Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 10 - 31 maggio 1908

254 RIVISTA POPOLA RE Noi crediamo che il primo possa riuscire colle proprie forze bene organizzate da lunghi anni -e disciplinate in tante lotte; ma l'autorità politica deve assolutamente astenersi dallo spiegare un'azione illegittima in suo favore. Spiegandola commette un doppio e gravissimo errore: 1 ° fa sospettare che l'on. Giolitti abbia lui spronato l' on. Saporito a farsi denunziatore e ac• cusatore dell' on. Nasi e che ne lo ricompensa colla sua protezione elettorale; 2° conferma sempre più che il governo faccia lui le elezioni. Ora per togliere credito al regime rappresentativo non c'è di peggio che l'avvalorare tale comune opinione che nel mezzogiorno e in Sicilia disgraziatamente ha in suo favore scandalosi e innumerevoli precedenti. È questo il motivo per cui oggi ci occupiamo d'incidenti, dei quali più che una Rivista deve intrattenersi la crona~a dei giornali politici. + La costosa turlupinatura oolonlale Italiana. - Il traUato conchiuso or ora dal!' Italia con Menelik; la relazione dell' on. Montagna snl bilancio della Colonia Eritrea; e un articolo dell'on. Di Rudini sull'Egitto Moderno ( a proposito del libro di Lord Cromer , di cui si occupa nella Rivista e, in questo stesso numero il nostro Crespi), rendono di vera attualità. poche parole sulla nostra politica coloniale, tanto disastrosa dal punto di vista politico e finanziario. Il nuovo trattato con Menelik ci assicu1·a i confini della Somalia contro un compenso di tre milioncini, coi quali il Re di Etiopia comprerà focili , che alla prima occasione adopererà contro di n.oi- specie se il trattato contiene qualche tranello uso trattato di UcC'ialli di disastrosa e disonorevole memoria. Il nuovo trattato è certo che ci costerà tre milioni ; ma solo gl' imbecilli potranno credere che ci assicurerd i confini: 1° Nulla stabiì1sce dal lato dell'Ogaden, che· può dar luogo alle più gravi contestazioni e che avevamo maggior bisogno di sistemare; 2° Non può esercitare influenza su popolazioni che si ridono di noi e di Menelik ; 3° Può servire d' incoraggiamento allo stesso Menelik, quando avrà bi~ogno di nuovi milioni , a scaraventarci addosso i predoni africani per farci sen • tire il bisogno di conchiudere nuovi ..... trattati a suo uso e consumo. La relazione Montagna sulla nostra colonia è arida e desolante; o meglio conferma a lume di cifre che si ~eguitano a spendere nella colonia in via ordinaria attorno a 9 milioni alJ'anno e che le entrate non aumentano; anzi diminuiscono di alcune migliaia di li re. Progresso da gamberi. In quanto a colonizzazione si continua come pel passato; cioè: non un solo delle centinaia di migliaia d' Italiani che emigrano in ogni anno, può trovare lavoro ed occupazione nell' Eritrea. Il governo preveggente non permette nemmeno che ci siano dei pazzi, che vadano a cercarvene. Di che Jo lodiamo: è la sola cosa onesta e intelligente che faccia nella Colonia Eritrea I Fedeli al motto: à tout sei'gneur tout honneur avrem - mo dovuto cominciare dall'articolo dell'on. Di Rudinl· ma lo abbiamo riserbato per ultimo pour la bonn; lxmche. Nell'articolo bisogna distinguere tre parti: La 1a è di ammirazione per Lord Cromer e per l'opera di civiltà, che gl' Inglesi compiono in Africa. La 2a è un auto-difesa per lo abbandono di Kassala, compiuto da lui nel suo secondo ministero dopo Adua. La 3a contiene un giudizio complessivo sulla nostra politica coloniale. Sostanzialmente non dissentiamo da alcuni dei tre punti trattati dall' on. Di Rudinl ; ci associamo a -lui nel deplor~r~ severamente la impreparazione , la leg• gerezza cnmrnosa colla quale fu intrapresa la nostra politica coloniale, quasi