... RIVISTA POPOLARE 24'1 Noi non dimentichiamo tantÌ attì di valore, di abnegazione, ' di entu siaamo e di fede compiuti nei momenti terribili del disastro, non dimentichiamo la grande gara di generosità fra tutti i popoli che inviarono soccorsi al primo annunz· o dell'immane sventura. Già i paesi devastati dalla disastrosa eruzione riprendono il primitivo aspetto, già le rigogliose vegetazioni dei fertili campi, distrutte in un attimo, tornano a germinare ed a fiorire bella e vigorose, come una volta, già per la fermezza eroica degli aoitanti, per un miracolo di energia e di attività, torna fervida la vita, ove prima sembrava regnasse sovrana la morte, ma il caro ricordo della commovente solidarietà internazionale il ricordo dolce di coloro, che confortarono con la ' parola e con l' opere le infelici popolazioni vesuviane, resterà scolpito indekbile nella mente e nel cuore di tutti. ( Critica Sociale). + Rag. Giuseppe Durante. - L'Insegnamento nelle Scuole Amerfoaue e Italiane e l'educazione nazionale - Entrare ìn una scul\a americana, dopo aver com - piuto un corso di studi in ltalia, è cosa che lascia nell'animo un'impressione incancellabile. Tale impressione non è dovuta princ1palmente all'ampiezza e alla dispos.zione delle aule, al loro arredamento modernamente intellettuale e scientifico, all'lluminazione festosa e al riscaldamento confortevole che, ac - cogliendo i giovani con una tepida carezza, li rinfranca dai rigori delle via, e li avvolge in un'onda dolcemente protettrice come un tacito e immancabile invito ai doveri- del luogo e della vita; no. Tutto questo, quantunque pah:se all'animo del visitatore, non è tntto quello che maggiormente l'impressiona. Lo stupore, al quale io accenno, principia a destarsi· nell 'animo di chi assiste: quando le lezioni principiano, e va a mano a mano crescendo per tutto il tempo eh 'esse duran.>. L' ins_egnante americano si presenta a' suoi alunni con una correttezza che muove dall'abigliamento personale, si esplica e si ravviva nella parca dignità delle movenze, ed eccelle nel porgere. li soggetto da svolgere è posto in campo dal suo lato che più facilmente possa essere inteso; e quinJi, con accuratezza di pr.>cedimento, più che acutezza d' intuizione, viene mostrato gradualmente tutto per intero e con molta arte. Ii metodo che si adopera è socratico, ossia induttivo; e soJdisfazione del canone ciceroniano, il quale insegnava a chi parli pubblicamente, - e la scolaresca è essa stessa un pubblico che, quanto meno lo si creda, più giustamente eh' altri mai, giudica e apprezza, -- come scopo, mezzo e fine del bell'effetto oratorio, sia l'arte del ben p-Jr5 ere. La chiarezza, ed i mezzi per raggiungerla, formano la virtù principale dell'insegnante americano: chiarezza che deriva dalla conoi.cenza si - cura del soggetto intorno a cui si parla, e dalla peeparazione personale a conseguirla. La ~ura che l'insegnante americano mette ,ali' impadronirsi del soggetto di cui parla che il meestro pone nell'adempimento del proprio dovere, e la coscienza di raggiungerlo inttramente e coscienza che l' insegnante italiano spesse volte falla , pe r raaione medesima della nostra educazione nazionale, formata t:> più da avvilimento di fiacchezza pretina che da austerità di coscienza civile, E non è a dire che l'insegnante americano fosse più colto dell'italiano; questi, a seconda delle mie os - servazioni, è meglio fornito di studi, ma l'altro è dotato c'i più agevole virtù comunicativa, ossia di:iattica. Qual' è la ragione di questo pregio così difficile e pur tanto n~cessan.? Le ragioni son molte, ed una di esse e quella etnografica p~r ec ccelle nza. L'anglo-sassone, checchè se ne dica, è più evoluto del '.i1o latino dell'oggi, quindi più serio, più fedele al proprio dovere, e più coscienzioso. In omaggio a tale coscienziosità principalmente egli, dapprima nella preparazione, e poi nell'esercizio della professione propria, fa ciò che deve èoi massimo scrupolo. Altra ragione va ricercata nell' educazione