' R1v1sT A Po POLARE DI Politica, Lettere e Scienze Sociali Hirettore: Prof. NA POLEONl~UOLA.JANNI (Deputato al Par1amento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese lf,aJia: anno lire H; semestre lire 3,50 - Estero: anno lire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cent. 30 Amministrazione: Co1·so Vittorio Emanuele, n.0 L15 - NAPOLI A 11110 X lV - Nnm. 8 ABBONAMENTO POSTALE ltoma, 30 Aprile 1908 Preghiamo vivamente i pochi abboi.1ati che non hanno ancora pagato r abbonamento scaduto al 31 dicembre u. s., di voler mettersi al corrente al più presto. SOMMARIO: G-11 avvenimenti e g-11 uomini: Noi: La lotta agraria nel parmigiano - li ricorso dei ferrovieri licenzia~i - Polemiche religiose - Un indice ·importante del progresso ect nomico italiano - L'inutilità della monarchia proclamata dai monarchici inglesi - Carlo del Balzo - Henry Campbe!l Bannermann - N. C. Gian Lorenzo Basetti - l:.a Rivista: Il giudice sènarore Mantegazza (giudica il caso Nasi) - Dott. Napoleone Colajanni: L:i politica estera di Giu seppe Mazzini --- Giuseppe Prezzolini : 11 modernismo non può attecchire in Italia! - Rag. Vittore Ghadini: Ancora del Riscatto dei Pnbblici servizi - Sperimentalismo social:: (Gl'infortuni sul lavoro, la rt!altà dolorosa e la losca speculazione)ìEnrico Grimaldi : Edmo:ido d(: Amicis - lti vista delle IU vlst,e: La moda della guerra al vino I (Rivista agraria) - La politica Ji colonizzazione del governo prussiano nei distretti polacchi (Les documents du progrès) - Mercato del lavoro e tattica professionale (Sor_ialistische Monatschefte) - Il segreto dei sessi. Maschi o femmine? (La Revue) - Il problema della Basilicata ed il decentramento amministrativo. L'organizzazione amministrativa italiana ed il decentramento Riforma Sociale - l:tccenslont. GLL ftVVBNI1'1ENTI e GLI UOMINI La lotta agraria nel parmigiano.- E' as pris - sima ed ha già pruvocati fatti dolorosi a No.ceto ed a Langhirano. Si teme che ne provochi altri più gravi. Da qual parte 8ta il torto: da quella dei proprietari che hanno costituita la loro società di resistenza; o dall'altra dei lavoratori? Le parti si palleggiano le accuse e le responsabilità e intanto la ricca provincia di Panna, ch'è essenzialmente agrieola soffre danni economici considerevoli, senza che Hi vegga una via di uscita. I torti probabilmente staranno dall'uno e dall'altro l'ato ; ma sembra certo che uu' iIJ.tesa non sia possibile perchè soffia nel fuoco l' Alce8te De Ambris il sindacalista rivoluzionario più fanatico, che crede già arrivato il momento di passare ali' espropriazione delle terre ed all'avvento dell'anarchismo. Noi non abbiamo conoscenza diretta ed esatta delle condizioni reali della lotta; nè vogliamo affidarci ai giornali, perchè quelli socialisti riyersno tutte le colpe sui proprietari e i gi9rnali conservatori viceversa accusano i sindacalisti; abbiamo perciò pregato un amieo nostro di Parma di farci una relazione imparziale e 8erena come qu0lla che altra volta pubblicammo sui conflitti agrari nel ferrarese. + Il rlco:rso del ferrovlerl llcenzlatl. - La quarta sezione del Corn;iglto di Stato ha respinto il ricorso avanzato dai ferrovieri licenziati o comunque puniti in applicazione al terzo comma dell'art. 56 della legge 7 luglio 1907. Le loro_ ragioni erano state sostenute da valorosi avvocati - tra i quali noti e preminenti Giuseppe Marcbesano e Silvio Drago; ma a noi, benché esposte con rara abilità erano sembrate più che altro delle finissime sottigliezze, che ci sembrava rasenta9sero il sofisma. Se quel ricorso fosse stato accettato, data l'indole dell'ordinamento ferroviario , si può dire che mai sarebbe stato possibile l'applicazione della legge e sicura sempre l'impunità. Pare che, senza coufessarlo, debba nell' intimo della sua coscienza essere delio stesso nostro avviso l'Avanti, poichè es3o deplora sopratutto che il Consiglio di Stato abbia funzionato da organo giudiziario e non abbia usurpato le attribuzioni del potere esecutivo concedendo quel!' amnistia , che era stata negata sinora da cbi aveva il diritto di concederla; tanto più, esso aggi11nge, in un momento di aberrazione intellettuale ed a corto di buoue ragioni, che· i ferrovieri, rivolgendosi al Consiglio di Stato, ave.vaco chiesto una specie di amnistia· L'Avanti non ha buona memoria e dimentica il linguaggio fierissimo dei. ferrovieri nella riunione grottesca pro àmnistia. Essi intesero otteuere giustizia, niente altro, e respingono sdegnosamente ogni amnistia. La rettorica di cui fa sfoggio, poi, nel deplerare che il Consiglio di Stato abbia dato una ben triste risposta all' a,ppello del p1·oletariato italiano - avanzato iu quel convegno meschinissimo, il cui risultato fu deriso da socialisti e non socialisti, - che in nome di una civiltà superiore aveva domandato l' amnil"ltia, fa davvero compassione e sono vane e deplorevoli parole quelle adoperate. contro le 'rappresaglie e le vendette della borghesia. Con questi ragionamenti non et sarebbe mai un'applicazione dì legge, che non potrebbe essere qualificata come iniqua rappreseglia e vendetta della borghesia. Queste sono le ragioni degli anarchici; i quali sono logici e rispettabili : essi non vogliono nè leg-gi, nè codici , nè 8tato. Con ciò non è detto che ora, non ieli, che se i ferrovieri senza naseggiare accetteranno il responso del magistrato, cui si sono rivolti, non si possa fare uso dell'amnistia; ed è da lamentare che il concederla sia nelle facoltà del potere esecutivo e non del Parlamento come in Francia Tenuto conto di tutta· la condotta veramente nobilissima .del Peraudo, a noi sembra, che ad accordarlarla a lui non si dovrebbe esitare un istante. Questo il voto che formuliamo nettamente e senza alcuna esitazione, sicuri d'interpretare quanti tengono fede ai diritti superiori dello Stato. e al rispetto della giustizia contemperati da S'3ntimenti di umanità. •
