Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 9 - 15 maggio 1908

RIVISTA POPOLA.RE 241 questo voto dà la smentita a quelli che affermano che il voto alla donna sarebbe pericoloso, perchè metterebbe la nostra politica in mano ai preti, ma non è stato ben chiaro: forse l' ordine del giorno nesso ai vo1i, e approvato con grandissima maggioranza, era troppo largo; forse l'insegnamento religioso è diventato ormai così assurdo che è inviso a tutte le do!1ne; certo è che l'ordine del giorno fu votato anche da donne che, in condizioni differenti, lo avrebbero respinto. Vi fu sorpresa? Affatto. Ecco l'ordine del giorno: « Il Congresso, rispettoso di tutte le convenzioni roliti~o-rcligiose già maturate neg~i animi degli adulti: ma rispettoso anche della libertà a cui la coscienza infantile ha diritto pen.:bè possa nel suo avvenire meg'io orientarsi ai liberi principii ideali della sua condotta morale, fa voti: 1 ° che la scuola elementare sia assolutamente aconfessionale; 2° che nelle scuole scc0nJa1 ie e superiori sia introdotto lo studio interamente obiettivo delle religioni in relazione ai loro principii, alle loro fìnalità e alle loro conseguenze sociali ». Dato questo ordine del giorno e la sua approva. zione per parte della grande maggioranza del Con. grcsso 1 io non rr.i sorprendo degli inni di gioia della sta::npa anticlericale da una parte e delle proteste .delle cattoliche, non clericali, capi tana te dalla Roesler-Franz e dalla Coari dall'altro. La contessa Spa!letti presidente del Congresso riassunse chiaramente, in una breve dichiarazione prima del vc:to ed in una sua lettera al Giornale d' Italia, poi il pensiero suo e di una grande parte delle ( 01~ne che votarono l' or,iine del giorno Malnati. Essa disse che preferiva \'Otare contro l'insegnamento religioso nelle scuole, piuttosto che ammettere che questo insegnamento fosse impa.rtito da miscredenti e da atei: ciò che è chiaro, mi sembra; e significa c~e le anticlericali nel co_ngresso erano sì la magg10ranza; ma che anche 111 quella grande maggioranza che votò ed approvò l'ordì ne del giorno Malnati vi erano molte credentii e religiose. Vero è che si potrebbe osservare che le ca ttoliche, che come le com:csse Spalletti e Pasolini e come le signorine Pons e Paulùcci, vorrebbero ~n insegnamento _meno do~matico e più cristiano, pensano troppo a1 Vangeli e troppo poco alla Chiesa· non riflettono che ~e Gesù tornasse a questo mond~ sarebbe indubbiamente scomunicato da Pio X e dai suoi acoliti, eJ esse desiderando un insegnamento cristì~no ~ 9esiderano ciò che la Chiesa - la quale non e sp1ntuale ma temporale, ma politica - non vuole: ma tutto ciò esorbita dal mio argomento. Fatto chiaro è questo: la maggioranza dell'ordine del giorno Malnati, fu eterogenea. Naturalmente io non dico questo con somma g10ia. Considero che la religione è una barriera messa allo sviluppo delle società umane e quanti più uomini trovo legati alla religione t;nte meno possibilità io vedo per il progresso. La religione è, sec~ndo m_e, una delle tante forme di oppressione e dt a~rut1mento ~o~ le_quali i prep0tenti perpetuano 11 loro dom11110, 10 dunque considero esser bene, quando vedo che una società umana cerca di evolvere e si sviluppa all'infuori della relioione· rr.i sarebbe· piaciuto per conseguenza che la 0mao~ gioranza che aprrovò l'ordine del giorno Malrnfti fosse stata compatta a ritenere incompatibile - come io penso difatti - religione e scuola. Ma così non fu. Una parte di quella maggioranza era persuasa che l'insegnamento religioso è necessario· ma che impartirlo com'è impartito nelle nostr~ scuole o come vorrebbero i prctì con J' inse<.rnamento della assurdissima dottrinella è far dan~o ai ragazzi ; non giova al loro sviluppo intellettuale e morale, e quindi ha votato per l'esclusione dell'insegnamento religioso dalle scuole. Logiche, e diritte queste donne, tino a comprimere il loro sentimento perchè giustizia trionfi: or questa è non solo sincerità ma è altresì forza. Debbo notare che il dibattito fu più elevato, più dignitoso, più spassionato di quello che ebbe luogo , sul medesimo soggetto, a Montecitorio. E non solo , ina rivelò anche maggiore cultura nelle cionne, e maggiore indipendenza di spirito e di pensiero di quella che fu spiegata dalla maggioranza di quello che ne discussero in parlamento. A che dunque ridere ancora? Sa.rebbc stupido resistere tanto stolidamente, fìno al punto di obbligare la donna a dover considerare il caso di opporre agli interessi dell'uomo i suoi interessi: meglio è riconos...:ere che un nuovo fatto sociale si è prodotto, che una nuova forza economica e politica è ormai entrata nella compagine sociale ed ha diritto di essere valutata e di avere un po!:>to, il suo posto, nello sviluppo e nell'organamento delle nostre nuove forme politiche. Le vecchie leggi che incepparono la libera azione degli uomini caddero nella Rivoluzione Francese: le donne si avanzano, oggi, a dimandarc l'abrogazione delle leggi che li mi ta.no la loro li bcrtà: la loro rivoluzione è incruenta, ma irresistibile; esse esigono giustizia e riconoscimento di diritti e si son dimostrate degne di ottenere ciò che chiedono: ele,·o.te cd evolute a livello stesso degli uomini, bcncbè gli uomini, fino ad ieri, non lo sapessero nè lo volessero credere. Questo ha messo in luce e ha dimostrato il primo congresso delle Donne Italiane; e con questo bisogna contare. A. AGRESTI Pei ferrovieri espulsi Il breve commento alla se□ tenza del Consiglio di Stato (Quarta Sezione), colla quale venne confermato il provvedimento della Direzione generale delle Ferrovie contro i ferrovieri ritenuti promotori dell'ultimo sciopero, ci ha procurHo l'invio delle bozze di una lettera dell' Avv. Silvio Dr.tgo al ferroviere Ca bianca ed una copia del ricorso presentato in favore di quest'ultimo dal primo. Noi assai volontieri pubblich~amo la lettera, nella quale sopratutto si ta appello atl' equita e riconosciamo del pari che le ragioni addotte dal Drago in pro del suo cliente sono forti e serenamente esposte. Ciò non ostante non crediamo di dovere sostanzialménte modificare quanto precedentemente abbiamo scritto sulla deliberazione del Consialic, di o Stato; ma nel. ricorso e nella lettera del carissimo :unico nostro D~ago troviamo validi argomenti per invocare anche 1n favore del Cabianca, e di qualche altro ferroviere punito che si trovasse nelle sue condizioni, quella clemenza che abbi:uno caloros:1men te raccomandata al Ministro dei lavori pubblici e alla Direzione generale delle Ferrovie verso il Pera udo. Su questa clemenza, intanto, non vogli:1mo essere fraintesi. Non la consigliamo in no~11e di quel macchiavellismo volgare, che qu:dcuno ha voluto intravvedere nelle nostre parole e chè rnircrèbb~ a n:et~ere come un cuneo nella compagine dei tèrrov1en la riammissione in servizio con tutti i loro diritti del Peraudo e del Cabianco. Siamo mossi q~ un motivo più alto.

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