RIVISTA POPOLARE 269 I giudici dei giudici La nuova legge Orlando: « guarentigie e disciplina della magistratura » . è special~ente notev?le e degna di essere conoscmta perche segna decisa una tendenza nuova nella legislazione ilaliana , e perchè crea un tribunale permanente al quale possono venir deferiti i giudici indegni dell'ufficio loro. hssendo questa nuova istituzione del Tribunale disciplinare - di un collegio, cioè, che control~a, esamina e decide della moralità e della capacità dei magistrati - una riforma importantissima, per sè stessa, per i principii e le norm~ pree~iste~lt~ eh' essa innova o trasforma, per antiche abitudini • che distrugge, per inveterati pregiudizi che disperde, per il secolare privilegio di una casta chiusa che cade, essa dà il carattere alla nuova legge che sarà ricordata non già per le non poche altre disposizioni utilissime che contiene, ma per avere creato i giudici dei giudici. E vi par poco? Pensate che sino a quak~e anno fa nessun onorevole, per quanto armat~ di coraggio e fornito di documenti, poteva liberamente dimostrare l' uso che si faceva delle bilan~ie della giustizia da qualcuno di questi abituali froJ~tori del peso e della misura, in toga e tocco; qu~stl due a:- nesi - per quanto io li abbia sempre vi~to ~ogon? vecchi e bisunti sugli officianti del t~mpio di Temi - erano due infule d'immunità I Dimostrare che un giudice del Tribunale di Scaricalasino foss~ ~n cretino od un corrotto era il finimondo I - « voz insultate la magistratura », urlava il guardasigi~li con un bel gesto preparato ed un riscaldamento ... ~ tre1do~ e la maggioranza consapevole, scattando 1n p1ed1 plaudente, soffocava il tentativo di scan4a1o, come era convenuto di chiamare ogni denunzia onesta e coraggiosa. . L'altro giorno un vecchio senatore mi ncor~ava che questo insensato incitamento alla corruz10ne ai magistrati non era imputabile all'uno od all'alt10 dei guardasigilli; era un sistema invete~ato _e comune;· vecchie frasi stereotipate ed antica abitudine. Il Senato non voleva nemmeno saperne di accuse ai magistrati; ma, non di rado, qualche cranio pelato di vecchio senatore , cui erano noti uomini e cose, si scuoteva dubbioso ed esitante: « E se que- « sti fatti che ci ritìutiamo di accertare fossero veri; « e se l'impunità di questi magistrati incoraggiasse « gli altri... dove si va a finire? ». Però non è mai stata preoccupazione molto forte degli uomini politici italiani, quella di sapere dqve si va a finire, in _generale basta ai no:,tri statisti sapere dove vanno loro, e non si occupano di osservare dove corrono le istituzioni. Questo è parso a tutti il merito principale del ministro Orlando : egli ha visto ed ha rilevato che la funzione della giustizia andava paralizzandosi ogni giorno più, perchè la magistratura si era messa sulla china pericolosa dell'arbitrio, coperta da una immunità che celava difetti, vizi , e malattie; era già caduta nella stima e nel rispetto del popolo, che non sentiva in essa alcuna tutela ed alcuna garenzia; e vi scorgeva invece una pericdosa alleata dei forti e dei dominatori; un esoso e spregevole strumento dei governanti , nei momenti di reazione e di oppressione. Si riteneva impossibile che un uomo di stato italiano potesse formarsi una nozione così chiara e precisa della condizione di cose: costituire un proposito fermo e deciso di apporvi rimedio, determinare i mezzi e le riforme per raggiungere questa meta luminosa, e consacrarsi alll'opera con coraggio, fermezza e costanza. 11 miracolo era tutto in questo segreto: convincersi ed affermare che l'amministrazione della giustizia ed i magistrati che vi accudiscono debbono servire alla collettività; esplicare per essa la loro funzione e subordinare all'interesse sociale, gli interessi ed i diritti individuali di coloro che a questo ufficio vengono preposti. Strano a dirsi, una cosa così semplice, evidente ed elementare, costituiva una vera rivoluzione dei sit1temi, delle norme e dei costumi giudiziari; - nessun guardasigilli aveva mai osato di pensare a niente di simile; l'on. Orlando, che ha un istintivo bisogno di rendere semplici e chiare tutte le cose di cui si occupa, vide brillare questa verità, riconobbe nella sua luce la salvezza di un'istituzione, e si consacrò a questa fulgida meta .. Ecco perchè la stampa italiana a coro ed i diversi partiti, plaudon9 all'opera sua, come fanno i diversi settori della Camera, quando egli termina qualcur.o dei suoi discorsi dimostrativi, materiali di ragionamento e vibranti di fede. • Vi era un ostacolo grave: la grande maggioranza dei magistrati si era abituata al concetto ed alla pratica di una certa proprietà dell'ufficio, per cui, reputandosi arbitri della giustizia, non si teneva alcun conto della funzione sociale di essa e degl'interessi generali della collettività. Ora violenti ed ora pavidi, i giudici mostravano volta a volta il duplice aspetto della viltà: bisognava licenziare gli irriducibili, dare un incitamento ed un monito ai deboli, incoraggiare i buoni e segnarli ad esempio. L'impresa, difficilissima, fu tentata con lodevole iniziativa e condotta con lealtà d' intendimenti: e· s' è innegabile che ancora molti collegi giuJiziarii siano male costituiti e peggio diretti, e se anche la capitale d'Italia, per dire di una città che dovrebbe servire di esempio ha - specie nelle sfere superiori della magistratura - non pochi elementi inutili e dannosi, certa cosa è che non si può trascurare il notevole complesso di ostacoli, di difficoltà, di resistenze, che naturalmente e perennemente; si oppongono ad una simile impresa. Avere avuto l'ottima idea e l' encomiabile audacia di dare l'esempio e cominciare ... è già un bel fatto notevole nella storia politica del nostro paese. Ma, tentata ed iniziata l'epurazione della magistratura, era necessario al personale che rimaneva ed ai nuovi che si assumevano in ufficio, segnare il ·nuovo diritto giudi 1iario; i nuovi doveri del rinnovato compito e della trasformata funzione ; e, ricostituita così la magistratura, dare ad essa le guarentigie di libertà e d'indipendenza che possono assicurare la rettitudine di un'amministrazione proficua. Così sorse questo progetto di disciplina e di garanzia; che tende ad impedire gli abusi, le deviazioni e le colpe; ad allontanare gli inetti e gli indegni; ed, insieme, ad assicurare il libero svolgimento della loro attività e l'indipendenza ai giudici degni dell'ufficio loro. Le due parti si completano: vigilanza attiva e severità verso coloro che non sanno o non vogliono o non possono esercitare la più alta delle funzioni sociali, l'amministrazione della ;giustizia; - tutele e garenzie per coloro che possono e vogliono esercitarla rettamente e non debbono subire ostacoli, mi naccie ed imposizioni - Si tratta, insomma, di assicurare la giustizia, contro i nemici interni, che sono i magistrati indegni; - e contro i nemici esterni, che sono coloro che i magistrati corrompono,
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