Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 9 - 15 maggio 1908

RIVISTA POPOLARE 235 doveva il padrone percepire tre quot~, d'affitto? No, diceva la Camer::i del Lavoro; si, dicevano i padro• ni - Altra questione sorgeva sul lavoro delle donne; era st bilito l'orario di lavoro e il salario: ma le donne che non erano accor, ate avevano obbligo di prestarsi al lavoro se e quando richiesto, o potevano rifiutarsi? Sostenevano l'obbligo i padroni, il contr;uio la Camera del Lavoro. Ma vi era nel contratto, concordemente stipulato, l'obbligo fra le parti di nominare una commissione arbitr::ile. L'associazione fra i proprietari nominò i propri i arbitri; sdegnosamente vi si rifiutò (e a dir vero senza un serio motivo) la Camera del Lavoro e questo fu il più grave impulso del dissidio che poscia scoppiò furente. Dalla Camera del Lavoro - ç! cioè dai lavoratori - si rifiutava 'di nominar l'arbitro; dunque non si voleva mantenere il contratto; dunque le divergenze nello interpretarlo non si volevano equamente risolvere! Disgustò, inoltre, il modo di chiedere della Camera del Lavoro , il modo di discutere, ]e reiterate minaccie di scioperi, le altezzosità ingiustificate le_ pretese di indiscutibilid delle sue proposte: mentre infatto poi che un p:1tto erasi stabilito di comune accordo, non era il caso , per variarlo , di avanzare pretese, ma conveniva meglio trattare, discutere civilmente, cedere qualche cosa per ottenere qualche cosa; e intanto, e innanzi tutto nominar gli arbitri. D'altra parte però si negò pure anche dai proprietari ogni accesso ad amii.:hevoli trattative, e si gridò al tradimento, e si formò una contro lega di resistenza dei proprietarii, cui in ultimo accedettero commercianti ed industriali con idee altrettanto sindacaliste e battagliere. Ad ogni minaccia di sciopero, rispondeva la minaccia della serrat:1; all'astensione del lavoro degli organizzati rispondeva la costituzione di associazioni dei liberi lavoratori; e al boicottaggio dei lavoratori rispondevano i boicottaggi dei proprietari ; quelli pretendono che non abbia~ lavoro se non gli associati in leghe ; questi non dan lavoro se non a quelli che dalle leghe son liberi. Per parte dei lavoratori si corre fino al Sabotage; ma i proprietari si armano e proclamano di volere e di sasapere difendere la proprietà loro anche senza intervento del governo, di cui non' domandano che la neutralità. Il governo intanto nicchiava pauroso; e mandò un commissario di polizia, poco accorto, a fare opera di dissolvimento nell' associazione agraria; ma lo fece sconfessare dal Prefetto non appena l'agraria protestò. E mandò un Ispettore centrale per una inchiesta, ma di essa lasciò dormire le risultanze per non compromettere e disgustare tutti ; sebbene fosse noto - e forse anzi per questo - che l'inchiesta venne fatta solo in confronto di determinate persone che non potevano rappresentare i contendenti, nè rispondere ai diversi punti e sulle diverse fasi della contesa. Poscia di nuovo tornò a mostrarsi latitante. Allora si acuì più grave il dissidio. I proprietarii ebbero paura di essere abbandonati; di vedersi privi di quella tutela a cui ritengono aver diritto e si armarono e gridarono alto che del governo non avevano bisogno. I lavoratori supponendo che l'assenteismo delle autorità politiche fosse determinato da un senso di paura, corsero alle violenze. Essi non solo non vollero attendere ai lavori anche i più urgenti dei campi, ma pretesero impedire che altri vi attendesse. Non solo rifiutarono di dare il mangime al bestiame e di mungere le giovenche ed asportare il latte; ma pretesero impedire che altri accedesse alle stalle. E in ultimo, quando i proprietari, disperando di salvare altrimenti le loro bestie, si indussero a privarsene (grave privazione davvew, perchè era frlltto di ben curata selezione per lunghi anni e con forti s:tcrifiz-i ottenuto) i contadini, diventati quasi feroci nelb pretesa di stravincere, vollero opporsi an..:he all'esodo del bestiame. Non erano forse essi propriamente a correre· di loro volontà agli atti di deplorata sopr:1ffazione: erano i dirigenti che predicavano, suggerivano, imponevano tali violenze; ed in pubblichè conferenze, nei comizi; con manifesti, pei giorn il i , la esaltazione delle rozze menti e l'ignoranza, facile al sospetto e alle rappresaglie, portavano al parassismo parlando di sopraffazione dei padroni , di necessità di combattere ad ogni costo, con ogni 1nezzo, di sicurezza di vittoria. Fu allora che nei proprietarii, per natura indolenti, sorse per forza di reazione, una attività febbrile di lavoro, di difesa, di conquista delle libertà padronali, che degenerarono poi in altrettante licenze, o violenze. Ed essi stessi, armati, assunsero le funzioni di potere esecutivco e battendosi corpo a corpo e impaurendo con spari d'armi da fuoco impressionarono sinistramente i contadini e le donne. Il fenomeno fuori del naturale , anormalissimo , doveva compiersi. I lavoratori organizzati, i sindacalisti, che parevano i più feroci, furono essi ad invocare 'l'intervento della pubblica forza. Essi, che, nella incoscienza dei loro moti , han sempre gridato contro hi intromissione del governo a favore dei capitalisti, essi contro i capitalisti invocarono l'aiuto del governo. Fu provvido l'aiuto; pcrchè senza di esso il grande agitatore di questi conflitti sarebbe stato, in un paese della Provincia, santamente bastonato .assieme a parecchi suoi leghisti da proprietari autentici. . Questo fatto in viperi anche più gli aizzatori delle masse; ogni tentativo d'accordo divenne impossibile. I proprietari, facendosi forti di un con tratto scritto e firmato dalla Camera del lavoro, dichiararono di non voler cedere a qualunque costo ; di voler perdere tutto il raçcolto anzichè soggiacere alle pretese della Camer,t del Lavoro E' a tener presente che intanto il governo aveva finalmente compreso che il dormire nelle lotte del Parmense era pericoloso assai; epperò aveva mandato truppe numerose e cavalleria , e carabinieri e agenti della forza pubblica: e il Prefetto forte di si largo ausilio, finalmente emise un decreto con cui vietava gli assembramenti. Ma seppe così bene imitare nella ignavia il suo capo diretto - il Giolitti - che quando accadde l' urto dei lavoratori volontarii cogli sdoperan'ti e donne loro a San Prospero (si volevano mandare

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