214 R I V I S T A P o·p OL AR E sogno di nominare un libro e un autore, saltava fuori sempre il nome caro e adorato. Noi abbiamo pianto su quei libri, che, sia pure per un attimo, destarono in noi il senso del buono e il desiderio intenso della purificazione: e quei libri ci piacquero, perchè i fanciulli e gli adolescenti non ragionano col cervello , ma solo a3coltano i moti rapidi del cuore: che nessuno meglio del de Amicis - anima gentile e buona - poteva far palp_it~re. . •: .\iil. • ; .l~ Infatti 11· Cuore, uno dt quei libri che appartengopo a quella che i Tedeschi chiamano « die vahre Liter~tu: >> e, che è f~rm~ta dall'insieme dei capilavon dt tutte le naz10m, ha fatto sgorgare lagrime di dolce commozione dagli occhietti vivaci e intelligenti di migliaia e migliaia di ragazzi; ed i ragazzi sono felici quando possono leggere tal libro e sono graziosi quando con un certo sussieguo infantile dicono di averlo letto, anzi di averlo divorato, muti ed attenti. E piangono soprattutto, leggendo le peripezie di quel fanciullo, che, non 1nandando la mamma più notizie dall'America, s'imbarca a Genova e con pochi soldi in tasca e con pachi cenci addosso arriva fino a Tucuman, nell' Argentina, dove, ancora a poche miglia di distanza, in riva al lago Saladillo, la trova infine; e piangono, leggendo i racconti mensili, dove è raccolto tutto quanto è buono, è puro, è bello; tutto quanto è santo e nobile. I cuoricini infantili, palpitano così commossi per le sventure o gli eroismi, per le vittor:e o le abnegazioni degli altri fanciulli lottanti contro la miseria e contro la fame, per i paren Li per la patria e per l'istruzione. • Ora forse il de Amicis non esercitava P!Ù su~ pubblico quel fascino d' una volta, poichè i g10vam corrono dietro altri dei dell'Olimpo letterario; o piuttosto noi, più maturi d'anni, non amiamo più la sua maniera ottimista e gli preferiamo autori dal periodare più robusto e dalla forma più polita, ma se il de Amicis - come scrittore - non occupava più nel nostro cuore il primo posto, non perciò no,n ricordavamo, senza vivo rimpianto, i momenti della fanciullezza e dell'adolescenza, quando il poter leggere un suo libro era per noi una delle gioie più pure. Oh I come io invidiavo i miei piccoli amici. che più fortunati di me potevano spendere e comprare il Cuore e la Vita militare! E com'è rimasto neila mia memoria scolpito il giorno in cui, avendo avuto in regalo alcune lire dal nonno, posi in subbuglio il mondo, perchè mi accompagnassero dal primo libraio e mi dessero l'agio di acquistare il Cuore, libro che sospiravo da lungo tempo. Così i primi libri che ebbi per le mani furono insieme all' Ebreo errante di Eugenio Sue e al Marco Visconti di Tommaso Grossi, le opere del de Amicis; a cui si unì la lettura ripetuta delle poesie del Giusti comperate da mio padre sui muriccioli. Sicchè mentre i due romanzi mi trasportavano con la fantasia ad altri tempi - facendomi fremere di orrore e di sdegno - le opere del de Amicis mi ingentilivano l'anima, volgendola a sensi di amore di perdono e di bontà; e le pQesie del Giusti , il mordace poeta di Monsummano, mi appassionavano a quella forma di scrivere e a quello stile caustico ed umoristico, che fu sempre una delle simpatie • più vive della mia vita. Come succede per i popoli che per le prime volte si cimentano nella letteratura e come sarà avvenuto a tutti gli scrittori, il de Amicis esordì coi versi, alcuni dei quali furono pubblicati - mentre egli trovavasi ancora nel collegio militare - dal Diritto di Torino. Il Prati l'onorò di sue visite al collegio e gli raccomandò di non « prateggiare >. Scrisse allora un'ode alla Polonia in rivolta e la mandò a leggere al Manzoni