Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 8 - 30 aprile 1908

RIVISTA POPOLARE 203 nel 1871 e che del resto sono sparsi in tutti i suoi scritti, perchè erano sangue del suo sangue, carne della sua carne. Si riassumono fondamentalmente in questi sommi capi : 1.0 Guerra al Papato ed all' Austria sino alla loro scomparsa; 2. 0 Riaffermazione ed applicazione del principio di nazionalità a beneficio di tutti i popoli chè si affacciano alla vita internazionale, e specialmente in prò degli Slavi della penisola Balcanica; 3.0 Alleanza coi piccoli di Stati Europa -Spagna, Portogallo, Scandinavia, Belgio, Olanda, Svizzera, Grecia, principati rumeni - danubiani-costituenti una forza di 64 milioni - sufficienti allo svolgimento di una politica di nazionalità e di difesa contro le possibili usurpazioni degli altri grandi Stati. Nè della politica este"ra, nè della politica interna si può seriamente discorrere per via d'ipotesi. Non si può dire: sarebbe avvenuto questo o quest' altro se l' Italia fosse stata retta a repubblica , se essa si fosse ispirata ai principii ed ai consigli di Marzini - specialmente quando si tratla di avvenimenti a lunga scadenza. Per parte mia, per ragioni d'indole strettamente scientifica, sono contrario alla pretesa di fare previsioni sociali ( 1). . Negli avvenimenti umani non possiamo che constatare delle tendenz.e con probabilità maggiore o minore di vederle realizzare. Perciò, ~o che sento per Giuseppe Mazzini, che da Forlì a Parma, a Messina a Genova - cioè dal 189 r al 1905 - ho sostenuto, contro la burbanza socialista, non essere stato ancora so,·passato ; io che ripetutamente hò i nneggiato alle sue geniali vedute sulla organizzazione che riuscirebbe più proficua ai popoli Balcanici ed agli Slavi, esposte durante la guerra di Crimea, io che nella lotta civile contro il papato vedo con lui la grande missionedella Roma del Popolo e della te1·z.a Italia;' per le ragioni scientifìche suaccennate non posso consentire nell' esattezza del canone fondamentale suo racchiuso in questo brano, il cui contenuto accetta senza rc"ìtrizione l' amico Ghisleri. <e Come la vita del commercio e d' ogni vasto sviluppo economico posa sul credito, la vita complessiva d'un popolo e l'incremento nazionale posano sulla fiducia che gli altri popoli pongono in esso ; e quella fiducia ha bisogno d'un programma definito accettato e invariabilmente mantenuto nelle transazioni interne e segnata.mente internazionali del nuovo popolo.>> Ora questo programma di politica interna ed internazionale definito , accettato e invariabilmente mantenuto nelle cose umane, per rispetto al grande che lo affermò, non lo considero come Lll1 assurdo, ma con uoa frase di Giovanni Bovio lo chiamerò l'utopia assoluta. La repubblica, come la monarchia, specialmente in fatto di politica estera, in Italia, come altrove non potrebbe avere un programma invariabilmente mantenuto. • Le necessità della vita costrinsero e costringono tutte le nazioni ad adattarsi a tutte le variazioni, a tutte le contingenze mutabili, cercando nei limiti del possibile, che l'adattamento meno si scosti da certe idealità e· da certe mete, che rimangono però sempre ed essenz.ialmente mutabili. Si poteva, ad esempio, sperare che la guerra del 1866 se fosse stata più onestamente, più intelligentemente, più nazionalmente condotta da Vittorio E- (1) Ho chiuso il mio :Manuale di statistica teorica con un paragrafo contro le precisoni sociali. Il mio pensiero trovò più ampia dimostrazione in un bel libro di Limentani. manuele 2. 0 -il vero usurpatore del titolo di Padre della patria-fosse riuscita ad assicurarci il Trentino e forse anche Trieste ; ma non si può, oggi come oggi, vagheggiare la scomparsa dell'Impero Austro-Li ngarico senza grave pericolo dell'Italia. Sarebbe certo ottima cosa una lega dei piccoli Stati di Europa attorno all'Italia, ma anzitutto bisogna pensare che si no a ieri i principali di esso -Spagna, Portogallo, Belgio-vedevano nell'unità nostra un delitto, cui non volevano associarsi. Tale alleanza oggi, se avesse qualche valore, assai scarso, nella difensiva-il colosso russo, il colosso germanico ec. si farebbero un boccone dei ccnnati staterelli prima che ci potessimo muovere ed intendere - seguirebbe il trionfo clamoroso dell'impotenza ie volesse essere attiva, tale da imporre un programma di politica estera: politica attiva che era un postulato, necessario della antiegoistica dottrina dell'intervento di Mazzini. E le ragioni dell'impotenza non occorre esporle, tanto sono ovvie. . Il progetto di una Confederazione dei popoli Balcanici tuttora rappresenta il meglio che si potrebbe desiderare; ma come realizzarla se i Greci odiano e combattono i Macedoni? se i Serbi non s'intendono coi Bulgari ? se i Rumeni detestano i Bulgari? se gli Albanesi Cristiani trattano da nemici e non da fratelli gli Albanesi maomettani? E potrei continuare e forse continuerò per dimostrare la contingenza e la relatività della politica estera; nella quale la sapienza spesso co1~siste nel sapere afferrare la fortuna pei capelli e nel tenersi stretta, stretta la chioma della volubile dea sino a quando non si esplica e non si attua il programma che ci siamo pretissi in quella occasione e in quel quarto d'ora; sapienza che non può essere fatta sempre di ostinazione, ma che talora è veramente tale quando si cede e si concede a tempo e che perciò si sottrae all'assolutismo della norma mazziniana. Questa relatività è maggiore nella politica estera perchè mentre nell'interna gl' innumerevoli fattori degli avvenimenti rendono sempre incerte le previsioni sociali, in quella estera crescono le incertezze perchè alla variabilità dei fattori di un paese si aggiunge quella degli altri paesi. + Inspirato a tale relatività di criteri parlai poeo tempo fa nella disèussione della mozione Barzilai; la quale da se sola costituisce la prova più lampante della esattezza delle mie affermazioni. Infatti l'amico Barzilai era partito in guerra contro la politica estera dell'Italia nella qujstione delle ferrovie balcaniche, che devono far capo a Salonicco con benefizio dell'Austria e con probabile danno del1' Italia. Orbene dopo la presentazione della mozione intervenne altro episodio, l'accettazione di una linea serbo adriatica è.a parte dell'Austria e della Turchia e per pressione della Russia, che lo costrinse a ritirarla e a non poter neppure mascherare la ritirata con un discorso ed una risposta finale - modelli di cesellata abilità - che riconoscono sostanzialmente essere riuscita la politica, che si voleva biasimare ad ottenere ciò eh' era possibile di ottenere! Nel mio discorso insistetti su questa grande ed universale relatività della polittca estera, che fu fatta segno all'ironia abituale del Conte Bùlow, quando vi si attenne l'Italia col nomignolo di politica del giro di valz.er. • Ebbene nella Camera ricordai e qui ripeto: che i . giri di valz.er se sono ballati d~ll'Ital~a sono stati b~llati anchedalle nostre alleate l Austria e laGermama, rispettivamente colla Russia; che la Germania muore

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