L'ORRIBILEFASC[N0, di Ettore Arturo ••- rescottl, (Milano, De Mohr), che è arrivato alla seconda edizione, come alla terza eran giunti « I Menclossi , , alla quarta «L'attrattiva», alla quinta « Clara Albiati », alla sesta • Arturo Dalgas •. Tali successi dimostrano che i romanzi del Marescotti piacciono; e ciò che piace è bello: •' intende, per quelli a cui piace, i quali, in questo caso, evidentemente sono molti : e dànno il loro giudizio nel modo più semplice , più conciso, più sincero, più onesto, cioè comprando il libro, anzi i libri, dell'autore amato e stimato. E che può e deve ma i importare a costui, a questo fortun11ti1simo (notate, che la gran maggioranza dei lettori di romanzi sono ... lettrici I) delle ri - serve, delle punzecchiature, delle lesinerie, delle smorfie della critica uffiçiale od ufficiosa, professionale od occaaionale, analitica o impressionista ? Io stesso , come artista, je m' en fiche pas mal: le stroncature mi lasciano indifferente , i sil~nzi mi lasciano fiducioso, le lodi mi fanno sorri_dere scetticamente; l' essenziale è che i libri « vadano » , che le ediziGni si ripetano , che ven gano anche d' oltre monte e d'oltre mare proposte di traduzioni e di nuove opere affini : e tutto ciò , ai capisce , non tanto per quel che rende, ma per quel che, significa ; in quanto alla réclame, i libri buoni , non dubitate, se la fanno da sè , come le bue ne stoffe, le buone ferramenta, le buone derrate, le buone medicine. Quanto a questo • Orribile fascino , , io
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