190 RIVISTA POPOLARE scienze sperimentali: il quale, si badi, non è fenomeno nel senso kantiano, quasi apparenza che si opponga alla realtà. fl fenomeno è la forza attiva: e tutte le forze sono attive, anche quelle che non appariscono, perchè altre prevalgono. Ciò tutto è forza e moto. E perchè il fenomeno non sarà un'illusione? E no: « noi sentiamo l'azione sua sulla nostra coscienza »: noi sentiamo la nostra passività rispetto alle forze esterne agenti; e (< nei nostri proprii sforzi la coscienza sente e misura le forze vive che d'ogni parte ci assediano » (era una reminiscenza, pro• babilmente, degli scritti di Destutt de Tracy). Vale a dire il fenomeno è realtà, perchè apparisce come realtà! Di questa Unphilosophie se ne trova di certo anche presso i filosofi di professione: ma nel Cattaneo ha il suo motivo speciale, che giova rilevare. Il Cattaneo non si solleva al punto di vista filosofico perchè è un cultore appunto di scienze sperimentali, è intelletto (nel senso kantiano): si muove nell'empirico, dove non è possibile nè incontrare il problema metafisico, nè il problema critico. Certo, una filosofia come l' eleatica che per costruire il mondo del pensiero puro, nega o non sa rendere in nessun modo ragione della esperienza, suscita in queste ribellioni ognuna delle quali è, come questa del Cattaneo, una morato - ria verso la filosofia, invitata a mettersi in coda all'esperienza, se non vuol essere cancellata dalla mente umana. Ma ciò non vuol dire che gli uscieri di questi atti moratorii entrino per nulla nella stessa filosofia: basta che s'affaccia all'uscio. - ci. Il nome di fenomeno, protesta il Cattaneo, nelle scòle non esprime ancora tutta la potenza delfatto ». - E sta bene. 11 fatto, dunque, è l'essere, in quanto forza. E forze son pure i nostri simili, perchè operanti su noi. Onde la psicologia e l'ideologia (la filosofia dello spirito, si direbbe oggi) s'affaticano invano a ricercare nella mente so 1itaria l' origine di tntte le sue idee. « La nostra mente oscilla tra i mutui impulsi delle menti associate » (VI, 249). E qui il Cattaneo svolge il con- , cetto già accennato nel saggio sul Vico, e perfettamente conforme al principio sociologico del Comte: concetto di cui aveva più ampiamente discorso in una sua Prolusione nel liceo ticinese del '52, e a cui com,acrerà più tardi una serie di letture all'istituto Lombardo di scienze e lettere: e la cui meditazione costituisce di certo il maggiore sforzo e il maggior merito del Cattaneo rispetto agli studi filosofici. La psicologia delle menti associate, come egli l'intitolava, 'fu il problema che .occupò più a lungo 1-e sua imelligenza; e meditava un'opera di lunga lena, di cui non rimasero, oltre le letture menzionate, altro che brani numerosi, tuttora inediti, tra i suoi manoscritti. Accennando a un 'idea, che sarà come tante altre delle sue, ripresa dall'Ardigò, egli dice che (< la nostra vita non è una contemplazione delle apparenze e delle esistenze: essa è una reazione perpetu1 di quell'atomo di potenza e di coscienza eh 'è in noi, a tutte le forze della natura e del!' umanità »; perchè, egli osserva, (< i più ideali concetti sono pur Jor;e, dacchè hanno parte a determinar l'intelletto, e per esso la volontà 11. Le idee, che diciamo nostre, non sono nostre: <( le idee altrui s'intrecciano sin da origine alle nostre; le destano, le guidano, le precedono, le impongono ». Una dimostrazione scientifica può splendere al nostro intelletto come un lampo fugace, e noi non aver più la virtù di ripeterla: <( essa non ci appartiene; essa era l'atto di una forza che operò sopra noi, ma non d'una forza nostra n. Al naturalista uso a considerare come idee chiare e distinte le forze che suppone agenti nella causalità dei fenomeni, questo gioco di forze ideali non apparisce come la posizione di un problema da risolvere, anzi come una soluzione. Onde si compiace di ricordare che anche allo studio dei fatti dell'intelligenza e della volontà la scienza moderna ha applicato la matematica: e che la statistica ha scoperto