RIVISTA POPOLARE 233 ancora avute ... - e dalla intransigenza fanatica dei così detti socialisti unificati, il paese, ripetiamo, ha risposto spontaneamente con qualche passo indietro verso i conservatori e verso i repubblicani temperati. E questi passi non si fecero soltanto a Parigi, la città frondista per eccellenza, ma in ogni parte della Francia. Ciò che indica la natura e la gravita del movimenro. Se domani queste tristi previsioni si avvaassero in Italia noì siamo skuri che i sindacalisti che le hanno provocate e rese necessarie ne incolperebbero Giolitti. Cosi hanno fatto in Francia. lvi l'Humanité, l' organo di Jaurès e del socialismo intransigente, che diviene sempre piu demagogico, rimproverano a Clemenceaux quello che chiamano il movimento à droite. • Ah si I Clemenceaux è un grande colpevole. Egli non ha voluto rinunziare ad essere quello che è stato sinora, un repubblicano radicale; egli rJon ha voluto suicid,trsi politicamente divenendo tout bonnement un sindacalista agli ordini della Confeder,izion~ generale del lavoro ed a lui imputano lii movimento di cui egli stesso forse rimarrà vittinu e chè i suoi accusatori hanno provocato ... Giolitti n0n ha certa- ·mente le qu:1lità <liClenienceaux ; ma si può essere sicuri, che a lui saranno impuute le conseguenze degli errori e delle colpe dei tanti Dè Ambris, che vogliono anche andare verso la rivoluzione e che preparano la reazione. La Rivista Lalotteaconomica n~PI rm~ns~ Non è perfettamente esatto l'aggiuntivo - eoonomica - perchè la lotta è fra noi anche poli tic a e di sopraffazione; ma è cert:tmènte il meglio adattabile alle condizioni generali della Provin..:ia nostra e alle ragioni prime che la lotta determinarono. Cominciamo un po' da lontano. Nel parmense e spe-:ialmente nel b.tsso parmigiano; lungo la valle pJd:tna, l'agricoltura ern tenuta in modo ~lquanto primitivo ed i lavoratori dei campi er:m .trattati un po' peggio delle giovenche .. Invano chiedevano migliornmenti in no~ne della fame e ·delle febbri ond~ erano travagliati; le risaie colle febbri malariche sfiniv.tno le famiglie Jèi lavoratori; il nutrimento scarso e ridotto· quasi esclusivamente alla mdica, e non sempre bene stagionata, propaga va la . pellagra. Non mai un generoso movimento di umanità, non mai un pensiero di fratellanza sorgèva nei proprietarii, o nei grossi_ fittabili, intenti s::>loa sfruttare quanto piu e meglio potevano la terra e eh i la lavorava. Un uomo di cuore, finalmente, si 111.tnifestò fra noi cogli intenti piu civili ed ununi, pèr togliere lo sconcio dell'illecito sfruttamento: il D,.>ttor Luigi Musini. Egli ebbe il merito di cacciarsi in mezzo ai sofferenti, di vivere con loro, di attrarne le simpatie e çouquistarne la fiducia: e questa povera immane massa di lavoratori della bassa parmigiana senti risvegliarsi una speranza, che pareva spenta; senti nel cervello svolgersi idee nuove di giustizia, a cui non aveva saputo attingere prima, nella incoscienza ingenua, alcuna forza di volontà o di resistenza; senti divampare nell'anima una fede viva, da cui fu assorta alla conoscenza dell'Io proprio e che i suoi diritti e le sue virtù le palesò chiari e sicuri. E unitisi in forte associazione, più di volonta e di fatto, che non di costituzioni o di regolamenti, cominciarono questi lavoratori a chiedere non più con voce supplice, ma colla forza del diritto, che fossero meglio determinate le condizioni del lavoro, che fossero meglio trattati e meglio pé1gati i lavoratori. Ci fu della resistenza, da principio, nei proprietarii e nei fittabili, che non si accorsero, nemmeno allora, della importanza grave del movimento insorgente contro l'eccessivo sfruttamento. Si ricorse alla forza pubblica; e i regi governi - al solito - incapaci e inetti, prestarono l'ausilio delle manette e del piombo patrio a favore della secolare tirannia contro i servi della gleba, E dovunque era il Dottor Musini ci si vedeva la scorta d'onore di guardie, carabinieri e soldati. , Ma al movimento cosciente operaio nulla impedi di espandersi e di persistere. La luce era fatta e brillava radiosa nella mente e nel cuore degli uomini della fatica. Le prime concessioni vennero; ma poche, ma insufficienti. Nessun lampo geniale il pensiero umano e civile svegliò nella mente di chi sfruttava ancora il lavoro. In luogo di concedere a stento e solo in partite ciò che legittimamente, giustamente era domandato, una larga offerta si sarebbe dovuto fare, migliore della domanda, superiore ad ogni attesa. Il lavoratore doveva vedere nel capitalista terriero un amico, un so·.-io, non un padrone tiraneggiante è avaro; e forse allora soltanto all'odio di classe la concordia e l'intesa si sarebbero sovrapposte; e la lotta ribelle e a tutta oltranza, ·che ora si è ingaggiata fra chi ha bisogno del lavoro altrui per guadagnare! e chi ha necessità del lavoro proprio per vivere, si sarebbe evitata, con immenso vantaggio della civiltà, della quiete e della ricchezza di questa prov111c1a. Ma recriminare sul passato è vano. Alle prime domande ben presto altre ne susseguirono; e nuove concessioni si imposero. Ciò fortificò la fede proletaria e rese più viva ed energica b sna volontà di imporsi alle p:ttronanze antiche: cresceva il numero degli aderenti alle associazioni proletarie in proporzione delle vittorie che le associazioni ottenevano. • E ben potevano chiamarsi vittorie - sebbene in realtà fossero soltanto un equo riconoscimento delle legittime aspirazioni dei lavoratori - però che erano conquistate a prezzo di lotte lunghe e dìsastrose per sfratti, per angherie, per fame, che al lavoratore si facevan soffrire per vincerlo e sottometterlo. Le vittorie dei lavoratori dei campi nella bassa parmense ebbero grande influenza in tutto il movimento socialista della provincia. I circoli e le associazioni fiorirono pèr num~r:> di is.:ritti; e poi che la idea fondamentale del movimento era umanamente e civilmente pratica, e poi che un r:1ggio di poesia avvolgeva questo alto intento di giustizia sociaie, ingegni fervidi ed eminenti, abban4on_ando le vecchie scuole e le romantiche visioni che non han base nel vero, si dedicarono
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