198 RIVISTA POPOLARE + Polemiche religiose.- In Italia, come al~rove, c'è un vero rifiorimento di studi e di cor~roven11a religiose pro o contr:o il moden:ismo, che_ ~a1;1nodalle timide proposte di Don M11rn alle ard1tiss1me ,c?nclusioni dell'abate Loisy. Nessuno potrà ne~a~·e l importanza delle discussioni sul sentimento reli~10s0, che rappresenta tanta parte nella psicologia sociale e sul qnale c' è la bella inchiesta del Me1.'c'l!'1·ed F:-ance raccolta oggi in volume. La no::itra Rwista se n è oc~ cupata molte volte e continuerà ad _oc_c~pa~sene.Ojrg1 pubblichiamo una lettera del Prezzolmi 1_nnspo~ta_ alla signorina Lund, che per un er~o~e altru~ pubblich1a~o in ritardo; nei numeri success1v1 p~bbltcheremo arti-: coli del Bonagiuso e del~o Zu~?arim e da_rei:no la1:gb1 brani e brevi commenti sull rnteressant1s31mo libro testè pubblicatosi : Lettere di un prete modernista, + Un Indice Importante del progresso eco• nomlco italiano. - A hbiawo aspetti,.to tn tte e tre le relazioni sulle condizioni dei nostri lstitutt di emis• sione durante il 1907 per potercene occupare com• plessivamente. . . Questa lettura ci è stata veramente d1 conforto. Tutto ciò che si riferisce alla compagine ed alla funzione della Banc«i d'Italia, del Banco di Napdi e del Bnnco di Sicilia indica miglioramento e progreHsso. C'è stato aumento nel movimento generale delle casse, nei depositi e conti correnti, negli scouti e nelle anticipazioni (negli sconti solo il banco di Napoli presentò una diminuzione), nelle smobilizzazioni, nelle ris~rve metalliche ecc. II Ba.neo di Napoli ebbe pure un heve aumento nelle soffereuze. Se si volesse trovare un piccolo indice comune di deprcBsione. lo_si troverebbe nella più _lunga s?ade_n~a dell.:, cambiali scontate: quattro e ctnque gwrm m più. Il Banco di Napoli, che presentò qualche maggiore segno di debolezza, al suo attivo ha l'incremento considerevole dei depositi a risparmio. La rimirnenza a 31 dicewbre che era di lire 34,G59,319 nel 1896 arrivò a lire 108,834,918 nel· 1906; a lire 118,246,283 nel 1907. Cio che prova l'aumento del suo credito, di cui lo rende meritevole l'accorto, onesto e inesorabile suo direttore Nicola Miraglia. Ma il fenomeno che ha importanza economica nazionale è l'aumeuto della riserva metallica (1/7 circa del totale in argento) della Banca d'Ilaliri: •òa lire 556,087.000 oel 1904 passò a lire 842,688,000 nel 1906; a lire 1,013,787,0UO. Q·tella del Banco di Napoli da lire 232,450,000 nel i91'6 a lire 251,204,000 uel 1907. L'altra del Banco di Sicilia da lire 36.783.000 nel 1894 a lire 45,691,00, nel 1906; a lire 51,840,000 nel H07. N_elloinsieme da lire 1,120,259,408 nel 1906 a lire 1,321,826,740 nel 1907. Questo aumento di oltre 200 milioni nella riserva metallica nell'anno della fame dell'oro, della grande crisi americana. del prestito della banca di Franci,t a quella d'Inghilterra e senza che lo sconto ordina.rio fos e stato elevato al di là del 5 1/2 °lo 1Ueutre la Banca d'Inghilterra - il colosso - lo elevò al 7 °1 0 e a.I 7 1/2 per cento .la ba.oca imperiale di Germania, costituisce uno dei fatti più importanti per la solidità dei nostri Istituti di emis1:1ionee pet le condizioni economi,he del nostro paese. Le condizioni del le banche sono lo specchio fedele del le condizioni del commercio, delle industrie e della economia di un paese al giorno di oggi. + L'lnutillta della monarchia proclamata dal monarchici inglesi.-Dnrante 1' L1ltimacrisi ministeriale iHglese provocata dal ritiro <li Campbell Bannermann, che presentiva vicina la morte, Re Edoardo non si scomojò e restò a Biarritz a villeggiare. Ivi. ricevette l'investitura del potere Asquitb. Ciò dispiacque mo!to agli inglesi. Il ~irnes biasimò aspramente il Re e la National Revi~w ~incarò la dose. Riproduciamo qneste sue o,servaz1on1. , Noi conserviamo la monarchia per numerose ragioni. storiche, tradizionali e politiche,. ma una delle condizioni della s11a utilità è che le rnsegne, anche reali della monarchia devono e8sere sempre apparenti e in vista del pubblico. e Quando il Re rim!\ne a Biarritz, nel momento in cui tutto il paese è eccitato da una cri~i ministeriale commette un en-ore politico. Con le sue mani regali egli scrive d.avanti agli occhi di tutti i 8Uoi sudditi: ~ io 1'i'ionarca sono una qurmtità trriscurabzle •. e Neo-li Stati Uniti, in Francia, in Germania si crede che re Edoardo abbia nelle sùe mani tutte le fila della diplomazia ingle::ie, che egli sia l'autore dall'entente cordiale, che egli sia l'uomo astuto che ha 88puto circondare la Germania. di una rete di alleanze a traverso le quali essa tenta invano di passare. T,itt\ sanno in Iughilterra che questo non è vero) nìa. a\~ri non lo sanno e il pericolo risiede ilì questo che ,il Ré ~ considerato come se avesse piit importanza, più infiuenza dt ciò che ~gli 1·ealmente ha Ma la presenza. di re Edoardo non era ritennta indispensabile n~ l1écessaria nella. capitaìe nel momento i'r\ cui stava per formarsi il gabinetto e avrà per risultato, almeno si può sperare, di ricordare al pubblico europeo e al pubblico americano che 1·eEdor1rdo ha di propria volontà dimostrato che egli non e il vero capitano della nave dello Stato il etti timone è affidato ad altre mani. • ~ La concezione di re Edoardo VII come se fosse un Richelieu inglese, concezione che regna nei circoli tedeschi è senza fondamento. Il re non ha nè il carattere, ~è le ambizioni, nè il temperamento di Riche: lieu. ~gli non è un uomo Etudioso nè un idealista, egh è essenzialmente un 11omoprudente, che possiede un buon carattere, 1rn senso sempre desto e una granrle èsperienza del mondo e delle abitudini; è nn uomo cue in certi momenti ha reso preziosi servizii al suo paese •. Questo gindizio sulla inutilità della monarchia in Inghiltena è antico: Disraeli diceva che le istituzioni inglesi non sono che un Dogato ereditorio e Ba.gehot assegnava alla monarchia una funzione soltanto teatrale. + Per assoluta mancanza di spàzio. - Siamo costretti a rinviare ai numeri succe::;sivi note ed articoli SU!:!;li ultimi studi dell'on. Maggiorini Ferraris intorno al problema ferroviario in Italia e sulla notevole relazione dell'ing. Varvelli su.Ila Amministrazione della gabel.'e per l'e~ercizio 1906-1907. Il difetto di sµazio ci costringe pure a non occuparci della bconfìtta del ministro inglese Cliurchill a Manchester, non ostante l'io terven to del più eloquente e del più popolare tra i suoi colleghi: Lloyd George. Qu~8to intervento diretto di un ministro in uua lotta elettorale ha scandalizzato gl'Inglesi. Comunque questa piccola scorrettezza è cento volte preferibile ali' intervento subdolo, disonesto e talora violento dei ministri italiani. Non ci pervennero le 'riviste delle 1·iv,ste inglesi. + Carlo del Balzo. - E' una quindicina, la trascorsa, che va segnata con nigro lapillo. Carlo Del Balzo, logorato dal lavoro· che ormai era la sua unica pas::iioue, si è SJJento a S. Martino Valle Oaudioa, accanto alla villa dove Matteo Renato Imbriani visse le ultime sue ore. Carlo Del Balzo, repubblicano che mai smenti od attenuò la sua fede, fu deputato quando un gruppo
