202 RIVISTA POPOLARE però specialmente dagli oppositori del ministero - radicali, repubblicani, socialisti-la sproporzione dei mezzi adoperati. Tant'olio per un cavolo? Non mi associo a questo biasimo. Bisogna tGner conto dell'indole degli Orientali e della loro fase arretrata di civiltà; essi giudicano della importanza di uno Stato dai segni della forza materiale. Meglio, dunque, per ottenere un risultato sicuro e duraturo fare una manifestazione grandiosa, che facilmente impressioni la loro immaginazione - tanto più che l'Italia era da loro tenuta a vile, come una quantità assolutamente neglìgéable. Il _numero e la potenza delle navi rapidamente mobilizzate - e questa rapidità e precisioni"' di mobilizzazione è stato argomento di sin-• cera compiacenza per tutti gl'Italiani-quindi avrà fatto ricredere il grande assassino di Costantinopoli e i suoi sudditi musulmani. Gli stessi oppositori, che non si acconciano a riconoscere alcun successo alla politica italiana sogghignano attribuendo il merito del risultato fulmineamente ottenuto sulle rive del Posforo allo intervento dell'ambasciatore tedesco, che ivi quasi comanda da padrone e che ha indotto il Sultano a concedere ciò che l' Italia chiedeva. E perchè quella parola in nostro favore il rappresentante dell' Imperiale Tartarin non la pronunziò prima della mobilizzazione della Rotta? Sia anche vero che la Porta ha ceduto in seguito ai consigli dell'ambasciatore tedesco, cui pare, si siano uniti gli ambasciatori d·elle altre nazioni; non è questo sempre un successo della nostra politica? E che cosa non avrebbero detto gli stessi avversari del Ministero se la Germ:inia e le altre potenze ci avessero lasciato soli alle prese colla Turchia ? Gli uni avrebbero tuonato contro la triplice, chiaritasi inutile e di nessun giovamento come quando Crispi volle spiegare un'azione energica c-ontro .1.a Francia a Tunisi ; gli altri se l' avrebbero preso colla entente cordiale colla Francia e coll' Inghilterra , che avrebbero denuoziata come una affermazione sentimentale e puramente platonica. A me pare, adunque, che gl' Italiani, senza gonfiare l' avvenimento al di là del dovuto, possono rallegrarsi del piccolo successo della nostra politica ; tanto più che fu ottenuto senza che il cannone avesse fatto sentire la sua voce e dopo tanti anni di umiliazioni e d' insuccessi. + Se gli oppositori hanno torto nel negare ciò che di buono c'è stato nella dimostrazione contro la Turchia, i ministeriali non si mostrano più avveduti nel dare all'avvenimento proporzioni considerevoli, sproporzionati del tutto alle cause e agli effetti e sopratutto alla capacità di resistenza del governo Ottomano. Nè sono i giornali ufficiosi soltanto a dar mostra di una sconveniente ubbriacatura; del risultato pare che sia rimasto davvero grisè lo stesso Ministro degli esteri Tittoni. In verità non si potrebbe spiegare che con uno stato di animo anormale l'incidente col Secolo. Mai si era visto un ministro degli esteri adoperare il linguaggio sconveniente che l' on. Tittoni adoperò ne.Ha sua intervista col Giornale d' Italia per biasimare la pubblicazione di un telegramma da Vienna fatta dal giornale di Milano. La incredibile sconvenienza della forma fu aggravata dal torto intrinseco del ministro ; poichè il Secolo aveva prevenuto le osservazioni dell' on Tittoni in una nota al telegramma ; aveva quindi agito correttamente e non meritava alcuna critica. Il torto formale e sostanziale del ministro degli esteri, perciò, spiega e legittima la fierissima risposta dell'on. Romussi direttore del Secolo. L'amico e collega carissimo, poi, mi permetterà che gli dica - per quanto io non sia davvero il più adatto e dare consigli di calma e di temperanza - che la sua risposta sarebbe riuscita di gran lunga più efficace se si fosse limitata a constatare seccamente la leggerezza, l'imprudenza e la tracotanza del linguaggio del Ministro degli Esten. Nè l'on. Tittoni riesce a giustificarsi colla lettera inviata al Romussi, che attraverso alla sua altezzosità prova soltanto, che la violenza del linguaggio della intervista fu suggerita dal rancore, che covava nell'animo suo per precedenti infondate accuse, che dal Secolo gli erano venute. Queste giustiucazioni potrebbero valere per un privato, non per un ministro degli esteri, che deve essere superiore ai piccoli risentim~nti, deve farli tacere e non trasformar le questioo i politiche m pettegolezzi personali. L' incidente intanto mi suggerisce un ricordo ed un raffronto. Nel 1877 una gCJ.ffe di minore importanza - il famoso telegramma sulla gamba di Vladimiro - pro· vocò una crisi ministeriale; ora tutto finirà, forse, con una indisposizione psico-fisica dell' on. Tittoni, annunziata dai giornali ..... La sensibilità politica italiana sarebbe in grande ribasso. L' incidente personale sollevato da un errore di forma commesso dal ministro degli esteri viene completato ed aggravato da ben altra sconvenienza parlamentare. Perchè disporre ed eseguire la manifestazione navale contro la Turchia a Camera chiusa? Ecco una domanda opportunissima che hanno gìusramente formulata gli amici della Ragione. Il fatto non credo che sia incostituzionale; ma costituisce certamente una mancanza di rispetto al Parlamento, che non ha scuse e che continua la lunga serie di atti compiuti dal potere •esecutivo, specialmente in tema di politica estera con disprezzo della raporesentanza nazionale. Se si fÒsse trattato di un avvenimento imprevvisto ed improvviso si comprenderebbe, anche per la sicurezza e rapidità del risultato, che il governo avesse agito sotto la propria responsabiliià a Camera chiusa, :ermo rimanendogli l'obbligo, anche colla più favorevole interpretazione dell' art. 5.0 dello Statuto in favore della Corona, di convocare immediat1mente il Parlamento per dargli notizia degli avvenimenti ed ottenere i relativi provvedimenti finanziari. Anche una incruenta manifestazione navale importa la spesa di milioni ; e i milioni in forza dello Statuto, deve concederli la rappresentanza nazionale. L'ultimo episodio di politica estera, quindi dovrebbe provocare qualche discussione parlamentare e provocare qualche biasimo. Nulla di più deplorevole, infatti, ·della mancanza di riguardo verso le Camera da parte del potere esecutivo, quando tali mancanze sono assolutamente l'espressione di un capriccio. + L' incidente colla Turchia per gli uffici postali se ba provocato manitestazioni di orgogliosa soddisfazione da parte degli uffìciosi - soddisfazione, del resto, divisa Ja tutto il paese - ha somministrato agli amici della Ragione l'occasione per assurg~re a più elevate considerazioni sull'indirizzo, sui pr111cipi di retti vi, cui dovrebbe informarsi la nostra politica estera. Di ciò il giornale repubblicano si è occupato. in parecchi numeri; più particolarmente,. co_1:1un 111teressan te articolo di Arcangelo Gh1slen ( Quale dovel'a essere la politica estera del!' Italia second~ Mazzini) nel N.0 del 23 aprile. Quali fossero questi principii direttivi di Mazzini egli desume sopratutto dagli articoli pubblicati nella ~orna del Popolo
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