Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 9 - 15 maggio 1908

246 RIVISTA POPOLARR mato nell'ambito della nazionalità; altro esso non sarebbe nelle sue varie fasi locali, che il proces,o d' una politica evoluzionista della nazione ; e la lotta di classe del proletariato una lotta per il possesso d'una culture nazionale. La forza del nazionalismo promuove più utilmente ed effi . cacemente 1 lo sviluppo delle forme sociali nell' interesse stesso del proletariato (Neue Zeit 1908, n. 24). • Manlio Andrea d'Ambrosio: I Comuni vesu,·tant clopo J' eruzione - appunti economici e statistici -- George Nestler-Trìcoche, in un interessante articolo pubblicato nel Journal des Ècoriom,.stes, descri\•e le condizioni di S. Fra~cisco dopo il disastro. Ebbene, ciò che I' egregio pubblicista dke della metropoli californiana, si può in gran parte ripetere per i Comuni vesuviani, dopo la recente luttuosa catastrofe. Qualche cosa di simile a ciò che è avvenuto in un' importante città, qual' è S. Francisco, si è riscontrato altresì nei piccoli paesi sparsi nella plaga vesuviana. Ben 54 Comuni di quattro province - Napoli, Caserta, Avei• lino e Salerno - una tra le più nobili e fertili regioni d'Italiacon una popolazione complessiva di circa 340 mila abitanti e con una zona danneggiata Ji oltre 100 mila ettari di terreno, senza comprendere la città di Napoli, furono colpiti in varia misura dal grave disastro. I danni furono prodotti dalle la ve di fuoco, dallo caduta del lapillo e dalla deposizione della cenere su di una superficie estesissima, che è difficile determinare con precisione. La distribu1.ione di questa immensa quantità di materiali vulcanici è stata raffigurata con particolare esattezza dalla Direzi0ne compart:mentale del catasto in una carta topografica, dalla quale il prof. Bordiga ha potuto rilevare molti dati di non lieve importanza. I terreni coperti dalle lave - escluse le zone già di antiche lave - hanno un' estensione che non supera i 250 ettad coltivati. La regione coperta dal lapillo si estenje per forse oltre 30 ettari, su cui non devono esser caduti meno di 60 milioni di metri cubi di materiale; quella della cenere fino ai 25-30 millimetri, occupa approssimativamente IO a 15 mila ettari, onde con essa e con le lave, ci si accosta ad un' em· ssione totale di 100 milioni di metri cubi. In quanto alla valutazione dei danni, per i terreni coltivati, distrutti dalle lave, non si arriva al milione di lire di valore capitale. Più grave è il danno per distruzione di fabbricati, strade pubbliche, ferrovie, ecc. E' molto più difficile precisare il danno arre.:ato dalla eru1.ione alla regione del lapi!lo: esso però è il massimo, rispetto a tutti gli altri, e fu valutato da 65 a 85 milioni. Ma noi crediamo che si avvicini più al vero la valutazione fatta dal Colajanni di 25 a 30 milioni. Ma i paesi che p:ù risentirono gli effetti veramente deleteri dell'eruzione, furono appunto quelli che si trovavano alle falde del Vesuvio e Jel Monte Somma. Secondo i cakoli ufficiali, ebbero a deplorarsi 2 12 vittime, di cui 105 rimasero sepolte sotto il tetto della Chiesa di S. Giuseppe Vesuviano. In quanto ai feriti, 93 furono ricoverati ed assistiti negli ospedali di Napoli, Torre Annunziata e Nola. Non abbiamo, però, esatte notizie del numero dei feriti che non furono ricoverati negli ospedali. Oltre I oo rni1a perso:1c. abbandonarono le loro case, atterriti daflo spettacolo impressionante di sterminio e di morte. Ben diceva in proposito Giovanni Bovio che la Natura, con questi indescrivibili fenomeni di Iutto e di spavento, trastormando in un attimo una città festante in cimitero, pare rifaccia per suo conto la li:ggenda di Lucrezia Borgia, che in una stanza di Ven~zia convitava i gentiluomini a banchetto e nella vicina atanza apparecchiava