Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 9 - 15 maggio 1908

RIVISTA POPOLARE 245 "IVIST A l)ELLE KIVISTE Gaetann d'Amato: Il mito della mano nera. - Se non è strano, visto il co'"ltegno della stampa, che la maggio - ranza iegli Americani credano che esiste 'in Italia una s0cietà della Mano Nera , che manda i suoi membri ad aprire quà succursali per depredare gli Stati Uniti, si potrebbe però pretendere che uomini, quali il Commissario Generale dell' Emigrazione, ed il capo della divisione delle Informazioni di quello ufficio, s' informassero di una questione che li tocca tanto da vicino. Ma questi due signori parlano e scrivono della Mano Ntra come di una associazione ben nota in Italia, ove secondo il signor Powdarly in una intervista col New Jork Sud, esiste per la protezione delle donne ; strano a dire : in Italia non se n'è mai inteso parlare; ed una associazione per la difesa della donna in Italia, sarebbe superflua. La società della Mano Nera negli Stati Uniti è un mito; la elasticità delle leggi su la emigrazione ha permesso ad alcune migliaia di facinorosi del mezzogiorno di entrare irisieme a qualche! milione di emigrati It,diani onesti, e la incapacità della polizia in parecchie città ha reso possibile a codesta gente il poter vi -ere alle spalle al trui, specialmente dei connazionali. Il mascalzone siciliano, calabrese o nap'lletano, entrano fa - cilmente in America imbarcandosi in porti esteri , e trovano colonie dd poveri connazionali , in quasi tutte le città della costa orienta 1e. Vi sono 500 mila italiani a New York; 100 mila a Boston; e a Filadel6a; 70 mila a San Francisco e a Nuova Orleans; 60 mila a Chicago, ecc. ecc., e colonie da 5 a 10 mila, in città più piccole. Qu~ste colonie che vivono appartate, ig:ioranti della legge del p•ese; offrono una faci'e preda, al disonesto che viene di Italia. Ed oltre quelli che risiedono nelle città vi sono un cinquantamila manovali italiani , sparsi attraverso la campagna, che anch'essi cadono vittime dei loro rapaci compatriotti. Ogni lettore di giornali conosce i delitti che a nome della Mano Nera, sono stati perpetrati durante gli ultimi 1 o anni; le condizioni sono ~tate peggiori a New York che attrae: eppure per un mezzo milione di abitanti Italiani, non vi sono che quaranta Italiani nei corpo di polizia ; cosi come dice Marion Crowford sart!bbe lo stesso che avere dei poliziotti Irlandesi a Roma: perchè vi sono più Italiani a New York che nella capitale d'Italia. La incapacità della polizia a fronteggiare questn aituuione è mostrata dal fatto che non è stato concesso porto d'armi neppure alle persone rispettabili delle colonie Italiane: e•ponendole così, inermi, agli attacchi dei banditi, i quali por tano di contrabbando rivoltelle e coltelli. Durante i ventinove anni da che abito a New York ho notato due cause della esagerazione della delinquénza Italiana e sono: 1. 0 Il sensazionalismo della stampa gialla: 2. 0 Il fatto che la polizia è troppa corriva a chiamare Italiano ogni delinquente dalla pelle bruna, e che non parli Inglese. La s•ampa r.on si frena dinanzi a niente nella sua ricerca di sensaziona - lismo, e poco tempo fa: una rivista mensile pubblicò un articolo firmato col nome di Petrosino il capo della squa:ira ita - liana della polizia, col titolo « La Mafia Italiana a New-York, presa per la gola 1. Il signor Petrosino ignorava l' esistenza di questo articolo, pri na di vederlo stampato, Il termine Mano Nera fu adoperato in questo paese, cir.:a dieci anni fa , da qualche delinquente Italiano che doveva aver inteso parlare della associazione politica e criminale spagnola, e la stampa se ne impadronì, e ne ha usato e abusato fino alla nausea , incoraggiando la delinquen,a di pochi facinorosi col far credere al pubblico, ed ai loro creduli connazionali che si trat a di una potente e temibile società : ma ma 'grado le depredazioni delle migliaia dei delinquenti Italiani che il governo ha lasciato entrare nel paese, a danno dei loro