Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 6 - 31 marzo 1908

. .,. RIVISTA POPOLARh 147 nostro amico Altariva e che non è stata lungamente e profondamente discussa nella stampa quo - tidiana e con particolarità da quella di parte democratica, che non ha visto esattamente la importanza del problema e lo ha talora frainteso, lasciandosi guidare dalle parole e dagli aspetti superficiali anzichè dal contenuto profondo della quistione. ♦ Occupandoci della quistione morale nell'esercito a proposito della controversia Ranzi-Di Giorgio crediamo doveroso premettere qualche dichiaraztone e qualche capo-_saì.do. In noi non è alcun interesse, alcun risentimento personale. Dovremmo essere piuttosto animati da maggior simpatia verso il Ranzi, se non altro in memoria di una vivacissima polemica col Di Giorgio, che con noi si mostrò abbastanza aggressivo , per non dire peggio; ma questi ricordi non hanno presa sull'animo nostro. Noi siamo dispostissimi ad ammettere che nella origine prima degli attacchi del Ranzi contro lo Stato Maggiore la ragione stia interamente dal lato del primo; noi siamo convinti che nello affare dello cheque, che provocò il dissidio tra il Ranzi e, i maggiorenti dell'Unione Militare la conc;otta del primo sia stata correttissima; a noi poco cale infine che nella quistione cavalleresca il Ranzi abbia somministrato pretesto a censure a quanti attaccano importanza a queste quisquilie medioevali. Che c· importa se egli non seguì scrupolosamente le norme del Codice di Gelli o di qualche altro più o menò illustre codifìcatore delle balorde leggi del duello, se la ragione fondamentale assiste il Ranzi? Se mai questa violazione delle regole cavalleresche da parte di un militare, che ha del coraggio, ci renderebbe più simpatico l'ex capitano di fanteria, che dirige oggi, Il Pensiero Militare , poichè ci darebbe la prova che egli ha tanta forza d'animo da poter disprezzare un vieto pregiudizio. Meglio che un colpo di sciabola vale un giudizio del Consiglio di Stato: cui civilmente si é rivolto il Ranzi. E se il Consiglio di Stato gli_ desse ragione e lo reintegrasse col suo grado nelle fìla dello esercì to? Il caso sarebbe gravissimo; e sul caso ci costringe a meditare con serenità ed anche con una certa malinconia la parola di un giornalista, che non è di parte nostra, ma di cui tutti riconoscono le singolari qualità di equilibrio mentale e l' imparzialità rara. Riferendosi a questa polemica Ranzi-Di Giorgio i due termini antitetici, i due esponenti della situazione, Andrea Cantalupi - il giornalista, cui ci rifedamo-scrisse in risposta ad una leltera aperta del primo: « Ripeto hl dichiarazione di stima per « l'ingegno del Ranzi, e ripeto anche il mio atto di « fede nel\a sua buona fede. Se escludessi la sua « buona fede io dovrei ammettere che egli di pro- « posito si è me3so alla testa di una campagna per « la distruzione morale dell'esercito. Il che non é « naturalmente e non può essere. E', anzi e deve << essere che egli si è messo alla testa di una cam- << pagna .pel rinnovamento e il rinsaldamento iute- « riore del- grande organismo a cui é affidata la « tutela dell'esercito. Soltanto io nego che Fabio << Ranzi abbia eletto mezzi corrispondenti al fine « da raggiungere; al contrario affermo che i mezzi • che egli· ha eletto conducono precisamente e ine- << sorabilmente, al •fine opposto ..... » Perciò, « oggi << come oggi se anche là quarta Sezione del Con- « siglio di Stato dovesse accogliere il ricorso del « Ranzi e il Ministro della Guerra si trovasse co-:- « stretto a riammettervi nel servizio attivo, io, « dato che per cagion di età fossi almeno colonnello, .. << con tutta la stima per il vostro ingegno, con tutta <e la tede nella bontà iniziale delle