RIVISTA POPOLARE 199 esiguo di Estrema Sinistra portava alla Camera -una combattività ardente, un softio di vita poderoso, che faceva tremare il governo .e rincorava il popolo che sentiva la sua voce in Parlamento, sentiva rinfacciare ai potenti dell'ora che non trovavano altri rin:!edi al malcontento popolare che freni e 11ianette, gli arbitri ed i soprusi, gli errori e le colpe. E' vero che tra quelle e quattro noci ))c'erano-per non parlar che dei morti - Bovio, Uavallotti, Imbriani ... Carlo Del Balzo tra quei giganti, non fu un pigmeo: la sua parola arguta e vivace, la prontezza nel rintuzzare, e felicemente , le intenuzioni degli ascari eterni, gli fecero guadagnar subito la simpatia delle masse ed 11n posto in quella Est1·ema non certo degli ultimi. _Combattuto coi soliti sistemi elettorali dei governi che fanno passar la .- volont.à popolare ,. tra i carabinieri ed i sacchi di scudi corruttori, Carlo del Balzo non fu rieletto e si ritirò dalla vita politica, dedicandesi quasi esclusivamente ai suoi favoriti studii letterarii. Fu scrittore simpaticissimo di rom~rnzi; alcuni dei quali avrebbero avuto maggior fortuna se la rèclame editoriale e il gusto pervertito del pubblico nou facesse emergere i blagueiirs ed i eiarlatani e restar nell'ombra gli altri, quelli che nou cernano la facile popolarità con opere da manicomio o da po8tribolo. Al repubblicano che mai rinnegò i suoi principi al lottatore forte, all'amico cari:3simo, la Rivista non poteva non inviare un saluto. Purtroppo l'ultimo! + Henry Campbell Bannermann.-Pocbigiorni prima di morire CampbPII Rrnncrmann aveva presentato le dirnissi)ni da Presidente del Consiglio dei mi nistri del Regno Unito. La scomparsa di Campbell Bannermann merita il rimpianto di quanti a~ano la rettitudine e la sinceeità. e lo spirito largamente democratico nella politica r nell~ lotte parlamentari. L'amore alla Hincerità era tale in lui, che, facendolo venir meno a. tutte le ipocrisie ufficiali, all'annunzio dello scioglimento della prima Douma russa. , benchè primo ministro, egli pubblicamente esclamò : la Douma è morta; viva la Douma I Campbell Baunerman non era un, uomo geniale, nè la sua eloquenza parlamentare era tale da trascinare; ma egli era imbevuto dello spirito idealista di Gladstone, e quando una causa gli sembrava giusta egli non esitava ad abbracciarla senza curarsi se essa dava forza al µartito in cni militava. Perciò egli serenamente affrontò la impopolarità dnrante la guerra iniqua della Gran Brettagna contro le microscopiche cd eroiche repubbliche sud-americane. Egli veniva ingiuriato come un pro Boero alla pari di William Stead. Ebbe l' onore di condurre i liberali alla vittoria nell'ultima grande lotta elettorale e di raccogliere la successione di Balfour; ma se fosse rimasto a capo del governo probabilmente col suo idealismo è colla sua rettitudine avrebbe affrettato il ritorno dei conservatori al potere; perchè la linea retta non piace molto agli inglesi, che amano sopratutto il compromesso e le transazioni. Ciò era accaduto a Gladstone a causa dell' Homeriile. Campbell Bannerman non solo aveva promesso l' Home rule acrii Irlandesi ma aveva anche dichiarato la guerra alla C~mera dei l~rdi, aveva scontentato i bigotti col progetto primitivo di Birrel sull'insegnamento, aveva fatto insorgere i bottegai colla proposta .d' i_mpo~relimiti alla vendita della birra .... Il proprio idealismo, del resto pratico ed inteso a gareutire l'attuale supremazia navale ali' Inghilterra, aveva solennemente affermato colla proposta di riduzione delle spese militari presentata. alla conferenza. al l'Aja-proposta, che era realmente sua e di cui lord Grey non era che il gerente responsabile. A (?ampbell Bannerman, prima che egli scomparisse ~ate~ialm 1 ent~ d~lla ~cena era successo Asquith, che d1 lui è l antitesi. Dicono che egli sia retto e liberale· ma _liberale quanto. può esserlo un imperialista, eh; meriterebbe d1stare mcompagnia di Disraeli o di Chamberlain e non di un discepolo fedele di Gladstone del~'?ld f!reat m~n. Epperò, - anche nei rispetti dell~ politica rnternaz10nale e nello interesse dell'umanità il ritiro pri~a dalla vita pubblica e la morte che segui a brev~ distanza, seno avvenimenti dolorosi per la dcrnocraz1a e per la causa della pace tra i popoli. NOI + Gian Lorenzo Basettl - Si è spento a 72 anni in Parma improvvisamente Gian Lorenzo Ba.setti, che era rappresentante di Castelnuovo dei Monti dalla 12" legislatura - sai vo le tre legislature a scrutinio di lista durante le quali rappresentò la provincia di Reggio Emilia. Appartenne sempre all'Estrema sinistra dove già lo aveva preceda to lo zio A tta.nasio, un vecchio cospiratore. Gian Lorenzo fece le campagne garibaldine nel Tirolo (1866) e nell'Agro romano, fu alla. testa del movimento contro la tassa sul macinato e senza essere un vero propagandista politico, ebbe parte in tutte le agitazioni in favore di ogni causa giusta e democratica. Egli non pencolò mai e stava nel gruppv radicale dove rappresentava l'estrema. ala sinistra.. Non era un oratore; ma la sua parola ·calma ed incisiva induceva ad ascoltare. Era irreconciliabile verso gli uomini della vecchia destra e fece parte del tri-.1rnvirato parlamentare, che diresse la memorabile lotta dell' ostruzionismo. Fu un uomo vera mente di carattere ; ed il suo carattere era eccellente non solo dal lato politico, ma sopratntto nei rapporti privati. Le due provincie di Parma e di Reggio Emilia si s0110unite nel rendere solenni onoranze alla sua salma; e tali onornnze più che pel concorso straordinario del popolo e delle rappresentaze di leghe, di associazioni, di municipii? del Parlamento del Senato., del1' Università vanno segnalate per la concordia singolare dei giudizi dei partiti tutti, dal clericale al liberale, dal monarchico al repubblicano, al socialista-concordia che in qnesto momento in cui nel parmigiano si combatte una delle lotte economiche più aspre, ha un altissimo significato e rimane a solenne testimonianza dell'altezza della mente e del cuore del caro e indimenticabile estinto che conoscevo ed amavo da circa trent'anni; ed io che lo conobbi sempre, animato da vivissimo sentimento anticlericale, ho provato una stretta al cuore apprendendo, che mentre egli stava per rendere l'ultimo sospiro, qualcuno della famiglia, volle arrecargli offesa, facendolo assistere da un prete. N. C. 1\i nostri abbonati - Riceviamo continttamente dagli abbonati richiesta dei numeri della Rivista Popolare 11 e 12 dell'annata XI. Rammentiamo ai richiedenti che quei numeri costituiscono il fascicolo speciale consac1·ato alla memoria di Giuseppe Mazzini. In detto fascicolo la nume1·azione delle pagine segue quella della Rivista, per comodità degli abbonati che fanno rilega1·e in volume le annate. Abbiamo ancora disponibili pochi esemplari di detto fascicolo, di oltre cento pagine, riccamente illmtrato ( lo diciamo pei nuovi abbonati); che la nostra amminisfrazione può cedere a L. 1.50 ognuno.
