Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 7 - 15 aprile 1908

RIVISTA POPOLARE 191 giova soltanto ricordarlo per avvertire, che in esso il Cattaneo fa sua la concezione trasformistica delle specie viventi e la formazione naturale deterministica di tutto il sistema solare, rappresentata come progressiva ascensione dall' indistinto al distinto, giusta l'ipotesi del Laplace. Lo svolgimento della creazione « si rivda come un passaggio perpetuo dall'uno al multiFlo, dall'indistinto al distinto, dall'identico al diverso » (VI, 230). Ciò che si viene Jifferenziando per tal modo non è pel Cattaneo la materia. ll Lioy parlava di materia e di vita. E il Cattaneo: « A noi basta il concetto di for;a; sostanza che non r%ista, sostanza che non sia forza, nel nostro pensiero svanisce n. L' universo è dinamismo, e tutto è moto : anzi un sistema di movimenti. La stessa anima è una manifestazione di questa vita pt:r· venuta al punto in cui l'obiettivo s'immedesima col subiettivo: e qui comincia un processo inverso a quello della natura. Dal molteplice, nel pensiero, si va ali' uno e si ascende a quel - l' a~soluto, che discendendo al multiplo, al diverso si acco moda e comunica ali' intelletto. Ma l'evoluzione ha un termine? Qui il pensiero di Cattaneo s' arresta : « Quando le facoltà umane fossero pervenute al sommo del loro sviluppo, non avrebbero, in rispetto ali' uni verso, ulteriore possibilità ; ma noi concepiamo ancora nell'uomo la possibilità d'una vita immortale » (VI, 232). Il Cattaneo non chiarisce in nessun modo questo punto: e la tendenza del suo pensiero era quello di negare ogni ditfe renza tra spirito e natura , come ogni abisso che scinda l'essere, Lo dice ad es. quando nota che si possono bensì accettare , le distinzioni scolastiche di mondo organico e mondo inorganico , di natura morta e natura viva , ma solo come necessità di linguaggio, non come abissi che scindano l'essere». Si tratta sempre dello ((svolgimento d'una forma cosmica, (233). La vita è il solito processo natural! di distinzione ; e << colla morte, la materia determinata dall'assimilazione torna nel vor tice dell'indistinto e deil'indefinito » (241). Ma è pur significativo che ali 'acume naturale del suo ingegno paresse pur sempre di scorgere in fondo a questo macchinoso sistema della vita universale una pote"lza, o c0m' ei dice, una idea creatrice, (< che ordinò un univeròo atto ad esser genitore d' infinito numèro di specie, come og,1i specie è atta a generare infinito numero d'individui , (VI, 233). Inconseguenza antifilosofica; ma felix culpa 1 1: rovesciava d'un soffio tutto l' edifiiio elevato dalle scic11zc n,.t11rali) e .iimostrava l' insufficienza di queste. Nè molto più solida è quell'idea d'una psicologia sociale, o delle menti associate, di cui ci rimangono a stampa quattro letture accademiche ( 1859 63). Nella prima egli chiarisce con alcune r articolari osservazioni che la scienza non sarebbe possib le se l'uomo non partecipasse ai vantaggi della cui tura come prodotto sociale; e ci Jè, secondo il Cattaneo, se il suo intelletto non fosse associato al suo istinto socievole. Nella memoria Della forma,.ione dei sistemi si propone di mostrar brevemente il « distinto lavoro della mente solitaria e delle menti associate nella successiva formar_ione dei sistemi 11; osservando che ciò è utile perchè (< codesta succes• sione di sistemi costituisce il progresso continuo e indefinito ». Che cosa intende per sistema il Cattaneo? Il sistema è la maniera di concopire la realtà propria di ogni uomo in quanto partecipa a una certa forma di vita sociale. C' è in questa lettura qualche lampo gentale di materialismo storico, perche l'autore tende a mostrare come ogni società abbia naturalmente per la sua costituzione e per l' eredità che essa ha raccolta, un sistema di pensiero, che è necessariame:,nte rartecipato dagl'individui che ne fanno parte. Ma sono lampi e intuizioni alquanto vaghe, che non dimostrano coe il Cattaneo si fosse formato un 'idea precisa del