23Ò RIVISTA POPOLARE cano, ma fu uno dei primi sintomi dello stato d'animo del partito. Coloro stessi che pochi anni fa, nella affannosa opera di ricostituzione delle sparse membra repubblicane, non vedevano altra tattica che quella intransigente, altro sistema d'aggregazione delle forze repubblicane se non quello della rigida disciplina e della fedeltà cieca al circoletto, hanno calorosamente applaudito l'ostinatissimo indisciplinato dimostrando che essi nella serenità derivante dalla sentita esuberanza di vita e di forza, intuiscono quale grande forza può trarre il partito , non solo dalla personalità di Napoleone Colajanni , ma da tutti coloro i quali, pur non sapendo accettare, per il loro temperamento la disciplina del partito , pure non potendo accogliere integralmente il suo programma, seguono con simpatica aspettazione e con sentimenti di solidarietà il movimento repubblicano. Una seduta memorabile del Congresso è stata quella nella quale si è discusso del giornale quotidiano del partito « La Ragione». Il Congresso per bocca di molti aveva manifestato alcuni espliciti desideri: 1.° Che La Ragione dovesse assumere il sottotitolo di « giornale repubblicano ». 2.° Che esso si occupasse più largamente del movimento del partito. Esprimendo questi desideri ogni oratore aveva lasciato comprendere che dalla loro mente non era ancora uscita la vecchia concezione del giornale di partito, monotono, pesante, fatto di irose polemiche e di attacchi furiosi , e cosparso di una asfissiante serqua di « notizie di partito» inutili e ingombranti. Ma il Congresso seppe essere anche in questa discussione, elevatissimo. Esso accolse con entusiasmo indicibile il discorso che Arcangelo Ghisleri fece per illustrare il suo ideale, non ancora raggiunto, ma sempre perseguito, di un giornale di nuovo tipo fatto per il pubblico : di un nuovo tipo di giornale che potesse penetrare in mezzo ad ogni categoria di persone per interessarle alla discussione dei grandi problemi nazionali, che potesse imporsi per la elevatezza delle· polemiche , che potesse distruggere i più radicati pregiudizi intorno al partito repubblicano e che s,1pesse rinvigorire, riordinare far rifulgere il suo grande patrimonio intellettuale. Due o tre anni addietro , il partito non avrebbe accolto con entusiasmo il discorso di Arcangelo Ghisleri. Invece le parole del direttore de La Ragione ebbero un consenso così completo da dimostrare chiaramente che oggi la concezione comune della funzione del partito è quella stessa che fu custodita nell'animo e nel cervello dei nostri migliori, quando il partito, forse anche per necessità di vita , seguì altre tattiche ed altri metodi. + La discussione sulla politica anticlericale non c1 sembrò all'altezza delle altre. L' on. Euaenio Chiesa fece al congresso una relazione che O meritava una attenta discussione. Il Conaresso non intese il valore stesso delle o parole: politica anticleri~ale. . _ . Mentre si trattava d1 delmeare un programma d1 lotta contro i privilegi della chiesa consentiti dalle legai italiane, e si trattava <li assegnare al Partito rep~bblicano il compito di iniziare una seria lotta, Congresso credette che esso fosse chiam.at? a trattare ancora !.lria volta di quella molto più mo-- dest~ e superata necessità della propaganda anticlericale. E che ciò abbia inteso il congresso ci dimostra il fatto che qualche oratore si levò per raccomandare la propaganda anticlericale femminile. Così l'argomento , importantissimo , non fu discusso come si sarebbe dovuto, e la q uestil1ne opportuna men te portata al Congresso non appassionerà il partito. e l'ordine del giorno notato, restera forse, lettera morta. + Sulla questione dell'arbitrato obbligatorio dei pubblici servizi la discussione fu ampia, e il congresso vi si appassionò alquanto. Ma esso respinse l'ordine del giorno proposto e sostenuto animatamente dal relatore Serpieri. Ci- parve che il Congresso in tra vedesse nell'istituto dell' arbitrato più un espediente che una soluzione , più un mezzuccio che non ofl:re neppure sicuri requisiti di adattabilita pratica che un rimedio e comprese come un voto in favore del principio dell'arbitrato potesse coinvolgere, molte altre quistioni d'ordine economico e politico che era pericoloso , il] una ,iflrettata discussione, aflron tare. E noi crediamo che il Congresso abbia bene deliberato. + Dopo discusso dell'arbitrato obbligatorio il Congresso si occupò di due altre importanti questioni. 1.0 Le organizzazioni operaie e la Confederazione del lavoro. 2.0 Rapporti coi partiti affini nelle elezioni politiche e amministrative. Sulla prima questione riferirono l'operaio Costantino Fusacchia di Terni e l' avv. P. M. Gorini di Ravenna. , Il Congresso era stato chiamato a decidere se convenissè: agli operai repubblicani aderire alla Confederazione del lavoro in seguito ad alcune manifestazioni della Commissione direttiva di questa istituzione operaia uazionale, di asservimento al Partito Socialista. Sebbene dopo i deplorati atti della Con federazione del lavoro fossero passati i congressi regionali repubblicani, nei quali la questione era stata può dirsi risoluta, e sebbene nell'ultimo congresso dei contadini di Reggio Emilia fossero avvenuti spiegazior1i fra i dirigenti la Confederazioni e llcun i dei più attivi e autorevoli organizzatori repubblicani, pure al Congresso si erano formate due correnti: l' una facente capo al Fusacchia, favorevole alla adesione senza condizioni e senza patti, l' altra facente capo all'avv. Gorini favorevole alla adesione condizionata al riconoscimenlO del diritto della minoranza repubblicana. Il Congresso approvò le idee sostenute dal Fu"."" sacchia, a grandissima maggioranza respingendo tutte le grette considerazioni di coloro che perdendosi in una meschina schermaglia avrebbero voluto continuare la discussione sugli atti compiuti dalla Confederazione del lavoro, discussione che ha rifiutato perchè nell'assemblea era diffuso il concetto che il partito, nelle attuali sue fiorenti condizioni, avendo nel suo seno uomini di vero valore che si sono dedicati all'opera di organizzazione operaia, invece di smarrirsi nelle polemiche e nelle discussioni, invece di seguire 1mpùlsi di partigianeria, debba par-
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