200 RIVISTA POPOLARE Il giudice senatore Mantegazza giudica il casoNasi C1 ) ~n articolo _del Professore Senatore· Mantegazza (Gior~ale d'ltal:a l~ aprile) ha provocato i più discordi e appass10nat1 apprezzamenti. Alcuni vi hanno visto la proclamazione della innocenza di Nasi altri una· sanguinosa offesa alla Sicilia. Non c'è n~ l'una, nè l'altra cosa. Ci so_no.in~ece ~elle giuste osservazioni impregnat_e d1 p1eta e d1 profondo senso storico, che cred:amo nostro dovere sottoporre all' attenzione di tutti i nostri lettori e con particolarità di quelli della perla del Mediterraneo. L'illustre etnologo dichiara che fu uno dei 23 sen~tori, che votarono per l'assoluzione di Nunzio Nasi. ~o credette innocente? Bisogna non aver lett~ ciò che egli seri ve pa arri vare a questa conclus10n e. Se_ne giudichi dalle sue testuali parole. « Non nu sono pentito di essere andato a Roma « a fare da giudice benchè i dolori soflerti aiunC( gessero fino a:lle lagrime ed io soffrissi la tc~rturn « c~udele di l~tte quotidiane fra la giustizia e la « pietà, che m1 martellavano il cuore ». « Ai, mo~ti am~ci miei , che mi rimproverarono, « perche fm tra 1 23 senatori che col loro voto si « mostrarono indulgenti verso il Nasi, io risposi sem- « pre : Non mi giudicate. Voi non avete assistito « al processo, voi non avete udito l'ultimo discorso « dell'accusato .... In quel discorso il dolore soltanto « parlava ed ogni sua parola era una laarirna e in « ogni lagrima _sua vi era una goccia di ~angue ... >> « E a _quel discorso fatto di lagrime e di sangue « non piangevano soltanto le sianore nelle loro « tribune fiorite, ma piangevano an~he molti Sena- « tori sulle loro sedie curuli ..... Quelle lag-rime (1) [ lettori, che non conoscono le coridizioni della Sicilia potranno .trovare crudele e superfluo questo articolo in cui si insiste sul caso Nasi ; potranno credere come ha affc.:rmato Bissolati, ch'egli politicamente, sia mort~ e sepolto. Essi s'in gannano. ~è l'inganno vogliamo provare coli 'ultima votazione d1 Trapant. No: ben altri sono i fatt0ri della nostra convinzione. Conosciamo l'isola e sappiamo pur troppo che ivi • • I • ' ' tutti I ma contenti_ -:- e ce ne sono molti con giusta ragione pre?dono un. quals1as1 caso a pretesto ed a bandiera di un 'agitazwne che m una data ora potrà dare frutti am11rissimi. N?tiamo con piacere,_ intanto, che a Trapani tra 345·1- vo tanti se ne sono trovati 762 ehe votarono contro Nasi • che circa la m_età degli iscritti si astenne e che Nasi, dopo 1~ sentenza, abbia avuto 921 voti ml!no della penultima elezione. All'avv. Drago di Ferro, un liberai(! e galantuomo autentico eh~ ,ha avuto il. corag~io di a~rontare i pericoli e la im opo: lanta ponendo la propria canddatura • a Francesco Sceusa il v~c.chio, internazionalista del. 1876_ idimutato dopo 32 anni' di est!io, I avv .. Ricevuto ed agh altri socialisti, che 1• ànno sostenuto gagliardamente; al Corriere di Catania che messi da parte i riguardi pietosi e pericolosi cominci~ - s~lo fra i grandi giornali quotidiani del 'isola ! - ~ far conoscerere la verità s~l caso 1:{asi e sulle los.:he figure che su di esse cercano _mn~lzars1, tenendo testa al canagliume locale la nostra amm1raz1one e la nostra solidarietà. . Abbiamo, per~, _un al~ro dovere da compiere. Ci si assicura da persona d<!gn1ss•ma d1 fede che l 'Anceschi Prefetto di Tra pan\ faccia di _tutt~ per consolidare la pvsizi~ne molto scossa d~ll .o~. Saponto in Castelvetrano. Se ciò fosse vero e l' on. G1olttt1 non lo richiamasse al dovere, il ministro dell' in terno commèttereb_be un grave errore, accreditando la legg<:nda della sua persecuzione L"Ontro Nasi e continuerebbe in Sic11ia quella ?isa~trosa ingerenza dei Prefetti nelle ekzioni, che ha pervertito 11 corpo elett0rale. Assumeremo informazioni più esatte e rit0rnf'-remo sull'argomento. « più nascoste, che palesi non impedicc rono, però, al Senato di P-ssere giusto « e quando si venne al verdett,o finale << quei 23 PIETOSI rimasero soli e votaccrono la condanna anche tre tra i siciliani. INcc DULGENZA_ sr' PIETA' SI; MA AN- (( CH~J GIUSTIZIA! )) La pietà, adunque; niente altro che la pietà mo_sse il Senat~re Mantegazza a votare per l'asso~ luz10ne. E la pietà mosse il Senatore Arcoleo che si senti anche ofleso per la dirnostrazio:Je , che la marmaglia, con o senza laur.::a, gli fece in Catania. E la pietà inspirò molti altri. I brani dell'articolo del Man teaazza sin qui ri- . b port~tl so_no più. che sufficie~ti a dimostrare quali sentimenti lo gmdaro1Jo nel! assolvere. Egli assolvette; ma trova GIUSTA_ la sentenza del Senato ... Se credesse innocente il Nasi potrebbe trovare giusta la condanna ? q_u_ale fosse il suo intimo pensiero , poi , egli esplicitamente dichiara dopo avere parlato della carnera e della sfrenata ambizione del Nasi un ~orno Jel medio evo, egli dice, che avendo il p~tere fra le mani credette di usarne e di abusarne senza freno e senza misura: « Da modesto professore di un ccIstituto tecnico diventa consigliere comunale ccconsigliere provinciale, sindaco, deputato, ministr~ ccdue volte. E perchè non salire ancora? Non gli « 1:1ancava che un gradino. E perchè non l'avrebbe ccfatto? Al coraggio nulìa è impossibile! E allora? « al lor~ incespicò e cadde. Nè egli (e credo di leg- « gergl1 nel fendo del cuore) si credette colpevole. cc~ltri. avev~ già ~atto più e peggio di lui; il fine cc~1ust1fìca ~ mez~1...... Di transazione di coscienza « in transazione dt coscienza scivolò alle indelica- « tezze alle menzog·ne e da queste al p E- « COLATO». cc..... Non chiese consigli aali onesti e ai grandi . o • « ma s1 circondò di complici e di ubbidienti. E « cadde , cadde malamente , perchè era ubbriaco· « ubbriaco di ambizione; grande, in<limenticabil; « lezione per tutti quelli, che volessero imitarlo ». Dunque reo anche di peculato! _Se_le canagli~ che sono alla testa del pazzesco e c:1mmoso movimento nasiano in Sicilia - e specialmente nella parte orientale dell'isola - avessero la benchè menoma traccia d' intelliaenza di onestà '. d b ' ' d1 pu ore , avviliti e scornati si ritrarrebbero nel silenzio di _fronte a questo _giudizio di chi fu pietoso vers? Na~t-Pr_ometeo, Nasi-Dreyfus, Nasi-:Mazzini, Nasi-Gesu Cristo.... : E nel silenzio farebbei:o, forse, dimenticare l'opera scellerata da loro compiuta trascinando uel movimento _tanti po~eri imbecilli, che sono stati turpe- - me?te rn~annat1 dalle loro menzogne sfacciate. Ma essi connnueranno a mentire, ad ingannare, ad eccitare; e quando altro non potranno fare continueranno a sfogare la loro ira impotente scaravent:rndo s?~z_ur~,. e ~ituperi. su quanti osarono parlare ai s1c1lia01 1~ lmguagg10 della verità e della giustizia. U~1 ulnmo arg~mento costoro potranno adoperare p~r 10voc1re le c1_rcostanze attenuanti : Mantegazza ricon_osce che altri . avevano fatto quanto e peggio di Nasi .. Perchè Nasi condannato e gli altri impuniti"? Noi non vogliamo incrudelire contro un caduti· nè vogliamo - e ci mancherebbero i mezzi - far~ indagini sul famoso capitolo dei sussidi , che la
