Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 7 - 15 aprile 1908

RIVISTA POPOLARE 183 Egli naturalmente riesce più forte quando tratt~ delle grazie e dei raffinamenti della civiltà. Se gh epiteti internazionali debbono aver corso (to befiung abont), certamente Firenze e Parigi hanno lo stess_o diritto di Londra o di New York nell'applicare 11 termine di barbari. Ed anche in materia d'integrità morale il signor Colajanni fa una valida difesa; e .citò autorità tedesche per dimostrare che Parigi è meno immorale di Berlino, di Londra e di New-York. Concedendo che le classi elevate in Italia e in Francia siano di una morale pi:ù rilasciata di quella delle nazioni del Nord, egli afferma che il caso è diverso per la massa del popolo. In nessun paese le classi lavoratrici sono più caste che in Italia. E in •materia d' mfanticidio gli Ital,iani sono due volte migliori dei Tedeschi. A questo Italiano la strao-e .deo-li innocenti in altri paesi riesce più repulsi~a dei delitti passionali (crimes passionals) del suo paese natio. - Anche in materia di esercizi fisici ed atletici -questo audac~ L~tin~ contende la superiorità degli Anglo-sassom. L Italia su questo punto riconosce i •propri bisogni. La superiori rà non risiede ciecamente sulla forza fisica, sulla quale ricorda- l'estrema importanza che dettero all'atletica i Greci e i Romani, i quali ciononostante caddero innanzi alle tribù che non avevano mai vi sto lo stadium e il bagno. Colajanni ha fiducia nell'abilità dei suoi concittadini, perchè adottino qualunque regime sia necessario per mantenere il primo posto, perchè lo spirito latino è più vivace, più pronto ed assimila le conoscenze meglio di ogni altro. Quale diletto egli avrebbe provato se avesse conosciuto che il più atletico Presidente degli Anglosassoni, in un Congresso per organizzare un esercito di atleti, non poté_ tr?vare migliore appoggio ·al suo argomento che 11ricordare gli esempi degli ufficiali italiani di cavalleria. I Tale libro non si può prendere troppo alla lettera. Esso in sostanza è un arguto ammonimento che non c'è nazione che. possa essere dominata o spenta da un altra; e che una certa arroganza degli Anglo-sassoni in presenza delle razze latine com'è malfondata è altrettanta sgarbata, Da entrambi le parti si disputa sulla superiorità, ma sarebbe pre feribile che gli uni e gli altri .coltivassero la tolleranza e sopratutto si sforzassero ad intenJersi reciprocamente. Il tempo è passato in cui una nazìone o una razzà può compiacentemente classifìcare le altre che non la rassomigliano come inferiore o barbara ». Ed è questa precisamente la conclusione del libro di Colajanni. Saggiosulle rivoluzioni L' « Institut international de Sociologie » al quale René Worms dedi~a la sua ammirabile attività ha premiato un dotto lavoro del professore Arthur Bauer. Esso ha per titolo: Essai sur le Rèvolutions (1) ed è uno dei migliori studii che, su tal riguardo, sieno apparsi negli ultimi tempi. L'autore studiando le rivoluzioni seguite presso i vari popoli, e sopratutto basandosi sul grande dramma del 1789, mette in rilievo le forze che operano in ciascuna di esse e che hanno quindi un chiaro carattere di generalità, perchè ugualmente ai manifestarono in epoche diverse e presso i diversi paesi. Cercherò di dare una pallida idea del contenuto di questo importantissimo libro. (1) Arthur Bauer: Essai sur !es Rèvolutions. Paris, V. Giard et Brière, èditeus 1098. Le rivoluzioni 'sono cambiamenti tentati o rag-' gillnti, a mezzo della forza, nella costituzione dell società. Quand'esse restano allo stato di tentativo, l'organismo sociale, dopo un certo periodo di agitazioni, riprende il suo aspetto primitivo. Nel secondo caso, invece si modifica la struttura della società e mutano anche le funzioni di essa. Gli atti rivoluzionari consistono nella resistenza o nello attacco violento contro i rappresentanti dei pubblici poteri. Tali atti possono partire da una persona singola, o da tutto un popolo, o da tutta una classe. . Carlotta Corday che uccide Marat e Napoleone che sopprime la Repubblica compiono due atti rivoluzionari, i quali però non sono ind.ipendenti dall'ambiente sociale in cui si svolsero. Le persone, in questi c1si non rappresentano che gl' interpr,eti o gli strumenti del partito interessato alla rivoluzione, e il successo dell'azione individuale compiuta dipende dalla maggiore o minore solidarietà che essa trova nel pubblico. L'atto rivoluzionario, invece che da un individuo solo, può_derivare dalla folla anonima; la quale, a mezzo dt una selezione semi-cosciente, si libera degli elementi indifferenti od ostili, in modo da divenire omogenea nel pensiero e nell'opera. In questo cas?, ,~i ha ~•unione di personalità inferiori, nelle qualt 1 idea s1 dilegua per far posto alla passione. La folla nella sua maggioranza, tende ad u_no scopo vagamente intravvisto e si lascia trascinare da tendenze oscure. Gli avvenimenti ultimi, talvolta accidentali che determinano la rivolta sono assai diversi. Ora è il disagio economico, come nel 1789; ora un'imposta vessatoria, come il tributo sulle navi, c;otto Carlo 1° d'Inghilterra; ora la persecuzione contro le credenze religiose, come gli editti degli imperatori iconoclasti, ecc. Perchè la sommossa arrivi all'obbiettivo di trasformare la società , occorre che le idee e i sentimenti degli insorti non appartengano esclusivamente ad essi, ma che si estendano invece a tutta una dasse di persone le quali costituiscono il partito rivo]uzionario. E' questo il vero ispiratore delle rivoluzioni energiche e che più tardi darà alla rivoluzione le sue risorse, le sue riserve di forza, i suoi elementi di successo. Le prime battaglie del partito rivoluzionario sono combattute nel campo delle idee. Le idee nuove rappresentano i fiori sorti sui sentimenti del popolo e che poi si tramuteranno in frutti rigogliosi. Il partito rivoluzionario si compone di malcontenti, i quali possiedono o credono di possed.!re le risorse necessarie a modificare lo stato di cose, di cui si dolgono. I sentimenti che lo animano possono derivare da cause interne, cioè da tutto un insieme d'idee di tendenze e di abitudini. La giovinezza è tra queste cause una delle maggiori. Infatti, i giovani sono più amanti del nuovo, più ardenti ed audaci. Tra le cause esterne bisogna annoverare le distinzioni artificiali imposte dallo Stato, come i diritti della nascita e della fortuna che provocano poi vivaci reazioni in coloro che mancano. Le origini della rivolta spesso derivano dal modo stesso con cui funziona lo Stato. La storia dimostra per esempio che è sempre dannoso per il potere esecutivo mettersi in conflitto con quello legislativo. In tal caso, il parlamento diviene il centro della resistenza, e, come nel caso di Carlo I d'Inghilterra, contro di essa il potere regio si spezza. Non diversamente accade a Carlo X nella rivoluzione di luglio. Non meno temibili sono spesso i conflitti che derivano dall'opposizione che il potere giudiziario o l' autorità religiosa fanno al potere esecutivo. Così tra gl'innumerevoli esempi del caso,

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