oneati connazionali, la musa dei nostri emigrati ):la prosperato. Venticinque Anni fa, non vi erano più di venticinquemila Italiani in tutta l' America : oggi nel solo Stato di New York il valort: della proprietà Jegli Italiani è stimato a centoventi milioni di dollari, senza contare cento milioni di dollari impiegati da Italiani nel commercio ali' ingrosso: 50 milioni di dollari in i~mobili, e 20 milioni depositati nelle Banche. Dubito se qualsiasi altra nazionalità possa mostrare cifre altrettanto buone per i ,·enticinque ultimi anni. Dell' Italiano come cittadino, il signor Iames I. Starrow, di Boston, scrive: Credo che l'emigranti! Italiano medio, è fisicamente superiore al nativo della New England; l'amore della famiglia è forte negli Italiani, ed essi sono una razza molto sobria. L'Italiano si ubriaca raramente; ha una cortesia naturale , che diperide da una certa affabilità di animo, ed ha riguardi p~r gli altri , . Negli Stati Uniti la donna Italiana è, come dovunque, molto dedita alla famiglia: non se ne vedono mai nei tribunali di divorzio , e il Presidente non potrebbe rimproverare a lr>ro l' « omicidio di razza ». Il Petrosi no, mi disse, che in tutta la sua carriera non gli è capitato di incontrare una donna Italiana che faccia la prostituta a New York. La donna Italiana i...ri'lanella vita domestica, lavora insieme al marito, ed ha un genio per il risparmio; grazie a lei il nome dt:ll' Italia non è assodato a nessuna idea di vizio sociale nell'America. L' immigrazione, a questo paese, ammonta a circa 100 mila anime ogni mese, tutto l'anno: 1/5 di questi sono Italiani meridionali, e come ho già detto i delinquenti hanno libero passo. Lt! ricerche fatte in Europa l'estate scorsa su l' emigrazione, do ,rebbero avere per risultato una legge per la deportazione di tutti i galeotti forestieri, entrati negli Stati Uniti e che non possono dar prova di guadagnarsi onestamente la vita ; e la organizzazione di un servizio consolare dall'altro lato che impedisca lo sbarco di altri delinquenti (North American Review aprile 1908). + O. Bauer : Osservazioni sulla questione di nazionalità. - Nello esame dei fatti umani non dobbiamo li• mitarci allo studio del solo contenuto ma anche alle forme in cui si esplicano: le quali sarebbero, almeno, le immediate empiriche manifestazioni storiche. Grazie a ciò, la na1ione, lo stato rientrano formalmente nello sviluppo aocialt>. Ci sono varii gradi di aggregazione sociale: la comunita (Gemeinschajt) con vincoli di natura intima; società in senso più largo (Gesellschajt) con vincoli di natura esterna (commercio, costume, lingua). Ad una completa dottrina delle forme sociali sta il determinare i vari aviluppi e trapassi dcli' una e dall'altra. Non si deve considerare parzialmente la comunità di lingua come indice di nazionalità, perchè a parte le eccezioni, nella lingua non c'è che la parvenza nazic nale; l'estrinsecazione di un fatto va ricercato pit1 intimamente nelfa comunità di cui - tura (Kulturgemeinschaft) e comunità di carattere (Charak tergemeinschaft). La comunità di cultura coefficiente nazionale d1 cui la proprietà esci isiva l'hanno le sole classi ~he ne par• tecipano; ma è evidente che tanto presso nazioni in possesso d'una storia, quanto in nazioni nuove, le clàssi lavoratrici, più o meno pasaivamente, sottostanno ali' influenza generale della cultura generale. • Il Kautsky che al proletariato vuol dare, con la più comune scuola socialistica, il suo possesso d' una cultura internazionalt!, dividendo certo troppo sistematicamente i coefficienti di cultura in elementi universah e elementi particolari (i primi s'avvierebbero ad avere la prevalenza sui secondi) non riflette che lo sviluppo d'una cultura nazionale, intende pro - mosso da un processo di con~uagliamento, per ciò che riguarda i rapporti esterni, e da un' affinità ele1tiva di natura psicologica, o etnica. Co,ì il movimento operaio dev' essere richia-

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