RIVISTA POPOLARE 201 magistratura torse , soppresse per non mettere a nudo altre maggiori vergogne, che implicavano la responsabilità di altri uomini politici complici dd Nasi. Ma noi possiamo liberamente ripetere ciò che osservammo altra volta: se tra i partigiani di Nasi ci sono uomini retti e coraggiosi che non vogliono lasc·are impuniti quanti hanno fatto più e peggio di lui, si facciano avanti e formulino le accuse. Se noi avessimo delle prove contro altri non esiteremmo un istante ad accusare, come abbiamo altre volte accusar.·. La colpa degli altri non distrugge la colpa di Nasi. ♦ Altri, abbiamo detto, lu visto un'offesa alla Sicilia nello articolo del senatore Mantegazza, il quale infatti ha scritto questi periodi, che sono sembrati incrin1inabili: « U processo Nasi è una pa- « gioa di storia, dalla quale tutti noi possiamo « imp,1rare qualche cosa; e il Nasi non è che una « pianta del suolo a cui è nata e dove i governi ne- « gazioni di Dio non avevano seminato che il 1-nale. cc Perchè altre piante consimili non nascano in avcc venire, (onviene aprir soìchi profoudi in quelle cc terre e rovesciarla sinchè il suolo profondo venga cc a galla e si purifichi alla luce del sole e i germi cc del male si consumino al calore della libertà; dì << una libertà fatta di scienza e di verità. » « Nel Brasile; quando si vuol fare una piantacc gione di caflè, si gettano al suolo gli alberi secc colari, si arJ.ono gli arbusti e le liane, si rovescia << profondamente la terra e una nuova vita sorge dalle cc ceneri di un mondo che fu. La fo1 esta diviene cc campo, e le belve non trovano più un rifugio e cc dove non erano che cardi spinosi e tronchi ste- « rili, fiorisce il gaio alberetto del cafiè, dai fiori cc profumati e dalle bacche che daranno agli uo- « mini l'ilarità gioconda e la sferza del pe:~siero. >> cc La terra che ha dato Archimede e tanti altri (< genii, la terra feconda e generosa che da il pro- « fumo delle zagare all' aria, il genio agli uomini « e la bellezza alle donne vuol essere purificata « dalJa mafia e dall' ignoranza. » (< Il Nasi è un frutto della sua terra e s' egli « fosse nato altrove, non sarebbe mai comparso « dinnanzi all'alta Corte di giustizia ... » « Noi tutti che senza ambizione l'abbiamo giu- « dicato e la giudichiamo senz' ira e senza passione cc dobbiamo risanare il suolo in cui è nata questa « pianta, atterrata dalla giustizia, dalla giustizia de- « gli uomini. » (< E noi quel suolo, dove oggi trionfa la mafia « dobbiamo tutti quanti amarlo, perchè fecondo cc di messi future. Lo stesso fanatismo di gran cc parte della Sicilia per Nasi, è una prova di socc lidarieta collettiva; folle, se volete, ma anche amcc mirevole. E' un pervertimento, ma é una forza, <t di cui dobbiamo fare gran caso. Il torrente, che « schianta e travolge, guidato dalla mano della « scienza, dà la luce che illumina le pagine dello « studioso e le feste dell'amore. >> « L'amore della patria è una delle più umane e « delle più sane energie del cuore um~no; ma cc quando la patria è un'isola, quell'amore si affina cc si concentra, si fa più caldo; diventa una vampa cc che arde e consuma. Tutte quante le isole sono cc amate più dei continenti, dai loro abitanti. Lo « dica □ l' Inghilterra e il Giappone, pur così !once tani nella geografia e nella razz~1; lo dicano fra cc noi la Sicilia e la Sardegna. Gl'isolani sono tutti cc dei chauvins e noi molto dobbiamo p~rdonare cc alle lotte nasiane della Sicilia. » Anzitutto questo ribadisce la convinzione della reità del Nasi; e a tutto questo ·noi dobbiamo soltanto obbiettare che se Nasi fosse nato altrove, s:1rebbe rimasto sempre .... Nasi. Potrebbe avere ragione il Mantegazza se riuscisse a dimostrare che altri suoli d'Italia non abbiano dati i natali a malfattori peggiori di Nasi. E i grandi ladroni ferroviari? E i Bastagi e Susani? E i delinquenti della Regia cointeressata dei Taba ·chi? Erano nati forse in Sicilia ? Ma non è lo stesso Mantegazza, che ha trovato le circostanze attenuanti per Nasi nel fatto che altri aveva già fatta più e peggio di lui? Ciò premesso siamo perfettamente di accordo col Senatore M:mteg:1aa nel constatare che in Sicilia c'è bisogno urgente e grande di estirpare !:a mafi:1 e l'analfabetismo, che la deturpano. Egli è òi :1ccordo con noi nell'indicare la genesi di questi due ma li : nei go·,1erninegazionedi 7Jio , che per tanti secoli la oppressero. Egli avrebbe completato la diagnosi se avesse aggiunto che il governo riparatore uulla ha fatto sin qui per rovesciarela terra, come dice , e prepararla ad accogliere e fecondare semi migliori. Perciò da q uattorJici anni andiamo ripetendo che sotto il punto di vista politico, intel lettu3le e morale l'unità d'Italia è fallita; perciò Napoleone Colajanni nd suo Regno della mafia è riuscito a dimostrare che in Sicilia, sinora, il più grande mafioso è stato ...... il governo ! La Rivista Gl' incidentj che si andavano ripetendo e che mostravano tutto il malanimo della Turchia verso l' Italia rendevano necessaria un' azione energica nostra per ottenere quel rispetto, cui ha diritto una nazione civile e quella uguaglianza di trattamento nello Impero Ottomano, senza la quale troppo avrebbe perduto il nostro paese in dignità ed anche in quella considerazione, che si traduce nella vita quotidiana in possibilità di svolgimento di legittimi interessi economici. Tra gli Stati civili oramai non è più necessario di ricorrere alle dimostrazioni armate ed alle minacce per essere rispettati; ma colla Sublime Porta non si è rispettabili e rispettati se non ci sono i segni e le manifestazioni della forza materiale e se non le si ta acquistare la convinzione, che si può e si sa adoperarla. Anche la Francia, nazione antica che particolarmente in Oriente, svolge un'azione secolare, e dove si hanno ricordi indubbi di sua potenza altra volta fu costretta ad occupare un'isola dell' Egeo1 Mitilene se mal non ricordo, per indurre il Sultano a darle la ragione, che le spettava. Nessun dubbio, quindi, sulla lcgitt:,nità ed oppor-· tunità della improvvisa· mobilizzazion-; della flotta, che prese le mosse verso l' Oriente per ottenere quella soddisfazione, che c1 ~petfava nella quistione degli uffici postali, delle operazioni commerciali. ciei nostri concittadini in Tripolitania ecc. Che fosse necessario agire nessuno nega; si biasima,.