rapporto del pensiero della società con la sua sfruttura. :Egli mira piuttosto a stabilire che la società, in quanto tale, possiede un sistema di pensiero, i[ quale ha un periodo di formazione, che è progresso, e_un periodo di stasi, che è decomposizione e decadimento: qualcosa come le età organiche e le età critiche del Conte. Osservazioni più profonde, ma prive anch' esse di carattere ~istematico, contiene l' ultima lettura : Del/' antitesi come metodo di psicologia sociale. Anche qui tuttavia è più una veduta geniale di storico, che un vero e proprio concetto filosofico. L'antitesi, di cui vuol parlare il Cattaneo, è (( quell'atto col quale uno o più individui, nello sforzarsi a negare un' idea, vengono a percepire una nuova idea ; - ovvero quell' atto col quale uno o più individui, nel percepire una nuova idea, vengono, anche incosciamente, a negare un 'altra idea » (VI, 215). Egli vuol distinta la sua antitesi da quella del Fichte, che gli pare piuttosto analisi, che opposizione; e si compie infatti in una sintesi, che è intuizione del complesso, distinto già nelle sue parti. La vera antitesi dev' essere opposizione, negazione. Ma il progresso è nella negazione come tale? - Venendo a specificare con particolari considerazioni esemplificati ve il suo pt!nsiero, il Cattaneo distingue quello che parrebbe confuso nella sua definizione : la negazione in quanto negazione dalla negazione in quanto posizione, cioè dalla posizione che importa la negazione d' una posizione antecedente ; e in altri termini assegna anche lui il progresso non propriamente all' antitesi, sibbene alla sintesi consecutiva. Pel Cattaneo il pensiero è qualche cosa che sta nella mente, come acqua nel vaso : e però ei non può scoprire veramente il segreto di questo movimento perpetuo del pensiero. Ma certo, fuori della filosofia, non è piccolo merito dell'ingegno del Cattaneo aver veduto, a modo suo, quanta gran parte abbia nella storia l' opposizione dei contrarii come fun zione di progresso ; se anche non rinrcì a vederla aanidata già nèlla stessb me1te dell'individuo, che a lui apparisce dal punto di vista soeiale, come semplice portatore di una idea, che solo da altri potrà esser negata. Se si fosse accorto che nella società c' è l'antitesi perchè essa è nella mente anche dell'individuo, allora il problema che travagliava il suo spirito, della socialità dello sviluppo mentale si sarebbe messo in ben altri termini. E il Cattaneo sareb!:>e stato davvero un filosofo. ( La Critica. Mar;o 1908). + Jean Grave: I carabinterl de) sindacalismo. - Vi sono per l'evoluzione, due fattori importanti: l'ideologo, ed 11 11. condottiero ll. Sotto il nome d'ideologo va chi senza occuparsi degli uo• mini e dei fatti pretende stabilire una società, opera intera del suo cervello, intende dirigere l'evoluzione nelle vie trascinate dalla sua imaginazione scartando, come quantità trascurabili i fatti quando sono in contraddizione colla teoria. Ma più di una volta anche il condottiero qualifica di questo titolo colui che è la sua , bestia nera » colui che tanalizza, discute i fatti, ne ricerca le cause, ne deduce risultati ulteriori, cercandovi la spiegazione dei problemi che lo preoccupano, una guida per la via da seguire, non avendo che un pensiero: la ricerca della verità. li condottiero, benchè forzato a farsi un piccolo bagaglio d'idee da opporre a quelle che hanno corso, pretende di non imbarazzarsi d'ideologia pretendendo di esser capace di molta azione per realizzarle subito. Nel « condottiero » vi ha di tutto, dal convinto di aver la forza di rivolgere una società come si rivolge in guanto, fino a chi si fa un abito d'arlecchino di molte idee nuove per far le viste di apportare cose e fatti nuovi, ma non fa, insomma che adulare l'ingenuità popolare. Costatando ciò non intendo dir male del « condottiero ». L'idea assoluta malamente si fa integralmente accettare dalla musa ignorante: chi è convinto di una verità difficilmente ai

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==