intellettuale a cui l'americano è affamiliato da bimbo, aia in casa, ove i! babbo e la mamma s'interessan di lui quanto più è possib le, sia 1•er via, nei negozi, al t:atro, ne' giuochi, dapertutto, ove c'è sempre qualcuno che prende cura di lui e ne stimola e ne soJdisfa la curiosità d'apprendere. In tale palestra familiare e sociale, egli viene acquistando, a mano a mano, una somma di cognizione così egregia e completa, da formare di lui un cittadino degno de!la nazione e del proprio avvenire. Crescendo negli anni e negli studi, questo fanciullo sarà ca. pace di divenire un insegnante tale, quale vi abbiam detto. In ItaFa, l'insegnamente è quell'arnese prezioso, il quale, avuto ventura di coltivare in qualche modo la propria intelligenz<\, non sempre l'animo ed i sensi, si creJe in diritto di gonfiarsi di vento ed apparire- come un semidio. Qui, in America, non è così: qui tutti sanno quello che, per urna na e so - date necessità e dovere, bisogna sapere; qui, i primi maestri dei fanciulli sono i genitori, specie le madr, e fin'anco le serve. In Italia le mamme e le serve - generelmcnte parlando - non sanno più in là del Credo e del Pater noste,-. Nelle scuole italiane, dalle più umili alle più alte, l'insegnante crede di essere qualche cosa di superiore; nelle scuole americane egli, invece, prima di tutto è un amico, poi un superiore, ma un superiore corretto, garbato, più spesso indulgente che intran _ sigente, sempre umano. Nelle scuole italiane, se ne togli il legittimo insegnante, e vi preponi per un'ora un'altra persona estranea alla scuola, fosse anche una di quelle cosi dette intellettuali, non sa ove mettc:1.si le mani. In America, invece, ferma gentilmente per la strada qualsiasi lady o qualsiasi gentleman, a qualsiasi classe sociale appartenga, dedita a qualsiasi occupazione, gravata da q:.ialsiasi cura , ed invitalo a spiegare un argomento qualsiasi davanti ai fanciulli di qualsiasi pubblica scuola, vedrai quella signora o quel signore, guidato dalla propria cultura e dal proprio discernimento, disimpegnarsi con la massima disinvoltura e correttezza. « Non , vitae, sed scolae discimus » diceva Seneca il giovane gli è a dire che - è nostro vi 1io qusllo d'imparare più alla scuola che nella vita; - vizio nostro, ossia di noi italiani, o per me. glio dire di noi latini, che, dopo aver spaziato con l' ali \JO_ derose tutie l'azzurro del cielo, ci siamo ora appollaiati in una caverna tenebrosa come gufi e poiane nel gran giorno dell'opera Umana. Ma v'ha ancora un'altra ragione per cui la massa sociaie in Italia è così ignorante, e quindi la scuola così difettosa. Il popolo è incolto perchè di scuole v' ha difetto, di scuole v'è penuria perchè non se ne intende l' immensa virtù evolutiva, e ciò non si spiega perchè i maggiori, quelli che comandano, sono i primi a non vedere. Come volete, del resto, che in un campo d'ortiche crescan le spighe? ln un bilancio di 130 milioni la città di New-Jorck ne spende 3 I per la scuola; 24. 34 °/ 0 del bilancio totale, e quello che si dice di New -York, può senza gran diffèrc:nza, dirsi di tutte le città degli Stati Uniti. Questo è il segreto civile e politco, gli è a dire scciale, che ìnforma la libertà di un popolo evoluto. Ogni scuola dovrebbe rappresentare, per la coscienza del paese, un'ara della patria. a cui trarre ogni giorno con l'anima fremente e la speranza nel cuore; ogni fanciullo dovrebbe destare un sorriso sulle labbra delle madri e dei padri. In Italia, invece, le scuole sono luogo di tortura morale e ~ateriale, ove la gelide carezza del verno ricorda inconsciamente a' fanciulli nostri quanto ancora siamo infelici. Se ne togli quelle di qualcuna delle grandi città , le scuole italiane, per loro, sono una continua sofferenza, specialmente nell'inverno. Quando il fanciullo, spesse volte a digiuno; molte volte s :alzo e mal coperto, è obbligato a partirsi di casa fra la neve ed il gelo per raggiungere una stanza quasi buia, ove
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