266 RIVISTA POPOLARE éamente giuridiche richieste dalla legge non si trova però nelle condizioni intrinsecamente economiche da cui la legge stessa discende - cioè si nega a chi possiede tanta poca terra da non dovere impiegare nella colturb. di questa. t11tta la sua opera di tutto l' anno. La qu,mtild di terra occorrente per la qualificazione di casa r11rale non è indicata nè dalla legge nè dal regolamento; ma dai criterii di ebtimazioni valevoli luogo per luogo , ma nella realtà è pur troppo vero che si verifica il fatto che chi ha poca terra paga anche l'imposta fabbricati mentre chi ne ha molta non la paga. Per evitare tale inconveniente si dovrebbe chiarire legislativamente o modi fìcare l'art. 8 della legge 6 giugno 1877 richiamato dall'art. 15 della legge 1° marzo 1886 N. 3682 sulla cosidetta perequazione fondiaria; ma forse a ciò non si arriverebbe mai. L'occasione ora data dalla discussione del disegno di legge che frc1.poco intratterrà il Parlamento come ho detto più sopra in print.:ipio potrebbe riparare ali' ingiustizia se sarà redatta in termini bene studiati, ma potrebbe ribadire l7ingiustizia, anzi crearne un altra nuova Hepa::iserà inost1ervato il testo ministeriale. Qnesto esige che il contadino possessore della sua casa di abitazione non possegga però altri beni. Ora eh~ cm;a avverrà di quel contadi.no che possedendo la sua casa è pur proprietario di una piccola qnota di terra ? La casa di costui sarà esente d'imposta fondiaria? No! ::ii dovrebbe ri:3pondere a rigor della futura legge secondo il testo ministeriale! Cosicchè questo tale contadino non potrà conseguire mai l'esenzione: non in base alla legge generale perchè ha poca terra, non in base alla futura legge speciale percbè ne ba troppa ! A tutto ciò però si può rimediare con una formulazione delh\ nuova legge la quale con parole ben chiare escluda la condizione del non possesso di terra per la concess10ne della esenzione. + Un'altra considerazione è da farsi sulla stessa legge in fieri, wa per altro ordine di idee. Già il 2° comma della legge 15 luglio 1906 1;mita la esenzione alle case site in cenfri al; tati. Ma perchè? Se il problema meridionale non si può risolvere se non coll'incremento della prodnzione, se quest' incremento è oetacolato dalla lontananza dei lavoratori dalle terre coltivate - non è strano che si conceda un beneficio a chi fn~ge lontano dai fondi ? E non è contradittorio che il Governo da una parte incoraggi con premi la costruzione delle case coloniche impiantate negli stessi fondi e dall' altra neghi una esenzione a chi. nei fondi volesse costruire? Ma oltre a quest'incongruenza fondamentale, la disposizione dirò così incrimata sarà fonte di litigii interminabili nell'applicazione pratica. Chi sa dire in termini assoluti dove finisce il centro abitato? Sarà proprio necessario che il contadino costruente casa nuova (di quelle meritevoli dell'esonero in parola) si ponga a contatto di altre ca8e già. esistenti nella. linea periferiea dell' abitato per non correre il rischio di perdere l'esenzione ? I paesi meridionali sono cosi agglomerati che sarebbe deijiderabile che le nuove case non si erigessero a ridosso delle altre ma stessero isolate, quasi iniziatrici delle città-giardino (1). Ma intanto ecco uaa legge che si mette violentemente di fronte a questa civile aspirazione di tutti I Y. (r) L'amico che ci scrive qui accenna al grave problema demografico dell' agglomeramento della popolazione. Noi vi accennammo altra volta ; ma ritorneremo sull' importante problema. La R: vista L'operadiunproeonsole inglese I due volumi di Lord Cromer sull'Egitto moderno (Mode·rn Egypt, Macmillan, 1908) testè pubblicati hanno indubbiamente una grande e permanente importanza storica. poicbè danno la visione di eventi che hanno profondamente modificato lo sviluppo dell'Impero Britannico e le sue relazioni internazionali e la dt1.nno attraverso lo spirito non solo di chi ne fo gran parte ma di cui si è rivelato uno dei più provetti ammini- - stratori che vanti la storia ingle:rn. E non v'è dubbio che un' opera come questa servirà per lungo tempo come di libro di testo e di fonte inesauribile di inspirazione a tutti coloro che ameranno rendersi conto del come gli interessi dell'Impero e della metropoli, debbano essere accordat.i con quelli d'una data s11aparte. Per lungo tompo Lord Oromer sarà uu modello insuperato di patriottismo imperiale poichè, come questa opera dimostra dalla prima all'ultima pagina, egli fu sempre mosso nella sua amministrazione dal principio che il miglior modo di servire I' Inghilterra e l'Impero era quello di governare uell' interes::ie delle popolazioni indigene, il meno che sia pos::iibile offendendo il loro sentimento e modo di pensare cir'-'.a il loro reale interesse e le loro intime aspirazioni. Qnesti due volumi infatti costituiscono una gigantesca trattazione delle difficoltà di un governo imperiale tra popolazioni extra-europee ed extra-cristiane. Una tra le più cospicue è quella che concerne la possibilità di conciliare le vedute del governo della metropoli in::lpirantesi agli intere~si generali dell'Impero e la libertà ~ responsabilità del. governatore cbe si trova sul posto, in momenti di crisi quando tutto si fa per comunicazione telegrafica. Solo quest'ultimo conosce il carattere, la mentalità degli i'ndigeni, il loro grado d'infiammabilità e suggestionabilità reciproca, i loro pregiudizi e può valutarne approssimativamente le aziolli e reazioni. Il governo centrale d'altra µarte ha ogni diritto di riservarsi l' ultima. parola sulle proposte che gli vengono dai suoi agenti, spes30 in preda a forti ambizioni periìonali, i;pesso preoccupati qnasi e.:Jclu8ivament ➔ della. pro\·incia loro affidata; ed è o.stacolato nel suo !a(iudizio non solo dalla accennata difficoltà. di apprez1.are le forze iocali, ma dalle preoccnpazioni parla,mentari, dal-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==