202 RIVISTA POPOLARE però specialmente dagli oppositori del ministero - radicali, repubblicani, socialisti-la sproporzione dei mezzi adoperati. Tant'olio per un cavolo? Non mi associo a questo biasimo. Bisogna tGner conto dell'indole degli Orientali e della loro fase arretrata di civiltà; essi giudicano della importanza di uno Stato dai segni della forza materiale. Meglio, dunque, per ottenere un risultato sicuro e duraturo fare una manifestazione grandiosa, che facilmente impressioni la loro immaginazione - tanto più che l'Italia era da loro tenuta a vile, come una quantità assolutamente neglìgéable. Il _numero e la potenza delle navi rapidamente mobilizzate - e questa rapidità e precisioni"' di mobilizzazione è stato argomento di sin-• cera compiacenza per tutti gl'Italiani-quindi avrà fatto ricredere il grande assassino di Costantinopoli e i suoi sudditi musulmani. Gli stessi oppositori, che non si acconciano a riconoscere alcun successo alla politica italiana sogghignano attribuendo il merito del risultato fulmineamente ottenuto sulle rive del Posforo allo intervento dell'ambasciatore tedesco, che ivi quasi comanda da padrone e che ha indotto il Sultano a concedere ciò che l' Italia chiedeva. E perchè quella parola in nostro favore il rappresentante dell' Imperiale Tartarin non la pronunziò prima della mobilizzazione della Rotta? Sia anche vero che la Porta ha ceduto in seguito ai consigli dell'ambasciatore tedesco, cui pare, si siano uniti gli ambasciatori d·elle altre nazioni; non è questo sempre un successo della nostra politica? E che cosa non avrebbero detto gli stessi avversari del Ministero se la Germ:inia e le altre potenze ci avessero lasciato soli alle prese colla Turchia ? Gli uni avrebbero tuonato contro la triplice, chiaritasi inutile e di nessun giovamento come quando Crispi volle spiegare un'azione energica c-ontro .1.a Francia a Tunisi ; gli altri se l' avrebbero preso colla entente cordiale colla Francia e coll' Inghilterra , che avrebbero denuoziata come una affermazione sentimentale e puramente platonica. A me pare, adunque, che gl' Italiani, senza gonfiare l' avvenimento al di là del dovuto, possono rallegrarsi del piccolo successo della nostra politica ; tanto più che fu ottenuto senza che il cannone avesse fatto sentire la sua voce e dopo tanti anni di umiliazioni e d' insuccessi. + Se gli oppositori hanno torto nel negare ciò che di buono c'è stato nella dimostrazione contro la Turchia, i ministeriali non si mostrano più avveduti nel dare all'avvenimento proporzioni considerevoli, sproporzionati del tutto alle cause e agli effetti e sopratutto alla capacità di resistenza del governo Ottomano. Nè sono i giornali ufficiosi soltanto a dar mostra di una sconveniente ubbriacatura; del risultato pare che sia rimasto davvero grisè lo stesso Ministro degli esteri Tittoni. In verità non si potrebbe spiegare che con uno stato di animo anormale l'incidente col Secolo. Mai si era visto un ministro degli esteri adoperare il linguaggio sconveniente che l' on. Tittoni adoperò ne.Ha sua intervista col Giornale d' Italia per biasimare la pubblicazione di un telegramma da Vienna fatta dal giornale di Milano. La incredibile sconvenienza della forma fu aggravata dal torto intrinseco del ministro ; poichè il Secolo aveva prevenuto le osservazioni dell' on Tittoni in una nota al telegramma ; aveva quindi agito correttamente e non meritava alcuna critica. Il torto formale e sostanziale del ministro degli esteri, perciò, spiega e legittima la fierissima risposta dell'on. Romussi direttore del Secolo. L'amico e collega carissimo, poi, mi permetterà che gli dica - per quanto io non sia davvero il più adatto e dare consigli di calma e di temperanza - che la sua risposta sarebbe riuscita di gran lunga più efficace se si fosse limitata a constatare seccamente la leggerezza, l'imprudenza e la tracotanza del linguaggio del Ministro degli Esten. Nè l'on. Tittoni riesce a giustificarsi colla lettera inviata al Romussi, che attraverso alla sua altezzosità prova soltanto, che la violenza del linguaggio della intervista fu suggerita dal rancore, che covava nell'animo suo per precedenti infondate accuse, che dal Secolo gli erano venute. Queste giustiucazioni potrebbero valere per un privato, non per un ministro degli esteri, che deve essere superiore ai piccoli risentim~nti, deve farli tacere e non trasformar le questioo i politiche m pettegolezzi personali. L' incidente intanto mi suggerisce un ricordo ed un raffronto. Nel 1877 una gCJ.ffe di minore importanza - il famoso telegramma sulla gamba di Vladimiro - pro· vocò una crisi ministeriale; ora tutto finirà, forse, con una indisposizione psico-fisica dell' on. Tittoni, annunziata dai giornali ..... La sensibilità politica italiana sarebbe in grande ribasso. L' incidente personale sollevato da un errore di forma commesso dal ministro degli esteri viene completato ed aggravato da ben altra sconvenienza parlamentare. Perchè disporre ed eseguire la manifestazione navale contro la Turchia a Camera chiusa? Ecco una domanda opportunissima che hanno gìusramente formulata gli amici della Ragione. Il fatto non credo che sia incostituzionale; ma costituisce certamente una mancanza di rispetto al Parlamento, che non ha scuse e che continua la lunga serie di atti compiuti dal potere •esecutivo, specialmente in tema di politica estera con disprezzo della raporesentanza nazionale. Se si fÒsse trattato di un avvenimento imprevvisto ed improvviso si comprenderebbe, anche per la sicurezza e rapidità del risultato, che il governo avesse agito sotto la propria responsabiliià a Camera chiusa, :ermo rimanendogli l'obbligo, anche colla più favorevole interpretazione dell' art. 5.0 dello Statuto in favore della Corona, di convocare immediat1mente il Parlamento per dargli notizia degli avvenimenti ed ottenere i relativi provvedimenti finanziari. Anche una incruenta manifestazione navale importa la spesa di milioni ; e i milioni in forza dello Statuto, deve concederli la rappresentanza nazionale. L'ultimo episodio di politica estera, quindi dovrebbe provocare qualche discussione parlamentare e provocare qualche biasimo. Nulla di più deplorevole, infatti, ·della mancanza di riguardo verso le Camera da parte del potere esecutivo, quando tali mancanze sono assolutamente l'espressione di un capriccio. + L' incidente colla Turchia per gli uffici postali se ba provocato manitestazioni di orgogliosa soddisfazione da parte degli uffìciosi - soddisfazione, del resto, divisa Ja tutto il paese - ha somministrato agli amici della Ragione l'occasione per assurg~re a più elevate considerazioni sull'indirizzo, sui pr111cipi di retti vi, cui dovrebbe informarsi la nostra politica estera. Di ciò il giornale repubblicano si è occupato. in parecchi numeri; più particolarmente,. co_1:1un 111teressan te articolo di Arcangelo Gh1slen ( Quale dovel'a essere la politica estera del!' Italia second~ Mazzini) nel N.0 del 23 aprile. Quali fossero questi principii direttivi di Mazzini egli desume sopratutto dagli articoli pubblicati nella ~orna del Popolo