a confortarci di non aver voluto cooperare coll' Inghil_terra nel bombardamento di Alessandria , nella compra di Arabi Pacha e nella conquista dell'Egitto. Ad onore del deputato per Cac camo dev' essere ricordato che egli sin dal suo primo ministero si mostrò poco entu".tiasta dell' Eritrea ; che egli dispose la Inchiesta in seguito alla proposta d'Inchiesta parlamentare messa avanti dall' on. Colajanni dopo le gesta di Livragbi; che nel 1896 non si pre-itò ad assecondare le smanie dei guerrafondai. Se non ebbe il corap:gio di abbandonare l'Eritrea ebbe almeno la prudenza di seguirvi una politica meno dispendiosa e meno sanguinosa. • Ma questa avventnra africana sinistra ci richiama ad una considerazione politica più radicale. F11 Umberto l O , il cosi detto Re buono , che volle la spedizione di Massaua con tutto il resto e la fece eseguire con le forme più incostitnzionali , sebbene il Parlamento dopo abbia sanzionato più volte il male operato. E fu Umberto 1°, chè volle ma11ten11to il Generale Barattieri nella Eritrea. Senza la monRrchia e colla repubblica l'Italia avrebbe evitato la spedizione di Massaua, Dogali, Amba Al~gi, Makallè , i\dua, la perdita di molte migliaia di vite umane e la perdita di circa seicento milioni .... Chi sa leggere tra le righe troverà confermata questa conclusione nell_'articolo dell' on. Di Rudinl, monarchico. ex Presidente del Consiglio e Gran Collare dell' A nnunziata (1). + L'Istrionismo di D'Annunzio e la ba■■a oortlglanerla del suol ammiratori. - In occasione di una colazione datagli dag-li ammiratori della Nave, Gabriele D'Annunzio ba pronunziato un brindisi, che ha suscitato la nausPa di quanti hanno il cervello a posto ed una qualsiasi forza di reazione. Tale brindisi, ch'è degnissimo della Nave ha sug~erito a Arcangelo Gbisleri un vigoroso artic"lo (Ragione del 18 maggio) di cui non pogsiamo fare a meno di riprod11rre i brani piu salienti. « Ci pare ormai tempo che si dica pane al pane e pazzo ai pazzi, eg·li scrive, anche se questi si chiamano Gabriele D'Annunzio ... • ~ Noi assistiamo, da un decennio in qua, a una fenomenologia di aberrazioni appetto alle quali impallidiscono le peggiori follie del seicentismo politico e letterario, quando, smarrito il senso della verità e della dignità personale, l'adulazione e il rococò , riempivano di boriose inutilità l' inutilissi-ma vita delle classi più inutili. « Il D'Annunzio, morto il Carducci, è stato ac~lamato dai suoi adulatori il primo, il più gran poeta vivente. Triste constatazione, sarebbe, della povertà e degenerazione intellettuale a cui ci avrebbe ridotti la diseducazione di un regime politico falso, smidollatore e turlupinatore che non per sole ragioni politiche noi giudichiamo nefasto al carattere , al genio e al destino della nazione • . « Ma per quanto dicemmo sopra del carattere vero del genio di nostra stirpe, in nome del buon senso , che è insieme senso del vero, della misura e della realtà, - il quale in estetica si chiama semplicit<l, nell'etica è sincerità e nella vità. pubblica è serietà non istrionismo - noi invitiamo quanti non sono dei pusillanimi a ribellarsi e in non~e appunto del genio di nostra stirpe • a codesto spaccio trionfante di ci~rlataneria parolaia, di reminiscenze indigeste, di erudizione ostentata a sproposito e senza costrutto, di egotismo e di sadismo da maniromio, che s'incarna nel sig. Gabriele D'Annunzio,.. e Per nn esempio tra mille, eccovi il testo del brindisi col quale egli rispose al saluto dell'asses::!ore Poggi, ( 1) Nella Politica colonia/e di Colojanni trovarono antici pata documentezione i giudizi odierni d•lt'On. Di Rudinì ,ul valore dell'Eritrea.

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