146 RIVISTA POPOLARE l'avrà. detto, ma sta di fatto). Il desiderio di pace è tanto grande in tutte le potenze che non c'è bisogno di fare sforzi per mantenerla, e la Germania désidera quanto ogni altra potenza la pace per sviluppare etc. etc. Il Caneelliere può anche non aver detto nulla, può anche non aver parlato, o detto anche tutto il rovescio di ciò che abbiamo scritto: il mondo. seguita ad andar per la sua via: e lo sciopero dei giornalisti tedeschi e la solidarietà dei loro colleghi esteri hanno provato che la vera vita dei paesi si svolge e si vive fuori dei parlamenti e dei palazzi di governo. Vita e politica tendono a diventare ogni di più estranee; almeno quella politica che è considarata « dirigere i destini dei popoli >. Caducità di tutte le cose umane! Legge fatale di trasformazione continua per il progresso. La politica emigra dai palazzi dei governi e passa nelle officine , nei traffici, nelle vie della città. NOl + Vito Cusumano. - Fra i promotori del nnnovamen to degli st11di economici in Italia ebbe 1m notevole posto Vito Cusumano. Al Ferrara che aveva denunziato il germanismo come liberticida, il Cusumano rispose con severa documentazione di fatto pubblicando una esposizione fedele delle teorie ortodosse ed eterodosse tedesche avvivata da discussione calda ed acuta. E poichè il libro non aveva carattere occasionale di battaglia politico-sociale, ma era il frutto di indagini pazienti e severe, esso concorse fortemente ad intensificare quegli scambì intellettuali fra nazione e nazione, quelle nozze fra gli spiriti che sono tanto feconde di conquiste ideali. Bisogna pensare come ancora nel 1875, per molti anche egregi, gli scritti raccolti nella biblioteca dell'Economista costituissero le colonne d'Ercole, e come la ricerca scientifica non ancora procedesse impregiudicata ed obbiettiva per parte pure di eletti ingegni, al fine di intendere tutta la efficacia del libro: « Le scuole economiche della Ge1·- mania •. Non tanto perchè esso dava notizie delle dottrine dei socialisti di stato, ma perché s'inoltrava anche per quel che riflette la scienza teoretica per vie a pochi conosciuti, aperse nuovi orizzonti e fu strumento prezioso di educazione scientifica. Le doti del Cusumano, le quali rifnlsero iu questo volume si erano manifestate anche in memorie precedenti quali la monografia su Diomede Oarafa pubblicata nel 1871, ed apparvero ancor meglio nelle opere snccessivr. Lo studio sull'Economia politica nel Medio Evo (Bologna 1876) è nn esame ac0urato dei conretti che più specialmente si rin vengono negli scritti degli scolai::1ticie dei politici e giuristi; quello sul commercio dei g1·ani in Italia è un' iudhgine delle teorie e delle leggi cbe si commettevano al sistema annonario e che ancor oggi dopo 30 anni della sua pubblicazione e dopo quelle di altri lavori sullo stesso o sopra analogo argomento, può consultarsi con grande profitto. Intorno ad un giureconsulto tedesco sfuggito alle diligentissime e profonde ricerce del Roscher, Matteo Weseinbek , che nel secolo XVII propugnò l'esenzione da imposte dei redditi minimi scrisse un saggio nell' A1·chivio di statistica dt1I 1880. • Si era in seguito accinto a narrare la storia dei Banchi di Sicilia. E quantunque il lavoro sia rimasto incompiuto, i due volumi che concernono rispettivamente i Banchi pubblici e privati presentano molto valore, sia per la quantità di documenti sconosciuti e faticosamente desunti dagli Archivi che ci si riscontra; sia per l'analisi magistrale degli istituti commerciali dell'Isola. Cot1-ìl·e linee generali del commercio della 1 Sicilia, come i sistemi monetari, le operazioni banca-, rie, l'attività dei primi mercanti-banchieri, i cambi; la formazione dei banchi pubblici nel secolo XVI dopo il fallimento generale dei banchi privati, il loro svolgimento sono scrutat.i con fine senso di storico e di economista L'ultimo scritto del Cusumano credo sia stato quello inserito nel volume di omaggio ad Adolfo Wagner per il compimento del suo settantesimo anno (1905). Ha per oggetto la vendita della z9cca di Messina nel 1438, consistente .- nella alienazaz;ione del semplice privilegio di conio col godimento degli utili della zecca e coll'obbligo di coniare monete prescritte senza alterarne il peso, il titolo e la forma >. Analoghe concessioni della regalia delle monete si conoscevano di altre provincie italiane nella srconda metà del Medio Evo, ma l'atto relativo alla vendita della zecca di Messina. esistente nell'Archivio di Stato di Palermo fu dal Cusumano p11bblicato per la prima volta e brevemente, ma adeguatamente commentato, con utili riferimenti ai sistemi monetari ·del tempo. A quest'attività scientifica ragguardevolissima fece riscontro un'attività didattica insigne: il Cusumano fu professore valoroso all' Istituto tecnico di Palermo, nella scuola d'Applicazione degli Ingegneri e da ven• t'anni ali' Università di Palermo di scienza delle finanze ed ai giovani fu largo di Con~igli e di aiuti. Nelle commissioni esaminatrici di concorsi uni versi tari apportò il contribnto della sua dottrina, del suo ingegno e della sua rettitudine: le qualità di carattere e di cnore si manifestavano corrispondenti a quelle pregevolissime della mente. La sua morte è un lutto per i cultori tutti delle scienze economiche e finanziarie, ma a quanti poterono apprezzare la· bontà e gentilezza dell'animo è cagione di sommo rammarico. Io che per lui ebbi venerazione affettuosa mando un mesto saluto alla salma del collega estinto, e serberò della sua benevolenza ricordo durevole, come ho per l'opera sua scientifica grande estimazione. AUGUSTO GRAZIANI Laquistimonoeranlell'-eser Abbiamo tardato molto ad occuparci della grave polemica Ranzi Di-Giorgio per un mondo di piccoli motivi che ci hanno costretto più volte a rinviare la pubblicazione del nostro sincero e modesto giudizio. Però arriviamo sempre in tempo ad occuparcene: perchè i fen~:m~eni che attestan? la e~istenza di una grave qmst1one morale nell esercito permangono e n<?n .potran.~o tr~ breve sco~p.arire; perchè la Comm1ss10ne d 1nch1esta sul Mm1stero della Guerra non ha compiuto e molto meno pubblicato il suo rapporto e le sue conclusioni. E tale commissione se non vorrà venir meno alla parte più elevata del proprio compito dovrà intrattenersi "della quistione morale, che è as,.ai più importante di quella materiale. I buoni fucili, i cannoni di ultimo modello e tutto il resto valgono poco, s_ecoloro che devono adoperarli non hanno l'anima pari alle armi; se coloro che devono dirigere e comandare i combattenti non ispirano fiducia agli altri e non ne abbiano essi in loro stessi. La forza morale è il primo coefficiente che nella guerra assicura la vittoria. I soldati borbonici erano più numerosi e meglio armati dei garibaldini; ma questi erano animati dalla forza morale e vinsero da Calatatìmi al Volturno. E rinunziamo a qualunque sfoggio di facile erudizione per l'.onfermare gl' in: segnamenti dell'esempio citato,- con altri ben noti f , es~n;~;~n ~ltro episodio _è più adatto a richiamare l'attenzione del pubblico italiano sulla gravissima quistione morale nellp esercito quanto questa po.- lemica Ranzi-Di Giorgio, cui già ba accennato 11 ..
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