accompagnandola con una lettera (1), dove il de Amicis, giovinetto~ esprime e il vivo affetto e la profonda ammirazione che alberga in ogni cuore per l' autore immortale dei Promessi Sposi »; e il Manzoni risponde, che se i versi non erano troppo belli, se ne poteva tuttavia presagire un vero poeta. <e Questo canto, scrive il de Amicis raccontando nelle Pagine sparse una visita al Manzoni, concepito un giorno che il direttore mi aveva messo a pane ed acqua, e composto quasi per intero nelle tenebre del Dormitorio, mi pareva allora una gran cosa; tanto che a un mio vicino di banco, il quale dopo lettolo, mi aveva detto gravemente: - Questo canto resterà, - io stringendogli la mano, aveva risposto con non minore gravità: - Speriamo>. Nel canto si diceva ira di dio del Papa e dello Czar. Il Manzoni paragonava il poeta a un giovane melograno che aveva in giardino e che, avendo portato molti tìori in primavera, era destinato a dar frutti copiosi e scelti. Eppure la gentile profezia del Manzoni non s'è ·avverata, poichè il de Amic'4s pur avendo scritto dei versi graziosi, spiranti affetto e bontà, e pur essendosi delle sue Poesie fatte diverse edizioni, non fu un poeta : gli mancò del poeta l'agile fantasia e il rapido gioco delle immagini ed il suo verso fu troppo spesso fiacco e prosaico. Anche nelle poesie egli, secondo me, conferma la fama di bozzettista. Parecchi componimenti poetici , i sonetti in prima linea , non sono che graziosi e alcune volte commoventi quadretti o schizzi: come il Bersagliere, la Grandinata, gli Ultimi anni , Fra cugini, sulla Strada ferrata , la Pioggia, i Bimbi, a mia madre, gli Emigranti, ecc. Qualche sonetto contro i critici è abbastanza acre: egli inveisce contro tutti quelli che gli rivedono le bucce per partito _preso più che per amor dell'arte, e grida a uno di loro (il Carducci, pare) che egli, il critico, una cosa non saprà mai, una cosa non potrà mai sapere ed è questa: che lui , il poeta, se ne s.... della sua persona I In qualche altro v:erso se la piglia ancora col Carducci, che non amava troppo l' « epigono» della scuola manzoniana. Però se in alcuni versi il de Amicis mostrasi qualche volta aspro, la sua infinita bontà ritorna subito ed egli abbraccerebbe anche il più feroce critico dandogli il bacio del perdono, poichè l'odio non cape entro il suo cuor di fanciullo. Ma certo non per le Poesie, di cui permise di malavoglia la ristampa, il nome del Je Amicis rimarrà nella storia letteraria : egli sarà ricordato dagli uomini che verranno per i suoi viaggi, per i suoi bozzetti, per le sue novelle : la Spagna, l' Olanda, Costantinopoli, il Marocco, sul/' Oceano sono modelli del genere. Di ogni città, di ogni nazione che visita egli schizza rapidamente la storia o le usanze, il paesaggio o le opere d'arte, i vizi o le virtù interessando, entusiasmando, facendo ridere o commovendo fino alle lagrime. La sua tavolozza non ha bisogno di molti colori per dipinger~ un quadretto delizioso, poche pennellate tirate con cura e con garbo gli bastano a dare una idea sufficiente di quel eh' egli vuol descrivere. Da una traversata sull·Oceano, che per altri sarebbe stata fonte inesauribile di noia, egli cava un libro vario e piacevole, ricco di osservazioni d'ogni genere - da quella sociologica a quella di fisica; - e di tipi d'ogni specie - dal prete americano che finisce ogni discorso parlando di patacones al becero arricchito che se ne torna in America dove ha fatto fortuna imprecando contro l' Italia, sua patria, che non ha saputo pigliar~o sul serio-; insomma in tal libro (1) E' conservata nella biblioteca di Brera e l' ha pubblicata il Co,-riere della sera.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==