le bareBen oltre 50 mila persone, poi sì trovatono da un giorno ali' altro senza la 'loro, senza tetto e senza pane. Queste certamente non sono che cifre molto approssimative. Io scrivo, invero, nel mio lavoro d'imminente pubblicazione: « La popolatione economicamente passiva nel presente sistema sociale li che è inutile cercare, con notizie statistiche, di dare sia pure una paliida idea del numero di coloro che a causa di queste calamid, non possono, per un periodo più o meno lungo, dedicarsi al lavoro, Ebbene, ho potuto verificare proprio coi miei occhi l'abbattimento proJotto negli abitanti di quella plaga vesuviana dall' immensità del d·sastro. Essi davvero nou erano, nei giorni, atti nd alcun lavoro, e si può dire senza dubbio che temporaneamente costituivano una parte della popolazione economicamente passi va per speciali condizioni fi3iche, dovute a cause straordinarie. La mancanza, quindi, di braccia, nei primi momenti, e la grande domanda di lavoro fece elevare i salari in modo esorbitante, persino a 50 lire al giorno. Man mano, però, le mercedi s:rno anda•e diminuendo ; pur restando in gran parte ad un livello superiore al normale : in ispecial modo quelle dei muratori, poichè la questione dell'alloggio s' imponeva innanzi tutto e ognuno cercò di fare con sollecitudine qualche accomodo al proprio fabbricato. Ad Ottaiano, poi essendosi, manifestata I' urgen,a di assicurare l'immediato ricovero (r) alla popolazione rimasta senza tetto, si stabilì, specialmente per opera del gen..:rale Durelli, di costruire trenta casette in cemento armato, che importano la spesa di L. 650 mila circa. Queste casette, però avran po• tuto formare la fortuna iegli appaltatori, m:1 il certo si è che non sono ancora in condizione di essere abitate. Al,ro che ur• genza, altro che ricovero immediato I . . . Quanto ai soccorsi in natura, si può dire, in genere, che essi non furono soddisfacenti. Ma fu ingiusta la ripartizione ai bisognosi, tanto che alcuni vendettero persino il pane della pobblica beneficenza, come scrisse l' on Colajanni, con la sua consueta fierezza e sincerità. nella interessante Rivista Popolare, fin dal 30 aprile 1906. Oltre ai soccorsi in generi alimentari, si distribuirono ancora vestiti, biancheria, materassi, coperte, eec. Ma non si creda che tale distribuzione sia stata fatta con equità e giustizia. Tutt' altro ! Ed una pruova evidente si può desumere dal quadro riassuntivo degli effetti distribuiti nei Comuni vesuviani dalla Croce Rossa. Ma irregolarità ancora più gravi si sono verificate nella ripartizione dei sussidi in danaro. In primo luogo, tutte le somme raccolte non si sono accentrate in un ente solo, in un solo Comitato di soccorso ; poi l' ingordigia dei politicanti di mestiere è stata causa di evidenti ingiustizie. Non sempre, poi, con rettituJine ed esattezza furono classificati i cittadini nelle varie categorie! , stabilite dal Comitato cent:ale di soccorso. Ma innanzitutto l'accertamento dei danni fu fatto in modo caotico ed inconsulto. E dire che fu affidato a militari competenti ! A tutte queste irregolarità ed ingiustizie si sarebbe dovuto metter riparo nel miglior modo possibile, per impedire la sperequazione delle somme inviate, con sincerità di affetto, da tutti coloro che concorsero alla granJe opera di carità, pc:r $Ollevare le sorti dei danneggiati, senza nessuna preferenza, senza. alcuna distinzione. Noi, dunque, ci auguriamo che le nostre parole s:ano ascoltate da chi ne ha il dovere, e non conchiudiamo, corno Nestler- Tricoche, col motto adottato per la ricostruzione della 11 più gtande San Francisco li : Let us forget ! - Dimentichiamo! (1) Così è detto nel verbale di licitazione privata per l' appalto dei lavori ; N. :2108 del repertorio.

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