eguale costanza nelle leggi umane che in quelle della natura Orbene: la filosofia deve apprendere dalle uuove scien 1 e soltanto le loro scoperte; ma anche, ciò che più importa, i procedimenti, il metodo, la cui rettitudine ed efficacia è attestata dalla sicurezza e dal progresso incessante dei resultati. Il Cattaneo l'aveva altra volta accennato: la filosofia deve, come le scienze particolari, non speculare vanamente le essenze, ma cercarne la manifestazione nei fatti: ricorrere ali' osservazione, ali' analisi storica. Lo stesso metodo, manco a dirlo, va applicato a tutte le le produztoni dello spirito, considerando i suoi jatti come segni della sua sareta natura: invartendo il metodo della fi. lr,sofia: cioè della vecchia filosofia, dice il Cattaneo. Bisogna tornare alle origini dell' uomo, agli antropofaghi, per sapere che cosa è l'uomo; e uscendo anche dalla etnografia, scendere un po' più giù: (( la zoologia descrive altre specie ben inferiori di viventi che pur nascono e vivono socievoli per necessità di natura. La società non è dunque un rifugio d'infelici improvvisamente stanchi d'errare nella solitudine muta di Vico o nella solitndine parlante di Rousseau, Non è invenzione, una deliberazione ... E' un fatto naturale, primitivo, permanente, universale, necessarioi che dovè cominciare colla prima donna che fu donna e madre, e con quante furon donne e madri». Data questa tendenza, non occorre dirlo, la filosofia è costretta a fare a meno d'ogni veduta finalistica. Dimetta, dice Cattaneo, e ripete a più riprese in altri suoi scritti ; dimetta l'uomo (< l' antica vana gloria d'essere il cuore del creato e l' obietto massimo e la cura unica di tutt<= le potenze della natura »; pure riconoscendo (( che la sola cosa che in lui sia degna della grandezza e maestà dell' universo è l' intelligenza colla quale ei se ne fa indagatore ». E questa concessione era fatta alla forza spirituale, che lo spingeva da dentro e gl'imponeva reverenza : ma egli, rimpiccolitosi il cervello negli studi sterminati della natura, ricordava che il posto dell'uomo va cercato nello spazio, nel tempo, nell' ordine naturale, secondo gl' insegnamenti dell' astronomia e della geologia. Eppure lo stesso Cattaneo, quando in un suo articolo del 1860, L'uomo nello spa 1io, tornò a mettere con tutta precisione di particolari· la piccolezza dell' uomo a confronto della sterminata distesa dell' universò naturale noto, nella conclusione fu ispirato anche lui da quella tal forzn che lo moveva da dèntro, a ben altra idea dell' uomo : e, condannando la barbarie dei popoli che si consumano in guerre interminabili per usurpare un palmo di terra alle nazioni vicine, sentenziava che « la terra. è sopratutto la vedetta dell' intelligenza; e che alla vera gloria dei popoli pensanti non è mestieri di vasta superficie; e più valgono i pochi campi occupati dalle mura della libera Atene e della libera Firenze, che non l'imperio d'Attila e Carlo Magno ». E' vero che al cospetto delle ineffabili grandezze dell' universo la terra è un punto impercettibile. « Ma tanto più spi ;ndida appare la gloria della scienza, per la quale l'uomo, dall'umile fango su cui dimora, può sollevarsi e spaziare nelli abissi dell' universo, e sublimar la mente nella contemplazione di tanta grandezza ». Noi non staremo a raccogliere i tratti del suo pensiero scientifico intorno alla costituzione e alla vita del l'uni verso, pere h è ciò non spetta al nostro argomento. Ma, dato il concetto proprio del Cattaneo della filosojla spel'imentale, com'egli la dice, non ·essendo più possibil~ una distinzione tra le scienze della natura e la filosofia, è chiaro che pel Cattaneo erano contributi appunto al sapere filosofico i saggi che egli veniva pub - blicando nel Politecnico di materia propriamente scientifica. E risponde appunto allo spirito dell' autore il comprendere, come han fatto gli amici editori, l' articolo su La Vita nel- /' universo di Paolo Lioy ( 186 r) tra gli scritti filosofici. A noi
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==