vostre intenzioni, « rifìuterei di accogliervi nel mio reggimento, e mi cc punirei della disobbedienza col farmi collocare « in posizione ausiliaria ». E noi siamo dello stesso avviso del Cantalupi. Con ciò abbiélmo anticipato il nostro giudizio sulla polemica. Eccoci ai capisaldi, che alla discussione vogliamo premettere. Sono semplici : 1° abbiamo ritenuto sempre e riteniamo che ai fìni supremi, cui mira il mantenimento di un esercito nazionale, è assolutamente indispensabile che la spesa relativa sia proporzionata alla potenzialità economica della nazione; 2° abbiamo ritenuto sempre e riteniamo che la forza morale sia uno dei fattori primissimi, se non unico, per conseguire la vittoria in guerra. ♦ Il giudizio anticipato contro l'opera del Ranzi, che noi avevamo seguito fragmentariamente e lasciandoci alquanto sedurre dalle grosse parole sulla nuova coscienza, sulla giovrine milizia, sui tempi nuovi ecc. ecc., ci è stato suggerito dalla lettura attenta dell'opuscolo del Maggiore A. Di Giorgio: Il caso Ranzi e il modernismo nell'esercito; sul quale la nostra attenzione si fermò particolarmente in seguito alla lettera dello stesso Di Giorgio pubblicata nel Corriere della Sera (20 dicembre 1907. Non seguiremo il Di Giorgiò nella esposi~io°:e chiara e sobria delle cause, che provocarono 1 pnmi malumori nelle fila degli ufficiali e dei sotto ufficiali dell'esercito e le prime manifestazioni di quei malumori. Ci piace, invece, aggiungere eh~ analoghe considerazioni a ditesa della causa e degli interessi degli ufficiali ha esposto più v?lt~ nei discorsi alla Camera il Generale Marazz1, 11 quale, anzi qualche volta assunse il tono di malinconico profeta sul morale dell'esercito. In fondo gli ufficiali che si lamentarono sommes ... samente da principio e poscia più decisamente, dopo che trovarono un organo nel Pensiero Militare del Ranzi, erano e sono mossi da ragioni economiche: gli stipendi non si trovano corrispondenti ai biboani da soddisfare nella vita contemporanea; e la cafriera è lenta. Ciò che riesce a m8ntenere depressa la condizione econ?mica. . . . . Quistione di stomaco! direbbe un antim1htansta volgare, ma noi non troviamo da ridire su questo mo\rente. Lo stomaco è un organo prepotente che ha le sue legittime esigenze. Lo stomaco funzion~ imperiosamente nei ferrovieri come nei pro~esso~1, nei demaniali come negli ufficiali. E che sta qmstione di stomaco vogliamo rilevarlo coll' episodi~ riferì to dal Di Gioraio: cc Quando il Generale Pedottt divenne ministro della Guerra Il Pensiero militare - e ciò fa onore aI Ranzi-aprì il cuore alla speranza .. • Ma ai primi accenni di fiducia nel nuovo ministro, di simpatia per !e sue inknzioni, di moderazione nei giudizi dell' opera sua appen~ iniziata, gli ufficiali che attorno al Ranzi si erano raggruppati si scagliarono contro di lui e lo accusarono di aver tradito la loro fi..iu.:ia, di essersi venduto al ministro, di aver ricevutoquesta fu la dtgna elegante espressione - il bo~cone. Qualcuno disdisse i'abb,inamento. L'esistenza del giornale ne fu minacciata. 11 Ranzi espresse in alcuni articoli veramente belli •veramente commoventi, il suo disgusto per la ignobile mani~ festazione ... » (pag. 13, 15). . . Assodato ciò ci sembra che sia tempo d1 nnun- ' d. ziare al linguaggio romantico, e vorremmo ire mistico che da taluni militaristi feticisti ~i adopera ancora 'quando si parla dell'esercito e della _« nobile, disinteressata, patriottica missione degli _uffi~ ciali etc. ,,. Gli ufficiali sono uomini come tutti gli altri. La loro funzione è utilissima, di capita.le importanza nel momento in cui si tratta di d~fendere i diritti la esistenza dello Stato. Ma non e altret- ,

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