RIVISTA POPOLARE 203 nel 1871 e che del resto sono sparsi in tutti i suoi scritti, perchè erano sangue del suo sangue, carne della sua carne. Si riassumono fondamentalmente in questi sommi capi : 1.0 Guerra al Papato ed all' Austria sino alla loro scomparsa; 2. 0 Riaffermazione ed applicazione del principio di nazionalità a beneficio di tutti i popoli chè si affacciano alla vita internazionale, e specialmente in prò degli Slavi della penisola Balcanica; 3.0 Alleanza coi piccoli di Stati Europa -Spagna, Portogallo, Scandinavia, Belgio, Olanda, Svizzera, Grecia, principati rumeni - danubiani-costituenti una forza di 64 milioni - sufficienti allo svolgimento di una politica di nazionalità e di difesa contro le possibili usurpazioni degli altri grandi Stati. Nè della politica este"ra, nè della politica interna si può seriamente discorrere per via d'ipotesi. Non si può dire: sarebbe avvenuto questo o quest' altro se l' Italia fosse stata retta a repubblica , se essa si fosse ispirata ai principii ed ai consigli di Marzini - specialmente quando si tratla di avvenimenti a lunga scadenza. Per parte mia, per ragioni d'indole strettamente scientifica, sono contrario alla pretesa di fare previsioni sociali ( 1). . Negli avvenimenti umani non possiamo che constatare delle tendenz.e con probabilità maggiore o minore di vederle realizzare. Perciò, ~o che sento per Giuseppe Mazzini, che da Forlì a Parma, a Messina a Genova - cioè dal 189 r al 1905 - ho sostenuto, contro la burbanza socialista, non essere stato ancora so,·passato ; io che ripetutamente hò i nneggiato alle sue geniali vedute sulla organizzazione che riuscirebbe più proficua ai popoli Balcanici ed agli Slavi, esposte durante la guerra di Crimea, io che nella lotta civile contro il papato vedo con lui la grande missionedella Roma del Popolo e della te1·z.a Italia;' per le ragioni scientifìche suaccennate non posso consentire nell' esattezza del canone fondamentale suo racchiuso in questo brano, il cui contenuto accetta senza rc"ìtrizione l' amico Ghisleri. <e Come la vita del commercio e d' ogni vasto sviluppo economico posa sul credito, la vita complessiva d'un popolo e l'incremento nazionale posano sulla fiducia che gli altri popoli pongono in esso ; e quella fiducia ha bisogno d'un programma definito accettato e invariabilmente mantenuto nelle transazioni interne e segnata.mente internazionali del nuovo popolo.>> Ora questo programma di politica interna ed internazionale definito , accettato e invariabilmente mantenuto nelle cose umane, per rispetto al grande che lo affermò, non lo considero come Lll1 assurdo, ma con uoa frase di Giovanni Bovio lo chiamerò l'utopia assoluta. La repubblica, come la monarchia, specialmente in fatto di politica estera, in Italia, come altrove non potrebbe avere un programma invariabilmente mantenuto. • Le necessità della vita costrinsero e costringono tutte le nazioni ad adattarsi a tutte le variazioni, a tutte le contingenze mutabili, cercando nei limiti del possibile, che l'adattamento meno si scosti da certe idealità e· da certe mete, che rimangono però sempre ed essenz.ialmente mutabili. Si poteva, ad esempio, sperare che la guerra del 1866 se fosse stata più onestamente, più intelligentemente, più nazionalmente condotta da Vittorio E- (1) Ho chiuso il mio :Manuale di statistica teorica con un paragrafo contro le precisoni sociali. Il mio pensiero trovò più ampia dimostrazione in un bel libro di Limentani. manuele 2. 0 -il vero usurpatore del titolo di Padre della patria-fosse riuscita ad assicurarci il Trentino e forse anche Trieste ; ma non si può, oggi come oggi, vagheggiare la scomparsa dell'Impero Austro-Li ngarico senza grave pericolo dell'Italia. Sarebbe certo ottima cosa una lega dei piccoli Stati di Europa attorno all'Italia, ma anzitutto bisogna pensare che si no a ieri i principali di esso -Spagna, Portogallo, Belgio-vedevano nell'unità nostra un delitto, cui non volevano associarsi. Tale alleanza oggi, se avesse qualche valore, assai scarso, nella difensiva-il colosso russo, il colosso germanico ec. si farebbero un boccone dei ccnnati staterelli prima che ci potessimo muovere ed intendere - seguirebbe il trionfo clamoroso dell'impotenza ie volesse essere attiva, tale da imporre un programma di politica estera: politica attiva che era un postulato, necessario della antiegoistica dottrina dell'intervento di Mazzini. E le ragioni dell'impotenza non occorre esporle, tanto sono ovvie. . Il progetto di una Confederazione dei popoli Balcanici tuttora rappresenta il meglio che si potrebbe desiderare; ma come realizzarla se i Greci odiano e combattono i Macedoni? se i Serbi non s'intendono coi Bulgari ? se i Rumeni detestano i Bulgari? se gli Albanesi Cristiani trattano da nemici e non da fratelli gli Albanesi maomettani? E potrei continuare e forse continuerò per dimostrare la contingenza e la relatività della politica estera; nella quale la sapienza spesso co1~siste nel sapere afferrare la fortuna pei capelli e nel tenersi stretta, stretta la chioma della volubile dea sino a quando non si esplica e non si attua il programma che ci siamo pretissi in quella occasione e in quel quarto d'ora; sapienza che non può essere fatta sempre di ostinazione, ma che talora è veramente tale quando si cede e si concede a tempo e che perciò si sottrae all'assolutismo della norma mazziniana. Questa relatività è maggiore nella politica estera perchè mentre nell'interna gl' innumerevoli fattori degli avvenimenti rendono sempre incerte le previsioni sociali, in quella estera crescono le incertezze perchè alla variabilità dei fattori di un paese si aggiunge quella degli altri paesi. + Inspirato a tale relatività di criteri parlai poeo tempo fa nella disèussione della mozione Barzilai; la quale da se sola costituisce la prova più lampante della esattezza delle mie affermazioni. Infatti l'amico Barzilai era partito in guerra contro la politica estera dell'Italia nella qujstione delle ferrovie balcaniche, che devono far capo a Salonicco con benefizio dell'Austria e con probabile danno del1' Italia. Orbene dopo la presentazione della mozione intervenne altro episodio, l'accettazione di una linea serbo adriatica è.a parte dell'Austria e della Turchia e per pressione della Russia, che lo costrinse a ritirarla e a non poter neppure mascherare la ritirata con un discorso ed una risposta finale - modelli di cesellata abilità - che riconoscono sostanzialmente essere riuscita la politica, che si voleva biasimare ad ottenere ciò eh' era possibile di ottenere! Nel mio discorso insistetti su questa grande ed universale relatività della polittca estera, che fu fatta segno all'ironia abituale del Conte Bùlow, quando vi si attenne l'Italia col nomignolo di politica del giro di valz.er. • Ebbene nella Camera ricordai e qui ripeto: che i . giri di valz.er se sono ballati d~ll'Ital~a sono stati b~llati anchedalle nostre alleate l Austria e laGermama, rispettivamente colla Russia; che la Germania muore
