240 RIVISTA POPOLARE Una critica però, mi sembra, debba essere fatta all'indirizzo generale del Congre·sso, ed anche alla tendenza che sembra prevalere nell'indirizzo dell' attività economica e politica feminile. Ed è la continua richiesta dell'appoggio dello Stato. Ho constatato, durante il Congresso, che la maggioranza delle donn~ non sono liberiste in economia: come non sono anarchiche in politica. Anzi c' é in tutte - salve ben inteso le eccezioni, ma rare - c' è in tutte una tendenza ad aumentare, a favorire l' intervento dello Stato nella vita economica; tendenza che può, che deve piacere ai socialisti, tutti intesi ad allargare i poteri dello Stato a danno delle iniziative individuali ma che io, che non sono un socialista, considero dannosissima-e la combattetti anche al Congresso in quanto che penso che lo Stato, quando è aiuto finanziario ricade su i contribuenti, quindi con maggior gravame su i lavoratori che su i proprietari; quando è aiuto morale, distoglie l'individuo dallo imparare a provvedere a se stesso, sofloca nella società ogni iniziativa individuale; allontana sempre di più le masse cittadine da quella pratica di vita libera e di autonomia che io crede dovere essere la condizio:ie sine qua non di una più perfetta forma di società. Ora dal Congresso femminile è, mi sembra, risultato chiaro il fatto, che le donne tendono ad un intervento ed un aumento, dei poteri statali nella vit:..1sociale : il che, secondo me, è biasimevolissimo. Ma anche in questo esse hanno portato una solida e seria cultura, un convincimento profondo, una bene determinata energia, ed i voti che ne sono risultati e gli ordini del giorno formulati in seguito sono un indice sicuro che questo Congresso non è stato un capriccio di femmine; ma bensì una manifestazione logica, forte, sana di energie; la rivelazione di un fenomeno nuovo ne' suoi caratteri e nel suo divenire. Poichè, certamente, il movimento non si ferma qui. Io non posso dire che: imbaldanzite del loro successo, le donne se vorranno subito cogliere i frutti del loro lavoro; no, m'è sembrato, anzi, che esse tendano ora a raccogliersi ed a studiare a qual punto rivolgere i loro sforzi concordi per ottenere un successo sicuro e duraturo, ed è certo che qualm1que tattica intendano esse adottare, qualunque li1;ea percorrere, il movimento è destinato a svolgere tutte i ntiere le di verse fasi del suo sviluppo, e prima di tutte, pen.:hè indispensabile e, 1.ome quella cui tutte le altre sono subordinate, primordiale quella poli tic a. Se io considero l'uso quasi bestia le, sovente disonesto che gli uomini han fatto e fanno del suffragio elettorale; se considero alla ignoranza politica delle maggioranze, all'assenteismo di una metà di t:oloro che dovrebbero e potrebbero occuparsi della vita pubblica; se considero che, tali quali sono oggi, i parlamenti - e l'Italiano specialmentesono fucine di corruzione e nient'altro, io debbo dichiarare che plaudirei se si togliesse il voto anche agli uomini; ma poichè ciò non è possibile; poichè non è possibile che la società sia capovolta - e d'altra parte, lo dichiaro francamente, non è neppur desiderevole, dato il basso sviluppo etico delle masse popolari Italiane - e non può darsi altra forma di governo , meglio del parlamentare, consona agli usi ed alle necessità di questo nostro momento; paichè non è possibile, ancora, una forma di società basata su mutui liberi contratti di gruppi di cittadini che escludano l'azione dello Stato, e poichè con lo Stato e il Parlamento gli uomini difendono i loro privilegi, fanno quelle leggi delle quali le donne criticano la insipienza; ed escludono le donne da ogni partecipazione alla vita sociale, è giustizia che alle donne sia esteso il beneficio del suffragio elettorale a mezzo del quale esse possano correggere quelle leggi, ottenere il riconoscimento dei loro diritti, combattere i privilegi, portare il contributo della loro attività e della loro energia allo sviluppo della vita sociale. E curioso come gli avversari della partecipazione della donna alla vita pubblica, non riescano a trovare argomenti nuovi a sostegno della loro opposizione mentre una situazione nuova è stata creata dalla società per la donna. L' industrialismo, e la, cosiddetta , civiltà industriale , hanno buttato la donna sul mercato del lavoro. Essa è diventata un elemento di produzione, ed uno strumento di ricchezza nella medesima misura dell' uomo. Nella lotta per la vita della famiglia essa porta oggi, oltre la sua parte di madre e di donna , la sua parte di lavoratrice; il suo guadagno è calcolato co ne un cespite di entrata nel bilancio della famiglia; mentre la produzione di lei è uno dei coefficienti della maggiore o minore liberalità del mercato. Può essa rimanere indifesa dinanzi al nuovo stato di cose? No, certo. Le mutate condizioni economiche e sociali hanno mutato il valore della vita, e ne hanno anche mutato il carattere: è logico ed è giusto che la donna trovi a sua volta gli strumenti della sua difesa nena società. Il diritto, dunque, di eleggere e di essere eletta. Non dico che sia un bene, intendiamoci; come pure non dico che sia un bene la attuale fase del1' industrialismo, dico che questi sono i fatti - belli o b:·utti , spiacevoli o no, poco importa - , e di fronte a questi fatti c'è un' atto di giustizia che deve essere compiuto. E le considerazioni di politica , di opportunità , di tattica di partito passano tutte in seccmda linea: bene o male possa risultarne, è giustizia, semplicemente. D' altra parte, ed è bene riconoscerlo, le donne non sono, ancora , corrotte come gli uomini nella vita politica ; esse porteranno una grande onda di idealità - e ne abbiamo tanto bisogno - nei concetti e nei metodi della nostra politica; porteranno tutta la loro vergine forza, la loro ingenua baldanza, la loro fede sincera, nella palude pestifera del nostro parlamento; e per opera di loro certo assisteremo ad un rinnovellamento ...... poi ..... oh I poi il tempo farà l'opera sua I E' per questo che io dico che non è bene: ma è giustizia. Due tendenze si sono principalmente rivelate in questo congresso di una: invocare l'aiuto dello Stato, ho già dette : l'altra è il volere affermare, energicamente, il proprio diritto. Esse hanno portato esempio e dimostrazioni che là ove le donne si sono occupate della vita pubblica esse non solo hanno dato buona prova di se, ma per opera loro legislazione e costumi hanno subita una benefica migliora tric e influenza. Basterebbe ci tare i paesi i paesi donde le donne hanno ottenuto di prender parte alla vita politica. Logico dunque l'ordine del giorno approvato ad unanimità nel congresso; accolto da applausi generali, vera manifestazione di una volontà concorde e solidale: « Il Congresso delle donne italiane, su proposta del Comitato pro suffragio femminile chiede che dal legislatore sia riconosciuto alle donne il diritto all'elettorato amministrativo e politico, nella stessa misura in cui è accordato agli uomini, e invita le aderenti ad una indefessa propaganda individuale e collettiva onde l'aspirazione di molte, divenga reale conquista di tutte ». Chiaro: no? Ed è, lo ripeto, giustizia che sia loro concesso. Non altrettanto chiaro è stato il voto su l' insegnamento religioso nelle scuole. Si può dire che
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