204 RIVISTA POPOLA RE dal desiderio di ballare un minuetto colla Francia; che l'Inghilterra minacciosamente ostile alla Francia durante l'episodio di Fashoda è divenuta la sua migliore amica, di cui sostenne le ragioni ad Algesiras; che l'Italia favorita dalla Francia nel 1859, avvepsata nel 1866, nel 1867, nel 1881 dopo essere stata sospinta-gl'interessi dinastici, furono un contorno non necessario - nelle braccia della Triplice, è tornata nostra sincera amica e fa parte di una nuov3 Triplice, che non distrusse la precedente, ma la controbilancia; che l'orso e la balena che sembrava volessero sbranarsi nell'India, si fanno oggi l'occhio di triglia; che l'accordo dei Tre Imperatori a pochi anni di distanza si è tramutatato nel più clamoroso disaccordo; che l'Austria ingannata dalla Prussia nella guerra dello Schleswigh-Olstei n e battuta ed umiliata strepitosamente nella guerra del 1866 è divenuta la sua migliore alleata ..... Che µiù? Si designa sull' orizzonte un' alleanza Russonipponica, che sino a ieri sembrava il colmo della inverosimiglianza! E mi pare che basti, senza uscire dai confini della storia di ieri e di oggi - per dimostrare la esattezza del mio assunto. Questa variabilità fenomenica è tutto ciò che sarebbe desiderabile che avvenisse nel migliore dei mondi possibili? Tuttaltro. Ma della realtà di queste numerose e imprevedibili variazioni bisogna sempre tener conto pur adoperandosi a far mutare le situazioni di fatto a proprio benefizio Conseguire il meglio nello interesse della nazione è certamente il grande obbiettivo di lll10 statista non volgare; per conseguirlo, però, possono essere diversi i mezzi. E in quanto ai mezzi tener fede alla massima di Macchia velli, eh' è pure quella dei gesuiti e che ciò non ostante è stata difesa e caldeggiata da Giovanni Bovio: il fine giustifica i mezzi. Il sano positivismo a questa massima non apporta che una modifìcazione che la rende meno ostica: un dato fine si deve conseguire coi mezzi migliori, che si possono adoperare. DoTT. NAPOLEONE CoLAJANNr Ilmodernismo nonpuòatteeehinirIetalia! Onorevole signore, , Accade cosi di rado che uno straniero intelligente e colto conosca sufficientemente l' Italia e non venga a sfoderar fra noi le solite melense o maligne sciocchezze che ci fan venire spesso il prurito alle mani e a.i piedi, che quelle poche volte bisogna proprio incoraggiare e sostenere quel più che lodevole personaggio che fa le veci di un postero non idiota. E quindi trovo che Lei ha fatto benissimo a pubblicare la lettera della signorina Raghnild Lund intorno al modernismo: ma mi permetta di unire a questa lode il biasimo dì non averla commentata come si meritava. Perchè in quella lettera quasi si legge che gli Italiani rion hanno accolto con sufficiente simpatia il movimento modernista, e che il -Rinnovamento ( ma c'è soltanto quello nel modernismo italiano?) è più conosciuto all'estero che da noi. Io trovo che questo non è affatto vero, e che se naturalmente tutta l'Italia che pensa e che riflette ( giacchè il modernismo è 1m movimento di persone intellettuali e punto popolare) non si è, d'un bel tratto, convertita e genuflessa dinanzi ai seguaci italiani di Lòisy e di Tirrell, ciò è accaduto soltanto percbè da noi ci sono due cose molto importanti che la signorina Lund non ricorda o ignora: il pensiero filosofico da una parte , e dall' altra assai più vasta, l'esperienza di ciò che è stata sempre la chiesa cattolica. La signorina L11nd ci avverte che non dobbiamo aver troppa simpatia per il protestantismo, il quale sarebbe pieno di vizi cattolici. Ma gli italiani par che abbiano approfittato di questo corn,iglio· assai prima che fosse dato, rispondendo col silenzio e con l'indifferenza a tutti i tentativi dei protestanti . discesi in Italia. Per quanto in ritardo, pure l'avvertimento della signorina Lund è pieno di benevolenza e val la pena di rica11.1biarlocon un altro che ci viene dalla nostra natura di Italiani; noi sappiamo benissimo •che la Chiesa cattolica romana ha avuto sempre per la sua costituzione stessa, una logica e una direzione che escludono ed esclusero qu::ilunque modernismo. Il Loisy, che non è tanto privo di senso politico quanto certi suoi pappagalli, 10 riconosce lui pure nell' ultimo libretto rosso. Questa logica e questa costituzione possono essere antipatiche, mortali, gesuitiche ecc., ma esse hanno sopra i nostri desideri il non piccolo vantaggio di esse're, e stare li a negarle o a cambiarle è vano, come pretendere di avere del fooco che non bruci, o meglio, poichè si tratta di cose spirituali, dell'arte che sia scienza, o delle macchine che abbiano coscienza. Chi vuole ragginngere queste cabalistiche combinazioni non riesce che ad essere un confusionario, e tali sarebbero i modernisti se il loro fine fosse proprio quello di continuare modernisticamente il cattolicismo romano. Per fortuna non è q nesto il loro vero fine, e chi cerca di mantenerli per la vecchia via, cerca anche di mantenere l' equivoco. Gli italiani hanno avuto un oscuro sentimento dell'equivoco modernista, e la pretesa modernista di appartenere al cattolicismo non ha incontrato punto la simpatia generale. La signorina Lund si .affanna a dimostrare cbe i modernisti sono cattolici, ma nei suoi ragionamenti non trovo altro cbe questo peccaminoso sillogismo: i modernisti s'ono persone egregie, colte, sincere, ecc., dunque si deve riconoscere che essi sono cattolici. Io bo riconosciuto tutte le qualità di molti (non di tn tti perchè anche fra loro ci sono le birbe) dei modernisti fin da pareccbi anni or sono, quando di modernismo sui giornali non se ne parlava. Ma non perciò mi sento obbligato a riconoscerli per cattolici, anzi fondo una parte della mia stima sul fatto che essi si allontanano sempre più dal cattolicisrno romano. La signorina Lund rassomiglia un poco a quei nostri patriotti che pur dichiarandosi atei, mangiapreti, rivoluzionari ecc., si offendevano sommamente quando qualche parroco non dava ai loro colleghi gli onori funebri, e pretendevano che il prete celebrasse con un Te Deum le loro vittorie. Così la signorina Lund si mostra molto scandaliz- , zata perché un prete rifiuta l'assoluzione a chi legge il Rinnovamento. Ma non pensa la signorina che quella rivista è scomunicata ? io mi scandalizzerei io vece sa
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